Per inaugurare la seconda e ultima parte sulle coppie celebri (qui trovate la prima), eccovi un quadro di Marc Chagall dal titolo Il compleanno del 1915. L’opera è ispirata alla prima moglie dell’artista, e raffigura il pittore stesso che, sospeso a mezz’aria, bacia la moglie con il capo girato e in una posa impossibile. La donna ha in mano un mazzo di fiori.
Ogni oggetto nella stanza è dipinto con cura, e il tutto comunica un senso di gioia e leggerezza, come se la coppia fosse colta in un’istantanea di vita domestica.
A differenza del post precedente, dove ho trattato di coppie autentiche, come Abelardo ed Eloisa, Frida Kahlo e Diego Rivera, Paul Verlaine e Arthur Rimbaud, qui vi presenterò coppie di pura finzione, siano esse scaturite dalle pagine dei romanzi, dalle scene di un film, da un cartone animato o da un fumetto. Anche in questo caso la scelta è stata molto ardua!
Ebbene sì, avrei potuto uscire dalla mia “comfort zone” e proporvi qualche coppia di romanzi meno noti, come Vita coniugale di David Vogel o Avventure della ragazza cattiva di Mario Vargas Llosa, ma non ho resistito alla tentazione di chiamare in causa un classico. Il fatto è che qui non parliamo di una coppia qualsiasi e di un romanzo qualsiasi, bensì di Jane Eyre di Charlotte Brontë pubblicato nel 1847 sotto pseudonimo maschile.
La storia è nota, ma la riassumo perché ripercorrerla mi dà un senso di goduria quasi fisica. Jane è una giovane donna che, dopo aver trascorso un’infanzia infelice presso uno dei collegi più terrificanti che siano mai stati creati a memoria di scrittore, degni della penna di Stephen King, si reca a servizio come istitutrice presso un’austera dimora nella campagna inglese, Thornfield Hall. La magione diventa per lei quella casa che non ha mai avuto, insieme a persone che le vogliono bene come la sua piccola discente, Adèle, o l’affabile governante Mrs Fairfax, e dove ricoprire una sua posizione.
Durante la convocazione della giovane al suo cospetto, accanto al fuoco acceso, i due si prendono le misure. Inizia così una serie di dialoghi strepitosi che si traducono in veri e propri duelli verbali. Jane è una giovane quieta ma non sottomessa, fragile nel corpo ma resistente nello spirito, all’apparenza incolore ma con tutto un mondo immaginativo che anima la sua mente. Esegue disegni bellissimi che esprimono la sua ricca interiorità.
Mr Rochester è un uomo più vecchio di lei, ha l’aria cupa e un piglio brusco, le pone domande dirette ma non sgarbate, cui lei risponde con altrettanta schiettezza. Ogni frase è un’allusione a un passato che soltanto lui conosce. Tutto li divide, età, esperienza, posizione sociale, censo, eppure Jane e Mr Rochester sono anime gemelle, poiché una riconosce nell’altra una sua pari grado, un legame necessario che va oltre la carne.
Nelle immagini che vi propongo subito sotto potete vedere alcuni adattamenti cinematografici di questo immortale capolavoro. In alto a sinistra: Jane Eyre del 1996 diretto da Franco Zeffirelli con William Hurt e Charlotte Gainsborough. In alto a destra, l’ottima versione della BBC del 2007 con Ruth Wilson e Toby Stephens. Seguono la versione del 2011 con il fascinoso Michael Fassbender e la brava attrice Mia Wasikowska, e infine lo sceneggiato Rai del 1957 con la bellissima Ilaria Occhini e Raf Vallone.
Una coppia in gabbia: April e Frank
Revolutionary Road è un film del 2009 diretto da Sam Mendes con Kate Winslet e LeonardoDiCaprio, ed è basato sul romanzo omonimo scritto nel 1961 da Richard Yates. Siamo nell’America degli anni Cinquanta, e si racconta la vita coniugale di April e Frank, una coppia con due bambini che vive una vita all’apparenza tranquilla in una villetta dotata di tutte le comodità. Sono considerati la coppia delle favole: sono belli, giovani, brillanti.
In realtà il fuoco cova sotto la cenere poiché April è insofferente della sua esistenza confinata nei cosiddetti sobborghi americani, e si sente prigioniera del ruolo di moglie e di madre. Peraltro anche Frank non è messo meglio, costretto a lavorare come impiegato nell’odiata azienda Noxt&Co. per poter mantenere il loro tenore di vita. Il film si apre infatti con un furibondo litigio tra i due.
