Ecco a voi la seconda puntata dedicata a Gabriela Mistral, poetessa cilena che vinse il Premio Nobel nel 1945 (trovate qui la prima parte, se l’avete persa). Dopo esserci dedicati alla sua infanzia, al lavoro di insegnante che amava molto e alle sue prime prove poetiche, continuiamo con la narrazione della sua vita. Essendo i miei appunti un po’ frammentari, ho dovuto di necessità rimpolpare con notizie tratte dal web.

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I viaggi e la questione pedagogica

 

Ci eravamo lasciati nel 1914, quando Gabriel vince il primo premio in una competizione letteraria nazionale svoltasi a Santiago, denominata “Juegos Florales” (“Giochi Floreali”). La raccolta si intitola “Sonetos de la Muerte”, ed è dedicata alla morte a un uomo di cui si era innamorata e che si era poi suicidato. 

Dopo aver vinto questo premio a Santiago, le successive poesie da lei scritte molti anni prima vengono raccolte nel libro “Desolación” del 1922, che sarà tradotto e pubblicato a New York, contribuendo a farla conoscere.

Proprio a Santiago, però, la presenza di Gabriela non viene vista di buon occhio dalle élite a causa della sua mancata formazione accademica. Per questo motivo accetta l’invito di un viaggio in Messico per occuparsi di questioni pedagogiche volte a migliorare l’istruzione nel paese. Nel 1923 viene inoltre data alle stampe in Messico “Lecturas para Mujeres, un’antologia di prose e poesie di vari autori latinoamericani dedicati alla maternità e all’istruzione femminile, Lo stesso anno Gabriela riceve dal presidente del Messico una borsa di studio della durata di un anno che le permette di viaggiare.

Con l’Europa stabilisce subito un legame importante: è a Madrid, infatti, che pubblica il suo nuovo volume, un’ulteriore raccolta che si chiama “Ternura” (“Tenerezza”), una collezione di ninne nanne, filastrocche e canzoni scritte principalmente per i bambini.

 Nel 1924 ritorna in America Latina, con visite in Brasile, Uruguay e Argentina. Una volta in Cile, si ritira definitivamente dall’insegnamento e riceve una pensione poco prima che il governo cileno approvi la mozione in cui l’Unione degli insegnanti chiedeva che solamente gli insegnanti che avevano conseguito una laurea potessero ottenere una cattedra nelle scuole del Paese.

La carriera diplomatica

 

Nel 1925 è invitata a rappresentare l’America Latina all’Istituto per la Cooperazione Intellettuale della Lega delle Nazioni, a Parigi. Comincia la sua carriera diplomatica: è addetta alle varie ambasciate e a presentare il suo paese, il Cile, a importanti congressi. Nonostante questo ruolo di rilievo, il rapporto tra Gabriela e la sua terra natia è sempre difficile e conflittuale. Mentre il suo talento veniva man mano riconosciuto in Europa, in centro e nord America, in Cile viene spesso discriminata per i contenuti dei suoi lavori, che si distaccano da quelli di una società “maschilista, centralista ed elitaria”. È proprio vero che nessuno è profeta in patria!

Gabriela Mistral e Paul Valéry

 

Nel 1928 rappresenta il Cile alla Società delle Nazioni; è delegata a Madrid al Congresso della Federazione Nazionale Universitaria.

Il poeta francese Paul Valéry conosceva già Gabriela Mistral di fama perché in Francia cominciavano a tradurre le sue poesie, e alcuni giornalisti avevano scritto su di lei. Valéry la nota in mezzo a tutti gli altri convenuti, perché, dice,

mentre gli altri erano là per far vedere se stessi, Gabriel Mistral era lì per far vedere il suo paese.

Ecco due o tre impressioni di Valéry sulla poesia di Gabriela:

La prima impressione che ebbi dalla lettura delle poesie della Mistral fu qualcosa di assolutamente strano e di essenzialmente vero. Sorprendente come la natura, che ci mostra di saper creare più varietà di quante non ce ne aspettassimo. Non sono bizzarrie letterarie, non è una volontà di stupore calcolato, non è una speculazione di idee, non si tratta di stranezza di linguaggio. La teoria della Mistral sapeva trarre semplicemente dalla sua sostanza, tale e quale, l’espressione straordinaria di una vita profondamente, organicamente unita, a volte violentemente sentita. Canta il figlio come nessuno prima di lei, pochi hanno meditato sul fatto trascendente per eccellenza: la formazione di un essere vivente attraverso un essere vivente.

“L’accompagnatrice al mondo”

 

Nella sua primissima raccolta “Sonetos de la Muerte”, infatti, c’è una poesia dedicata al figlio intitolata “Canción de la Sangre” (“La Canzone del sangue”), anche se non abbiamo notizie di un figlio di Gabriela Mistral.

Questo gruppo di poesie originerà anche delle prose-poesie che hanno come titolo “l’accompagnatrice al mondo”, cioè “colei che spiega il mondo”.

Ecco la poesia nella versione in spagnolo e nella traduzione in italiano, che ho voluto corredare con un bel quadro di Mary Cassatt del 1898, “Louise nursing her child”.

Questa maternità allo stato puro viene esaltata da Gabriela Mistral, e probabilmente rappresentava tutto per lei: c’è l’amore, il trasporto, c’è la purezza, la bellezza, la verità. Può esserci anche un figlio ideale, poiché Gabriela poteva essere benissimo capace di tale trasposizione. Avendo questa grande carica di passionalità, spiritualità e immaginazione, poteva sentirsi madre a pieno titolo pur senza aver concepito e partorito figli.

 

La valle degli smeraldi e delle farfalle

 

Sempre nel ruolo di “accompagnatrice al mondo”, c’è anche la bellissima poesia sulla valle di Muzo. Questa valle si trova in Colombia, ed è la valle di smeraldi e farfalle, che tutti insieme formano una magia di colori. Anche qui potete leggere la versione originale spagnola, che ho faticato molto a trovare! e la traduzione in italiano.

Foto Pixaby. Alban_Gogh

Mi fermo qui con questa seconda parte, già molto ricca, e vi do appuntamento alla terza e ultima parte che conterrà anche il Decalogo dell’Artista scritto da Gabriela. A presto!

 

Cristina M. Cavaliere

FONTI IMMAGINI:

Wikipedia se non diversamente indicato.