Tenere un blog con una certa costanza significa poter ripercorrere un diario pubblico dove balzano all’occhio alcuni momenti cruciali della propria esistenza. Proprio per la sua natura, un blog non è un sito che invece è una vetrina statica quasi aziendale. Recensioni di libri o film, articoli sulle mostre, momenti di vita in famiglia, lavoro tra alti e bassi, e per molti di noi scrittura, speranze e disillusioni, e persino periodi dove non si pubblica nulla, tutto contribuisce a delineare un percorso che diviene più chiaro quando ci si volta indietro a riconsiderarlo. 

Possiamo infatti decidere da noi stessi le tappe di questo cammino, ma fino a un certo punto perché il destino individuale, familiare o collettivo ci sbalza su sentieri alternativi che non sempre avremmo voluto prendere; o, se preferite la metafora del fiume, le correnti ci sospingono in bracci secondari dove spesso ci areniamo o dove veniamo condotti in direzioni contrarie alle nostre intenzioni. Nonostante questo alternarsi tra volontà e fortuna (un classico anche letterario, come ci insegna Niccolò Machiavelli) è interessante esaminare – proprio attraverso il blog – come si sia snodato il sentiero che sta ormai alle nostre spalle, e appartiene al passato.

Il 2020 può essere  considerato un anno-spartiacque, perché a livello personale e comunitario siamo entrati in una sorta di uragano che, pur con le debite variazioni di intensità, non accenna a sopirsi, e il blog Il Manoscritto del Cavaliere me lo ha mostrato come uno specchio sufficientemente fedele, come pure penso sia accaduto per molti blogger. Abbiamo cercato di aggrapparci a qualche maniglia salvavita per non essere spazzati via nel caos, e abbiamo dovuto orientare in modo diverso le nostre scelte, oppure rinunciare a molti progetti; soprattutto, abbiamo tentato disperatamente di non ammalarci.

Proprio individuando un segmento temporale ben preciso, all’incirca a questa altezza nel 2020, avevo avviato in modo del tutto istintivo l’iniziativa #una poesia e un’immagine al giorno, allo scopo di fare compagnia a me stessa e a voi e senza prevedere quanto sarebbe durato. Avevo problemi di salute, ma nello stesso tempo non avrei voluto chiudere del tutto i battenti. Ripercorrere quella galleria di immagini e poesie, insieme con il numero di visualizzazioni e i vostri commenti, mi ha colpito piacevolmente; e nello stesso tempo mi ha provocato una sorta di estraniamento. In fondo, è la stessa sensazione che prova un autore quando rilegge a distanza di tempo uno suo scritto, sia per trarne diletto sia per revisionarlo: si tratta di un “altro sé” che non poteva immaginare quello che era in corso, e tantomeno prevedere quello che si stava preparando. L’autore di un blog, ovvero un diario più o meno intimo, si è trovato dunque a interpretare un personaggio preso in una trama più grande di lui

La seconda sensazione che ho provato, rileggendo il tutto, è la dilatazione nel tempo intercorso, che è di un anno ma che sembra assai più ampia. “Tempus fugit” dicevano i latini, e questi mesi sono comunque trascorsi, sia pure in maniera convulsa, complicata e luttuosa.

Ritornando a quell’esperienza, quest’anno ho pensato di proporvi nella settimana santa tre immagini e tre poesie di autori poco noti per il Triduo Pasquale. Non è importante che si sia credenti o meno, si sia cattolici o si appartenga ad altre confessioni: penso che possa rappresentare un momento di bellezza per la vista e la lettura, e di riflessione conseguente. Le poesie che ho scelto non sono necessariamente collegate al dipinto, ma tutte sono imperniate sul rapporto con Dio. Spero che comunque vi piacciano!

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Vi do appuntamento a domani giovedì 1 aprile, e vi lascio con la domanda: avete mai “risfogliato” il vostro blog e che cosa vi ha colpito maggiormente?