Carissimi,

sono felice di annunciare che, nonostante questo periodo tribolato, è andata in porto anche la pubblicazione dell’edizione riveduta e corretta de La Colomba e i Leoni – Libro II Le strade dei pellegrini. Potete ammirare qui la bellissima copertina che Fabio Gialain mi ha preparato. Anche questa ha subito diversi cambiamenti, come vi spiegherò più sotto, sempre nell’ottica di distinguerla dall’edizione di Silele uscita nel 2016. È parecchio diversa dalla veste precedente, vero?

Mi sono resa conto che, per combinazione, anche in occasione della ripubblicazione del Libro I lamentavo l’insorgenza di problemi di salute… e, come scrivevo sui social, stavolta i grandi protagonisti sono i movimenti involontari che mi affliggono soprattutto di notte. Ma parliamo della nuova edizione del romanzo nell’ambito del progetto di restyling, cioè di cose belle!

 

LE NOVITÀ SULLA COPERTINA


La nuova copertina


Anche questa nuova copertina si avvale di una fotografia di grandissimo impatto, e anche in questo caso ho dovuto rinunciare alla vecchia immagine, cioè ho dovuto lasciare andare per la sua strada il cavaliere biondo dipinto da Maurizio De Rose, e che poi non è altro che Geoffroy de Saint-Omer. Sigh. La copertina si compone dei seguenti elementi:

IL CAVALIERE. La ricerca del soggetto principale si è rivelata difficilissima, poiché sui siti di agenzia le immagini di cavalieri o soldati medievali sono quantomeno imbarazzanti. Non ce n’è uno decente: o sono in pose grottesche oppure fanno delle smorfie o sono proprio brutti. Non parliamo di quello che ho trovato nel cercare come soggetto “regine medievali” o “donne medievali”, sembrava la sfilata del porno! Dovevo anche scegliere un’immagine in cui il cavaliere non indossasse una tipologia di armatura trecentesca. Nei miei desiderata mi sarebbe piaciuto persino avere l’immagine di un cavaliere biondo, ma ho dovuto proprio rinunciare, alla fine ho trovato il giovane cavaliere col capo abbassato e che impugna la spada. L’immagine mi piace molto e, anche se non è biondo, pazienza: è comunque esemplificativa della compagnia di cavalieri che agiscono nel romanzo.

IL PAESAGGIO alle spalle del cavaliere è stato cambiato dopo una prima versione, perché in stampa il tutto risultava un po’ cupo e invece il percorso dei pellegrini è comunque all’insegna della luce. Ho cercato allora un cielo con un’alba in modo che il sole avesse dei raggi ben visibili. Ho pensato di chiedere a Fabio, che aveva già schiarito il cavaliere e la colomba, di mettere un riflesso di luce ulteriore sul pomolo della spada.

LA COLOMBA. Come nel volume I con il leone, volevo avere un riferimento al titolo della saga nel suo complesso, e quindi stavolta ho optato per la colomba. Qui non ci sono stati problemi, ho trovato varie immagini tra cui scegliere, sia gratuite sia a pagamento. Avevo proposto a Fabio si mettere la colomba sulla guardia della spada – cioè sulla parte orizzontale che separa l’elsa dalla lama – ma la prova di Fabio con la colomba che sembra sorgere dal petto del cavaliere con le ali spiegate mi piaceva di più, e quindi “visto si stampi”!


Il nuovo retro

Comporre il nuovo retro si è rivelata una vera lotta a coltello, in quanto volevo inserire l’elemento storico e mi ero intestardita tra varie opzioni con cui comporre un modello di riferimento tramite Bookbrush, come per esempio:

il fregio dei pellegrini che potete vedere qui, e che si trova sul duomo di Fidenza:

 

Pellegrini in cammino verso Roma, scolpiti in un rilievo
del Duomo di Fidenza (fine XII secolo). Fonte: Wikipedia.

la via Francigena, ma non riuscivo a trovare immagini sufficientemente antiche, erano tutti paesaggi poco significativi come questo (al di là del cartello). Inoltre io ho sempre il terrore che scappino dentro elementi contemporanei come antenne televisive, fili della luce e cartelloni stradali.

