Ben ritrovati, cari amici di blog e di penna

Spero che abbiate trascorso questi giorni all’insegna di un maggiore ottimismo, che vi siate riposati e soprattutto che siate in buona salute. Incominciamo insieme il nuovo anno bloggistico e, come da tradizione, inizio con un resoconto di alcune delle letture dello scorso anno e del loro livello di gradimento. 

Può la somma delle letture rispecchiare l’andamento di un anno? Io penso di sì, in special modo se siamo lettori che non si accontentano di uno o due romanzi, ma, come la sottoscritta, macinano libri come se non ci fosse un domani. 
Il 2020 è stato un anno complesso e, per quanto riguarda le mie letture, rapsodico come in questo dipinto di Leonid Afremov che illustra un suonatore di sassofono. Priva del mio consueto viaggio in metropolitana dedicato alla lettura e con lo smartphone rigorosamente spento, ho avuto parecchie fonti di distrazione tra le pareti domestico-lavorative. Nel “tempo libero”, ho letto molto meno del solito, attingendo a casaccio nella mia fornitissima libreria e spesso ho virato su libri snelli di racconti o raccolte di racconti.

Il dato più eclatante è che spesso ho scoperto di non avere nessuna voglia di leggere. Ebbene sì, confesso questo peccato capitale: mi sono trovata a fissare le mie montagne di libri sullo scaffale con un senso di scoraggiamento e ho preferito vedere serie tv o film. 

La situazione di semireclusione e la consapevolezza di avere, paradossalmente, poco tempo mi ha comunque portato a un’operazione di sfoltimento. Ho quindi individuato dei libri che non leggerò mai e che non mi interessano davvero, che al momento ho chiuso in un armadio all’asciutto e, non appena la situazione lo consentirà, verranno donati alla biblioteca. Mi sono sentita più leggera e ora guardo con affetto la mia trentina di libri che sono sopravvissuti alla carneficina e che ricambiano il mio sguardo con gratitudine. Trenta libri sono sempre tanti, ma non sono trecento!

Torniamo alle letture dell’anno trascorso che suddividerò in due post. Anche in questa occasione ho voluto inserire la quarta di copertina ove presente, che ho un po’ sfrondato per non rendere ogni post troppo lungo, e una notazione personale. Alla fine assegnerò i premi sia per le opere che per le copertine. Incominciamo:

1. Il medaglione di Andrea Camilleri (racconto)

A vederlo da lontano, Belcolle sembra un paese da cartolina, una barca arenata su una montagna verde, e sullo sfondo il mare di Cefalù. Ma da vicino è ben altra cosa: d’inverno è gelido e nevoso, e per tutto l’anno è abitato da persone taciturne e diffidenti, “genti di montagna”. Son cinque anni che il maresciallo Antonio Brancato, “un omo preciso al quale piaciva che tutto stava al posto indovi doviva stare”, è a capo della Stazione dei Carabinieri di questo isolato paesino siciliano.

Opinione:
Questo piccolo libro inaugurale è un autentico gioiello, e vi si ritrovano tutte le caratteristiche del miglior Camilleri compreso il suo sguardo disincantato e nello stesso tempo pervaso da una profonda pietas. Il protagonista Brancato è uomo solido e leale che diventa una sorta di confessore per le persone del piccolo paese. Tutto ruota a un medaglione con il ritratto maschile di uno sconosciuto, appartenuto alla moglie defunta di Ciccino. Egli nulla ne sapeva ed è andato fuori di testa al punto da sparare addosso ai passanti, asserragliato in casa. Compito del maresciallo è investigare sull’identità del misterioso uomo. Quale sarà la verità?

2. Ricominciare da sé di Osho

“Ricominciare da sé” è un viaggio, un cammino nel quale il grande maestro spirituale Osho ci conduce verso la conoscenza profonda di noi stessi e delle chiavi della beatitudine. Un percorso di saggezza e di meditazione che tocca il vero centro dell’energia vitale, troppo spesso dimenticato dalla cultura razionalistica occidentale.

Opinione: All’inizio dell’anno mi sono trovata ad avere molti disturbi di salute, e ad avere voglia di leggere qualcosa che mi permettesse di svuotare la mente. Già conoscevo Osho per averlo letto qualche anno addietro: al di là di proclami quantomeno arditi e tipici new age, le sue opere contengono comunque delle riflessioni molto interessanti di cui si può fare tesoro.

3. La velocità dell’angelo di Gianrico Carofiglio (racconto)

“Rimanemmo in silenzio. Era buio e l’aria era diventata più fresca e dava qualche brivido. Tra le nuvole ancora gonfie di pioggia si poteva intuire l’autunno che si stropicciava le mani ossute, chiamava a raccolta l’aria fredda, le giornate grigie, la malinconia dei rimpianti, e si preparava al suo turno. Cosimo era da qualche parte, invisibile. Forse dovremmo andare a sederci all’interno, pensai. Forse dovresti dirmi come va a finire, pensai ancora. Doveva dirmelo, certo, ma in realtà già lo sapevo, e non avrei voluto sentirlo.”

