Concludiamo la rassegna su Gabriela Mistral, poetessa cilena che vinse il Premio Nobel nel 1945. Se volete leggere anche le prime due parti, le potete trovare qui e qui. La scorsa volta avevamo parlato della sua carriera diplomatica, del rapporto non facile con la sua terra, il Cile, e dei prestigiosi riconoscimenti che aveva via via meritato, soprattutto da parte del poeta francese Paul Valéry.

Come sempre, ricordo che questi post sono frutto di una serie di appunti presi alla conferenza “Dramma e speranza nella letteratura femminile del ventesimo secolo”, che sono stati ora rimpolpati con notizie biografiche desunte dalla rete.

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Le poesie sull’America Latina

Al pari di molti artisti e intellettuali dell’America del Sud, Mistral diviene console del Cile dal 1932 fino alla sua morte. Per questo e altri motivi, Gabriela continua a viaggiare molto.

Nel 1938 a Buenos Aires, grazie all’aiuto dell’amica di lunga data e corrispondente Victoria Ocampo, pubblica “Tala” (“Disboscamento”), tutte poesie dedicate all’America Latina. Gabriela dedica la prima parte di quest’opera alla madre, morta nel 1929, da sempre figura chiave nella sua vita, e sceglie di devolvere il ricavato delle vendite del libro ai bimbi resi orfani dalla Guerra Civile Spagnola.

Drammi e incertezze

 Nell’agosto del 1943 Juan Miguel, nipote diciassettenne di Gabriela, si suicida. Yin Yin, questo il vezzeggiativo con cui Gabriela si rivolgeva a lui, l’aveva accompagnata in tutti i suoi viaggi, ed era cresciuto considerandola come una madre. La perdita è causa di enorme prostrazione per Mistral, tanto da portarla a convincersi che quello di Miguel non sia stato un suicidio, ma un omicidio.

Questa morte, così come l’esplodere delle tensioni in Europa e America durante la Seconda Guerra Mondiale, e successivamente, durante la Guerra Fredda, diventano l’oggetto del suo ultimo volume di poesie, “Lagar” (“Torchio”), che verrà pubblicato postumo in Cile.

Gabriela e la fede

 Anche le sue prose sono di grande bellezza, per esempio quella intitolata “Voto” quando, dopo aver dettato il Decalogo dell’Artista, chiede perdono a Dio per il suo primo libro negativo, “Sonetos de la muerte”. Questo perché quei sonetti sono angosciosi, e così scrive:

Dio mi perdoni questo libro amaro e me lo perdonino anche gli uomini che sentono la vita come una dolcezza. In queste poesie sanguina un passato doloroso, in cui il canto s’insanguina per darmi sollievo. Io lo lascio dietro di me nelle profondità dell’ombra e su più clementi sentieri. Salgo verso i pianori spirituali dove drappi di luce ricadono alfine sui miei giorni. Là, in alto, canterò le parole della speranza, senza più voler guardare il mio cuore. Io canterò come l’ha voluto un Misericordioso per consolare gli uomini. A trent’anni, quando scrissi il Decalogo dell’Artista, ho formulato questo voto: Iddio e la vita facciano che lo porti a compimento nei giorni che mi restano in questo mondo.

Il suo fervente cattolicesimo non è mai pesante, anche quando scrive poesie religiose, che nella sua produzione sono moltissime. Non c’è mai una retorica edificante che disturbi il lettore. Il suo individualismo viene trasceso attraverso la fede. L’io è posto ai piedi della Croce.

Premio Nobel e altri riconoscimenti

Il 15 novembre 1945 Mistral è la quinta donna, la prima di origine latino americana, a essere insignita del Premio Nobel per la letteratura, che riceve formalmente il 10 dicembre 1945, per «la sua opera lirica che, ispirata da potenti emozioni, ha reso il suo nome un simbolo delle aspirazioni idealiste di tutto il mondo latino americano»

Nel 1947, Mistral riceve anche una laurea honoris causa dal Mills College di Oakland, in California. Dopo aver dovuto rinunciare a frequentare l’università nella sua giovinezza, Gabriela è finalmente ripagata per i suoi meriti, il che vale più di tutti i pezzi di carta.  Quattro anni dopo, le viene consegnato nel proprio paese il Premio Nazionale per la Letteratura. Anche questo premio sarà stato una bella soddisfazione per lei!

La compagna Doris Dana 

 Nel 1946, durante uno dei suoi viaggi, Gabriela conosce la scrittrice statunitense Doris Dana, con la quale inizia una relazione sentimentale. Potete vedere Gabriela Mistral e Doris Dana nella foto qui accanto, scattata in Messico nel 1949.

La corrispondenza fra le due scrittrici (1948-1956), raccolta nel libro “Niña errante” pubblicato postumo in Cile nel 2009, rivela chiaramente il sentimento fra le due donne: il loro legame, seppur segreto e travagliato a causa della distanza, durerà fino alla morte della Mistral.

Nel 1953 è nominata console a New York, e ciò le permette di stabilirsi nella città da lei considerata «Troppo fredda e senza nome», ma luogo di residenza della compagna Dana.

La morte

Gabriela morirà di cancro al pancreas a Long Island il 10 gennaio 1957, all’età di 67 anni, assistita fino all’ultimo con grande amore da Doris. I suoi resti vengono traslati in Cile nove giorni più tardi, e il Governo cileno dichiarerà tre giorni di lutto nazionale.

