Cari tutti,

vi ho già parlato ampiamente del fatto che sono stata molto male per circa due anni, e che solo di recente ne sono venuta fuori con spese sanitarie a mio carico a dir poco astronomiche, e una fiducia nello Stato e nel Ministero della Salute pari a zero. Una delle conseguenze più evidenti delle mie pessime condizioni di salute è stata il fermo nel lavoro per parecchi mesi (essendo con contratto a progetto, se non lavoro non guadagno).

Ho anche dovuto rinunciare all’idea di iscrivermi agli studi per la laurea magistrale in Scienze Storiche. Avevo però scoperto che c’era la possibilità di iscrivermi ai corsi singoli, scegliendo ovviamente dal curriculum di Scienze Storiche, in modo che gli esami fatti potessero essermi accreditati alla fine del percorso. Di questo ho parlato nel post ““Ricomincio da tre”: sono di nuovo in pista”, al seguente link dove spiegavo la faccenda dei tre corsi singoli da me scelti: Intellectual and cultural history (9 crediti), Storia d’Europa in età moderna (9 crediti), Storia della Chiesa e dei movimenti ereticali (6 crediti).

Ho comprato i libri e ho iniziato a studiare e a programmare la mia tabella di marcia, stavolta con infinita calma.

Non so che cosa ne pensiate, ma io ritengo che, quando si ricomincia a prendere in mano i libri per diletto, si ritorna giovani, per non dire bambini. Come dice un mio caro amico, laureatosi anche lui in età matura, apparteniamo ormai alla categoria di coloro che studiano non per una finalità specifica, ma soltanto per amore della conoscenza.

Il mio modello è infatti Gillo Dorfles, morto a 107 anni, e che fino all’ultimo ha continuato a lavorare e a interessarsi al mondo che lo circondava, comprese le più aggiornate tecnologie. Altri modelli ammirevoli sono i vari studenti anziani plurilaureati, sempre più presenti agli onori delle cronache, che, oltre a essere preparatissimi, diventano delle vere mascotte per il corso e i loro giovani compagni. Vade retro a coloro che pensano che si è troppo vecchi per studiare, soltanto perché non hanno il coraggio di rompere gli schemi e andare oltre i luoghi comuni, per pigrizia o acquiescenza!

Ritornando alla preparazione degli esami, in realtà avevo intenzione di dare per primo Intellectual and cultural history, ma non mi sentivo ancora pronta e ha avuto la precedenza Storia d’Europa in età moderna. Mio figlio mi ha iscritta per tempo all’esame allo scoccare della fatidica mezzanotte, dato che quella sera ero altrove e non potevo accedere alla linea veloce, risultando la prima in graduatoria, evviva!

Il mio metodo di studio

Come non frequentante, avrei dovuto portare i seguenti libri – i primi due erano obbligatori e gli altri due erano per la parte monografica, e quindi scelti di mia sponte dall’elenco:

Nello studio ognuno ha il suo metodo di memorizzazione: chi lavora con le mappe storico-geografiche, chi redige degli elenchi, chi prepara tabelle e schemi, chi sottolinea il libro in diversi colori. Il mio metodo è articolato in due fasi:

  • A: lettura del libro e sottolineatura dei passi più importanti, seguita da una seconda rilettura e scrittura delle glosse a margine, come un vero monaco medievale;
  • B: ricerca dell’apparato iconografico con cui comporre un file in word dove inserisco ritratti, immagini, mappe e i punti salienti.

Il punto B. si traduce in un lavoro enorme di ricerca, che però mi porta a fissare nella memoria il viso, mettiamo di un duca, e a collegarlo a un nome e a un evento. Il libro sui piccoli stati mi ha portato, in modo particolare, a una ricerca lunghissima, da cui sono emersi dei visi e degli abiti davvero peculiari, di cui vi propongo una campionatura.

Da destra a sinistra potete ammirare: Ferdinando Gonzaga-Nevers, duca di Mantova, con il colletto in pizzo inamidato, Odoardo Farnese duca di Parma e Piacenza, il figlio Ranuccio II Farnese duca di Parma e Piacenza, con il cagnolino e l’espressione malmostosa e infine Ludwig Wittelsbach, casato di Baviera, con il cappellone piumato.

Insomma, la moda era alquanto bizzarra, del resto siamo nel Seicento, che è l’epoca del Barocco. Chissà che cosa penseranno i nostri pronipoti del nostro abbigliamento!

 

Il “ripassone” della vigilia

Alla vigilia di ogni esame, sparisco dai radar per ripassare almeno gli argomenti più ostici e così ho fatto anche stavolta.

Come al solito, mi sembrava di avere una grande confusione in testa, specialmente sul libro dei piccoli stati, che erano tantissimi e hanno vicende assai intricate con congiure, intrighi, matrimoni, alleanze e rovesciamento delle alleanze, e colpi di stato. Forse vi ricorderete che, per esempio, la penisola italiana era suddivisa in una serie di potentati che si facevano la guerra a vicenda. Anche l’Impero germanico non era messo meglio, specialmente dopo che la Riforma luterana del 1517 aveva spaccato i territori tedeschi sia in senso confessionale che in senso religioso.