Opinione: Anche in questo caso è un racconto lungo narrato in prima persona, ed è la storia di un incontro tra uno scrittore e una misteriosa donna al Caffè del Pescatore. Lo stile di Carofiglio è molto riconoscibile, poiché attraverso i dialoghi, e i successivi incontri, si svela a poco a poco il passato di questa donna, una ex-poliziotta, e di una scelta che ha cambiato la sua esistenza. Il bellissimo titolo è ripreso da un aforisma citato nel racconto: “Non correre più veloce di quanto il tuo angelo custode sia capace di volare.”

4. Storia romana – Editio Maior di Giovanni Geraci e Arnaldo Marcone (libro universitario)

Il libro ripercorre la storia romana dalle prime attestazioni dei più antichi popoli italici alla caduta

dell’Impero romano d’Occidente, senza rinunciare a seguire le prime fasi dei regni romano-barbarici e dell’Impero bizantino. La storia politica di Roma viene delineata seguendo la lunga parabola di una città che, dalle lotte per mantenere la propria indipendenza e affermare la sua egemonia nel Lazio, è arrivata a dominare il Mediterraneo e l’Europa e a lasciare un’impronta indelebile nella storia.

Opinione: Ho iniziato a leggere questo ponderoso manuale nel gennaio, come ho scritto nel resoconto del mio (mancato) esame di Storia Romana. Lo studio della storia di Roma è monumentale e richiede uno sforzo mnemonico notevole, e nello stesso tempo è appassionante per quanto è incredibile. Come fu possibile che da una tribù, come ce n’erano tante nel territorio laziale, poté affermarsi ed espandere una civiltà come quella di Roma fino ad arrivare a consolidare un impero, pur tra conquiste feroci, sottomissioni spietate e durissime battaglie? Banalizzando molto, sia attraverso la partecipazione politica della popolazione in armi sia impiegando una solida pragmaticità nelle relazioni verso l’esterno. I Romani spesso non sottomisero gli altri popoli tout court, ma usarono svariati strumenti giuridici, come trattati, clientele, concessione o meno di cittadinanza, nell’intento di costituire rapporti di alleanze e a carattere commerciale per favorire la propria prosperità.

A proposito, ho avuto occasione di vedere la serie tv Romulus del regista Matteo Rovere – qui il trailer – sulla Roma arcaica tra leggenda e ricostruzioni archeologiche a partire da Alba Longa. Non sono un’esperta di questo periodo storico, ma l’ho trovata molto ben fatta – non ho visto Romani con gli orologi – e ho letto che è frutto della consulenza di alcuni filologi che hanno costruito la narrazione su una divinità, Rumia, che proteggeva le donne allattanti (rumis o ruma era parola arcaica per indicare la mammella d’un animale), tra divinità boschive, superstizioni e riti crudelissimi tipici di una società guerriera. Devo dire che quando, dopo qualche puntata, ho sentito nominare Roma, mi è corso un frisson di eccitazione… 😊 

6. Un etnologo nel metro di Marc Augé

Anziché occuparsi di quelli che sono i tradizionali oggetti dell’etnologia, Augé questa volta svolge la sua ricerca sul campo in un ambito piuttosto inconsueto: la metropolitana parigina e i suoi «indigeni». Prova cioè ad applicare alla vita quotidiana di una società europea quell’approccio normalmente utilizzato per l’«altro» culturale. Ne esce un originale studio di tutte quelle storie individuali e collettive che si sfiorano, si sovrappongono, si coniugano in modi e forme che normalmente sfuggono all’occhio reso pigro dalla consuetudine.

Opinione: con la recensione di questo libro, che potete trovare qui, sono stata insignita del graditissimo premio Chaplin Award da parte di Luz del blog Io, la letteratura e Chaplin! 🙂 L’articolo è stato scritto durante i primi tempi delle restrizioni sui mezzi di trasporto a Milano, quando ormai io mi ero riorganizzata per lavorare a casa. Se c’è un libro che rispecchia in maniera puntuale lettura, vita individuale e collettiva, è proprio questo.

