Eccomi qui con la seconda e ultima parte relativa alle mie letture. Per illustrare l’apertura vi propongo “Luna e Stelle” di Mirò del 1940, un quadro davvero poetico! E dunque parto senza indugio con la seconda carrellata e le mie mini-recensioni di alcuni libri selezionati  (in totale ho letto 37 libri tra grandi e piccoli, mentre l’elenco completo è reperibile in questa pagina statica):

1. Augusto e il potere delle immagini di Paul Zanker (libro universitario)

Intrecciando storia, archeologia, filologia e analisi delle opere d’arte e letterarie, Zanker ricostruisce qui il progetto, perseguito dell’imperatore Augusto con un geniale uso propagandistico di immagini e simboli, di restituire un’identità politica e morale ai romani, dopo la crisi dell’età tardo repubblicana.

Opinione: Appassionati di archeologia e iconografia di tutto il mondo, unitevi! e leggete questo testo 

che approfondisce in maniera minuziosa la ricca messe di simboli che si dispiegava nella Roma di Augusto, ma anche nelle lontane province. Essa colpiva lo sguardo servendosi di effigi, divinità, templi, capitelli, monumenti, altari, ma transitava anche nelle mani sotto forma di monete e gioielli, vasi e statuette… 

Si trattava di un linguaggio impiegato dal princeps e dai suoi “ministri della propaganda” come diremmo oggi, non ultimo l’amico Mecenate, con abilità, eleganza stilistica e strategia comunicativa. Tale linguaggio a noi spesso sfugge, ma era chiarissimo per i Romani ed esaltava il trionfo dell’ordine e della stabilità sul caos dopo un lungo e sanguinoso periodo di guerre civili, anche al prezzo della perdita di libertà. Era un apparato di propaganda molto condizionante, un po’ come ora il diluvio di pubblicità e stimoli commerciali…
Un unico appunto che farei sul testo è il formato ridotto che penalizza le immagini, oltretutto in bianco e nero. Anche questo testo apparteneva all’elenco dell’anno accademico precedente e non posso portarlo all’esame… grrr.

2. L’Europa del Cinquecento – Stati e relazioni internazionali di Alain Tallon (libro universitario)


Nell’Europa del Cinquecento prende forma un sistema politico destinato a durare tre secoli o più. Le guerre d’Italia diventano lotta per l’egemonia sul continente; l’impero di Carlo V, prima potenza mondiale moderna, riesce a contenere la Francia e, con maggior fatica, l’espansione ottomana. La crisi religiosa della Riforma favorisce guerre civili e alimenta le tensioni tra Stati protestanti e cattolici, ma anche le speranze di una Cristianità di nuovo unita, o il desiderio di liberare gli Stati dai legami confessionali. Intanto la diplomazia permanente diviene la normale modalità delle relazioni tra Stati; la gestione di una massa sempre più densa di informazioni e l’emergere di un’amministrazione strettamente collegata alla politica modificano l’esercizio del potere; le esigenze belliche promuovono l’incremento (pur mai uniforme o lineare) della potenza dello Stato.

Opinione: Questo è il manuale che porterò per l’esame di Storia dell’Età del Rinascimento programmato per il 5 febbraio, a Dio piacendo. Ho già assistito come “lurker” all’esame precedente anche per constatare se i codici funzionano e per appurare che genere di domande vengono rivolte. Si tratta di un testo che spiega molto bene il periodo storico del Cinquecento, soprattutto concentrandosi sulle grandi dinastie asburgica, francese e inglese. 

Particolarmente gustosa la seconda parte con la descrizione degli ambasciatori e i veri e propri incidenti diplomatici che nascevano per questioni di precedenze a corte. Anche molto godibile è la parte con la corrispondenza tra i principi d’Europa che si consideravano una famiglia, e scrivevano “carissimo fratello”, “carissima sorella” – e spesso erano davvero imparentati – ma pronti a voltare gabbana e a estrarre i coltelli alla prima occasione.