I problemi con il governo cileno

Durante la convivenza Doris, conscia della salute precaria di Gabriela, aveva iniziato a raccogliere la corrispondenza e le opere della poetessa. Più di 40.000 manoscritti e 250 lettere verranno donati al governo cileno e conservati nella Biblioteca Nazionale del Cile da Doris Atkinson, nipote di Dana, ma solamente dopo la morte di quest’ultima nel 2006.

Infatti, fu a causa dello scarso rispetto dimostrato dal governo per le disposizioni testamentarie di Gabriela, che Doris Dana rifiutò di consegnare al governo cileno le opere della compagna. Che cosa aveva disposto infatti Gabriela nel suo testamento?

Le ultime volontà

Nel suo testamento, redatto a New York il 17 novembre 1956, Mistral nomina Doris Dana erede universale ed esecutrice testamentaria, e le riserva i diritti relativi alla pubblicazione di tutte le sue opere, i guadagni provenienti dalla loro vendita in tutto il mondo, ad eccezione del Sud America, la proprietà acquistata a Santa Barbara e tutto ciò che vi è al suo interno.

Ma Mistral non dimenticherà le sue origini, né rinnegherà la sua terra natia: nel suo testamento viene disposto infatti che i proventi delle vendite dei suoi libri in Sud America e i beni mobili o immobili di sua proprietà a La Serena siano donati ai bambini poveri di Monte Grande, quartiere in cui lei stessa aveva trascorso la sua infanzia. 

Purtroppo le volontà di Gabriela verranno rispettate solamente in parte. L’approvazione durante il regime di Pinochet del decreto n. 2.560 del 1979 del Ministero per l’Educazione, emanato con il fine di sottrarre a Doris Dana la gestione dei diritti d’autore delle opere di Mistral, avrebbe reso per diverso tempo inapplicabile l’esecuzione del testamento. Il decreto stabiliva infatti che la garante testamentaria della scrittrice scomparsa, non godendo di alcuna autorità in Cile, non poteva stipulare contratti con gli editori.

Ancora oggi si dibatte sul destino del lascito della scrittrice cilena ai bambini di Monte Grande, che avrebbero finora ricevuto scarsi benefici, eccezion fatta per qualche televisore donato alle scuole più povere del paese.

Il Decalogo dell’Artista

Non c’è modo migliore di concludere la narrazione della vita di Gabriela Mistral che con lo splendido Decalogo dell’Artista. Ognuno di noi troverà qualche spunto in cui rispecchiarsi, ne sono sicura.

Vi propongo il testo dapprima nella versione spagnola e poi nella traduzione italiana che ho trovato in rete, insieme con un dipinto di Alfredo Rosi Gauro dal titolo “Ritratto di Benedetta” (1934).

 

I. Amarás la belleza, que es la sombra de Dios sobre el Universo.
II. No hay arte ateo. Aunque no ames al Creador, lo afirmarás creando a su semejanza.
III. No darás la belleza como cebo para los sentidos, sino como el natural alimento del alma.
IV. No te será pretexto para la lujuria ni para la vanidad, sino ejercicio divino.
V. No la buscarás en las ferias ni llevarás tu obra a ellas, porque la Belleza es virgen, y la que está en las ferias no es Ella.
VI. Subirá de tu corazón a tu canto y te habrá purificado a ti el primero.
VII. Tu belleza se llamará también misericordia, y consolará el corazón de los hombres.
VIII. Darás tu obra como se da un hijo: restando sangre de tu corazón.
IX. No te será la belleza opio adormecedor, sino vino generoso que te encienda para la acción, pues si dejas de ser hombre o mujer, dejarás de ser artista.
X. De toda creación saldrás con vergüenza, porque fue inferior a tu sueño, e inferior a ese sueño maravilloso de Dios, que es la Naturaleza.

 

I. Amerai la bellezza, che è l’ombra di Dio sull’Universo.
II. Non esiste arte atea. Anche se non ami il Creatore, lo affermerai creando a sua somiglianza.
III. Non userai la bellezza come esca per i sensi, ma come naturale nutrimento dell’anima.
IV. Non sarà un pretesto di lussuria o di vanità, ma un esercizio divino.
V. Non la cercherai nelle fiere né ci porterai la tua opera, perché la Bellezza è vergine, e colei che sta nelle fiere non è Lei.
VI. Salirà dal tuo cuore al tuo canto e ti avrà purificato per primo.
VII. La tua bellezza si chiamerà anche misericordia, e consolerà il cuore degli uomini.
VIII. Donerai il tuo lavoro come si dona un bambino: restando sangue del tuo cuore.
IX. La bellezza non sarà oppio che ti stordisce, ma vino generoso che ti accende all’azione, perché se smetti di essere uomo o donna, smetterai di essere artista.
X. Di tutta la creazione sarai la vergogna, perché fosti inferiore al tuo sogno, e inferiore a quel meraviglioso sogno di Dio, che è la Natura.

Abbiamo concluso la vita di questa donna straordinaria e, come sempre, aspetto le vostre impressioni su quanto avete letto. Per quanto mi riguarda, ho intenzione di comprare una raccolta delle sue poesie. A presto!

 

Cristina M. Cavaliere

 

Fonte immagini: Wikipedia, dove non diversamente indicato