Prima di arrivare al sodo, ecco una rapida biografia delle due signore:
Charlotte Anne Moberley, nata nel 1846, è la decima di quindici figli. Il padre è stato preside al Winchester College e diventa poi vescovo di Salisbury. La figlia assume le mansioni di sua segretaria per venti anni prima di essere scelta nel 1886 come direttrice del St. Hugh’s Hall, terzo College femminile dell’università di Oxford fondato da Elizabeth Wordsworth.
Ricordo che questo luogo nasce ben prima, nel 1748, per volere del re Luigi XV, su iniziativa della sua favorita Madame de Pompadour, che affida a un architetto la progettazione di un “giardino di piante”. Alla morte di suo nonno, il nuovo sovrano Luigi XVI offre il Petit Trianon alla giovane sposa Maria Antonietta che vi crea un suo ambiente intimo, lontano dall’etichetta della corte che per lei risultava oppressiva. Lo potete vedere qui in una veduta aerea: c’è un piccolo padiglione ed è contornato da boschetti.
Torniamo però alle due amiche e al 1901. Dopo aver raggiunto il Grand Trianon, scoprono che il Petit Trianon è chiuso. Pur consultando la guida turistica Baedeker, si perdono, per esempio non svoltando all’Allée des Deux Trianons, il viale principale. Anne Moberley nota una persona che scuote uno strofinaccio bianco da una finestra, mentre Eleanor Jourdain nota una sorta di fattoria deserta, fuori dalla quale c’è un vecchio solco da aratura. A questo punto cominciano a provare un senso crescente di disagio, pur non rivelandolo l’una all’altra al momento.
Avvistano anche un cottage con una donna che sta porgendo in maniera enfatica una caraffa a una ragazza che si trova sulla soglia. Avrebbero poi descritto la scena come un “tableau vivant“, cioè un “quadro vivente”, un genere di rappresentazione molto in uso nel Settecento. Anne Moberly non osserva con attenzione il cottage, ma ricorda che l’atmosfera cambia sensibilmente. Scrive: “D’improvviso tutto sembrava innaturale, e dunque sgradevole; persino gli alberi sembravano diventati immobili e senza vita, come se appartenessero a una tappezzeria. Non c’erano giochi di luci e ombre, e il vento non muoveva le foglie.”
Raggiungono il limitare di un bosco, vicino al Temple de l’Amour, e si imbattono in un uomo seduto
vicino a un gazebo, e che indossa un mantello e un cappello a larghe tese. Secondo Anne Moberly, il suo aspetto è “grandemente ripugnante…. la sua espressione odiosa. La sua carnagione era scura e irregolare.” Jourdain dirà: “L’uomo aveva girato lentamente il viso, segnato dal vaiolo; la carnagione era molto scura. Aveva l’espressione malvagia… e, anche se non sembrava che guardasse proprio nella nostra direzione, era sgradevole l’idea di passargli accanto.” Le due signore descrivono un altro uomo, “alto… con grandi occhi scuri, e lunghi capelli ricciuti sotto un grande cappello” che le raggiunge, e mostra loro la strada per il Petit Trianon.
Anne Moberly nota una signora che sta disegnando seduta sull’erba e che guarda nella loro direzione dopo che hanno varcato un ponte per raggiungere i giardini davanti al palazzetto. La signora indossa un leggero vestito estivo e un grande cappello bianco, e ha una capigliatura folta e bionda. La signora inglese al momento pensa a una turista, ma il vestito sembra molto fuori moda. Dal canto suo, Eleanor Jourdain non scorge questa signora. La loro visita si conclude alla reggia, dove si dirigono verso l’ingresso e dove su uniscono a un gruppo di altri visitatori.
