Maximilien s’infilò il panciotto e si riabbottonò i polsini della camicia. Mentre armeggiava con i
bottoni, osservava la sua immagine allo specchio. Alla fine del suo esame, parve soddisfatto: era perfettamente sbarbato e i capelli tendenti al biondo erano ben pettinati e chiusi da un nastro di velluto nero. Certo, il parrucchiere non avrebbe potuto cancellare in alcun modo i segni del vaiolo sul viso, ma per il resto non poteva lamentarsi.
 

(dal romanzo storico “I Serpenti e la Fenice” di Cristina M. Cavaliere)

Ritratto a matita di Maximilien Robespierre
(1758-1794)

Un’icona della rivoluzione

Nunc est bibendum! Dopo l’entusiasmo per la pubblicazione del mio romanzo storico I Serpenti e la Fenice, e la sua iscrizione al concorso amazonstoryteller2020, che vi ho raccontato qui, non poteva mancare un post dedicato alla rubrica Il Caffè della Rivoluzione dato che i miei rivoluzionari stanno ancora festeggiando e banchettando a colpi di bottiglie di champagne. Tra di loro naturalmente c’è una delle figure iconiche della rivoluzione: Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre, detto l’Incorruttibile.
Robespierre è uno dei nomi più rappresentativi della rivoluzione francese, anche se non l’unico, e spicca in special modo nella convulsa fase finale del Terrore. Si tratta di una figura storica controversa, e la Francia stessa non è venuta a patti con la sua memoria: dire ‘Robespierre’ significa buttare sale su una ferita aperta, toccare un nervo scoperto. 
Gli storici di qualsiasi ordine e grado si accapigliano furiosamente, a partire dalla loro militanza politica, nel tentativo di gettare nuovo fango su una figura già abbondantemente afflitta da una pesante damnatio memoriae e, al contrario, di togliergli alcuni dei pesanti veli neri che lo illividiscono. Dopo il colpo di stato di Termidoro, che lo condusse alla ghigliottina, i suoi detrattori ebbero facile gioco nell’attribuire a Robespierre molte più colpe di quante non ne ebbe. Sorgono associazioni per la difesa della sua memoria, che lo venerano come una sorta di “santino” politico o di martire. E tuttavia nella Storia passare da un estremo all’altro non è mai cosa saggia
Molte spiegazioni sono state avanzate a proposito della trasformazione di Robespierre da tranquillo e oscuro avvocato di provincia a deputato di spicco della Convenzione e guida del Comitato di Salute Pubblica, animato da una crescente e indiscussa paranoia. Alcuni studi insistono sul suo stato di salute descritto dai contemporanei e dal medico di fiducia (insorgenza di febbri, malattie frequenti, epistassi…) e sullo studio della fisionomia sulla base di una maschera mortuaria (operazione quantomeno discutibile, dato che al momento della morte aveva la mascella fracassata da un colpo di pistola). Di certo, ebbe una personalità complessa, e le testimonianze coeve sembrano proporci il ritratto di una persona sfaccettata: 
L’Incorruttibile, “dopo essersi buttato con aria altezzosa su una sedia isolata, vicino alla porta, è rimasto immobile, le gambe incrociate, rovesciando indietro la testa bene arricciata” (Il prussiano Reichardt descrive l’attitudine di Robespierre a una seduta del club dei Giacobini nel marzo 1792).
“Lo vide, un 27 aprile, passeggiare da solo con il suo cane mastino in un campo fiorito fuori Clichy. Era vestito di azzurro, incipriato e ‘con un po’ di civetteria’; la testa leggermente inclinata all’indietro, avanzava nel suo modo rigido, con il cappello in cima a una piccola canna, che teneva poggiata sulla spalla. Aiutò tre bambine a raccogliere delle roselline selvatiche; una volle dargli in cambio un po’ dei suoi fiori. Lui li mise all’occhiello, e le chiese il nome per ricordarsi di lei, disse, quando i fiori fossero appassiti.” (Testimonianza del boia Sanson)
“Era come poi sarebbe stato noto in seguito: triste, bilioso, scontroso, geloso del successo dei suoi compagni… La faccia già manifestava quelle smorfie convulsive che sappiamo… Non risulta che abbia mai riso. Non dimenticava mai un’offesa; era vendicativo e sleale… Dal punto di vista accademico andava bene in tutto… Robespierre affogava nella bile. E il suo incarnato si lasciava vedere, e a Duplay si faceva sempre servire arance che divorava avidamente. Si poteva sempre indovinare dove si era seduto a tavola dalle bucce d’arancia.” (Testimonianza di Stanislas Fréron, suo compagno al collegio e uno dei capi della congiura di Termidoro)
Un aspetto fisico controverso

Il mistero non riguarda soltanto il suo carattere, le azioni, le responsabilità, ma anche l’apparenza fisica. Del resto, come ho avuto modo di constatare io stessa, i ritratti di quell’epoca variano molto per lo stesso soggetto.  A questo argomento ho dedicato una sezione del mio articolo accademico nell’ambito dell’esame di Storia e Web. Questa sezione è stata apprezzata al punto che i docenti hanno pensato di proporre in futuro agli studenti la scelta tra una tesina sull’argomento oppure una soltanto focalizzata sull’iconografia: una bella soddisfazione al pensiero di essere stata un’influencer per la prima e probabilmente unica volta nella mia vita!

Uno dei più bei ritratti di Robespierre, a mio avviso, è quello che potete vedere nell’apertura dell’articolo. La somiglianza con gli altri ritratti c’è, eppure ha un’aria molto più decisa e virile a partire dalle labbra serrate, che pure si inarcano in un accenno di sorriso, forse ironico. Ha il volto segnato nella parte inferiore dal vaiolo, malattia che lo colpì dal bambino, come accadeva a molti all’epoca: il vaiolo era un vero flagello, e molti morivano o ne uscivano sfigurati. 

Il personaggio perfetto
Il mistero che si addensa sulla sua figura, e la notorietà che lo contraddistingue, lo rendono un vero asso nella manica per un autore di romanzi storici. Pur rispettando l’aderenza alle fonti emerse, proprio le zone d’ombra di cui è gravato, i periodi di vuoto nella sua esistenza, o di cui si sa poco, lo rendono un personaggio “lavorabile” dal punto di vista di uno scrittore. Del resto, ci sono state penne più illustri della mia che hanno preso a prestito uomini e donne realmente esistiti e piuttosto documentati per trasformarli in investigatori che si muovono addirittura nel tempo e nello spazio, come l’inquisitore Nicholas Eymerich della serie fantascientifica di Valerio Evangelisti, o come il sommo poeta Dante Alighieri nel ciclo di Giulio Leoni.
Nel mio romanzo I Serpenti e la Fenice offro anch’io la mia interpretazione su Maximilien Robespierre, e non me ne vogliano i detrattori o i santificatori. Appartiene alla covata dei miei “serpenti” e questo la dice lunga sulla sua natura. Insomma, è una persona speciale da molti punti di vista, e riserva parecchie sorprese rispetto alla versione ufficiale e che un romanzo storico può e deve offrire.
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Vi siete mai cimentati con la narrativa storica? E quale personaggio diventerebbe protagonista, tra i molti che conoscete?
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Fonte testo:
Memorie sui miei fratelli di Charlotte Robespierre – Sellerio editore
Robespierre, una vita rivoluzionaria di Peter McPhee – Il Saggiatore