Il 13 luglio, giorno in cui si è svolta la rappresentazione del mio spettacolo Il Diavolo nella Torre  al castello di Pagazzano, è stata una giornata memorabile sotto tutti i punti di vista, a cominciare dal tempo che ci ha graziato sia durante la visita  sia durante lo spettacolo.

In quest’occasione ho avuto modo di incontrare alcune persone che conoscevo tramite Fb a causa di comuni passioni storiche: Angie DalessioStefania Zilioli Susi Gabellini. Sono giunti anche degli amici per vedere, o rivedere, la rappresentazione. Insomma, è sempre un piacere interagire con le persone in carne e ossa, ascoltare il timbro della loro voce e incrociarne lo sguardo! Come lo scorso anno, c’era anche il banchetto della Meravigli Edizioni con romanzi, saggi e altre pubblicazioni sulla nostra regione, con la gentilissima Elena Lanterio che a fine serata mi ha regalato l’ultimo romanzo di Luigi Barnaba Frigoli, “Il morso del basilisco”.

Vorrei suddividere quindi il tutto: la presentazione del castello di Pagazzano in un primo post, con alcune notizie e curiosità tratte sia da Wikipedia che dal sito del castello. Farà poi seguito quello dedicato allo spettacolo vero e proprio.

Il castello di Pagazzano 


Non avevo mai avuto modo di visitare questo castello in provincia di Bergamo, assai ben conservato e munito di un fossato ancora colmo d’acqua. Come prima cosa, dunque, abbiamo partecipato alla visita guidata a cura dei volontari del gruppo “Civiltà contadina”. Sono stati molto cortesi e ci hanno suddiviso in due gruppi, in considerazione del fatto che avremmo dovuto salire una stretta rampa di scale a chiocciola all’interno del mastio.

La necessità di un castello difensivo in questa zona era dovuta alla forte instabilità politica nell’età medievale del borgo di Pagazzano e di tutta la pianura centrale bergamasca: dapprima assegnato ai conti di Bergamo nell’XI secolo, passò a Milano dopo la pace di Costanza con l’imperatore Federico Barbarossa, unitamente agli altri castelli della Gera d’Adda. Il dominio nella città milanese venne esercitato prima dai Torriani e, dopo numerose lotte, dai Visconti, quindi questo luogo cadeva proprio, ehm, a fagiolo per allestirvi lo spettacolo di Bernabò. Mmm, ho fatto una battuta che probabilmente messere non sta gradendo molto…

Comunque furono proprio i Visconti ad edificare il nuovo castello durante la reggenza di Giovanni, alla morte del quale (1354) subentrò Bernabò Visconti. A quel periodo risale una lapide che, posta all’interno del maniero, ricorda un ricevimento (forse il primo nella nuova struttura) in onore di Filippo Borromeo avvenuto nell’anno 1355. La tradizione vuole inoltre che nelle stanze dell’edificio dimorò per qualche tempo il poeta Francesco Petrarca nel 1359, ospite di Bernabò che amava ospitare il fior fiore degli artisti e degli eruditi dell’epoca.

Curiosità sul Diavolo

A Bernabò il Diavolo, di cui conosciamo ormai vita, morte e miracoli, si fanno risalire storie più efferate tramandate oralmente. Vi racconto dunque una vicenda, macabra com’è nel suo stile, tratta dal sito del castello.

Si narra di alcuni contadini di Pagazzano che dovevano portare della legna a Bergamo. Forti della protezione del loro signore, contavano di non avere ostacoli al loro passaggio e ai gabellieri che intimavano loro di pagare la tassa, risposero che Bernabò Visconti non doveva pagare alcuna gabella. I soldati presero in giro i contadini dicendo che non conoscevano alcuna autorità né di “Bernabò” “né di Bernaaca.” Come potete immaginare, mai risposta fu più sbagliata.

