Di recente mi sono imbattuta in una storia curiosa, meglio nota come “I fantasmi del Trianon“, di cui non avevo mai sentito parlare. La presento nella rubrica Il Caffè della Rivoluzione come un’altra pagina da aggiungere al mio repertorio settecentesco-rivoluzionario. In qualunque modo la pensiate, converrete che il tema dei fantasmi suscita in noi attrazione, curiosità, paura, scetticismo, dubbio, ma è destinato a non lasciarci indifferenti
Ma veniamo al fatto specifico. Si tratta di un’esperienza vissuta nel 1901 nei giardini del Trianon situati nella reggia di Versailles, così come ci viene raccontata da parte di due signore inglesi, Charlotte Anne Moberly ed Eleanor Frances Jourdain. Tale esperienza verrà poi pubblicata da loro nel libro An Adventure nel 1911 sotto lo pseudonimo di “Elizabeth Morison” and “Frances Lamont”, suscitando molto clamore e aspettative e poi anche moltissima derisione nel pubblico.
Le due protagoniste

Prima di arrivare al sodo, ecco una rapida biografia delle due signore:

Charlotte Anne Moberley, nata nel 1846, è la decima di quindici figli. Il padre è stato preside al Winchester College e diventa poi vescovo di Salisbury. La figlia assume le mansioni di sua segretaria per venti anni prima di essere scelta nel 1886 come direttrice del St. Hugh’s Hall, terzo College femminile dell’università di Oxford fondato da Elizabeth Wordsworth.

Eleanor Frances Jourdain, nata nel 1863, è la primogenita di dieci figli. Il padre è Francis Jourdain, vicario di Ashbourne e discendente da ugonotti (cioè i protestanti) francesi; e anche lei è diplomata in un College di Oxford. Come l’amica, diviene insegnante e fonda la sua propria scuola a Watford nell’Hertfordshire. All’epoca dei fatti vive a Parigi dove ha preso in affitto un appartamento con la prospettiva di ricevervi degli studenti per impartire delle lezioni.

 

La visita a Versailles

Anne Moberley si è recata a Parigi per proporre all’amica di diventare condirettrice a St. Hugh, cosa che effettivamente accade nel 1902. Intende approfittare dell’occasione per recarsi in visita alla reggia di Versailles. Siamo al 10 agosto 1901 in una giornata pienamente estiva e carica di elettricità temporalesca. Dopo aver visitato la reggia, che peraltro non le ha entusiasmate, le due amiche stanno attraversando i giardini, in direzione del Petit Trianon, una zona del parco con un piccolo castello e circondato da giardini in diversi stili. 

Ricordo che questo luogo nasce ben prima, nel 1748, per volere del re Luigi XV, su iniziativa della sua favorita Madame de Pompadour, che affida a un architetto la progettazione di un “giardino di piante”. Alla morte di suo nonno, il nuovo sovrano Luigi XVI offre il Petit Trianon alla giovane sposa Maria Antonietta che vi crea un suo ambiente intimo, lontano dall’etichetta della corte che per lei risultava oppressiva. Lo potete vedere qui in una veduta aerea: c’è un piccolo padiglione ed è contornato da boschetti.

Torniamo però alle due amiche e al 1901. Dopo aver raggiunto il Grand Trianon, scoprono che il Petit Trianon è chiuso. Pur consultando la guida turistica Baedeker, si perdono, per esempio non svoltando all’Allée des Deux Trianons, il viale principale. Anne Moberley nota una persona che scuote uno strofinaccio bianco da una finestra, mentre Eleanor Jourdain nota una sorta di fattoria deserta, fuori dalla quale c’è un vecchio solco da aratura. A questo punto cominciano a provare un senso crescente di disagio, pur non rivelandolo l’una all’altra al momento.

Avvistano anche un cottage con una donna che sta porgendo in maniera enfatica una caraffa a una ragazza che si trova sulla soglia. Avrebbero poi descritto la scena come un “tableau vivant“, cioè un “quadro vivente”, un genere di rappresentazione molto in uso nel Settecento. Anne Moberly non osserva con attenzione il cottage, ma ricorda che l’atmosfera cambia sensibilmente. Scrive: “D’improvviso tutto sembrava innaturale, e dunque sgradevole; persino gli alberi sembravano diventati immobili e senza vita, come se appartenessero a una tappezzeria. Non c’erano giochi di luci e ombre, e il vento non muoveva le foglie.”

Raggiungono il limitare di un bosco, vicino al Temple de l’Amour, e si imbattono in un uomo seduto 
vicino a un gazebo, e che indossa un mantello e un cappello a larghe tese. Secondo Anne Moberly, il suo aspetto è “grandemente ripugnante…. la sua espressione odiosa. La sua carnagione era scura e irregolare.” Jourdain dirà: “L’uomo aveva girato lentamente il viso, segnato dal vaiolo; la carnagione era molto scura. Aveva l’espressione malvagia… e, anche se non sembrava che guardasse proprio nella nostra direzione, era sgradevole l’idea di passargli accanto.” Le due signore descrivono un altro uomo, “alto… con grandi occhi scuri, e lunghi capelli ricciuti sotto un grande cappello” che le raggiunge, e mostra loro la strada per il Petit Trianon.