Alla sera ho chiuso i libri e ho proclamato a gran voce: “Basta! Quello che so, so.”. Sono riuscita a caricare sul kindle i vari pdf con le mie ricerche, in modo da usarlo sui mezzi di trasporto per ripassare e sono andata a dormire tranquilla.

Esame del 30 maggio 9:30, Università degli Studi di Milano, via Festa del Perdono – aula 104

Posso dire che è stata una giornata perfetta, a partire proprio dai mezzi di trasporto, puntualissimi sia all’andata sia al ritorno. Ho caricato il mio zaino con i libri, e sono partita per la grande avventura con il kindle per il ripasso.

Giunta all’Università, ho individuato subito dove era posizionata l’aula (non ci crederete, ma non esiste una mappa delle aule nell’università, nemmeno sul sito! ci sono solo segnalazioni con frecce all’interno), e poi sono andata a bere un caffè e un bicchier d’acqua a un bar di fronte, sopravvissuto alle varie chiusure durante la pandemia, perché avevo la bocca asciutta.

L’aula 104. Poi sono ritornata in università e mi sono recata di nuovo verso l’aula 104, dove non avevo mai fatto esami né corsi. Ho aperto timidamente la porta alle 9:15 circa – dico “timidamente” perché una volta ero entrata “troppo presto” ed ero stata cacciata fuori dalla professoressa annidata nell’oscurità dietro un computer – trovandomi in un’aula piuttosto piccola con appena una decina di file, e alcuni studenti dall’aria smarrita. La stanza aveva un’acustica perfetta, e quindi si sarebbe potuto sentir cadere il classico spillo. Ho appeso il mio impermeabile in un silenzio sepolcrale e poi mi sono seduta nella prima fila, accanto a un ragazzo con un portatile aperto.

La docente. Dopo qualche minuto, è entrata la professoressa, la quale ci ha informato che, essendoci pochi studenti, aveva accorpato due sessioni insieme. C’eravamo dunque noi della laurea Magistrale (tre) e una decina di studenti per la laurea Triennale, e avrebbe sentito due candidati per l’esame di Storia Moderna e poi sarebbe toccato e me come prima iscritta per Storia dell’Europa in età moderna. Non aveva assistenti al seguito, quindi avrebbe fatto l’esame soltanto lei: la cosa mi ha fatto un enorme piacere, e poi capirete perché!

I candidati precedenti. Ha chiamato prima una studentessa della laurea Triennale, e le ha fatto subito una domanda su Martin Lutero: l’esaminanda è partita bene e poi si è impantana nelle secche della desolazione, cominciando poi ad arrossire e a balbettare. Essendo in prima fila, ascoltavo tutto e non riuscivo a ripassare, e comunque è sempre brutto assistere agli esami altrui, specialmente se gli studenti sono in difficoltà. Non sarebbe cambiato nulla se mi fossi messa dietro, perché appunto l’aula aveva un’acustica eccezionale, degna dell’esibizione di un coro a cappella!  Il problema è che mi veniva l’impulso di suggerire, così dovevo assumere di volta in volta la posa delle famose tre scimmiette “non sento, non parlo e non vedo”.

Ha chiamato poi il secondo candidato in Storia Moderna, un ragazzo dall’aria simpatica e con un grande ciuffo, che è partito bene e poi è andato a tentoni per tutto l’esame, specialmente sui collegamenti con i potentati e la parte geografica e dicendo con disinvoltura “oh, questa cosa mi sfugge, sa, non ho molta memoria”. Anche lì assumevo sempre la posa delle tre scimmiette, ma facevo sempre più fatica a trattenermi. Voto finale: 23 anche a lui, e stessa raccomandazione, con particolare riferimento alla geografia “altrimenti le nozioni escono così, sa?” dice la docente, e simulando con le mani zampilli di acqua che escono da varie sorgenti in maniera improvvisa e scoordinata.

Nel frattempo, era entrato uno studente portatore di handicap, che le aveva portato una bozza per la tesi. Al che si è rivolta a me, dicendo che avrebbe dedicato due minuti a lui e poi mi avrebbe chiamata; com’è ovvio ho detto che non c’erano assolutamente problemi. Constatando che le domande non erano impossibili, mi ero infatti tranquillizzata (cosa che mi succede sempre agli esami), e gli studenti con disabilità hanno sempre, e giustamente, la precedenza.

Il mio esame. Finalmente è toccato a me, e io mi sono recata alla cattedra portando con me i miei bei quattro volumi cartacei. Una delle cose che mi ha fatto più patire durante gli esami online, oltre alla follia di usare uno schermo per interloquire con il docente, mentre mezzo globo terracqueo ti ascolta e sudi freddo nella speranza che non salti la connessione, è stato il fatto di non poter esibire fisicamente i testi, che anzi dovevano essere fatti sparire dalla scrivania.