April accarezza il sogno di andare a vivere in Europa, a Parigi in particolare: il vecchio continente è considerato come un luogo ideale dove “vivere davvero”, e la capitale francese diventa così un “altrove” come se fosse la classica terra promessa in cui scorrono latte e miele. Peraltro lei non pensa soltanto a sé ma anche al marito: a Parigi ha intenzione di lavorare come segretaria per realizzare se stessa dal punto di vista professionale e al contempo dare modo a Frank di occuparsi di ciò che più ama. Vuole, in altre parole, mantenerlo: un punto di vista scandaloso nell’America degli anni Cinquanta e – perché no – anche ai giorni nostri!
Dopo l’adesione iniziale di Frank al progetto, pur tra molti tentennamenti e suscitando la sorpresa dei vicini di casa, interverranno due nuovi elementi che, crudelmente, faranno svanire il sogno della coppia e ristabiliranno rapidamente lo status quo. Tuttavia il quadro è ormai alterato senza rimedio e a tutti sarà impossibile rientrare nel proprio ruolo. Non vi rivelo il finale perché magari non avete visto il film, e vi rovinerei i passaggi cruciali.
Nonostante i due protagonisti siano luminosi e senza dubbio molto innamorati, Revolutionary Road è un film disperato, proprio perché non c’è nulla di eccezionale o anomalo nell’esistenza di April e Frank. Per certi versi mi ha ricordato Quel che resta del giorno di James Ivory, tratto dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro, uno dei film più tristi che abbia mai visto. Sono una coppia come tante, ingabbiata in un’esistenza fatta di benessere economico e convenzioni sociali da mantenere che, alla lunga, logorano non soltanto la loro salute fisica e mentale, ma anche la loro tenuta come coppia.
Il titolo del film, Revolutionary road, come una rivoluzione mancata, sembra irridere la loro voglia di uscire da quella gabbia asfissiante, dove ci si adatta o si muore.
L’amore oltre le apparenze: la Bella e la Bestia
Nella versione originale La Bella e la Bestia è una fiaba europea con molte varianti, forse derivanti da una storia di Apuleio ne Le metamorfosi. Altre fonti attribuiscono la ricreazione del racconto a Giovanni Francesco Straparola nel 1550. La versione pubblicata fu quella di Madame Villeneuve nel 1740, seguita da una riduzione pubblicata nel 1756 da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Era dunque particolarmente popolare in Francia, anche se si diffuse con rapidità in tutta Europa. La versione della storia di Madame Villeneuve dà spazio a una guerra tra fate e monarchi, e dunque in un contesto all’insegna della magia.
Nel 1991 la Walt Disney produce il bellissimo adattamento sotto forma di cartone animato, dove molte sono le varianti rispetto alla storia originale: in primo luogo Belle è una giovane “moderna” che adora i libri e sogna una vita avventurosa, e infatti nel villaggio dove vive ha sempre la testa tra le nuvole perché intenta a leggere. Tutti la considerano strana, proprio come il padre, Maurice, che infatti non è un mercante ma un inventore.
Le ronza attorno un pretendente tutto muscoli e niente cervello, Gaston, dal mascellone quadrato e dal grilletto facile, contornato da un gruppo di fanciulle adoranti. Come tutti i bulli che si rispettano, ha il suo tirapiedi di riferimento nella persona di Le Tont. Nel castello la maledizione non ha colpito soltanto il principe, trasformato in bestia, ma anche i servitori, mutati in oggetti come un candeliere (Lumière), una sveglia (Tockins), una teiera (Murs Bric). L’elemento della rosa è trattato in maniera diversa, ed è legato al ventunesimo compleanno del principe. Un altro elemento innovativo è il fatto che tra Belle e la Bestia si instaura innanzitutto un rapporto di amicizia dopo l’iniziale terrore.
Dopo molte traversie e un assalto in piena regola da parte degli abitanti del villaggio, capitanati da Gaston e che vogliono uccidere la Bestia (forse un riferimento al caso della bestia del Gévaudan che ossessionò la Francia tra il 1764 e il 1767, narrato qui nella rubrica il Caffè della Rivoluzione), Belle dichiara il suo amore per la Bestia. L’incantesimo viene spezzato e la trasformazione finale da animale a uomo è di notevole impatto: all’epoca so che molti bambini scoppiarono in lacrime perché erano affezionati alla Bestia! Anche i servitori riprendono le loro fattezze umane, e il castello viene riportato al suo fulgore originario, in un tripudio di gioia e luce.
Belle e la Bestia formano una delle coppie più incantevoli di tutti i tempi, in una storia ricchissima di significati (tra cui andare oltre le apparenze), dall’ambientazione elegante e con una meravigliosa colonna sonora nel cartone animato Disney.
