Nel post che potete trovare qui vi avevo anticipato il graditissimo ritorno di Clementina su questi schermi e nella blogosfera, ed è venuto il momento di iniziare in pompa magna. Fiato alle trombe, è il caso di dirlo!

Ecco a voi il primo articolo da lei proposto, che riguarda l’interessantissima serie dei tarocchi. Lei maneggia e studia i tarocchi da quando era adolescente, e mi ha confessato di essere ben lungi dall’averli afferrati in tutta la loro infinita complessità. Lascio subito la parola a lei per una doverosa introduzione su questo mondo tanto affascinante che intreccia storia, politica, arte e simbologia…

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Come indicato nel titolo, questo nuovo post darà inizio ad una serie di appuntamenti dedicata ai Tarocchi classici e ai loro ventidue Arcani Maggiori, detti anche Trionfi. Qui accanto per esempio potete ammirare il Cavaliere di Coppe dal mazzo Visconteo Cary-Yale.

Il sottotitolo offre un’indicazione precisa del pubblico cui la serie è destinata e quello al quale ne è vivamente sconsigliata la lettura.

Per essere ancora più chiara vi dirò che se siete convinti anche voi che l’argomento meriti un approccio metodico e scrupoloso, se pretendete ben più che ciarpame e pronostici di fuffa, siete capitati sul post… anzi sul primo dei post più giusti che avreste potuto incontrare.

Se, al contrario, pensate di trovar qui paccottiglie come quelle appena menzionate, tornatevene pure al vostro gossip o a qualsivoglia corbelleria più confacente ai vostri bisogni. Insomma, questo articolo non è per tutti.

Bene! Detto questo, vi dirò che il pretesto per introdurre il tema intorno al quale orbiterà una ricca serie di post mi è stato offerto da una visita all’Accademia Carrara di Bergamo.

All’interno della Galleria sono, infatti, andata a rivedere uno dei tre meravigliosi mazzi di carte che Bonifacio Bembo, pittore e miniatore bresciano (1420-1480), affascinato dall’idealismo neoplatonico e dal suo patrimonio di simboli esoterici, ideò e dipinse per il Duca Filippo Maria Visconti e, in seguito, per Francesco Sforza.

Se gradite, vorrei parlarvi di questo mazzo. Vedrete che non vi deluderà.


Uno scorcio della Piazza Vecchia nella Città Alta.

Ecco una riproduzione fedele dell’intero mazzo di Bonifacio Bembo,
cioè come apparirebbe nel suo insieme.

Il mazzo ospitato all’interno di questa Galleria e perennemente esposto dentro la sua specifica saletta, è ufficialmente conosciuto con il nome di Pierpont-Morgan e rappresenta il più antico e completo mazzo di carte con il Gioco dei Trionfi, appartenente ai Visconti. In pratica, si tratta di uno straordinario capolavoro dell’arte tardogotica.

Il mazzo Pierpont-Morgan, infatti, noto anche come Visconti-Carrara o Visconti-Colleoni-Baglioni, mostra per la prima volta in assoluto la serie completa di Trionfi che in seguito caratterizzerà ogni classico mazzo di Tarocchi: Matto, Bagatto (Mago), Papessa, Imperatrice, Imperatore, Papa, Matrimonio (Amanti), Carro, Giustizia, Eremita, Ruota, Fortezza (La Forza), Appeso, Morte, Temperanza, Diavolo, Casa di Dio (Torre), Stelle, Luna, Sole, Giudizio, Mondo.

Oggi, il Pierpont-Morgan si presenta smembrato in tre diverse collezioni: l’Accademia Carrara di Bergamo (26 carte di cui 5 trionfi e 7 carte figurate), la Pierpont Morgan Library di New York (35 carte di cui 15 trionfi e 8 carte figurate) e una collezione privata appartenente alla famiglia Colleoni di Bergamo (13 carte numerali).

Come già anticipato, le sue origini sono legate a Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, il quale in occasione del matrimonio della figlia Bianca Maria con Francesco Sforza, commissionò il mazzo a Bonifacio Bembo per farne dono diplomatico. Qualche fonte sostiene che il committente fosse la stessa Bianca Maria, ma tant’è… Successivamente passò nelle mani del Conte Ambiveni, che a sua volta lo lasciò alla famiglia Donati. I Donati lo vendettero al Conte Alessandro Colleoni e questi fu il primo ad iniziarne lo smembramento patteggiando con il Conte Francesco Baglioni ben 26 lame, in cambio di alcuni dipinti.