Non appena mi sono seduta, mi ha chiesto subito: “La sua fisionomia non mi è nuova. Ci siamo già incontrate?” al che ho risposto, tutta contenta: “Ho fatto con lei il mio primissimo esame di Metodologia degli studi storici in occasione del corso per la laurea triennale.” Dovete sapere che la cosa risale a sette anni fa (mi sono laureata in cinque anni, e sono rimasta ferma altri due), e oltretutto ora non mi tingo più i capelli, per cui pensate a quale fisionomista di calibro è questa docente. Oltretutto, ero doppiamente contenta perché ha un bel modo di fare, mette a proprio agio e cerca di agevolarti in tutti i modi.

Le ho detto che mi sono laureata molto bene due anni fa, al che ha voluto sapere il titolo della tesi di laurea, e con quale relatore. Insomma, abbiamo chiacchierato più di cinque minuti sulla tesi “Un poeta americano tra due rivoluzioni” di cui avevo parlato qui, e che potete vedere nella foto. Lei era sinceramente interessata, tanto più che a un certo punto ho nominato la Savoia, zona in cui sta conducendo degli studi.

Poi ha cominciato l’esame con il testo di Chabod, facendomi delle domande su quando e dove Chabod aveva scritto il testo – proprio in Statale nel ’44 in piena Seconda Guerra Mondiale! c’è persino una targa a ricordo – e il momento in cui l’Europa ha assunto finalità politica, com’è ovvio ho parlato abbondantemente di Niccolò Machiavelli e della precedente idea di Europa come christianitas. Ho fatto dei collegamenti di mia iniziativa tra vari argomenti.

Poi è passata al famoso testo dei piccoli stati, e lì mi ha chiesto un argomento che sapevo benissimo, ovvero quale papa avesse ricavato un ducato e a favore di chi. Subito mi sono venuti in mente i miei ritratti, ed era il papa Paolo III e il ducato di Parma e Piacenza, che appunto mi era rimasto molto impresso in quanto era uno stato piccolo ma con una dinastia potente perché imparentata con il papa (i Farnese).

È poi passata a “Memorie dalla corte di Francia 1655”, dicendo con un sorriso: “Sto andando nell’ordine in cui mi ha presentato i libri.” Ho parlato del ritrovamento di questa relazione scritta da un ambasciatore veneziano, che aveva espletato il suo incarico presso la corte di Luigi XIV al tempo delle guerre di Fronda. Insomma, ho passato diffusamente del testo, che mi era piaciuto molto, e mentre parlavo si è messa a scartabellare tra alcuni fogli protocollo con delle prove scritte, dicendo di proseguire e che mi stava ascoltando.

Dopo la mia dissertazione, è passata all’ultimo testo, che era una serie di contributi negli atti di un convegno sull’età moderna, mi ha chiesto di scegliere quello che mi aveva colpito di più, al che ho scelto il primo di Paolo Prodi sul giuramento che si trasforma in patto politico. A un certo punto ho nominato il 1215 con la Magna Charta Libertatum, e stavo per lanciarmi in un collegamento con il Medioevo, al che mi ha fermato e mi ha detto, testualmente: “Starei ad ascoltarla tutta la mattinata, ma devo anche andare avanti con gli altri candidati. Lei ha una grande profondità nel livello di studio e una padronanza nel linguaggio invidiabile” al che sono partita in orbita toccando il cielo con un dito.

Mi ha fatto firmare il voto 30 e lode, e io ho detto, sorridendo: “Come avrà capito, proseguo negli studi per passione,” e lei ha ribadito con un sorriso: “Sì, sì, si vede.” Poi le ho accennato alla possibilità di fare con lei una futura – molto futura – tesi di laurea, al che ha detto: “Certamente!” Insomma, tutte e due eravamo più che soddisfatte.

Quando mi sono voltata, con i miei libri in mano verso i compagni, erano pietrificati dallo stupore. Beh, insomma, sono proprio felice a dir poco, e concludo questo resoconto con il quadro di Marc Chagall “La passeggiata” del 1919 dove io sono la donna che vola e mio marito l’uomo che mi trattiene… ma sorride anche lui.

Cristina M. Cavaliere

Fonti iconografiche:

  • Bambina su pila di libri – Pixabay, GrumpyBeere
  • Ferdinando Gonzaga-Nevers duca di Mantova, Odoardo Farnese duca di Parma e Piacenza, Ranuccio Farnese duca di Parma e Piacenza, Ludwig Wittelsbach, casato di Baviera – Wikipedia
  • Le tre scimmie sagge nel santuario di Toshogu a Nikko – Wikipedia
  • “La promenade” di Marc Chagall (1919) – Wikicommons