A colpi di mattarello: Arcibaldo e Petronilla
Arcibaldo (Jiggs) e Petronilla (Maggie) sono i protagonisti di una serie a fumetti a strisce giornaliere, ideata da George McManus e pubblicata negli Stati Uniti a partire dal 1913. Sul Corriere dei Piccoli sono noti con i nomi di Arcibaldo e Petronilla. Sono marito e moglie originari dell’Irlanda. Dopo una vita di duro lavoro, hanno raggiunto un grado molto elevato di benessere e vivono in una bella casa con una figlia sofisticata.
Arcibaldo è un uomo basso e tracagnotto, mentre la moglie è alta, atletica e dall’aspetto mascolino, malgrado gli abiti “à la page”. Ha un carattere forte e tiranneggia il marito spesso servendosi del mattarello. L’unico tratto in comune è il naso a patata. Mentre Arcibaldo ha conservato la sua schiettezza di modi e vorrebbe soltanto continuare a frequentare gli amici in osteria, giocare a carta e bere birra, Petronilla cerca a tutti i costi di atteggiarsi a gran signora, parlare in modo appropriato e frequentare l’alta società; al contempo cerca di sgrezzare il marito. Queste due opposte aspirazioni danno luogo a incidenti esilaranti e conflitti caratteriali come quelle che potete vedere nella striscia sotto (cliccandovi sopra, potete ingrandire e leggere).
Nonostante il fatto che sia “soltanto” una striscia comica, costituisce un ottimo spaccato sociale dell’America di inizio Novecento, sulla ricchezza e il benessere raggiunti nel paese, con genitori che, dopo essersi rotti la schiena al lavoro, desiderano che i figli crescano con ogni agiatezza, e sulle ripercussioni in ambito domestico. Petronilla inoltre è la rappresentazione della “grande madre” americana, una figura matriarcale autoritaria che fungeva da riferimento familiare. La striscia fu sospesa nel 2000, in quanto si pensava che nel messaggio fosse implicita la necessità di tenere a bada gli strati più umili e quindi evitare ogni scalata sociale.
Vi sono piaciute le mie coppie di fantasia? Quali sono quelle che più hanno colpito la vostre immaginazione?
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Fonte testo:
Jane Eyre, La Bella e la Bestia e Revolutionary Road, Wikipedia
Arcibaldo e Petronilla: Treccani online Enciclopedia per Ragazzi e I primi eroi edito da Garzanti
Fonte immagini: Wikipedia e il web
Se parliamo di coppie graziosissime, quelle impossibili nella realtà che proprio per questo piacciono tanto nelle fiction, cito anch'io la coppia di un fumetto vintage, ovvero Blondie e Dagwood (in Italia erano noti come "Blondie e Dagoberto").
Parlando di amori letterari, impossibile non pensare all'amore disinteressato della prostituta Sonja per l'odioso studente Raskolnikov in "Delitto e castigo", un amore talmente puro che spinge la donna a stare vicino all'uomo anche nel momento della sua condanna per omicidio col conseguente confino in Siberia.
A livello cinematografico penso anch'io a Di Caprio e alla Winslet, ma nell'assai più melodrammatico e commerciale (però in fondo mi è piaciuto, lo ammetto) "Titanic".
Blondie e Dagoberto li ha citati anche Marco! Questi fumetti del Novecento sono davvero strepitosi, e che tratto curato. Anche gli ambienti sono molto particolareggiati. A casa ho questo vecchio volume, "I primi eroi" che cito nelle fonti: è semidistrutto a furia di consultarlo, mi fu regalato da bambina. Ci sono fumetti addirittura di fine Ottocento.
La figura di Sonia in effetti è commovente, non si capisce che cosa ci trovi in Raskolnikov, ma, come dice mio cognato "Voi donne siete proprio strane" 😉 DiCaprio e Winslet in "Titanic" hanno il loro bel perché.
Ah quel meraviglioso irrinunciabile "Jane Eyre"! A parte che è il mio romanzo preferito, trovo anch'io che se ne debba parlare proprio per la perfezione dello stile brontiano.
È vero, i dialoghi sono strepitosi, sono mirabilmente costruiti, con un acume e un'eleganza irraggiungibili. Sai che uno dei miei desideri è portarlo sul palcoscenico?
Fra tutte le versioni tv o cinema non ho mai visto quella che citi come riuscita molto bene, quella del 2007. Chissà se riesco a trovarla in streaming.
Non ho mai visto il film con la strepitosa coppia Winslet-Di Caprio che si ricongiunge dopo il successo di Titanic. Devo recuperarlo, mi pare di ricordare sia tratto da un romanzo piuttosto noto.