3. Roma e le sue province – Dalla prima guerra punica a Diocleziano a cura di Cesare Letta e Simonetta Segenni (libro universitario)

Questa raccolta di saggi propone una sintesi aggiornata e completa sulle province di Roma antica, che ne analizza la natura e i meccanismi di funzionamento, fa il punto delle nostre conoscenze su ciascuna di esse e propone un primo approccio a quella realtà grandiosa, multiforme e complessa che fu l’impero romano, mettendo a fuoco aspetti che anche nei migliori manuali di storia romana sono trascurati o sottintesi. 


Opinione: Un saggio che consiglierei a chiunque faccia fatica ad addormentarsi alla sera. L’intento degli autori è lodevole, ma il risultato è noiosissimo e non lascia tracce del discente, a parte lo slogamento della mandibola causa sbadigli. Cilicia, Ponto, Cappadocia, Sicilia, Egitto, Tracia, Siria ti sfilano senza soluzione di continuità. 
Il problema è che non puoi presentare le province romane come tasselli separati di un mosaico, perché ogni provincia non è soltanto collegata con la città-egemone ma interagisce con le province confinanti e segue un’evoluzione storica spesso complessa. 
Uno dei rari momenti di ilarità è stato scoprire che in prossimità del vallo fortificato di Adriano sono state scoperte delle tavolette lignee dove i nativi vengono chiamati Brittunculi… e una mia amica ha soggiunto che è una parola dalla pronuncia pericolosa perché dipende da dove metti l’accento. 😉


4. La rivoluzione militare di Geoffrey Parker (libro universitario)


Quale fu il segreto che consentì a un continente piccolo e scarsamente dotato di risorse naturali come l’Europa di guadagnare fra Cinque e Ottocento una superiorità planetaria? Secondo Parker le origini del successo europeo vanno ricercate sul terreno militare. Egli studia dunque la pratica militare europea, facendo riferimento al ruolo delle armi da fuoco e alla trasformazione delle strategie belliche, per poi esaminare il modo in cui la rivoluzione militare, che si sposava a un’esplicita politica di potenza, diede agli europei un decisivo vantaggio sui popoli degli altri continenti.

Opinione: Per fortuna ci risvegliamo dal nostro sonoro ronfare con gli spari delle artiglierie durante la cosiddetta rivoluzione militare di inizio Cinquecento, e per la sottoscritta si tratta nuovamente di stare in campana in quanto si tratta di una delle monografie da portare per Storia dell’Età del Rinascimento!

Pur essendo un testo del 1988, questo libro è un vero punto di svolta negli studi di storia militare in quanto approfondisce le nuove artiglierie, l’uso della polvere da sparo, l’architettura bastionata, l’aumento nella dimensione degli eserciti e soprattutto l’introduzione di una disciplina che rende i soldati dei veri automi da battaglia. Tra marcia e contromarcia, scarpa e controscarpa, moschetti e archibugi, una narrazione avvincente dal taglio a volte ironico, pur nella crudezza di un argomento che illustra l’altissimo grado di efficienza raggiunto dall’uomo nell’infliggere morte e distruzione ai propri simili. 


5. Amo la notte con passione di Guy de Maupassant (racconti) 

Un uomo vaga nell’oscurità di una Parigi deserta; due amici si aggirano “a passo lento” sugli Champs-Elysées; un vecchio contabile si concede un’ultima passeggiata fino al Bois de Boulogne, un rispettabile notaio arriva nella Montmartre degli artisti carico d’ingenue aspettative; “una provincialotta” si avventura nella capitale per inseguirne il “lusso magnifico e corrotto”. Sul palcoscenico della Parigi notturna di fine Ottocento, i personaggi di queste novelle si aggirano come ombre cinesi, tragiche o ridicole, sotto la luce dei primi lampioni a gas o nel buio dei propri incubi. 
Opinione: E io direi che amo Maupassant con passione, e ho trovato affascinanti queste brevi storie di viandanti che vagabondano nella Parigi che, di notte, trasforma i suoi luoghi e ci irretisce con il fascino dell’oscurità, delle luci che si accendono o spengono, dei richiami, dei suoni e dei profumi, delle piccole avventure che vengono esaltate dall’oscurità, narrate con una prosa fluida, ricca e sensuale. “Amo la notte con passione. L’amo come si ama il proprio paese o la propria amante, d’un amore istintivo, profondo, invincibile. L’amo con tutti i miei sensi, con i miei occhi che la vedono, il naso che la respira, le orecchie che ne ascoltano il silenzio, con tutto il mio corpo che le tenebre accarezzano.”