Anne Moberly nota una signora che sta disegnando seduta sull’erba e che guarda nella loro direzione dopo che hanno varcato un ponte per raggiungere i giardini davanti al palazzetto. La signora indossa un leggero vestito estivo e un grande cappello bianco, e ha una capigliatura folta e bionda. La signora inglese al momento pensa a una turista, ma il vestito sembra molto fuori moda. Dal canto suo, Eleanor Jourdain non scorge questa signora. La loro visita si conclude alla reggia, dove si dirigono verso l’ingresso e dove su uniscono a un gruppo di altri visitatori.

Una settimana dopo, Anne Moberley menziona in una lettera alla sorella dei fatti occorsi durante la visita. Discorre poi con Eleanor Jourdain, chiedendole un’opinione: Versailles è forse infestata? Tre mesi dopo a Oxford, le due amiche decidono di mettere a confronto i loro appunti e scrivere relazioni separate su che cosa è successo, e anche di fare ricerche sulla storia del Trianon. Le due amiche ritornano diverse volte sul posto, ma non riescono a ricostruire il loro percorso. Chiedono anche se al momento non fosse in corso una festa privata, cosa che non risulta. Anche su sollecitazione della Society for Psychical Research, le due amiche pubblicheranno poi il loro racconto sotto pseudonimo nel 1911. Il libro ottiene un ottimo successo con 11.000 copie vendute e studi pubblicati nelle riviste di parapsicologia. L’identità delle due protagoniste viene peraltro rivelata dopo la loro morte.


Le spiegazioni proposte

Anne Moberley ed Eleanou Jourdain sostengono di aver forse visto avvenimenti che ebbero luogo il 10 agosto 1792, appena sei settimane prima dell’abolizione della monarchia, quando il palazzo delle Tuileries a Parigi fu assediato e le guardie svizzere massacrate. La donna è molto somigliante alla regina Maria Antonietta, che potete vedere in apertura all’età di ventisette anni nel quadro di Elisabeth Vigée-Lebrun. L’uomo dal viso butterato potrebbe essere il conte Vaudreuil, tra i vari candidati. Le emozioni e l’angoscia vissuti dai protagonisti settecenteschi avrebbero potuto lasciare una sorta di deposito di emozioni che sarebbe stata attivato dal clima temporalesco. (La mia obiezione è che all’epoca la famiglia reale era stata già trasferita da tempo al palazzo delle Tuileries di Parigi e, se non ricordo male, non tornò mai più a Versailles.)

Una spiegazione che non coinvolge il soprannaturale fu avanzata da Philippe Julian nel 1965 nella sua biografia del poeta decadente Robert de Montesquiou. Al tempo della visita delle due signore a Versailles, Montesquiou viveva nei paraggi e notoriamente dava delle feste dove i suoi amici indossavano costumi del periodo e interpretavano i “tableaux vivants” come parte dell’intrattenimento. Le due signore potrebbero essersi imbattute in uno di questi eventi, e dunque la donna vestita come Maria Antonietta, e gli uomini in abiti d’epoca, avrebbero potuto essere dei figuranti. I soliti maligni avanzano l’ipotesi di un coinvolgimento lesbico tra le due amiche, e altri ancora più maligni sottolineano il loro stato di zitelle facilmente suggestionabili. (Come se essere l’una o l’altra avrebbe potuto far perdere il ben dell’intelletto!)
Michael Coleman, un autore britannico, ha esaminato attentamente la storia e in particolare le due versioni pubblicate dalle signore (1911 e 1913) e ha notato come la vicenda stessa sembra aumentare di consistenza e in dettagli, e anche dopo l’inizio delle indagini da parte delle due protagoniste, mentre il resoconto originale non sembra suggerire quasi nulla di un’esperienza paranormale. Coleman ha anche messo in discussione il rigore e l’affidabilità delle ricerche successive, sottolineando che sono nominate poche fonti e che la maggior parte delle referenze storico-letterarie sono inaffidabili. Uno psicologo ha suggerito che si era trattato di una “esperienza allucinatoria” rielaborata nel tempo con le informazioni raccolte a posteriori.

Altri sostengono che “Moberley e Jourdain erano umane” e potrebbero semplicemente essersi sbagliate. Molti hanno appunto notato che le edizioni di An Adventure si sono abbellite ogni volta, e che le discrepanze sono evidenti.  Inoltre anche le descrizioni di gazebo e ponti sono generiche e potrebbero riferirsi a molte delle strutture esistenti. 
Ma le ricerche potrebbero invece aver spiegato ricordi e dettagli altrimenti incomprensibili. E altri ancora sostengono che, cinquant’anni dopo i fatti narrati, si sono scoperti nella biblioteca municipale di Versailles, in un certo numero di fondi d’archivio che erano poco utilizzati, dei progetti che presentano un padiglione cinese esattamente uguale alla descrizione data dalle protagoniste.
A conclusione della vicenda, l’opera An Adventure non fu più ristampata

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Per quanto mi riguarda e a scanso di equivoci, ho visitato Versailles, per non parlare delle innumerevoli volte in cui ho girato per Parigi, e visto i luoghi della rivoluzione. E, forse per mia fortuna, non ho mai visto nulla di anomalo o mi sarebbe venuto un colpo! 😉

Vorrei comunque chiedervi se conoscete qualche esempio di luogo infestato “famoso” dalle vostre parti!

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P.S. Mi è appena giunta una recente biografia su Robespierre che mi era stata consigliata dal docente di Storia e Web e che sarà di mia prossima lettura! Eccola qua nei paraggi. 🙂