O ferito laggiù nel valloncello,
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l’ora,
affretta l’agonia,
tu puoi finire,
e nel conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio
grazie, fratello.
Viatico di Clemente Rebora (1915)
Clemente Luigi Antonio Rèbora (Milano, 6 gennaio 1885 – Stresa, 1 novembre 1957) è stato un presbitero e poeta italiano. Fu insegnante di lettere e collaborò a diverse riviste, tra cui La Voce.
La poesia “Viatico” si rifà alla sua esperienza durante la Prima guerra mondiale, dove viene richiamato alle armi con il grado di sottotenente nel 72º reggimento di fanteria e in dicembre dello stesso anno combatte sul Podgora. Subisce un forte trauma cranico a causa di un’esplosione e rimane in stato di shock. Viene ricoverato e tra il 1916 e il 1919 passa da un ospedale militare all’altro finché, nel 1919, viene riformato con la diagnosi di infermità mentale.
Ordinato sacerdote nel 1936 dopo un’intensa crisi spirituale, continuò a scrivere poesie che riflettono il suo costante colloquio con Dio e che vennero pubblicate in gran parte postume. Fu anche traduttore di autori russi tra cui Tolstoj e Gogol’.
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In questi ultimi giorni l’Europa sembra di nuovo attraversata dalla follia della guerra e dell’interventismo, in una situazione che ricorda pericolosamente quella antecedente alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale. Presidenti di nazioni europee parlano in modo sconsiderato dell’invio di un sempre maggiore quantitativo di armi, di soldati Nato in territorio ucraino, di armi nucleari tattiche, di missili a lungo raggio per colpire il territorio nemico. L’escalation verbale e e fattuale va fermata: basta una scintilla per far deflagrare tutto, come accadde all’epoca.
Di recente ho assistito online a un convegno di Roma (qui il link) dove è stato firmato un manifesto da parte di un gruppo di intellettuali – tra cui il professor Cardini, noto medievista – per chiedere la pace al di là di ogni schieramento politico e di bandiera, perché la pace è tutti e abbiamo la responsabilità di lasciare un mondo che non sia un pianeta senza vita e futuro alle generazioni che verranno. Sono molto preoccupata e non lo nascondo. Voi che cosa ne pensate?
Cristina M. Cavaliere
Il problema è sempre il solito in questi casi: ovviamente tutti vogliamo la pace, ma quando hai di fronte l’aggressore di turno, cosa fai? Con Hitler ci provarono, pensarono “Diamogli la Cecoslovacchia, si fermerà li”. E poi sappiamo come è andata…
Se “cediamo” l’Ucraina a Putin, lui si fermerà? O poi vorrà anche la… Polonia?
Sono dilemmi davvero laceranti, Ariano, da una parte penso anch’io che bisogna difendersi, dall’altra non sono convinta che continuando a foraggiare di armi l’Ucraina si risolva qualcosa. A me risulta da fonti indipendenti che l’accordo di pace c’era, quando le due delegazioni si erano sedute al tavolo in Turchia, poi è stato fatto saltare dagli angloamericani. Un’altra differenza fondamentale con l’ultima guerra mondiale è che all’epoca Hitler non possedeva armi nucleari. Oltre a quello, mi preoccupano molto i toni usati in questi ultimi tempi, insultare o dare del macellaio, specialmente a livello diplomatico o governativo – anche se lo si pensa – sicuramente non contribuisce a rasserenare gli animi.
Sono molto preoccupata anch’io ma abbiamo a che fare con un pazzo come Putin che non vuole fermarsi e parla anche di ordigni nucleari, la penso un po’ come Ariano sul fatto che dopo l’Ucraina potrebbe estendere le sue mira, però non smetto di sperare in un accordo di pace, oppure che il pazzo venga colpito da un fulmine…
Eh, sì, le scelte sono poche, la situazione mi sembra assomigliare molto a quella pre-guerre mondiali. Comunque ti dirò che negli ultimi mesi ho cominciato a non vedere più i telegiornali mainstream e a non leggere i giornali blasonati, e a informarmi su canali indipendenti come per esempio Byoblu. Su tanti argomenti ti raccontano soltanto una versione parziale dell’intera faccenda. Insomma, la propaganda c’è da una parte e dall’altra, ma a me piace avere tutte le informazioni per poi farmi un’opinione.