Della seguente serie fantasy di Antonella Mecenero ho avuto l’accortezza di leggere i quattro romanzi proposti tutti di seguito… per cui inserisco la mia opinione come un’unica valutazione complessiva.

6. La spada di Emarana di Antonella Mecenero

Torvil an’Parshi forse è tornato nel Leynlared solo per farsi uccidere dalla mano di un figlio che non ha mai conosciuto. Contemplare le macerie della propria vita non è, però, la sua unica occupazione, quella ufficiale è cercare di trasformare il gracile figlio quindicenne del leylord in un guerriero. Oppure ucciderlo, giacché le Ley, un insieme di terre assediate dal gelo e dai nemici, non possono permettersi un sovrano debole. Ma tra lo spadaccino disilluso e l’adolescente nasce un’inaspettata intesa.

7. La luna delle foglie cadenti di Antonella Mecenero


La guerra civile è alle porte e nella Luna delle Foglie Cadenti
molti sono destinati a morire. Il giovane principe Amrod del Leynlared vive il viaggio verso la Ley del Nord per conoscere la sua promessa sposa undicenne come un’inevitabile tortura. Ma per quanto possa apparirgli odiosa la prospettiva di dover essere galante con una bambina che non potrà mai amare, il ragazzo non ha idea di quanto drammatico sarà il viaggio, che cambierà per sempre la sua vita e la storia del Leynlared. 


8. Prima che venga il gelo di Antonella Mecenero

Ven Sender è un pastore, non ha mai desiderato scoprire cosa si nasconde dietro l’orizzonte. Vive nei pascoli alti con le sue pecore, come hanno fatto suo padre e suo nonno prima di lui. La guerra civile, però, bussa alla sua porta con una forma inaspettata, quella della giovane Vilaya, strega coyranà, scomoda testimone del tentativo di omicidio del principe Amord del Leynlared. Adman Kalay è cresciuto nella locanda di sua madre. È soddisfatto della propria vita e non ha alcuna simpatia per il principe pervertito che non si rassegna a farsi uccidere, scatenando la guerra civile nelle già martoriate terre del nord.

9. Fino alla morte e oltre di Antonella Mecenero

“Fino alla morte e oltre” è il giuramento tradizionale del Leynlared, quello che presto dovrà pronunciare chi si è unito all’esercito del principe Amrod. Ven, il giovane pastore, Adman, il figlio della locandiera, Vilaya, la strega coyranà e Doneld il falconiere, sono sopravvissuti insieme al principe alla guerra invernale e hanno ottenuto la prima, inaspettata vittoria. Ma è adesso, quando il peggio sembra essere passato, che il dubbio inizia a farsi strada. Qual è esattamente il prezzo dal pagare per inseguire un sogno? Che ne è stato delle loro famiglie? E di chi ci si può davvero fidare? Per tutti è venuto il tempo di scoprire cosa significa votarsi a una causa “fino alla morte e oltre”.

Opinione complessiva: Conoscevo già le vicende legate al principe Amrod e alle Cronache delle Ley per aver letto “La spada, il cuore e lo zaffiro”. Antonella non ha soltanto la capacità di inventare un mondo, cosa vitale nell’ideazione di un fantasy, lavorando con precisione sulle ambientazioni e la geografia, i simboli e i riti, ma soprattutto di indagare nella psicologia dei suoi personaggi in maniera appassionante e coinvolgente, e al contempo nuova per i temi trattati e la delicatezza con cui li propone.  Il giovanissimo Amrod è uno dei miei personaggi preferiti: fragile nel fisico ma resistente come l’acciaio nella forza interiore che dimostra, a più riprese, di possedere. Non mi perderò nessuna delle sue future storie.