Una settimana dopo, Anne Moberley menziona in una lettera alla sorella dei fatti occorsi durante la visita. Discorre poi con Eleanor Jourdain, chiedendole un’opinione: Versailles è forse infestata? Tre mesi dopo a Oxford, le due amiche decidono di mettere a confronto i loro appunti e scrivere relazioni separate su che cosa è successo, e anche di fare ricerche sulla storia del Trianon. Le due amiche ritornano diverse volte sul posto, ma non riescono a ricostruire il loro percorso. Chiedono anche se al momento non fosse in corso una festa privata, cosa che non risulta. Anche su sollecitazione della Society for Psychical Research, le due amiche pubblicheranno poi il loro racconto sotto pseudonimo nel 1911. Il libro ottiene un ottimo successo con 11.000 copie vendute e studi pubblicati nelle riviste di parapsicologia. L’identità delle due protagoniste viene peraltro rivelata dopo la loro morte.
Anne Moberley ed Eleanou Jourdain sostengono di aver forse visto avvenimenti che ebbero luogo il 10 agosto 1792, appena sei settimane prima dell’abolizione della monarchia, quando il palazzo delle Tuileries a Parigi fu assediato e le guardie svizzere massacrate. La donna è molto somigliante alla regina Maria Antonietta, che potete vedere in apertura all’età di ventisette anni nel quadro di Elisabeth Vigée-Lebrun. L’uomo dal viso butterato potrebbe essere il conte Vaudreuil, tra i vari candidati. Le emozioni e l’angoscia vissuti dai protagonisti settecenteschi avrebbero potuto lasciare una sorta di deposito di emozioni che sarebbe stata attivato dal clima temporalesco. (La mia obiezione è che all’epoca la famiglia reale era stata già trasferita da tempo al palazzo delle Tuileries di Parigi e, se non ricordo male, non tornò mai più a Versailles.)
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Per quanto mi riguarda e a scanso di equivoci, ho visitato Versailles, per non parlare delle innumerevoli volte in cui ho girato per Parigi, e visto i luoghi della rivoluzione. E, forse per mia fortuna, non ho mai visto nulla di anomalo o mi sarebbe venuto un colpo! 😉
Vorrei comunque chiedervi se conoscete qualche esempio di luogo infestato “famoso” dalle vostre parti!
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P.S. Mi è appena giunta una recente biografia su Robespierre che mi era stata consigliata dal docente di Storia e Web e che sarà di mia prossima lettura! Eccola qua nei paraggi. 🙂
Io credo che la spiegazione più razionale sia quella avanzata da Philipe Julian, magari le due signore si saranno imbattute in qualche festa in costume.
Veniamo adesso ai luoghi infestati delle zone dove vivo io: ne conosco due, del primo ne ho parlato ormai quasi dieci anni fa sul mio blog ( http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.com/2011/05/il-fantasma-che-non-ti-aspetti.html) Il secondo riguarda un aantica villa Veneta chiamata Villa Foscari nella lovalità della Malcontenta a Mira (Ve) In questa villa (tra parentesi ancora abitata e con la corrente allacciata solo in una stanza) si dice si agiri il fantasma di una bella dama veneziana coi capelli rossi del seicento settecento rinchiusa lì dal marito der punirla delle sue numerose infedeltà. La storia la trovi quì: https://initalia.virgilio.it/villa-foscari-mira-leggenda-malcontenta-32358 Io stesso sono stato in entrambi i posti più volte ma di fantasmi mai visto nemmeno uno. 😉
Ciao Nick, per quanto riguarda il primo caso che mi hai proposto, ti ho appena lasciato un commento direttamente sul tuo blog. 🙂 Sai che invece avevo visitato la Villa Malcontenta una ventina d'anni fa? Mi trovavo a trascorrere l'estate sui Colli Euganei e avevamo partecipato a una gita sul Brenta a bordo del burchiello. Una delle tappe era proprio davanti a Villa Malcontenta, tra l'altro un luogo bellissimo. Lì appresi proprio il perché di questo nome.
