I passi, ripetuti e monotoni, sembravano allineati al ritmo del suo cuore. E questo, nonostante la paura e l’incertezza, le infondeva una piccola sicurezza, una minuscola luce nella tempesta di eventi degli ultimi giorni.
Era fuggita.
Da un destino amaro, scelto per lei,
senza di lei.
Se fosse rimasta, sarebbe diventata la moglie di un uomo crudele e spaventoso.
L’uomo che le aveva sollevato le vesti durante il banchetto che sua madre aveva organizzato rapidamente per suo fratello.
Il nuovo re.
Con suo padre ancora insepolto, solo e ormai nudo del suo potere, nella sala delle udienze.
Bisognava fornire certezze, segnali forti, creare nuove coalizioni. Era necessario rassicurare il popolo già duramente provato dall’epidemia e dalla carestia e contrastare i primi tumulti esplosi alla notizia della morte del sovrano.
Questo le aveva detto sua madre, asciutta come le lacrime che non aveva versato, mentre lei sentiva la sua gioventù sciogliersi come il cielo durante un temporale estivo.
Le aveva indicato il futuro marito al centro della sala. L’uomo si guardava attorno misurando avido le ricchezze che lei gli avrebbe portato in dote.
Ma la ragazza percepiva dalla piega rapace delle sue mani, che non si sarebbe limitato al ruolo di cognato del re.
Puntava al trono, che osservava senza nemmeno celare la sua brama.
E bramose erano state le sue mani sulle sue gambe magre di bambina: voraci, ingorde, arroganti.
Si era fermato all’arrivo della vecchia balia, ma le aveva sussurrato sul collo una minaccia: “presto sarai mia”.
Era bastato uno sguardo e l’anziana donna aveva saputo cosa fare.
Un taglio deciso, le trecce bionde della ragazza nel fuoco a suggellare l’irreversibilità della decisione. Un saio, appartenuto al suo adorato precettore avrebbe celato la sua identità al mondo.
Un ultimo disperato abbraccio e si era incamminata sull’acciottolato del castello, da cui non si era mai allontanata prima di allora.
Sola, nelle umili vesti di un pellegrino, iniziava l’avventura della sua nuova vita.
Un biglietto con un indirizzo di Santiago di Compostela nella bisaccia a guidare i suoi passi nella pioggia.
Susanna Albertini
Immagine di apertura:
- The Keys di Evelyn De Morgan (1909), dettaglio, collezione privata.
Trovare il coraggio sempre, quando il destino ti vuole mettere le catene. La meta scelta, poi, è molto suggestiva. Anch’io vorrei fare il camino di Santiago di Compostela, ma non per fuggire da qualcosa o qualcuno. 😊
Anche a me piacerebbe fare il camino di Santiago de Compostela, o almeno una parte. Avevo una collega che l’aveva fatto ed è davvero molto suggestivo, poi la cosa bella è che ognuno può andare al proprio passo, senza fretta, per godere del panorama e apprezzare il movimento del corpo e dello spirito verso una meta così sublime.