10. Tre racconti umoristici di Mark Twain 

Questo piccolo libro si compone di tre racconti “Storia del ragazzino cattivo”, “Storia del ragazzino buono” e “Appunti sparsi su una gita di piacere”.
Opinione: Confesso di non avere mai letto nulla di Twain, al di là degli estratti nelle antologie di letteratura inglese, e questi racconti non mi hanno entusiasmato. Però “Storia del ragazzino cattivo” li vale tutti, perché procede con sarcasmo attraverso lo stereotipo del ragazzino cattivo proposto nelle pagine dei libri edificanti domenicali di fine Ottocento. 
Secondo i dettami di questi libri alle male azioni dovrebbero seguire le punizioni, umane o divine che siano: senonché il ragazzino cattivo non solo se la cava sempre, ma si afferma nella vita anche adulta rispetto al ragazzino buono. “Una volta si arrampicò sul melo di mastro Acorn per rubare le mele, e il ramo non si spezzò, e lui non cadde e non si ruppe un braccio, e non fu sbranato dal cane del fattore, e poi non languì in un letto di dolore per settimane e settimane, per poi pentirsi e diventare buono”. Mark Twain rovescia completamente lo stereotipo procedendo attraverso una serie di “non” e sottrazioni.
Tra le righe del racconto, però, emerge il ritratto di un’infanzia povera e abbandonata a se stessa, che sopravvive di espedienti e furti, dove ai bambini vengono somministrati schiaffi e non baci… e quindi un atto di accusa nei confronti degli adulti e della società in genere. 

11. Il silenzio – Come trovare pace in mezzo alla tempesta di Natale Benazzi

La dimensione del silenzio appare sempre più lontana dalla nostra frenetica realtà eppure può diventare un aiuto, uno strumento importante per ritrovare nuove energie e nuovo slancio e affrontare le sfide di ogni giorno. Questo libretto fa ricorso al Vangelo e alla tradizione della spiritualità cristiana e fornisce ai lettori spunti e consigli utili in un percorso di crescita e di miglioramento personale.

Opinione: A questo libriccino di meditazione avevo accennato in occasione del post Sant’Antonio Abate e le tentazioni di oggi, che se volete leggere potete trovare qui. Si tratta di testi brevi, ma molto rasserenanti che mi hanno aiutato molto a superare alcuni momenti difficili.

12. Tutti gli amori imperfetti di Grazia Gironella

Viola arranca in una vita che non la soddisfa, con amici che non sono più tali. Ha bisogno di ritrovare se stessa, dopo l’episodio destabilizzante avvenuto con Corinna, sua amica d’infanzia. Mac è un ragazzo introverso, in guerra con la famiglia, disposto a compiere scelte difficili per rispettare i valori in cui crede. Il loro è più uno scontro che un incontro, finché non compare Jamila, una ragazza di origini marocchine fuggita di casa, che si nasconde in un capanno alla foce del fiume. Viola e Marco, sempre più coinvolti in una situazione che va oltre le loro possibilità, per aiutarla corrono dei rischi imprevisti. Perché ad amare si impara, ma non c’è niente di più pericoloso dell’amore.

Opinione: Avevo già letto una prima versione di questo romanzo anni fa, e quindi ho ritrovato con autentico piacere i protagonisti di questa storia. 