Dalle mie parti c'è il famoso fantasma femminile dalle parti del Castello Sforzesco, e a Trezzo sull'Adda l'ormai famoso spettro di Bernabò Visconti di cui ho parlato abbondantemente nel blog e soprattutto qui: "Bernabò Visconti e i luoghi prediletti del Diavolo 2." https://www.ilmanoscrittodelcavaliere.it/2016/06/2-bernabo-visconti-e-i-luoghi.html
Sul caso delle due signore non mi pronuncio, da bravo scettico posso persino pensare che abbiano inventato tutto.
Riguardo luoghi infestati dalle mie parti, sicuramente qualche leggenda locale ci sarà, ma non me ne sono mai interessato. Si dice di una locanda in cui venne uno "straniero" (nel 1800) e non usciva più dalla stanza, allora aprirono la porta e vi trovarono una statua di Gesù. Suona più come un potenziale "miracolo", ma non mi ha mai pienamente convinto 😉
Io penso che si siano lasciate suggestionare dalle circostanze, e abbiano arricchito man mano il loro resoconto, magari non necessariamente in malafede. Bisogna tener conto anche della diffusione tra fine Ottocento e inizio Novecento delle sedute spiritiche, che erano diventate una vera e propria moda in tutta Europa!
Curioso il caso che mi hai raccontato… 😉
Anch’io sono stata alla reggia di Versailles e non ho visto niente di strano…ehm ti racconto un episodio simpatico: sono stata a visitare Versailles con mio marito (ora ex) e ci siamo impunemente aggregati (anzi infiltrati) a una visita guidata, c’era una guida italiana che spiegava tutto e noi ci eravamo messi ad ascoltare, poi però quando volevamo defilarci la guida ci chiamava e ci diceva “ ehi voi due non restare indietro” ormai la guida ci aveva adottati. Siamo dovuti scappare alla chetichella…
Riguardo ai fantasmi sembra che dalle parti di Ferrara ci sia una casa infestata dai fantasmi io volevo andare a visitarla ma nessuno ha mai voluto accompagnarmi (eh no da sola non ci vado).
Che nostalgia per i viaggi e le visite in questi luoghi bellissimi, sto avendo delle vere crisi di astinenza. Di recente compriamo le riviste Bell'Europa e Bell'Italia, nella speranza di tornare a girare come prima e (forse) più di prima. I tempi saranno lunghi, mi sa…
Hai ragione, non è consigliabile andare a visitare case infestate da soli! 😉
Non mi sono mai interessata di fantasmi, però potrei cercare qualcosa sui fantasmi del Friuli. Il materiale non manca di certo da queste parti, tra sbilfs e agane. Mi hai fatto tornare in mente Il giardino del benandante, di Paolo Morganti, primo romanzo di una serie ambientata nel Friuli del Cinquecento, tra delitti e trame demoniache. Niente male, devo proseguire (scusa l'off-topic!).
Penso che i fantasmi e le apparizioni spettrali siano comuni a tutte le latitudini, anche se assumono forme diverse. Per non allontanarci troppo dalla montagna, anche in Trentino ci sono molte storie e leggende di presenze, soprattutto boschive.
Sembra molto coinvolgente quella serie che hai nominato!
Sono scettica e quindi dico che, vista la nota intelligenza e l'acume di entrambe, secondo me è stato un bello scherzo orchestrato dalle due, proprio per far parlare della vicenda. Del tutto inventata, e direi anche adoperando un piacevole uso della fantasia. D'altra parte potrebbe trattarsi di quella festa in maschera, chissà.
Piuttosto sono andata ad approfondire un po' sulle loro vite e sulla fondatrice del college femminile e… wow. Ma quanto non conosciamo di questo passato? E soprattutto torno a chiedermi: perché non ne scrive nessuno, non sappiamo niente di queste grandi personalità, che avranno dovuto esporsi, lottare non poco perché le donne avessero accesso a un'istruzione dignitosa?
