Secondo graditissimo ospite del blog è Gianpiero Pisso, autore del romanzo storico  “Quando la luce squarciò le tenebre” edito da Le Mezzelane Casa Editrice. Come Renato Ghezzi, anche Gianpiero è iscritto a LetterarieMenti nella sezione lombarda, per la quale ho aperto una pagina apposita che potete trovare qui, e di cui ospiterò il notiziario con le varie iniziative. Ma non poniamo tempo in mezzo perché Gianpiero ci parlerà di un argomento affascinante relativo a un’invenzione di cui oggi tutti godiamo ampiamente, ma non solo! Come spesso accade, c’entra anche il genio italiano…

***

Ruota a razze risalente al 2000 a.C. esposta al Museo Nazionale dell’Iran, a Teheran. Fonte: Wikipedia.

La stampa a caratteri mobili in una xilografia del 1568. Fonte: Wikipedia.

Invenzioni e scoperte

La ruota, il chiodo, la stampa, il motore a combustione interna, la lampadina, la penicillina, internet, il telefono portatile… tante sono le scoperte che, nel corso degli anni, hanno visto scienziati, ricercatori, studiosi ma anche gente comune, senza uno spiccato background scientifico, distinguersi con invenzioni che hanno cambiato la nostra esistenza, le nostre abitudini, i nostri comportamenti di ogni giorno.

Alcune di queste hanno alleggerito la fatica nel lavoro, altre ci hanno permesso di allungare la nostra aspettativa di vita, altre ancora hanno migliorato la comunicazione umana o donato comfort che hanno contribuito a rendere agevole e piacevole il nostro stare sulla Terra.

 

La lampadina a incandescenza

Il mio romanzo storico “Quando la luce squarciò le tenebre”, edito da Le Mezzelane Casa Editrice, parla della nascita di una di queste invenzioni, la lampadina a incandescenza, una gara senza esclusione di colpi che a fine 1800/inizi 1900 coinvolse diversi ricercatori, che cercarono in tutti i modi di giungere primi nella scoperta.

Il romanzo narra eventi, situazioni, azioni, frutto di una documentazione accurata che si è protratta per molti mesi e poiché sconvolge in parte ciò che è riportato in molti testi sull’argomento, mi è d’obbligo dichiarare che sulla veridicità dei fatti narrati mi assumo piena responsabilità.

Cominciamo col dire che mentre oggi, con un semplice movimento delle nostre dita, illuminiamo le nostre abitazioni, a fine 1800 tutto non era così scontato, se in taluni locali pubblici si potevano leggere avvisi come quello qui riportato.

Diversi ricercatori, negli Stati Uniti, in Scozia, Inghilterra e anche in Italia, soprattutto, avevano sviluppato prototipi di lampadine, con alterna fortuna. Alcune di queste davano una luce fioca, tremolante, giallastra, altre, nel tentativo di avere un prodotto migliore rispetto alla concorrenza, si distinguevano per l’utilizzo di una vasta gamma di materiali, per il filamento del bulbo della lampadina che spaziava dal cotone ai fili di carbone, dalle fibre vegetali carbonizzate al platino.

 

Thomas Alva Edison

Edison si spinse anche più in là, arrivando a testare filamenti di canna di bambù e persino i peli di barba rossa di uno scozzese. Tutte le lampadine prodotte da ogni ricercatore avevano però un gravissimo inconveniente, che rendeva l’invenzione inutilizzabile: i bulbi si coprivano di fuliggine e la lampadina si bruciava dopo poche ore di funzionamento, meno di 100 ore. Per diversi anni, nei laboratori prima di Menlo Park, poi di West Orange, nei pressi di New York, Thomas Alva Edison e il suo gruppo di scienziati cercarono di allungare la vita delle loro lampadine, inutilmente.

Thomas Edison nel 1888. Fonte: Wikipedia.