Vi propongo in questa sede la recensione lasciata su Amazon: “Anche nel suo ultimo romanzo l’autrice Grazia Gironella privilegia una storia di adolescenza, periodo difficile da raccontare almeno quasi quanto l’età infantile. Colti attraverso la loro personalità tenera e spigolosa, spesso attanagliati da profonda solitudine anche quando sono con il gruppo degli amici, Mac, Viola, Jamila sono delineati soprattutto attraverso i loro scontri e confronti con adulti e coetanei, come accade quando le faglie si urtano. Non a caso ho scelto un paragone naturale, perché a fare da sfondo alle vicende sono ambienti di montagna o mare: una natura che si sostanzia persino nelle scene dove sembrerebbe soccombere di fronte alla centralità dell’essere umano, quali i capannoni per gli allevamenti industriali o piazze cittadine intristite da pomeriggi di noia. Non è tutto: la natura si fa specchio di emozioni sovente celate con cura, le richiama e le potenzia in modo mosso e magmatico, esattamente come avviene nell’adolescenza, età tutt’altro che spensierata come nello stereotipo eppure immensamente ricca di potenzialità. Proprio grazie agli “amori imperfetti” del titolo, e volgendo la loro attenzione verso l’esterno, tutti i protagonisti cambieranno lo sguardo su se stessi e sul loro piccolo grande mondo. Lo stile di Grazia Gironella è semplice e diretto, ma mutevole e adattabile proprio come i protagonisti della sua toccante storia in cui ognuno di noi può ritrovare qualcosa di sé.”

13. Fiore di roccia di Ilaria Tuti

Con Fiore di roccia Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.

Anche di questo romanzo avevo parlato abbondantemente nell’ambito del mio articolo dedicato alle portatrici carniche, dove mi ero soffermata sulla parte più storica della vicenda. Anche in questo caso vi segnalo qui l’articolo. Il romanzo è molto bello e lo consiglio senz’altro anche per l’alto livello di scrittura… se posso fare una sola notazione critica è sul finale che scende un po’ a mio parere, ma nel complesso rinnovo la mia vivissima raccomandazione a leggerlo.

14. Guerre ed eserciti nell’Età Moderna a cura di Paola Bianchi e Pietro Del Negro (libro universitario)

Con l’avvento delle armi da fuoco, l’organizzazione degli eserciti permanenti, il ricorso a condottieri, mercenari e militari che fanno della guerra una professione, la costruzione degli stati si accompagna a un periodo di bellicosità nuovo. Le forze armate costano sempre di più, condizionano l’economia, la società e la cultura, lasciando tracce di devastazione, ma creando anche notevoli trasformazioni nei ruoli e nel coinvolgimento delle popolazioni. Nell’Italia moderna c’era tutto questo e altro: italiani in armi che si affrontavano non solo nei vari stati regionali o al servizio di eserciti stranieri, ma erano impiegati in pace nel controllo dell’ordine pubblico, o nel presidio di cittadelle e fortezze.

Opinione: Un altro testo da portare all’esame di Storia dell’Età del Rinascimento, dopo di che diventerò una guerrafondaia di professione! 🙂 

Una sezione particolarmente approfondita è quella delle guerre per mare, e delle tipologie di navi concepite per alloggiare i nuovi pesantissimi armamenti, degli schieramenti delle flotte, del posizionamento dei cannoni e delle modalità delle battaglie navali, del sistema di reclutamento delle ciurme, spesso attingendo ai forzati nelle carceri, dei contratti con gli imprenditori. Una volontà di potenza che a partire dal Cinquecento esce dal Mediterraneo per dispiegarsi nei lontani oceani conquistando nuovi territori, sottomettendo popoli e saccheggiando risorse.

15. L’etrusco immortale di Ariano Geta

Sette racconti fantastici di vario genere: dal fairytale all’ucronia, dalla fantascienza alla fantasia letteraria. Le storie contengono poca azione, e sono maggiormente improntate alla riflessione.


Opinione: Ariano Geta è il titolare del blog omonimo, che vi invito a visitare, se non lo conoscete, accedendo qui. Ho letto volentieri questa sua raccolta di racconti che mi hanno permesso di spaziare con l’immaginazione attraversando diversi generi. Tutti i racconti hanno come filo conduttore la condizione umana, e anche grandi temi che ci riguardano tutti come la vita dopo la morte. 