Più avanti, nel 1811, la famiglia Colleoni vendette altre 35 carte che furono acquisite dalla Pierpont Morgan Library di New York e ne tenne per sé 13, che conserva ancora oggi. Nel 1901, alla morte del Conte Baglioni, le 26 lame cedute da Colleoni passarono, insieme al resto della sua collezione, all’Accademia Carrara.

Dei 20 Trionfi giunti fino a noi (Il Diavolo e la Torre sono andati persi, così come, tra le lame figurative e numerali, sono andati persi il tre di spade e il cavallo di denari) 14 sono originali e appartengono all’epoca di Filippo Maria. Nella fattispecie si tratta dei seguenti Trionfi: il Matto, il Mago o Bagatto, il Papa, la Papessa, l’Imperatore, l’Imperatrice, gli Amanti o Matrimonio, il Carro, la Ruota, l’Eremita (che potete vedere qui accanto), l’Appeso, la Morte, la Giustizia, il Giudizio.

I restanti 6 Trionfi vennero integrati alla serie originaria dal miniaturista Antonio da Cicognara. I suddetti trionfi sono: Sole, Luna, Stelle, Mondo, Fortezza e Temperanza.

Qui ne potete ammirare alcuni.

Bene! adesso, però vorrei invitarvi ad osservare da vicino queste carte. Sono senza dubbio meravigliose dal punto di vista artistico, non lo trovate anche voi?

In realtà, al di là dell’elevato valore estetico, queste carte sono eccezionali anche per ciò che vogliono comunicare. Ecco, osservate qui sotto il Fante di Denari e osservate anche l’immagine presa dall’interno della vetrata absidale del Duomo di Milano. Come potete notare nella mano del Fante c’è il Sole Raggiante, come pure nella vetrata absidale del Duomo di Milano c’è il particolare del Sole Raggiante.

Ciò che vorrei mettere in luce è che queste carte ci parlano prima di tutto di chi le ha commissionate. Possono farlo, e ci riescono benissimo, attraverso l’utilizzo dei simboli. Sugli Arcani Minori, per esempio, più precisamente nel gruppo dedicato alle figure, viene più volte ripetuto il motivo del sole raggiante. Questa ridondanza, non è affatto casuale, bensì fortemente voluta dal committente. Infatti, Sole Raggiante era l’appellativo attribuito alla famiglia dei Duca Visconti: fonte di vita per i sudditi ed emblema di giustizia.

Certo, ai Visconti non mancava una buona dose di faccia tosta, vero? Benone, andiamo avanti con l’analisi e vedrete che sarà anche molto divertente!

Anche se non è facile intravederli, ahimè, sia sugli arcani minori, che sui Trionfi compaiono altri emblemi delle due famiglie. Per esempio, sul manto dell’Imperatore e dell’Imperatrice, sono ravvisabili i tre anelli intrecciati di diamanti che rappresentano gli Sforza.


I Visconti, invece, sono nuovamente rappresentati dalla corona ducale con le palme e l’alloro, dal capitergium e dalla colombina.

E, infatti, sulla gualdrappa del Cavaliere di Denari troviamo la corona piumata; su quella del Cavaliere di Spade scorgiamo il capitergium cum gassa e, infine, su quella del Cavaliere di Coppe possiamo riconoscere la colombina raggiata.

Ma non basta! In realtà, ad uno sguardo attento, noterete anche voi che tutti i cartoncini sono intrisi di emblemi che rimandano alla famiglia Visconti e alla famiglia Sforza. Per esempio, sull’Asso di Bastoni e sull’Asso di Spade si legge il motto già caro a Gian Galeazzo Visconti: A bon droyt (a buon diritto).

Insomma, che i cartoncini fossero destinati al diletto dei due sposi, sia che fossero destinati a qualche altro ospite, al destinatario doveva sempre risultare ben chiara una cosa, e cioè che il potere (di aver commissionato un simile gioiello artistico, oltre quello di governare sul popolo) si trovasse fermamente stretto nelle mani dei due nobili coniugi, e solo nelle loro.

Vorrei, però spendere ancora due parole sulla simbologia legata alla corona nobiliare, la cosiddetta corona piumata, per comprendere meglio la sottile ironia del suo ideatore, Gian Galeazzo: credete, ne vale la pena!