Quando nel 1894 un suo emissario che transitava da Udine gli riferì di aver visto nella città friulana una illuminazione pubblica sconvolgente, con lampadine luminosissime, di una luce bianca come il latte, sobbalzò sulla sedia. La sua meraviglia si trasformò in sbigottimento quando gli dissero che quel prodigio era opera di un ragazzo di 24 anni, di nome Arturo Malignani, che alcuni anni prima, nel 1889, aveva acquisito l’appalto sconfiggendo proprio la sua Edison Italiana. Come era possibile? I suoi scienziati erano i più bravi al mondo e i suoi proventi finanziari, derivanti dalle tante scoperte che già aveva messo a punto, gli permettevano un’ampia disponibilità di mezzi e risorse.

Per verificare la notizia mandò a Udine un suo scienziato, che ritornò in patria confermando ciò che già in molte parti d’Europa si diceva: “Le lampadine del “Mago del Castello” erano capaci di durare 800 ore ed emanavano una luce candida mai vista prima”.

Con questo epiteto era chiamato in città Arturo Malignani, perché Udine era diventata una delle prime città ad avere una illuminazione pubblica di quella qualità e di quel tenore e perché l’abitazione di quel ragazzo confinava con le mura del Castello di Udine.

 

 

Chi era Arturo Malignani?

Arturo Malignani. Fonte: https://www.torreano.net/

Arturo Malignani nacque a Udine nel 1865 e perse la madre per complicazioni dopo il parto. Il padre Giuseppe fu un pittore di scene religiose e uno dei primi fotografi professionisti della città. Dal primo matrimonio nacque Adele che diventerà una madre per Arturo, specialmente dopo la morte del padre, avvenuta nel 1878. Riservata e timida, non si sposò mai ma accudì prima Arturo, poi suo figlio Camillo, donando loro tutto il suo affetto.

Terminato l’Istituto Tecnico di Udine quel ragazzo, attratto dalla fotografia ma ancor più dalla lampadina, si era buttato a capofitto negli esperimenti e aveva fondato con l’imprenditore Volpe una società per commercializzare i suoi prodotti. Arturo forniva al sodalizio l’ingegno, Volpe i finanziamenti. Compreso che quel grave inconveniente non poteva essere dovuto al tipo di filamento, poiché tutti i ricercatori del mondo avevano testato una grande varietà di materiali, Arturo si dedicò alla formazione di un vuoto spinto nel bulbo delle lampadine. Progettò una pompa meccanica a tale scopo ma ancora non si mostrò sufficiente alla creazione del vuoto richiesto. Allora rivestì i filamenti con del fosforo giallo, capaci di combinarsi con i gas di combustione, dando origine a un precipitato in grado di creare, chimicamente, un vuoto assai spinto. La durata delle sue lampadine raggiunsero le 800 ore. Nel 1894 Arturo brevettò la sua invenzione.

Dal romanzo “Quando la luce squarciò le tenebre”

“L’inizio della fine era segnato dalla comparsa di un bagliore bluastro accanto al filamento, che il ragazzo iniziò a chiamare “gas blu”. Doveva capire a che cosa fosse dovuto quel fenomeno, che accompagnava l’agonia di ogni lampadina: subito dopo la comparsa del bagliore i bulbi iniziavano a diventare fuligginosi, annerendosi fino a spegnersi. Poiché aveva letto che anche Edison e Swan combattevano da anni contro questo grave problema, dedusse che non avesse a che fare con il materiale del filamento. La cosa migliore da fare era affrontare la ricerca da un nuovo punto di vista, partendo dalla creazione di un’apparecchiatura capace di creare il vuoto nei bulbi in modo più efficiente.

Accantonata la pompa Sprengel, si mise a sfogliare gli appunti di “Costruzione di Macchine” che aveva preso durante le lezioni del professor Colombo e cominciò a riempire fogli su fogli di calcoli e schizzi.