7. Mansfield Park di Jane Austen

Sir Thomas Bertram è il proprietario della lussuosa tenuta di Mansfield Park, dove vive con la moglie Maria e i quattro figli. Frances, la sorella di Lady Bertram, versa invece in condizioni più difficili, tanto da costringerla a chiedere aiuto proprio ai Bertram, che accettano di prendere con loro Fanny, la secondogenita. Fanny ha nove anni quando arriva a Mansfield Park, e fa una gran fatica ad abituarsi alla differenza di usi rispetto alla famiglia di origine, anche se con il tempo i rapporti con i “nuovi” familiari tendono a migliorare. Nascono legami d’affetto con i cugini, in particolare con Edmund. Fino a che non compare nel ménage Henry Crawford…

Opinione: Posso macchiarmi del delitto di lesa maestà? Dopo aver confessato di non aver avuto voglia di leggere, posso fare ben altro. Questo romanzo mi ha sconcertato a partire dalla protagonista, l’incolore e mansueta Fanny Price, che volentieri avrei voluto prendere per le spalle e scrollare in più punti della vicenda. Ad aumentare la mia personale irritazione per l’eroina, ha concorso il fatto che Jane Austen parteggia per lei al punto da dichiararlo senza fraintendimenti. Anche gli altri personaggi sono irritanti oppure ottusi, ma non nella maniera ironica, leggera e insieme tagliente che ci si aspetta da Jane Austen. Ho letto tutti i romanzi di questa scrittrice, di cui sono un’ardente ammiratrice, ma ho faticato a proseguire e a concludere poiché trovavo lo stile ridondante e prolisso.

8. Il web e gli studi storici – Guida critica all’uso della rete a cura di Rolando Minuti (libro universitario)

I profondi mutamenti determinati dallo sviluppo del web nella realtà culturale contemporanea hanno avuto molteplici e rilevanti implicazioni anche sul versante degli studi storici. Da ciò deriva una crescente esigenza di aggiornamento in merito all’informazione disponibile e alle possibilità offerte dalla rete, ma anche la necessità di una selezione e di un adeguato controllo, funzionali agli obiettivi della ricerca e della didattica storica.

Opinione: Si tratta di un testo che avevo comprato e iniziato a leggere prima della serrata generale, e con cui ho approfondito i materiali per l’esame di Storia e Web, tra l’altro esame obbligatorio del corso di studi. Si tratta di un testo molto specialistico, ma interessante perché presenta una disamina della rete in rapporto alla professione storica, e da indicazione di molti siti ancora funzionanti che non conoscevo e che mi potrebbero servire per la mia futura tesi di laurea, nonché per i romanzi sulla rivoluzione francese! 

9. Povertà femminile nel Medioevo – Istantanee di vita quotidiana di Maria Paola Zanoboni

Incessantemente evocata e altrettanto scarsamente documentata nella sua drammatica concretezza – soprattutto per il medioevo -, la povertà femminile trapela a “macchia di leopardo” dai contesti più vari, in scene che ne rendono palpabile tutto il suo spaventoso, raccapricciante squallore. Emerge casualmente dalle vite dei santi, dai processi di canonizzazione, dai libri contabili degli orfanotrofi, dagli atti notarili, dalle controversie giudiziarie, dalle cronache, dalle novelle, dagli statuti urbani e rurali. Un mondo altalenante tra città e campagna, popolato di vedove, anziane, malate, disabili, balie, filatrici, prostitute, braccianti agricole che solo annotazioni casuali nella documentazione più varia hanno potuto riportare alla luce, sottraendole alla polvere del tempo.

Opinione: Conosco Maria Paola tramite un’amica comune, e questo saggio è una lettura agile ma rigorosa nelle fonti che presenta lo spaccato di un mondo femminile di miseria, fame e soprusi che fa davvero accapponare la pelle e salire le lacrime agli occhi. Approfitto tra l’altro per proporvi qui un link youtube dove Maria Paola Zanoboni tiene una conferenza proprio sull’argomento nell’ambito del Festival del Medioevo di Gubbio. Nel libro ho trovato di estremo interesse la proposta di studiare l’argomento attraverso l’agiografia che, pur presentando le storie con la consueta coloritura edificante, ci può condurre ad ampliare la focale storica.

10. Hashish di Théophile Gautier (racconto)

In un antico palazzo dell’isola Saint-Louis, a Parigi, si riuniscono i membri di un misterioso “club” per sperimentare gli effetti dell’hashish: tra gli adepti ci sono anche scrittori del calibro di Balzac, Nerval, Baudelaire e Gautier. Ed è proprio Théophile Gautier a rivelare per primo, in un articolo e poi in un lungo racconto diventato giustamente celebre, “Il club dell’hashish”, i retroscena di quelle riunioni dove la droga suscita delizie voluttuose, ma anche incubi e brividi d’orrore. Théophile Gautier, la cui opera narrativa e poetica, a furia di “cambiare il dizionario in tavolozza”, rivaleggia spesso con la pittura, sa descrivere le allucinazioni, siano esse causate dall’hashish o dall’oppio con il talento di un maestro del genere fantastico.