 

La via Francigena sui monti della Daunia; sullo sfondo l’altura su cui sorgeva
il castello di Crepacuore, il forte di valico dei cavalieri Gerosolimitani.
Fonte: Wikipedia.

– mi piaceva anche l’abbazia di san Galgano, famosa per la “spada nella roccia”, un luogo che però non compare nel romanzo:

 

L’interno dell’abbazia di san Galgano, vista dal lato occidentale.
Fonte: Wikipedia.

– oppure una statua di san Michele arcangelo, ma erano tutte o quasi troppo vicine a noi nel tempo, come questa posta a Castel sant’Angelo, oppure poco usufruibili per una copertina.

Statua in bronzo dallo scultore fiammingo
Peter von Verschaffelt (1753).

 

Alla fine ho optato per la sacra di san Michele in val di Susa, per alcuni buoni motivi:

– è una tappa del viaggio della compagnia;
– la foto mostra l’edificio e le montagne circostanti;

– il cielo al tramonto è magnifico;
– l’arcangelo Michele è uno dei protagonisti a pieno titolo del romanzo.

 

La nuova quarta di copertina

Ho dovuto sforbiciare parecchio la vecchia quarta di copertina per farla stare nei nuovi spazi, in modo che il resto corresse attorno all’edificio della sacra.

 

Anno Domini 1104

Il bellissimo schiavo Jamil la Colomba è ormai in rotta con Ghassan, signore di Taroudannt nel Marocco, un misto di tenebra, luce e segreti inconfessabili. Dopo l’ennesimo scontro il ragazzo decide di fuggire attraverso l’impero almoravide.

La sua magnifica avventura si svolge tra deserti e oasi, tempeste di sabbia e piene inattese, rovine di antiche città, leoni affamati e soldati inseguitori. Con l’aiuto di un enigmatico giovane, il ragazzo passa lo stretto di Gibilterra, percorre l’Andalusia musulmana e raggiunge i territori dei Franchi.

Arriva così a una fortezza sui Pirenei, Montségur, dove è accampata una compagnia di cavalieri cristiani. Tra loro c’è il conte fiammingo Geoffroy de Saint-Omer. Spetta però al ragazzo dissolvere le nebbie che si addensano sulla sua infanzia di bambino rapito. Riuscirà nella difficile impresa di riconoscere in Geoffroy il suo vero padre?

Le strade dei pellegrini si pone in bilico tra sogno e realtà, passato e presente, mondo terreno e regno celeste: è il viaggio dell’esistenza, dove si dipanano molteplici itinerari geografici e spirituali. Esso sfocia per tutti i suoi protagonisti nell’ultimo enigmatico percorso, e si chiude con il colpo di scena finale.

LE NOVITÀ SUL TESTO

Anche in questo caso si tratta di un’edizione riveduta e corretta del romanzo, dove ho approfittato per inserire alcune integrazioni a seguito delle critiche che mi erano state rivolte a suo tempo, e a correggere alcuni errori:

il viaggio di Jamil era stato percepito come troppo veloce per l’epoca, quindi ho inserito alcune nuove scene dove il ragazzo entra nel contado cristiano di Barcellona, e poi entra proprio fisicamente nella città. Barcellona era multietnica e multiconfessionale, nel senso che c’era una grande mescolanza di gente, proprio per la sua vocazione di città portuale e commerciale. Vi erano cristiani, musulmani, ebrei, che facevano affari insieme. Inoltre a Barcellona il fuggiasco ha la netta sensazione di essere seguito. Comunque il giovane schiavo in fuga si può mescolare agevolmente con la folla senza dare troppo nell’occhio, e meditare anche se non gli convenga prendere una nave per arrivare fino in Sicilia da suo padre. Naturalmente poi rinuncerà al progetto, e continuerà il viaggio sulla terraferma in groppa al suo cavallo Vento, di cui intende il linguaggio e con cui conversa disinvoltamente!