Scriveva, disegnava, poi, insoddisfatto, gettava via tutto. Nei pomeriggi, per rilassarsi, si caricava di macchina fotografica e cavalletto e gironzolava per le campagne della sua bella città, alla ricerca di panorami da immortalare. Sulla sua strada incontrava boschi verdi, torbiere e paludi che si estendevano nei pressi dei corsi d’acqua; fattorie circondate da coltivazioni di cereali e di erba medica; bassi vigneti curati e ordinati; gelsi tozzi e solidi che trasmettevano un’impressione di compattezza e di resistenza simile a quella del suo popolo, duro nelle avversità, ma che sapeva essere anche tenero, con una forza d’animo che lo rendeva difficile da abbattere.

La sua regione era una terra bellissima, ma non era il paradiso terrestre e i contadini si impegnavano da mattino a sera per sostentare la famiglia. Quando tutto sembrava procedere per il giusto verso, ecco che subentrava qualche imprevisto: la peronospora visitava le coltivazioni di patate e di pomodori, così come degli altri tuberi e ortaggi; l’oidio e la filossera infestavano i vigneti; l’atropia colpiva i bachi da seta.

Sì, nulla era facile. La vita dei ricercatori era simile a quella dei contadini: i primi, come i secondi, dovevano possedere grande tenacia e spirito di sacrificio, senza contare che occorreva anche un pizzico di fortuna.”

 

Malignani incontra Edison

Il transatlantico City of Rome. Fonte: Wikipedia.

Thomas Edison nel 1912. Fonte: Wikipedia.

Nel 1895 Edison invitò Arturo Malignani in America. Arturo viaggiò sulla “City of Rome”, un transatlantico a vapore della compagnia di navigazioneAnchor Line che salpò dal porto di Greenock, in Scozia, diretto a New York, con il suo carico di 800 emigranti europei, cullati dall’illusione che il nuovo mondo avrebbe accolto tutti con grande generosità e offerto condizioni di vita e di lavoro soddisfacenti e durature.

Giunto nell’abitazione del grande inventore, Edison gli offrì 40.000 dollari per il suo brevetto, una cifra che a quei tempi poteva considerarsi una fortuna. Dopo una breve contrattazione Arturo accettò. In questo modo Thomas Alva Edison divenne il “padre della lampadina”, Arturo Malignani semplicemente l’uomo più ricco di Udine, rinunciando a fama e onori che avrebbe certamente meritato.

Gianpiero Pisso

 

Chi è l’autore

Gianpiero Pisso è nato in provincia di Varese, sulle sponde del Lago Maggiore, dove risiede con la sua famiglia. Laureato in ingegneria aeronautica ha, per molti anni, lavorato come dirigente industriale in grosse società italiane e multinazionali straniere. Ama dipingere e viaggiare, oltre che scrivere e leggere.

Vincitore del premio nazionale “Le Porte del Tempo”, categoria saggistica, con l’opera “La profezia del Cristo pagano” (Eremon Edizioni). Ha scritto poi “La tela del maligno”, mistery storico, pubblicato da Eretica Edizioni. Con Le Mezzelane Casa Editrice ha pubblicato:

  •  ”Pieve Cipolla” (2017), romanzo bucolico/umoristico, classificatosi al secondo posto al premio nazionale, editi e inediti, “Parole di Terra” (2016/17) ebook+carta
  •  “Il Regno di NonSoDove” (2018), racconto per bambini, ebook+carta
  •  “Quando la luce squarciò le tenebre” (2018), romanzo storico, ebook+carta
  •  “Aurum Tolosanum, la vendetta di Apollo”, (2021), romanzo storico, ebook+carta
  •  “Gli ultimi giorni di Rapa Nui”, (2022), romanzo storico, ebook+carta

Il romanzo “Quando la luce squarciò le tenebre” è disponibile cartaceo o e-book su Amazon, Ibs, Mondadori online, Feltrinelli online, Libro Co. Italia e sul negozio online dell’editore: Le Mezzelane Casa Editrice: https://negozio.lemezzelane.eu/prodotto/quando-la-luce-squarcio-le-tenebre-carta

Per contattare l’autore potete scrivere alla sua mail gianpieropisso@hotmail.it