In occasione del 4 novembre ho avuto modo di vedere un pregevolissimo film, “La scelta di Maria”, che vi consiglio di cuore. Si tratta di un docu-drama del 2021 co-scritto e diretto da Francesco Micciché e dedicato alla figura di Maria Bergamas, una donna friulana scelta come rappresentante delle madri che avevano perso un figlio durante la prima guerra mondiale, presentato in televisione il 4 novembre e reperibile su raiplay qui.

La storia ci racconta il dolore immenso di queste madri e come nasce la scelta di tumulare nel Vittoriano di Roma la salma di un caduto irriconoscibile a simbolo di tutti i caduti, e che diventa il Milite Ignoto. Per farlo il film si serve di spezzoni di filmati dell’epoca, e di animazioni.

 

La Prima Guerra Mondiale

Il primo conflitto mondiale è conosciuto anche come Grande Guerra per l’impatto che ebbe in termini di vite umane, feriti, dispersi, mutilati, e modifiche nel modo di combattere con l’ingresso di ampi eserciti, l’uso delle trincee e di gas, per l’ampiezza dei campi di battaglia, le nuove tecnologie belliche e l’imponente sforzo produttivo per produrre sempre nuovi armamenti da buttare nel conflitto.

Iniziato come un conflitto europeo, si traduce rapidamente in un conflitto su larghissima scala dove, per un perverso effetto domino causato dal sistema di alleanze, le principali nazioni entrano in guerra una dopo l’altra, trascinando rapidamente con sé le alleate. Lo scenario bellico si estende poi alle colonie dell’impero britannico, gli Stati Uniti d’America e l’impero giapponese. Si tratta di una guerra che verrà un poco messa da parte nell’immaginario perché a essa subentrerà l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale; e tuttavia gli storici indicano proprio nella Grande Guerra del 1914-1918 un vero e proprio momento di svolta, seguito da una sindrome da stress post traumatico di tipo collettivo.

La guerra ha inizio ufficialmente il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’impero austro-ungarico al regno di Serbia in seguito all’assassinio del granduca Francesco Ferdinando. Le maggiori potenze alleate entrano in guerra a, e si allineano su due blocchi contrapposti, con gli imperi centrali da una parte (impero tedesco, impero austro-ungarico e impero ottomano) e dall’altra gli Alleati: Francia, Regno Unito, impero russo e impero giapponese, e dal 1915, l’Italia.

Didascalia – Da in alto a sinistra in senso orario: insorti russi nelle strade di Pietrogrado;
la nave da battaglia Szent István affonda; fanti britannici in trincea 
sulla Somme;
mitraglieri austroungarici sulle montagne sud-tirolesi;
truppe statunitensi nell’
Argonne su carri armati Renault FT;
bombardiere tedesco 
Gotha G.IV diretto su Londra.

 

L’Italia in guerra. Nelle prime fasi l’Italia resta infatti neutrale, e osserva l’andamento del conflitto avendo in mente di affiancare le potenze centrali (o Triplice alleanza) in cambio di compensi territoriali quali Trentino, isole della Dalmazia, Gorizia, Gradisca e un “primato” sull’Albania. Dopo aver stipulato un patto di alleanza con le potenze della Triplice intesa e aver abbandonato lo schieramento della Triplice alleanza, l’Italia dichiara infatti guerra all’Austria-Ungheria il 23 maggio 1915. Il conflitto si trasforma in una guerra di trincea, simile a quella che è combattuta sul fronte occidentale, e una serie di battaglie sull’Isonzo non porta all’Italia i frutti sperati ma al contrario forti perdite tra le truppe, bloccate da una spossante guerra di posizione.

Gli austro-ungarici però lanciano un’imponente offensiva nell’ottobre 1917 nella zona di Caporetto, che si traduce in uno sfondamento della difesa e in un crollo del fronte italiano, in seguito al quale le truppe sono costrette a una vera e propria rotta. Tragicamente il disastro bellico passa nella lingua, dove il termine “una caporetto” va a indicare una disfatta totale. Le forze italiane riescono però ad attestarsi sulla linea del Piave, al comando del generale Diaz e, dopo aver respinto un nuovo tentativo degli austro-ungarici di passare la linea del Piave, passano alla controffensiva nella battaglia di Vittorio Veneto. Il 3 novembre l’Impero austro-ungarico sigla l’armistizio di Villa Giusti che entra in vigore il 4 novembre, segnò la conclusione della guerra.

 

Le cifre della tragedia. Questo arido e stringato excursus storico, e le cifre che sto per darvi, non possono minimamente rendere conto della portata di questo dramma. La stima non è sicura, ma a livello globale si parla comunemente di numeri tra 15 e 17 milioni di morti, senza contare l’influenza spagnola, la pandemia che flagellò un mondo debilitato ed esausto dal conflitto. In questa cifra però non sono conteggiati i feriti e i mutilati, sia militari che civili.