– ho allungato anche un po’ il suo soggiorno a Perpignan, la cittadina successiva dove fa tappa, modificando la scena.

– mi sono accorta di un errore clamoroso di tipo botanico. Dovete sapere che per ogni romanzo mi faccio degli schemi temporali, ma mi sono accorta che in Marocco nel mese di febbraio non può esserci una coltivazione di rose (vicino a Skoura)! Allora ho fatto una ricerca e ho trovato che in questo mese c’è una splendida fioritura di mandorli, il che mi sembrava perfetto. Ho cambiato anche il titoletto della scena: da “Le regine di Skoura” a “I principi di Skoura”.

– ho cambiato il nome di Richard di Colchester, tutore di Geoffroy de Saint-Omer, in William di Colchester. Ho fatto una ricerca su questa famiglia dei Colchester, scoprendo che vi era questo feudatario di nome Eudes de Ryes. Ho immaginato dunque che il fratello William, selezionato attentamente tra i fratelli di Eudes in quanto pressoché privo di biografia, potesse essere celibe e senza figli, e potesse occuparsi dell’addestramento del piccolo Geoffroy, non solo per quanto riguarda le armi ma anche per quanto concerne l’alchimia. Vero è che un romanzo storico si compone di una parte di fantasia, ma se riesco ad agganciarmi a un elemento o un personaggio reale sono più contenta. Naturalmente ho controllato che il nome “Richard” non comparisse nel libro I, ma lo cambierò com’è ovvio nel Libro III.

il castello normanno di Colchester all’epoca, e cioè quando Geoffroy va a compiere il suo apprendistato in Inghilterra, era in via di costruzione, come recita wikipedia e altri siti da me consultati (questo Eudo Dapifer è sempre Eudes de Ryes, sotto mentite spoglie):

La costruzione del castello fu ordinata da Guglielmo il Conquistatore e il progetto affidato all’arcivescovo di Rochester, Gundulf. I lavori iniziarono tra il 1069 e il 1076 sotto la supervisione di Eudo Dapifer, nobile normanno. I lavori si interruppero nel 1080 a causa della minaccia di un’invasione vichinga; tuttavia, la struttura venne completata intorno al 1100.

La cosa interessante è che sarebbe stato edificato sulle fondamenta del tempio pagano dell’imperatore Claudio. Ho quindi ipotizzato un sotterraneo dove William e il giovane Geoffroy potevano compiere i loro esperimenti alchemici senza tema di essere scoperti.

le date cristiane e le corrispettive arabe, che si trovano in testa a ogni parte ed erano in neretto, sono state ora messe in chiaro e corsivo in modo da renderle più lievi, come nel volume 1.

Altre piccole cose:

il pendente della collana di Clotilde – che nel libro III si rivelerà una strega – l’ho cambiato da un monile a forma di cigno a diaspro.

– ho inserito il nome del monastero cui Clotilde bambina era stata affidata: Nivelles.

– nel soggiorno dei cavalieri a Fucecchio, ho inserito la vicenda di Pietro Igneo. Se vi interessa leggerla, potete trovarla qui.

Filippo di Antonio Filippelli, sportelli del tabernacolo di Passignano,
Pietro Igneo attraversa il fuoco –
Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano.

– Per quanto riguarda le partite a scacchi tra Geoffroy e suo padre, ho inserito la notazione che il gioco era inviso agli ecclesiastici.

 

Il risultato finale
 

Il libro è stato inserito come il secondo della collana “La Colomba e i Leoni” e potete ora trovare l’edizione cartacea e l’edizione ebook su Amazon ai seguenti link:

Cartaceo: euro 17,15

Ebook: euro 4,90

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Ebbene, mi è piaciuto raccontarvi del processo di costruzione di questa copertina, e a voi chiedo: come autori c’è una copertina che vi ha creato più problemi nella sua ideazione? come lettori, preferite una copertina grafica e mininmalista e ne preferite una più figurativa?