Sarebbero fantastico portare "Jane Eyre" sul palcoscenico, prevedo un successone. Si tratta un romanzo senza tempo, e la sua eroina mi è sempre piaciuta proprio per il suo senso di indipendenza, che condivido profondamente. Insieme a "Jane Eyre", uno dei miei romanzi preferiti è "Il rosso e il nero", Julien Sorel e Mme de Renal sono un'altra coppia che colpì la mia immaginazione da adolescente. Ricordo uno sceneggiato in tv e anche la mia professoressa di letteratura francese che ne parlava, mi innamorai di Julien e della storia. Anche "Revolutionary Road" sarebbe un testo perfetto per essere rappresentato in teatro!
L'ho visto ultimamente ed è quello che ho pensato anch'io. Sarebbe un'ottima piéce teatrale!
Come al solito mostriamo di essere "gemelle separate in culla"! 😉
Ma che bello anche questo post. Adoro La bella e la Bestia, ma mi rimane sempre un dubbio. Se Bestia fosse un poveraccio in una capanna, invece che un principe in un castello, avrebbe lo stesso fascino (stesso problema con mister Darcy di Orgoglio e Pregiudizio, fosse stato stalliere?)?
Hai ragione! Oggi si direbbe "Se fosse stato un operaio…". Sarebbe interessante scrivere un contro-racconto alternativo. 😉
Ricordo di aver visto il film di Zeffirelli durante l'ora di Inglese e l'ironia per l'assonanza del nome della protagonista col nome del nostro professore di Mate e Fisica.
Arcibaldo e Petronilla è una bella scelta. Io avrei detto Blondie & Dagoberto.
Ma nei fumetti le coppie sono tante! Superman e Lois Lane, Peter Parker e Mary Jane, Hal Jordan e Carol Ferris, Mr. Fantastic e la Donna Invisibile, Henry Pym e Janet van Dyne…
Nei fumetti le coppie rodate sono davvero tante, inizialmente avevo scelto Diabolik ed Eva Kant, ma li conosco troppo poco per parlarne con sicurezza. Un'altra coppia strepitosa sono Homer e Marge Simpson. 🙂
Mi ero persa questo tuo bellissimo post! Ho adorato Jane Eyre nella versione di Zeffirelli, gli altri non li ho visti. Ammetto che amo molto anche La bella e la bestia, Disney sa sempre incantare. Tra le coppie che hanno colpito la mia fantasia mi viene in mente Eva Kant e Diabolik, il fascino del male; tra le coppie letterarie la peccaminosa coppia de L'amante di Lady Chatterly, romanzo che io trovo rivoluzionario perché l'amore di Constance e Mellors va oltre le convenzioni e non è solo sesso.
Grazie, Giulia! Sapessi quanti post sfuggono a me… 😉 Mi è piaciuto scrivere questa seconda parte, ma mi sono trovata in imbarazzo perché di coppie favolose ce ne sono veramente tante. La Bella e la Bestia è uno dei cartoni animati di W. Disney che ho amato di più, insieme a quelli "vecchi" come Gli Aristogatti, Il libro della giungla, Biancaneve e i Sette Nani. A parte la storia in sé, ha un tratto caldo che manca alle ultime produzioni. Sì, leggevo che il vero scandalo ne "L'amante di Lady Chatterley" non derivò tanto dalle scene hard, quanto il fatto che i due amanti appartenessero a ceti sociali diversi.
Allora Jane Eyre non è il mio classicone storia d'amroe preferito, ma ovviamente è una storia immortale e validissima come esempio. Arcibaldo e Petronilla mi ha smosso ricordi del Corrierino, mentre de La Bella e la bestia vidi anche il fantasmagorico spettacolo teatrale anni fa, è e rimane una storia di struggente bellezza.
Arcibaldo e Petronilla sono davvero buffi e d'istinto si parteggia per il povero Arcibaldo angariato dalla moglie. ^_^ Oltre al Corrierino dei Piccoli, mi ricordo i giornalini che i miei genitori acquistavano per me da bambina, con Tira e Molla, Braccio di Ferro, Geppo, Soldino.
Sai che avevo visto anch'io lo spettacolo teatrale di la Bella e la Bestia? Pensa che lo avevo visto nel 2004 a Broadway. Per la prima volta mi trovavo a New York con un'amica e avevamo deciso di andare a vedere un musical, grazie all'acquisto di biglietti scontati del 50% in Times Square. Avevamo scelto di vedere una storia che già conoscevamo e in modo da non "perderci" con l'inglese. In pratica abbiamo "guardato le figure, ahahahahah! Il musical è stato fantastico.