Causa non ultima di morte, come in tutte le storie dei conflitti, furono anche le malattie, la malnutrizione e incidenti vari e che arrivano da sempre insieme, rappresentati dai quattro cavalieri dell’Apocalisse. Li potete vedere qui in una xilografia di Albrecht Dürer (ca. 1497–98) dove cavalcano in gruppo, guidati da un angelo, per portare morte, fame, guerra e conquista militare.

 

Per quanto riguarda l’Italia, si ebbero le seguenti cifre:

 

Il film “La scelta di Maria”

Veniamo al film. Nel 1921, e dunque a guerra conclusa, su richiesta del Ministro della Guerra Luigi Gasparotto (Cesare Bocci), viene istituita una commissione presieduta dal generale Giuseppe Paolini (Marco Maria Casazza). Il gruppo di ufficiali, comandato dal tenente Augusto Tognasso (Alessio Vassallo), ha l’incarico di tornare sui campi di battaglia per ritrovare le salme di undici soldati non identificabili. In concomitanza con le ricerche, sono state chiamate alcune madri di soldati dispersi, per formare un gruppo tra cui verrà scelta colei che sceglierà uno degli undici caduti.

 

Tra queste donne c’è Maria Bergamas (Sonia Bergamasco) di Gradisca d’Isonzo. All’epoca il territorio si trovava nell’impero austro-ungarico e dunque il figlio Antonio, iscritto nelle leve dell’esercito austriaco, aveva disertato nell’ottobre 1914 per arruolarsi come fante nel battaglione italiano della Brigata Re. Maria Bergamas ha occasione di raccontare la storia del figlio al tenente Augusto Tognasso, che per alcuni versi glielo ricorda. Il tenente è stato decorato in guerra, ma soffre di sindrome da stress postraumatico e di orribili incubi notturni.

Una volta trasportati i corpi nella cattedrale di Aquileia, Maria, che è stata scelta nel gruppo di donne, indicherà quale salma sarà trasportata fino a Roma e poi tumulata nel Vittoriano. Nel «Rito di Aquileia», la donna viene posta di fronte alle undici bare allineate e si accascia al suolo, piangendo e gridando il nome del figlio davanti alla decima bara sulla quale cadrà quindi la scelta. Maria sarà consacrata come madre spirituale del Milite Ignoto, e in senso più ampio come “madre d’Italia”.

Per il trasporto fino a Roma è stato preparato un treno speciale, su una carrozza scoperta in modo che alle stazioni tutti possano vedere la bara avvolta nella bandiera tricolore e sommersa da un tripudio di corone e fiori. Su un lato sono scritte le date mcmxv – mcmxviii; sul lato opposto vi è la citazione dantesca “l’ombra sva torna ch’era dipartita” (Inferno, canto IV).
Nelle stazioni il convoglio viene accolto da folle che mantengono un rigoroso silenzio, e da bambini che lanciano fiori sulla bara in onore del soldato caduto e, idealmente, di tutti i soldati. La folla si inginocchia al passaggio del treno, viene fatto il saluto militare da parte delle forze armate e di ex combattenti, e la benedizione della salma. Non essendovi l’intento di farne una questione politica, nessuno pronuncia discorsi altisonanti e non si suona nessuna musica oltre “La canzone del Piave”.

 

All’arrivo a Roma il 4 novembre il feretro viene accolto da re Vittorio Emanuele III e da una folla di trecentomila persone. Il milite ignoto, di cui è mantenuto il riserbo su quale campo di battaglia proviene, verrà tumulato al centro dell’altare della patria e sotto la dea Roma .

Maria non accompagnerà la bara fino alla sua meta finale, ma chiederà di scendere a Udine per tornare indietro dagli altri dieci (“che sono rimasti da soli”), e domanderà di essere seppellita un domani con loro nel cimitero retrostante la basilica di Aquileia.

Vi furono scontri tra socialisti e fascisti, ma l’evento non fu funestato da altri disordini. I socialisti decidono di non partecipare alle celebrazioni perché contrari alla guerra, e perché il popolo è stato tenuto lontano, e perché questo tipo di cerimonie è un frutto di una politica fautrice di nuove guerre e contro tutti coloro che con tale manifestazione intendono fare una speculazione nazionalistica. I giovani repubblicani durante il corteo ufficiale del 4 novembre lanciano un manifesto di contestazione tra la folla, e anche gli anarchici non partecipano.

Il monumento al Milite Ignoto verrà purtroppo strumentalizzato dal regime fascista che ne fa il proprio simbolo, sia tramite un corteo al termine della marcia su Roma sia durante le celebrazioni del 4 novembre con Mussolini appena nominato Presidente del Consiglio.

***

Il cast del film: gli attori sono stati tutti molto bravi, anche se personalmente avrei preferito un’attrice diversa da Sonia Bergamasco, che ha un aspetto sofisticato e “cittadino” molto diverso dalla reale Maria Bergamas. Al di là di quello, onore al suo merito per avere interpretato una parte difficilissima.

