Cari amici,
ecco a voi una nuova proposta da parte di Clementina per una gita primaverile. Stavolta non rimaniamo in territorio italiano, ma ci spostiamo in Svizzera alla scoperta di alcuni bellissimi castelli. L’articolo è suddiviso in due parti: nella prima c’è il vero e proprio itinerario, nella seconda un excursus storico.
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Se è vero, com’è vero, che la primavera esorta a mettersi in cammino non c’è niente di meglio che partire per un nuovo itinerario. Vi porterò alla scoperta di tre castelli medievali inseriti, nel 2000, dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Prima di iniziare il nostro viaggio vi invito a soffermarvi un poco sul testo della prima città legata alla memoria all’interno del primo capitolo del romanzo “Le Città Invisibili”, di Italo Calvino: Isidora.
All’uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici viene desiderio di una città. Finalmente egli giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d’arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori. A tutte queste cose egli pensava quando desiderava una città. Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi.
Dunque, siete pronti a intraprendere un tuffo nel passato?
Bene, iniziamo!
I tre particolari castelli di Bellinzona sono da annoverare tra le testimonianze più suggestive dell’architettura difensiva medievale del Canton Ticino. Ricostruiti più volte nell’arco dei secoli, si presentano oggi nel loro splendore in un contesto naturalistico e urbano di grande qualità. Li si può visitare da Aprile a Novembre: io andai nel giorno di Pasqua di qualche anno fa, in una magnifica giornata di sole.
Ho lasciato l’auto nel parcheggio di fronte alla stazione ferroviaria (ci si può arrivare tranquillamente in treno) e ho proceduto a piedi, per una cinquantina di metri, in direzione di piazza Noseda, in centro.
Volendo, però sempre lungo questa via, è disponibile il bus navetta che conduce a ciascuno delle tre fortezze. La navetta di colore giallo è visibile nella foto qui a lato.
Arrivata all’incrocio di via Vela, sono giunta a una piccola porta che si apre verso l’ingresso di Castel Grande, nella foto a lato.
Entrando nelle mura di cinta si può scegliere di proseguire a piedi fino alla sommità, godendosi il panorama di Bellinzona e dei monti circostanti, o prendere il comodo ascensore.
All’interno di Castel Grande sono fruibili, pagando cinque euro (quota che garantisce la visita di ciascuna parte museale delle tre strutture fortificate), anche il museo archeologico e il museo artistico.
Diversamente, ci si può divertire esplorando le corti e i suggestivi camminamenti delle torri, in modo del tutto gratuito.
Una volta visitato Castel Grande si scende di nuovo verso il centro di Bellinzona, molto piacevole da percorrere a piedi. Potete vedere la piazza principale nella foto qui accanto.
Lì, al fianco della chiesa principale, si trova l’indicazione per il castello di Montebello.
Nelle foto accanto potete vedere la chiesa e l’inizio della salita per Montebello, e nell’altra i palazzi del centro storico della città.
Da qui, in pochi minuti di risalita lungo la scalinata si giunge all’ingresso opposto al ponte levatoio.
In questo modo si gode di una prospettiva completamente immersa nel verde dei monti che si spalanca sul precedente castello e sullo scenario cittadino: un vero spettacolo per gli occhi!
Eccomi sulle mura di Montebello con il Castel Grande sullo sfondo e Bellinzona; e, nella seconda foto, gli esterni di Montebello.
Attraversando in seguito il ponte levatoio, mostrato nella foto qui accanto, si prosegue tra le rocce per inerpicarsi verso Sasso Corbara.
Giunti fino in cima a questa collina, ci si ritrova in un castello meno scenografico dei precedenti e più isolato, ma la vista si allarga, volgendo verso settentrione, fino alla valle Riviera dominata dal pizzo di Claro e spingendosi, verso meridione, fino al bacino del Lago Maggiore in territorio italiano.
Subito sotto potete vedere il castello di Sasso Corbara, sulla sinistra, e una veduta del Castel Grande sulla destra.
Ora, però vi racconto per sommi capi la storia di queste fortezze…
Già intorno al X secolo Bellinzona costituiva un’importante linea difensiva alle invasioni dei barbari, ma le prime fortificazioni in loco, archeologicamente accertate e insediate sulla collina più prossima alla città, risalgono addirittura al IV secolo d.C.
Nel XIV secolo la prima di queste strutture viene a prendere il nome giunto fino ai nostri giorni: Castrum Magnum, Castel Grande.
Tra la seconda metà del 1200 e l’inizio del 1400 l’intera regione viene assoggettata al dominio milanese. Nel 1340 i Visconti, dopo aver conquistato il territorio, ne rafforzano via via le frontiere e tentano in tutti i modi di contenere gli assalti provenienti da Nord, al fine di agire un controllo dei flussi commerciali e reprimere il contrabbando di sale e altre derrate alimentari.