Di case infestate non saprei dire. Come ho detto, sono molto scettica. Mi piace pensare al castello di Gradara, dove parrebbe udirsi il lamento di Francesca da Rimini. Ci piace pensare che certe anime possano vivere per sempre…
Anch'io penso che potrebbe essere stata una storia inventata dalle due signore oppure che abbiano visto la festa in costume e ne siano rimaste in qualche modo suggestionate. Come scrivevo nel commento ad Ariano, non bisogna nemmeno dimenticare che a fine Ottocento e inizio Novecento "si facevano ballare i tavolini", cioè le sedute spiritiche erano diventate una vera e propria mania offrendo il destro a ciarlatani di ogni sorta. Mi è venuto in mente ora, per esempio, il bel film "1921 – Il mistero di Rookford" produzione BBC che ha come protagonista Florence Cathcart, una donna istruita e razionale che si dedica a demolire le teorie e a smascherare i trucchi dei sostenitori del soprannaturale. In qualità di investigatrice viene incaricata di indagare sulla morte di un ragazzino nel collegio di Rookford…
La vicenda delle due insegnanti è molto interessante anche perché delinea una realtà dove le donne dovevano battersi duramente per acquisire istruzione e indipendenza, e confrontarsi con tutta una serie di pregiudizi e ostacoli che a noi sembrano insormontabili. Nel leggere le fonti della vicenda, a me hanno dato molto fastidio le maldicenze sul loro conto soltanto perché erano due donne amiche tra loro e non sposate.
Qualche anno fa vidi il castello di Montebello che ospita la vicenda della sparizione di "Azzurrina", cioè la bimba Guendalina Malatesta.
Ciao Cristina, come stai?
In questi casi le ipotesi più facilmente corrispondenti a verità sono in genere l'inganno, volontario (al fine di ottenere per esempio un ritorno economico), o meno (quindi per fenomeni di autosuggestione).
Casi di questo tipo, che si avvicinano al fenomeno psicologico della sindrome di Stendhal, in realtà sono tutt'altro che infrequenti in luoghi dal forte connotato storico, cosa che ha offerto spunti a diversi scrittori (Finney, poi ripreso da Matheson).
Io stesso ne avevo parlato come della "sindrome di Venezia".
«Si tratta di uno strano quanto raro fenomeno capitato ad alcune persone in visita a luoghi dal grande significato storico, rimasti com’erano nel passato, senz’alcuna alterazione. Per esempio a Venezia, in Italia, dove il fenomeno è stato osservato per la prima volta, da cui il nome. Rimasti un momento soli all’interno degli antichi edifici storici della città, alcuni turisti, presi dall’atmosfera avvolgente di luoghi così pregni dell’impronta del passato, si sono in un certo qual modo come auto-ipnotizzati, e hanno avuto l’impressione di aver viaggiato indietro nel tempo fino all’epoca rinascimentale italiana. E per un attimo sono stati in grado di vedere un breve scorcio di quel passato. Poi, richiamati dagli altri membri della comitiva, quella sensazione è subito svanita e sono ritornati al presente. Alcuni di quelli che hanno studiato in maniera approfondita il fenomeno si sono addirittura spinti ad affermare che è persino possibile che quei turisti abbiano in effetti viaggiato indietro nel tempo, anche se solo per pochi istanti. Forse non fisicamente, ma mentalmente è possibile che sia avvenuto.»
Ciao Marco, io tutto bene… spero anche tu! 🙂
Ti ringrazio moltissimo di aver riportato la spiegazione sulla "sindrome di Venezia", l'ho trovata davvero interessante e mi hai risvegliato la memoria, nel senso che credo di aver visto un documentario qualche tempo fa che ne parlava. Mi rammento di questi turisti italiani, nello specifico una signora, che in occasione della sua primissima visita a Venezia stette davvero male. Tra l'altro aveva desiderato da tempo andarci. Il ricordo era così sgradevole che durante l'intervista raccontava questa esperienza con un senso di genuino terrore e per nulla al mondo vi sarebbe ritornata. Dovette allontanarsi in fretta e si sentì subito risollevata non appena lontana dalla città. Nessuna altra città storica le fece poi un effetto del genere.