Dovete sapere che la corona ducale era tempestata di pietre preziose e attraversata da due rami intrecciati di palma e d’ulivo. Sebbene l’ulivo alludesse alla pace e la palma indicasse umiltà e capacità di adattamento, i loro rami intrecciati assumevano un ben diverso significato. Essi, infatti, erano apparsi già ai tempi di Gian Galeazzo, quando il ducato di Milano aveva ormai «inghiottito» Liguria, Emilia, buona parte della Toscana, insomma, tutte le terre che tolleravano a malapena il giogo visconteo. Gian Galeazzo, che era un personaggio piuttosto spietato e senza dubbio sarcastico, si offriva come garante di pace e di prosperità, promettendo i frutti dell’ulivo e della palma, a condizione però che i sudditi, come i ramoscelli delle due piante, si piegassero, flessibili, al suo governo. Insomma, le doti comunicative dei Visconti non erano davvero niente male!

Ma cos’altro ci raccontano queste carte? Ci raccontano del matrimonio di Bianca Maria Visconti con Francesco Sforza. Ci narrano di un percorso didattico – morale, più facilmente affrontato come percorso ludico, il Ludus Triumphorum, nel quale i sovrani potevano visualizzare le contrarietà, le sconfitte e gli impedimenti che avrebbero potuto incontrare nel corso del proprio governo, e della propria vita, così come le vittorie e le glorie che li avrebbero attesi.

Scopriremo, più avanti, che quel gioco filosofico, che forniva ai giocatori istruzioni di ordine fisico, quanto morale e mistico, attraverso i Trionfi, con le immagini delle Virtù, delle condizioni umane e dei pianeti, verrà riscoperto sul finire del Settecento. Tuttavia, il ritorno di interesse verso queste carte partirà da premesse esoteriche che ne prevedranno un nuovo utilizzo, ossia, magico e divinatorio.

Ma di questo ci occuperemo abbondantemente nei prossimi post!

Ciò che adesso ci resta da conoscere sulla storia dei mazzi viscontei, ovvero realizzati nell’ambito della corte ducale dei Visconti e degli Sforza, è che in tutto il mondo ne rimangono solo una decina.

I tre più antichi, meglio conservati e studiati sono: il mazzo Visconti di Modrone della Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale (67 carte), il mazzo Brambilla della Pinacoteca di Brera (48 carte) ed il mazzo Pierpont-Morgan-Colleoni (74 carte) di cui abbiamo ampiamente trattato finora.

Avete avuto modo di vedere il mazzo Brambilla o il Pierpont-Morgan?

Ah, ma dimenticavo! Esiste un ulteriore aspetto che riguarda il mazzo Pierpont-Morgan, di cui non vi ho ancora rivelato nulla. Ma probabilmente molti tra voi già lo avranno preso in considerazione, e cioè che questo fu anche il mazzo di carte che ispirò uno dei libri più fantasiosi di Italo Calvino: Il Castello dei Destini Incrociati, pubblicato nel 1969, una raccolta di racconti costruiti in base a sequenze diverse delle carte del mazzo. Ecco cosa scriveva Calvino nella Nota finale all’edizione del 1973:

«Mi sono applicato soprattutto a guardare i Tarocchi con attenzione, con l’occhio di chi non sa cosa siano, e a trarne suggestioni e associazioni, a interpretarli secondo un’iconologia immaginaria. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla».

Insomma, non so più come dirvelo, ma se non l’aveste ancora fatto, recatevi a Bergamo, che tra l’altro è una città deliziosa, e non mancate di visitare l’Accademia Carrara: non ve ne pentirete!

Molto bene, ora torniamo al programma accennato all’inizio dell’articolo, ovvero quello relativo ad una nuova rassegna di post, che prende il via con questa introduzione.

Ci tengo ad anticiparvi che per la vastità del tema saranno necessari un ricco numero di appuntamenti, in ciascuno dei quali verrà offerta al lettore l’occasione per avvicinarsi in modo intelligente e rispettoso verso (o per rivisitare, se già lo si conosce) il misterioso e magico universo dei Tarocchi.

L’intenzione alla base dell’iniziativa è, in primis, di ripercorrere la storia dei tarocchi classici, quelli che oggi vengono comunemente definiti Tarocchi di Marsiglia, per scoprire dove hanno avuto origine e come si sono sviluppati. Successivamente, puntata per puntata, ci dedicheremo all’analisi di ciascuno dei ventidue Trionfi, per provare a svelare almeno alcuni dei molteplici significati dei tanti simboli contenuti.

Vi interessa, dunque l’argomento e vi aggrada come intendo trattarlo?

Partiamo, dunque, insieme per questo nuovo viaggio?

Se la risposta è affermativa, seguitemi nel prossimo numero e vi introdurrò alle origini storiche dei Tarocchi.

A presto e a bon droyt! 🙂 

 
Clementina Daniela Sanguanini