Sotto il loro dominio Bellinzona diventa capoluogo dei territori alpini e delle Tre Valli Ambrosiane.
Nel 1402, anno in cui viene a mancare Gian Galeazzo Visconti, la città e i suoi castelli passano nelle mani di alcuni casati svizzeri, tra cui i signori di Mesolcina, ma dopo un paio di decenni, tornano di nuovo sotto l’egida dei Visconti.
I signori di Mesolcina, tuttavia provano più volte a tornarne in possesso. Questi luoghi sono dunque destinati a diventare imperituri scenari di battaglie che si protraggono senza sosta.
Arriviamo al 1449, data in cui Francesco Sforza eredita tutti i possedimenti dei Visconti e riprende il controllo della zona. Inizia il periodo sforzesco durante il quale Francesco mette in atto l’intensificazione delle politiche di estensione territoriale. Nel giro di qualche anno provvede ad allargare la cinta muraria della struttura fortificata. Verso il basso essa arriva fino alle sponde del fiume Ticino e verso l’alto si innalza per qualche centinaio di metri sopra Castel Grande.
Intanto il casato passa sotto la guida di Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco, qui nel ritratto di Piero Pollaiuolo. Galeazzo Maria Sforza, che intende contrastare in modo efficace le torme di mercenari svizzeri al soldo dei confederati, sempre più agguerriti e decisi ad avanzare sul territorio di Bellinzona, fa edificare un secondo castello, il cui nome originario è Castel Piccolo, successivamente commutato in Castello di Montebello.
La presenza del secondo castello ha l’obiettivo di tutelare i confini Settentrionali del ducato in un clima politico complessivo decisamente incandescente.
Nel 1476, infatti, Galeazzo Maria Sforza viene, dapprima – a giugno – esposto a una sedizione interna capeggiata dai suoi stessi fratelli, Sforza Maria e Ludovico, che nel corso di una seduta consiliare nel castello di Pavia tentano di pugnalarlo, e in un secondo momento – il 26 dicembre dello stesso anno – assassinato con diverse pugnalate, presso la chiesa di S. Stefano, a Milano. L’omicidio di Galeazzo Maria mette in grave imbarazzo i membri stessi della dinastia sforzesca, tanto che il suo cadavere viene recuperato dalla basilica solo a tarda sera per poi essere tumulato in fretta e furia, oltre che di nascosto, in mezzo a due colonne nel Duomo di Milano. L’imbarazzo della corte milanese è evidente.
In questo contesto il governo del ducato passa dunque nelle mani del primo dei suoi tanti figli, tra quelli legittimi e illegittimi, un ragazzino di soli sette anni, Gian Galeazzo Maria Sforza, qui in un ritratto di Giovanni Antonio De Predis.
Esattamente due anni più tardi, nel 1478, nel mezzo di un periodo estremamente confuso per la famiglia Sforza, la città di Bellinzona subisce un tremendo assedio da parte dei confederati.
Con un gran gioco d’abilità politica, contrassegnata da astuzia e crudeltà, oltre che da una sequela di morti sospette, tali da far quasi inorridire gli storici del tempo, il ducato milanese passa sotto la reggenza di Ludovico il Moro, zio di Gian Galeazzo Maria. Eccolo di profilo, inserito nella Pala Sforzesca alla Pinacoteca di Brera (1494).
Costui, accortosi dei gravi danni inferti a Bellinzona, rafforza le difese della città e, nel 1482, ordina di intraprendere in tutta fretta la costruzione di un terzo castello, il castello di Sasso Corbara il cui scopo è evitare l’aggiramento a monte dello sbarramento costituito dai primi due sottostanti.
Ludovico, a cui però non basta più il riconoscimento di semplice reggente del casato, bramando di ottenere la legittimazione alla guida della signoria degli Sforza, una dozzina di anni più tardi, nel 1494, permette a Carlo VIII di Valois, re di Francia, di occupare Bellinzona e tutti i suoi tre castelli.
Potete vedere anche la fisionomia di Carlo, in un olio su tela di autore ignoto, posto nella Reggia di Versailles. Contestualmente, il giovane nipote Gian Galeazzo Maria Sforza muore, dopo cinque giorni di agonia, a causa di una portata di cibo avvelenato. Anche dietro a questo delitto qualcuno scorgerà la longa manus del “caro zietto”.
Inoltre, una volta ottenuta l’investitura del ducato di Milano, Ludovico non lascia trascorrere nemmeno un momento e appena Carlo VIII scende in Italia, gli diventa subito avversario ed entra, di gran carriera, nella lega strettasi a Venezia contro la Francia… insomma, buon sangue non mente 😉
Vi è piaciuta la storia? Cosa pensate di questa proposta di viaggio?