Quello che mi spieghi sarebbe assimilabile al fenomeno del déjà-vu? Comunque continuo a non comprendere appieno come un viaggio, sia pure mentale (il che mi sembra di per sé notevolissimo!), possa accadere. Mi viene da pensare, forse sbagliando, che gli edifici siano impregnati di forme energetiche talmente potenti da investire gli osservatori…
Bisognerebbe conoscere la visione einsteniana del Tempo, per cui passato, presente e futuro non esistono, ma coesistono…
Credo che la signora di cui parli abbia sperimentato qualcosa analogo alla sindrome di Stendhal.
E se ci ripensi, data l'esperienza per lei negativa, mi fa venire in mente l'episodio nelle grotte di Adela in "Passaggio in India" di Forster.
Grazie mille della tua risposta, Marco. L'episodio nelle grotte con il personaggio di Adela è davvero calzante per la sua somiglianza al resoconto della signora. Oltretutto nell'ambito lavorativo ho riletto alcuni stralci di "Passaggio in India" per una letteratura inglese. ^_^
Intanto mi impressiona leggere che le due signore erano parte di famiglie numerosissime: accidenti, dieci figli! All’epoca era possibile (basti pensare che persino mio padre è il terzo fratello di sette), oggi, mamma mia, te lo immagini?
Vabbè, era una nota frivola, vengo alla vicenda: inquietante e suggestiva. Secondo me hanno raccontato la verità, ma si trattava della festa in maschera con i “quadri viventi”. Anch’io sono scettica, credo poco ai fantasmi e a storie similari. Oppure, come dice qualcuno, le due signore sono state due furbone e hanno architettato tutto per farsi conoscere e per fare conoscere la loro attività.
A Caltanissetta, il Castello di Pietrarossa, ormai ridotto a poco più che un rudere, è stato teatro di leggende, le solite: castello antico, fantasmi, un binomio scontatissimo. E chissà… Certo, io non mi avventurerei in un posto del genere, per sì e per no! 😁
Oh, sì, anche a me aveva colpito il fatto di queste famiglie numerosissime. Parecchi anni fa avevo partecipato a un seminario dove ci avevano invitato a tracciare un abbozzo di albero genealogico per riflettere in che misura le famiglie si siano asciugate, e com'è ovvio senza dare giudizi di valore sul fenomeno. Anche mia mamma è la primogenita di sette fratelli, e non era nemmeno la famiglia più affollata del paese! Oggi queste famiglie con tanti figli sono considerate come dei marziani, ah no, pardon, non si sa ancora se ci siano dei "veri" abitatori sul pianeta rosso. 😀
La vicenda dei fantasmi del Trianon è piuttosto strana, in effetti. Io l'ho letta su Instagram e ho fatto delle ricerche in rete; per questo post ho tradotto un paio di fonti in inglese e francese, ma altrove c'erano ulteriori dettagli nel resoconto delle signore. Però non so se siano stati aggiunti nelle versioni posteriori arricchite.
Sono andata a cercare il castello di Pietrarossa che hai proposto, che strano vedere questa forma che sembra sorgere dalla roccia. Chissà quanti castelli esistevano nelle epoche antiche che si sono letteralmente dissolti! E, a proposito di fantasmi da cui tenersi alla larga :D, mi hai fatto venire in mente lo sceneggiato Rai "L'amaro caso della baronessa di Carini" di cui avevo parlato qui: https://www.ilmanoscrittodelcavaliere.it/2016/09/gli-sceneggiati-storici-della-rai.html