Quando tu mi hai ferita?
Quando tu mi hai ferita?
Forse ero ancora nel seno di mia madre
o forse solo nei tuoi pensieri.
Tu mi amasti da sempre.
Io non ho che un piccolo tempo da darti
Ed un piccolo amore
Ma mi perdo nel tuo,
questo mare che brucia
e di sé si alimenta.
Allorché mi feristi
Io non sapevo quanto il tuo amore facesse male.
Ed è questo che vuoi,
soltanto questo in cambio dell’infinito amore:
che io soffra l’amor tuo,
che me lo porti come piaga profonda
e non la curi.
ELENA BONO, I galli notturni cit., p. 77
Elena Bono (1921-2014) è stata una scrittrice, poetessa e traduttrice italiana. Per motivi legati al lavoro del padre, insegnante di letteratura classica, la sua famiglia si trasferisce da Sonnino a Recanati e poi a Chiavari. Qui Elena sposa nel 1959 Gian Maria Mazzini, imprenditore e critico letterario. Ritenuta fra le maggiori scrittrici del secondo dopoguerra, ha tradotto opere letterarie dal greco e dal latino; ha composto poesie ed è stata autrice di romanzi e opere per il teatro. Dal 1980 tutta la sua opera è stata pubblicata dalla casa editrice “Le Mani” di Francangelo Scapolla, che ne intuisce la grandezza pur senza illudersi riguardo ad un suo immediato successo popolare.
Nel 2013 pubblica in versione e-book il suo capolavoro assoluto, Morte di Adamo. Ha vinto numerosi premi letterari e nel 2008 è stata insignita dalla cittadinanza onoraria di Sonnino. Ammalata da tempo, Elena Bono muore il 26 febbraio 2014. I funerali sono stati celebrati nella cattedrale di Nostra Signora dell’Orto a Chiavari, città dove è stata sepolta con indosso lo scapolare francescano come da sue volontà.
Fonte testo:
- “Poesie di Dio”, 1999 – Einaudi
- Biografia da Wikipedia
L'affresco di Giotto lo conoscevo, stile ancora vicino alla ieraticità bizantina ma già si vede più emozione nei volti e più "azione" intorno alle due figure centrali.
La poesia l'ho dovuta leggere più volte per tentare di comprenderla a fondo. Presumo che si stia rivolgendo a Dio, e che "l'infinito amore" che è al tempo stesso è una "ferita" sia la consapevolezza della difficoltà del cammino esistenziale di chi vuole essere profondamente e sinceramente cristiano. Ma forse il senso della poesia è un altro.
Mi piace molto Giotto sia per la monumentalità che conferisce alle sue figure sia per il pathos che anima le espressioni. Non per niente è considerato un gigante. 🙂
Sì, il significato della poesia è quello che hai così bene descritto, cioè il rapporto con Dio. Ho proprio voluto proporre un'autrice poco nota senza necessariamente legarla all'immagine o al momento pasquale.
Mi piace l’idea del Triduo Pasquale. Il quadro di Giotto è molto bello: non so perché, ma Gesù, coperto da quel mantello dorato, aumenta in me la suggestione del tradimento.
Ti ringrazio, Marina, ho avuto l'idea proprio sfogliando la gallerie di immagini dello scorso anno. Il mantello dorato, come hai giustamente notato, cattura ancora di più l'attenzione dell'osservatore. Mi piace pensare che sia il colore del tradimento, e nello stesso tempi aumenti la preziosità della vittima designata.
Ah quanto rivoluzionaria fu quella pittura di Giotto, che mette in scena la vita di Gesù e del santo Francesco. Per quei tempi, un'immagine straordinaria come quella lasciò senza fiato, immerse i fruitori in quella profondità fatta di azione. Dovettero esserne sconvolti.
La pittura di Giotto è veramente rivoluzionaria per espressività se paragonata alla staticità delle immagini sacre di stile bizantino. Nella storia ci sono questi artisti e questi movimenti spartiacque che ancora oggi ci sbalordiscono, come se fossero riusciti a sfondare una sorta di quarta parete.
Sono stata a visitare la cappella degli Scrovegni anni fa, ne ho un ricordo flebile. Molto potente la rappresentazione di Giotto.
Anch'io ero stata a Padova molti anni fa, mi riprometto di tornarci per visitare la cappella restaurata. Avevo visto un servizio ed è un vero spettacolo!