Tra le proposte di Ariano mi sono piaciuti molti “Il demone senza nome”, ambientato in un oriente molto antico con la storia di un uomo cresciuto e addestrato in modo diverso; e anche “L’università onnipotente” che descrive un futuro post-atomico non molto lontano dal nostro presente con “studi umani” che assomigliano agli esperimenti sociali dove noi facciamo da cavia. Spicca su tutti “L’etrusco immortale” che dà il titolo alla raccolta e che, da appassionata di storia, ho gradito per la cura con cui è stato scritto.

16. Signori e mercenari – La guerra nell’Italia del Rinascimento di Michael Mallet (libro universitario)

Il Quattrocento fu un’epoca di importanti novità nell’arte della guerra.

Mallett descrive il concreto funzionamento dell’organizzazione militare, dalla composizione delle compagnie ai rapporti con lo stato o il signore, dai problemi logistici e amministrativi al peso che la presenza quotidiana della guerra aveva sugli individui, le istituzioni, gli stati. Un quadro ricchissimo, che restituisce appieno il mondo della guerra nella turbolenta Italia del XV secolo.

Opinione: Altro testo che dovrò portare all’esame come non frequentante, dopodiché la patente di ufficiale in capo non me la toglie nessuno. Il saggio risale alle origini della rivoluzione militare che si colloca nel Medioevo duecentesco e soprattutto tardo con le compagnie di ventura, i mercenari, i condottieri e i loro committenti, l’organizzazione e la pratica della guerra. 

Un universo complesso e in continua evoluzione che travalica i segmenti temporali che assegniamo alla storia per dispiegarsi attraverso i secoli in tutta la sua cruenta drammaticità “imprenditoriale”.


17. Il governo di sé – Come allenarsi per le prove di ogni giorno di Natale Benazzi

La parola ascesi deriva dal greco askesis, e significa semplicemente “esercizio”: si riferisce, infatti, in origine, all’allenamento dell’atleta per superare una prova. Di fatto, anche nel suo significato attuale, niente altro è l’ascesi che una serie di attività, di esercizi appunto, tesi ad allenare corpo e spirito (non l’uno senza l’altro) per uno scopo preciso: il governo di sé; in vista di uno scopo altrettanto preciso: il bene. L’ascesi è allenamento, rinuncia, fatica. Ma non senza scopo: essa vuole renderci capaci di governare noi stessi in vista del bene, farci funzionare in vista del bene comune, di un bene più alto.

Opinione: Un altro piccolo libro di meditazione e riflessione, con la proposta di esercizi per arrivare ad allenare lo spirito in vista di un bene che non sia soltanto individuale.

 

18. Il treno era in orario di Heinrich Böll 

È con Il treno era in orario (1949) che, da scrittore semisconosciuto, Heinrich Böll divenne improvvisamente un caso letterario. Reduce dalla guerra, non volle “parlare d’altro”, e con i suoi scritti costrinse i connazionali a rituffarsi nella grande tragedia che li aveva travolti. Senza togliere nulla alla plumbea realtà di quei giorni, Böll la fece tuttavia lievitare e le diede un senso attraverso una forte carica di poesia, tanto più impressionante quanto più aliena da ogni intento edificante. A questo primo scritto fa da ideale pendant Il pane dei verdi anni, del 1955, che presenta invece il vivido ritratto di una Germania speranzosa e attivista, già avviata verso il miracolo economico.

Opinione: Premio Nobel per la Letteratura, con il primo racconto l’autore ci narra il viaggio di un soldato tedesco in licenza a bordo di un treno diretto verso la Polonia, e della sua amicizia con altri due commilitoni. Tutto è visto dal punto di vista ora dell’uno ora dell’altro, in una prosa letterariamente molto alta dove l’angosciante senso della morte imminente è simboleggiato dalla parola “presto”. Uno dei protagonisti ricerca ossessivamente il paese dove morirà sulla carta geografica della Polonia, osservando sfilare le stazioni dal finestrino. Molto toccante è anche l’incontro con una prostituta in un bordello, e della nascita di un amore come un fiore in mezzo alle rovine.

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Ho concluso la seconda parte, mentre mi riservo di pubblicare i veri e propri Premi separatamente per non rendere il post troppo lungo. A presto!