Carissimi,

il caldo incombe a fasi alterne, io continuo a non stare bene per niente e quindi ho deciso di chiudere in anticipo il blog per la pausa estiva. Non sarò nemmeno molto assidua sui vostri, dato che soffro di astenia prolungata causa bronchite da covid con febbre a 39.2 presa alla fine di giugno e che mi ha veramente buttato a terra. Mi costa fatica fare qualsiasi cosa e specialmente rimanere a lungo davanti a uno schermo, piccolo o grande che sia, quindi spero che mi perdonerete. Ho anche altre patologie, ma non voglio affliggervi con il resoconto delle mie disavventure.

Vorrei invece proporvi un piccolo bellissimo libro che ho letto di recente.  Il titolo è “Lettere a un giovane poeta” di Rainer Maria Rilke. Rilke (1875-1926) è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo. Autore di opere sia in prosa che in poesia, è famoso soprattutto per le “Elegie duinesi” (iniziate durante un soggiorno a Duino), i “Sonetti a Orfeo” e “I quaderni di Malte Laurids Brigge”.

Premesso che non ho mai letto una raccolta completa di Rilke, al di là di qualche poesia sparsa, eccovi innanzitutto la quarta del libro “Lettere a un giovane poeta”:

 

 

Tra il 1903 e il 1908 Franz Xaver Kappus, un giovane allievo dell’accademia militare di Wiener Neustadt, inviò a Rainer Maria Rilke alcune sue prove poetiche. Ebbe così inizio un intenso carteggio: dal poeta maturo scaturisce una sorta di lezione fatta di consigli stilistici e, soprattutto, di insegnamenti spirituali. Rilke esorta Kappus a indagare se veramente lo scrivere sia per lui una necessità, gli indica il peso e la grandezza dell’essere artista, lo esorta alla solitudine come unico mezzo per giungere alla maturazione di sé. Ma soprattutto, prescindendo dal destinatario, si pone davanti a uno specchio straniante e rivelatore che lo aiuta ad analizzarsi e a definirsi.

Quello che colpisce in questa serie di lettere è, in primo luogo, la generosità di Rilke nei confronti del giovane, cui pensa continuamente e con affetto. Nonostante la sua salute cagionevole, Rilke è sempre prodigo di consiglio o, meglio, di non-consigli poiché la produzione poetica per sua natura è ben lontana dall’essere sottoposta a una critica esterna, e non per il sentimento di una propria presunta superiorità. Ed ecco la prima frase memorabile che ho sottolineato nel testo e che vi riporto:

Nulla può toccare tanto poco un’opera d’arte quanto un commento critico: se ne ottengono sempre più o meno felici malintesi. Le cose non si possono tutte afferrare e dire come d’abitudine ci vorrebbero far credere; la maggior parte degli eventi sono indicibili, si compiono in uno spazio inaccesso alla parola, e più indicibili di tutto sono le opere d’arte, piene di mistero la cui vita, accanto all’effimera nostra, perdura. (Lettera da Parigi, 17 febbraio 1903)

Poi, colpisce la profondità delle riflessioni spirituali per le quali Rilke raccomanda a Kappus di non volgere continuamente lo sguardo verso l’esterno, per trarne gratificazioni ed elogi, quanto piuttosto di concentrare tale sguardo sulla propria interiorità per trarne i frutti migliori e più duraturi, quelli che non passeranno mai qualsiasi strada professionale o esistenziale si percorra.

Cerchi di far emergere le sensazioni sommerse di quell’ampio passato; la sua personalità si rinsalderà, la sua solitudine si farà più ampia e diverrà una casa al crepuscolo, chiusa al lontano rumore degli altri. E se da questa introversione, da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi. Né tenterà di interessare le riviste a quei lavori: poiché in essi lei vedrà il suo caro e naturale possesso, una scheggia e un suono della sua vita. Un’opera d’arte è buona se nasce da necessità. (Lettera da Parigi, 17 febbraio 1903)

Ritratto di Rainer Maria Rilke di Boris Pasternak (1917).

 

Rilke insiste molto su quanto la solitudine e l’introspezione siano necessarie per crescere, come essere umano e come poeta, insieme alla pazienza che occorre avere per vivere da artista, nel comprendere come nel creare. Ecco un altro passaggio straordinario:

Qui non serve misurare con il tempo, a nulla vale un anno, e dieci anni non son nulla. Essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste di primavera, senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate. L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l’eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto. (Lettera da Viareggio, 23 aprile 1903)

È inevitabile l’accostamento ai meccanismi odierni, dove, se non prendi un premio prestigioso o non vendi decine di migliaia di copie, se non passi la totalità delle tue ore sui social per acquistare “like” e visibilità, non vali niente. Ed è altrettanto inevitabile pensare al mercato editoriale dove, per essere visibile, devi sfornare almeno un libro all’anno, penalizzando la qualità a favore della quantità. Ma non voglio impelagarmi nei consueti discorsi e in situazioni che ormai conosciamo benissimo per averle sperimentate sulla nostra pelle. Voglio dirvi soltanto che, se io mi guardo alle spalle, sono contenta di quello che ho scritto. Non avrei potuto desiderare di più: scrivere è stato terapeutico e i miei personaggi mi hanno tenuto compagnia come dei buoni amici.

Chiudo con l’ultimo passaggio da Rilke che nomina Dio in relazione all’artista, ma anche all’opera dell’uomo comune:

Come le api raccolgono il miele, così noi estraiamo da tutto la linfa più dolce per edificare Lui. Anche con le cose più umili, con l’inappariscente (se solo avviene per amore), noi cominciamo, con il lavoro e il riposo che poi segue, con un silenzio o una piccola solitaria gioia, con tutto quello che facciamo soli, senza compagni o seguaci, cominciamo Lui, che non vedremo, come i nostri avi non hanno visto noi. (Lettera da Roma, 23 dicembre 1903)

In questo tempo estivo spero di riuscire ad andare al mare a respirare un’aria meno inquinata, e soprattutto a stare meglio. A Dio piacendo, ci incontreremo ancora in autunno, con alcuni di voi in forma virtuale, con altri di persona. Buone vacanze a tutti!

“Passeggiata in riva al mare” di Joaquín Sorolla (1909).

 

Cristina M. Cavaliere

 

Fonte testo: “Lettere a un giovane poeta” di Rainer Maria Rilke – edizione Oscar Mondadori