 

Altri film dedicati alla Grande Guerra

 
Vorrei chiudere il post segnalando un caleidoscopio di film sulla Grande Guerra, opere di registi di diverse nazionalità che hanno narrato la guerra sui diversi fronti. Ce ne sono tantissimi altri, a testimonianza di una tragedia mondiale, e il mio elenco è senza dubbio parziale e incompleto, ma questi li ho visti e mi sono piaciuti in modo particolare.

– “Orizzonti di gloria” del 1957 co-sceneggiato e diretto da Stanley Kubrick. Nel film Kirk Douglas interpreta il colonnello Dax, un ufficiale comandante di soldati francesi che si rifiutano di continuare un attacco suicida allo scopo di conquistare una posizione tedesca ben difesa chiamata “Formicaio”. Dopo questo evento Dax tenta di difenderli contro un’accusa di codardia in una corte marziale.Il film fu molto lodato dalla critica, e punta il dito contro le ambizioni dei generali, gli ordini insensati che mandano al macello uomini per conquistare posizioni inutili, gli effetti devastanti della guerra sulla psiche e sui corpi dei soldati (all’inizio viene mostrato uno di loro che soffre di shell shock).

“Gli anni spezzati” (“Gallipoli”) del 1981, Australia, per la regia di Peter Weir. Il film narra uno dei

tragici episodi della sanguinosa battaglia di Gallipoli sullo stretto dei Dardanelli, dove tra il 1915 e il 1916 persero la vita 8.587 uomini dell’ANZAC, parte del corpo di spedizione comprendente soldati dell’esercito australiano e neozelandese. È soprattutto una storia di amicizia tra due giovani australiani, Archy Hamilton (Mark Lee), dotato di un grande talento per la velocità, e lo spavaldo Frank Dunne (Mel Gibson). Entrambi i ragazzi si arruolano volontari nell’esercito, uno in cavalleria e uno in fanteria, e il destino li porterà a combattere in una durissima esperienza bellica. Il film fu uno dei più grandi successi di tutti i tempi in Australia, sia di pubblico sia di critica, e ottenne numerosi riconoscimenti.

“Una lunga domenica di passioni”
del 2004, Francia, regia di Jean-Pierre Jeunet. Questo film mi era piaciuto talmente tanto che all’epoca avevo poi comprato il romanzo da cui è tratto: “Un long dimanche de fiançailles” dello scrittore Sébastien Japrisot. La storia inizia al fronte con alcuni soldati che vengono accusati di auto-mutilazione per ottenere il congedo. Condannati a morte da una corte marziale, i cinque vengono condotti fino ad un avamposto chiamato «Bingo Crepuscolo» e abbandonati al loro destino nella terra di nessuno tra le trincee tedesche e quelle francesi. Questi eventi si alternano con quanto sta accadendo alla fidanzata di uno di loro, una ragazza di nome Mathilde rimasta zoppa per la poliomielite, che viene contattata da un ex sergente ricoverato in un ospedale a causa dell’influenza spagnola… e non vi dico altro perché magari vi è venuta voglia di vederlo.

 

“Testament of Youth” del 2014, Regno Unito, regia James Kent, di cui potete vedere una foto qui in alto. Il film è ispirato al romanzo Generazione perduta della scrittrice Vera Brittain, e racconta gli anni giovanili dell’autrice, e la sua esperienza con gli orrori della Prima guerra mondiale. Durante il conflitto la giovane perde il fratello Edward, il fidanzato Roland e l’amico Victor, in una guerra interminabile che tutti in Gran Bretagna pronosticavano come veloce e indolore.

 

“Torneranno i prati” di Ermanno Olmi

 

. lo straziante “Torneranno i prati” del 2015, l’ultimo film di Ermanno Olmi, ambientato nelle trincee sull’altopiano di Asiago e in mezzo alle montagne innevate. Il film si ispira liberamente al racconto “La paura” di Federico De Roberto del 1921 e basato anche sulla corrispondenza dei soldati. Lo scenario di pace e il silenzio irreale vengono di quando in quando devastati dagli attacchi nemici, e il film mostra le giornate interminabili dei soldati in mezzo a freddo, fame, sporcizia, paura.

“1917” del 2019, USA/Regno Uniti, regia di Sam Mendes. Il film vede protagonisti George MacKay e Dean-Charles Chapman, affiancati da un cast che comprende Mark Strong, Andrew Scott, Richard Madden, Colin Firth e Benedict Cumberbatch. Il regista si è ispirato ai racconti di guerra di suo nonno Alfred Hubert Mendes, che aveva combattuto per due anni sul fronte francese. La sfida degli sceneggiatori è stata quella di creare una storia che, pur svolgendosi in tempo reale, nella sua durata avesse un inizio, uno svolgimento e una fine e non si spostasse mai dai protagonisti. Le sequenze nelle trincee sono assolutamente straordinarie per realismo.

***

Vi chiedo se conoscevate la storia del Milite Ignoto (io no) o avete visto qualcuno di questi film. Vi lascio con il trailer youtube di “La scelta di Maria” per darvi un’idea di come è stato realizzata la vicenda.

Cristina M. Cavaliere

 

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Fonti immagini: Wikipedia