Ritornati a Pagazzano, i contadini raccontarono l’accaduto al loro signore, che invitò al castello i gabellieri e organizzò un lauto banchetto. Li fece poi arrestare e condurre nel vicino torchio per essere stritolati. Pare che chiedesse loro con sarcasmo se in quel preciso momento riuscissero finalmente a capire la differenza che intercorreva tra Bernabò e Bernaaca. Ad ogni risposta sbagliata Bernabò ordinava: “Ancora una taca” (riferendosi ad un giro della vite che regolava l’abbassamento della trave del torchio). In effetti all’interno del castello c’è un grande torchio, ma è di molto posteriore e… meglio non approfondire troppo!


L’era di Gian Galeazzo

Dopo la morte di Bernabò Visconti, il potere passò nelle mani del nipote Gian Galeazzo, colui che lo aveva fatto arrestare e deporre, che nel 1386 donò i possedimenti di Pagazzano alla moglie Caterina. Ricordo che la stessa Caterina era la cugina di Gian Galeazzo, essendo la figlia di Bernabò. Il castello andò nelle mani dei Suardi e successivamente di Bertolino Zamboni.


La contesa con la Serenissima

Il successivo insediamento di Filippo Maria Visconti, l’ultimo della famiglia,  portò nuovamente il castello alla famiglia cremonese degli Zamboni, che ne mantennero il possesso fino al 1428, anno in cui i territori vennero acquisiti dalla Repubblica di Venezia. Cominciò un periodo di fortissima instabilità, con la zona contesa da Milano e Venezia: in quegli anni il maniero venne affidato prima a Sagramoro, appartenente al ramo di Brignano dei Visconti, e poi a Francesco de’Isacchi di Treviglio


Nel 1447, con l’instaurazione a Milano della Repubblica Ambrosiana, la Gera d’Adda passò nuovamente alla Serenissima, e il castello di Pagazzano venne nuovamente assegnato al ramo brignanese dei Visconti. Questa famiglia mantenne il controllo dell’edificio anche quando, con la costruzione del fosso bergamasco e la definitiva stabilizzazione dei confini, Pagazzano ritornò sotto l’influenza di Milano. Insomma, era una specie di tira e molla

Dal 1465 all’arciprete Galeazzo…

La stabilità, sancita da un atto notarile che, datato 1465, confermava il pieno possesso dello stabile a Sagramoro II Visconti, portò il castello ad una serie di interventi di ammodernamento: venne ampliato sia il fossato che il perimetro di cinta, la cui parte esterna venne rivestita in laterizio, a cui furono aggiunte quattro torri agli angoli.

Nel 1551 il castello di Pagazzano passò a Galeazzo Visconti, arciprete del paese. Questi, che desiderava stare comodo come tutti i preti di alto lignaggio, attuò una serie di modifiche che lo avvicinarono a una dimora signorile: nel lato sud vennero distrutte le due torri e tutta la merlatura, mentre il lato nord (quello rivolto verso il confine con la Repubblica di Venezia) venne lasciato integro nelle sue funzioni difensive.


… fino ai giorni nostri

Nel 1657 morì senza eredi l’ultimo dei discendenti del ramo brignanese dei Visconti, dopodiché il castello passò alla famiglia milanese dei Bigli. Questi compirono ulteriori opere di rimodernamento, tra cui la costruzione di un loggiato e di una scalinata a ventaglio, nonché numerose decorazioni. Nel 1828 la marchesa Fulvia Bigli lasciò il castello in eredità al marchese Paolo Crivelli, appartenente al casato del marito, la cui famiglia utilizzò la struttura come azienda agricola, mantenendone la proprietà fino al 1968.
Da allora vi subentrarono altri proprietari fino a quando, nel 1999, il castello venne acquistato dal comune di Pagazzano. Et voilà!

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Prima di chiudere questo primo post, vi invito a leggere anche l’articolo che è comparso su “L’Eco di Bergamo” per pubblicizzare l’evento in tutti i suoi aspetti: siamo diventati davvero internazionali!