A presto e buon proseguimento! ^__^
Clementina Daniela Sanguanini
BIBLIOGRAFIA:
- Italo Calvino, “Le Città Invisibili”, ed. Einaudi, 1972
- Gian Galeazzo Visconti, Enciclopedia Treccani
- Francesco Sforza, Enciclopedia Treccani
- Galeazzo Maia Sforza, Enciclopedia Treccani
- Gian Galeazzo Maria Sforza, Enciclopedia Treccani
- Ludovico Sforza detto Il Moro, Enciclopedia Treccani
ICONOGRAFIA:
- Bandiera della Svizzera – Pixabay
- Ritratto di Galeazzo Maria Sforza di Piero Pollaiuolo, 1471, Galleria degli Uffizi, Firenze, Wikipedia
- Ritratto di Gian Galeazzo Maria Sforza di Giovanni Antonio De Predis, 1483, Cleveland Museum. Wikipedia
- Charles VIII di scuola Francese XVI secolo, reggia di Versailles, Wikipedia
- Tutte le immagini relative a Bellinzona e i suoi tre castelli sono frutto dei miei scatti fotografici.
Un percorso davvero interessante, purtroppo Bellinzona non è dietro l’angolo per me, ma spero un giorno di poter vedere i tre castelli dal vivo.
Riguardo l’excursus storico, sapevo già le circostanze assai poco nobili con cui Ludovico ottenne il potere a Milano, d’altronde erano tempi in cui i suoi metodi sarebbero stati elogiati, in particolare da un tale Niccolò Machiavelli…
Carissimo Ariano, è vero, Bellinzona non è a portata di mano per chi vive in Centro Italia. Ciononostante, se riuscirai ad andarci ne sarai davvero molto soddisfatto. Te lo assicuro! Per quanto riguarda, invece, il discorso su Ludovico, ça va sans dire! Infine, parlando di Machiavelli vale la pena sottolineare che era nato nel segno del Toro, quindi tra le caratteristiche distintive aveva: il dono di parlare chiaro; la caparbietà, per cui pur di arrivare al fine non rinunciava ad alcun mezzo o metodo; il senso della utilità, che poneva sopra ogni cosa, ovvero mente fredda e poche concessioni alle idee di innocenza e bontà! 😉
Carissimo Ariano, concordo anch’io con Clementina, quelle zone sono davvero suggestive e interessanti! La storia del luogo, collegata con le vicende della dinastia sforzesca, è come al solito contraddistinta da colpi di scena con personaggi del tutto privi di scrupoli. Machiavelli è inaggirabile per chi studia la storia delle dottrine politiche, e per chi faceva politica: le sue opere furono un vero e proprio spartiacque, come se ci fosse un “prima” e un “dopo” Machiavelli.
Come sempre Clementina offre itinerari imperdibili. Mi piacerebbe molto addentrarmi fra queste fortificazioni e visitare la stessa Bellinzona. Nomi illustri leggo hanno gravitato attorno a questi luoghi. È sempre un passaggio un po’ complesso, a scuola, tutta la vicenda della discesa di CarloVIII di Francia in Italia, comprese le controverse alleanze con il Ducato di Milano e i rapporti con le Signorie. Da fatti in cui tanto sangue e stato versato, emergono poi queste vestigia che tuttora incantano per la loro bellezza. Luoghi da cui, come sai fare tu, Clementina, si può partire per conoscere alcune epoche storiche non meno importanti di altre.
Carissima Luz, hai senza dubbio ragione: la storia di quei luoghi è complicata poiché vi sono stati innumerevoli avvicendamenti nei secoli. Altrettanto vero è che Bellinzona e i suoi castelli destano meraviglia e, pertanto meritano la visita. Un grande abbraccio.
Interessante itinerario, prendo nota nel caso facessi un viaggio dalle quelle parti, un tuffo nella bellezza e nella storia…
Grazie mille, cara Giulia. Se ti capiterà di passare da quelle parti, vale davvero la pena di fare una sosta per visitare i tre castelli di Bellinzona. A presto!
Grazie mille per il tuo bel commento, cara Luz. Devo dire che, dalla discesa di Carlo VIII in avanti, la storia si fa sempre più complicata, e ne so bene qualcosa visto che mi sono laureata in Storia Moderna. Quindi posso capire la difficoltà di insegnarla. Quando ci sono di mezzo dei castelli, peraltro, c’è sempre qualche vicenda sanguinosa o torbida che a loro è legata. Ho appena avuto modo di visitare castel Beseno, la più grande delle fortezze trentine, ed è incredibile pensare a questi prodigi di ingegneria e fatica umana al solo scopo di fortificarsi, e che magari non vennero mai “usati”.