Opinione: Ho letto questo racconto lungo alla vigilia dell’esame orale parziale di Storia e Web, e l’ho trovato uno dei migliori dell’anno (anche se una mia amica mi ha chiesto, perplessa: “scusa, ma perché non hai letto un libro più rilassante?”). La descrizione degli effetti causati dall’oppio è di volta in volta esaltante e assolutamente spaventosa, al punto che sembra di essere prigionieri in un quadro di Bosch: “Un vapore bluastro, una luce elisia, un riflesso di grotta azzurrina creavano nella stanza un’atmosfera in cui vedevo vagamente tremolare contorni incerti; quell’atmosfera, nello stesso tempo fresca e tiepida, umida e profumata, mi avvolgeva come l’acqua di un bagno in un bacio di una dolcezza snervante; se volevo cambiare posto, l’aria carezzevole faceva attorno a me mille gorghi voluttuosi, un languore delizioso s’impadroniva dei miei sensi e mi rovesciava sul sofà, dove mi accasciavo come un indumento abbandonato.”

12. Diocleziano di Umberto Roberto

Oppresso dai suoi mali interni e minacciato dalle aggressioni dei barbari, alla metà del terzo secolo il mondo romano era un organismo invecchiato e sull’orlo del collasso. Diocleziano salì dal nulla ai vertici della carriera, si impadronì dell’impero con la violenza, governò con feroce determinazione per più di venti anni, dal 284 al 305. Ma i fasti del potere non cambiarono la sua natura: rimase sempre un soldato. In segno di riconoscenza agli dei scatenò durissime persecuzioni contro i dissidenti, gli empi seguaci di religioni lontane dalla tradizione: i manichei e i cristiani. Al culmine della gloria, al momento di godere di una pace finalmente riconquistata, abdicò. La scelta di Diocleziano è un enigma che continua ad affascinare gli storici.

Opinione: Uno splendido, splendido saggio narrato con maestria narrativa dallo storico, e che ci fa conoscere uno degli imperatori più spietati della storia romana, lo stabilizzatore dell’impero e il tradizionalista per eccellenza; e, al contempo, l’inventore del sistema tetrarchico e l’autore di profonde riforme. Una lettura consigliatissima per gli appassionati e non solo!

13. Le istituzioni politiche del mondo romano di Gabriella Poma (libro universitario)

Roma non ebbe una costituzione scritta, la sua forma istituzionale venne elaborata nel tempo, attraverso norme consuetudinarie che contenevano indicazioni sui comportamenti sociali e sul funzionamento delle strutture, e attraverso provvedimenti legislativi, assunti a mano a mano che vicende di lunghissimo periodo trasformarono quel piccolo villaggio che era la Roma delle origini in centro di un immenso impero, imponendo adeguamenti e innovazioni.

Opinione: Si tratta di un saggio di supporto al manuale e molto chiaro per chi voglia approfondire istituzioni e provvedimenti legislativi di non facile comprensione. Lo avevo preparato per l’esame di Storia Romana, e avrei preferito poter portare la monografia su Diocleziano, ma tant’è…

16. Il vendicatore di Thomas de Quincey (racconto)

Un racconto particolarmente insolito di uno scrittore sempre insolito: Thomas de Quincey (1785-1859); e un racconto per certi versi agghiacciante, che ricostruisce il caso di una serie di mostruosi delitti avvenuti ai primi dell’Ottocento in una piccola città della provincia tedesca. Colpisce però, in questo racconto, non solo la maestria con cui lo scrittore svela passo passo l’orrenda trama mischiandola con una bellissima storia d’amore; ma anche la puntigliosità quasi da cronista con cui De Quincey ricostruisce l’ambiente in cui la storia si svolge, fino a svelare le tracce di un antisemitismo più o meno strisciante che doveva essere una delle prime, principali cause dell’inesorabile vendetta.

Opinione: Curioso questo piccolo giallo anche se lo stile involuto, tipicamente ottocentesco, lo rende di non facile digeribilità. Nel racconto c’è una stanza molto particolare nelle consuetudini ebraiche, cioè la “stanza della confusione”: “una stanza sempre chiusa a chiave e isolata dall’uso corrente tranne che nelle occasioni di memorabile afflizione, dove tutto è di proposito in disordine, rotto, frantumato, mutilato, a rappresentare, tramite simboli visivamente atterrenti, quella desolazione che tanto a lungo ha calpestato Gerusalemme, e le devastazioni del verro nelle vigne di Giudea.” Potremmo anche scrivere un post sulla nostra “stanza della confusione”, che ne dite?

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Bene, c’è qualche lettura che vi è sembrata particolarmente accattivante? Vi do appuntamento tra qualche giorno per la seconda e ultima parte e soprattutto per il conferimento dei premi.