Nella prima parte di questo articolo dedicato al lupo, che potete trovare qui, abbiamo fatto conoscenza di questo favoloso animale dal punto di vista delle scienze naturali, e poi addentrandoci nel mito di Romolo e Remo e della lupa che allattò i gemelli.
In seguito abbiamo appreso, leggendo il saggio Il tempo dei lupi di Riccardo Rao, che il lupo era talmente venerato nell’antichità che molti genitori norreni assegnavano ai figli il nome “wulf” nella speranza che acquisissero parte della forza e del coraggio dell’animale.
Ma l’ammirazione del lupo incomincia a scemare con l’avvento del cristianesimo, quando viene identificato come un predatore di anime, e quindi avente natura intrinsecamente malvagia. Tuttavia, come vi dicevo, la guerra al lupo iniziò ufficialmente con un personaggio storico molto famoso, ovvero…
Come ci insegnano i libri di scuola, Carlo viene incoronato imperatore nel giorno di Natale dell’anno 800. Nel Capitulare de villis, un editto emanato negli ultimi anni del suo regno, l’imperatore comanda ai funzionari incaricati di gestire le sue vaste tenute regie che gli sia comunicato il numero dei lupi uccisi, e che si proceda alla caccia di lupacchiotti nel mese di maggio. Per la prima volta la guerra contro i lupi viene istituita, regolamentata e codificata: in una parola, dichiarata.
Non è da scartare nemmeno l’ipotesi che, nelle vaste foreste dove i re franchi amavano cacciare, e da cui traevano molti proventi, il lupo rappresentasse uno sgradevole concorrente. Proprio all’epoca di Carlo Magno aumentano, infatti, i disboscamenti, a causa della messa a coltura di nuove terre, che assottigliano le prede sia per i lupi che per gli aristocratici. Vi possono essere dunque motivi di sicurezza nella gran caccia, oppure di carattere simbolico: se si arriva al dominio sulla natura magica e pagana, si giunge anche alla salvezza l’anima.
Cappuccetto Rosso e l’incontro con il lupo
A parte le varianti, la trama più diffusa è questa: Cappuccetto Rosso, chiamata anche Cappuccetto, è una bambina che vive con la sua mamma in una casetta vicino al bosco. Un giorno la mamma le consegna un cestino pieno di cose buone da portare alla nonna ammalata, che vive al di là della foresta. La mamma raccomanda a Cappuccetto di fare attenzione, durante il tragitto, e non lasciare la strada maestra.
Nel bosco però, la bambina incontra un lupo, che con l’inganno le si avvicina e si fa rivelare dove abita la nonna. Il lupo così si allontana, arriva prima di lei alla casetta e bussa alla porta, presentandosi alla nonna come la nipotina e così apre la porta e mangia la nonna in un sol boccone.Cappuccetto Rosso, che arriva più tardi alla casetta, entra e trova il lupo nel letto, travestito da nonna e anche lei viene a sua volta divorata. Un cacciatore, amico della nonna di Cappuccetto, si accorge di quello che è accaduto, si precipita nella casetta e uccide il lupo, tagliandogli la testa con una scure. Poi gli apre la pancia dalla quale fuoriescono immediatamente la nonna e Cappuccetto Rosso sane e salve. Il cacciatore intanto prende allora il lupo e si avvia verso casa, per farne delle pellicce.
Orbene, dovete sapere che Riccardo Rao è riuscito a risalire ancor più indietro nel tempo, addirittura attorno al 1020, grazie a cui le molte stranezze e discrepanze delle versioni che noi conosciamo vengono spiegate. Abbiamo infatti un racconto edificante scritto da Egberto di Liegi, “Della bambina risparmiata dai lupacchiotti“, dai risvolti parecchio interessanti. Nel racconto una bimba viene battezzata, e riceve una tunica di lana rossa. Il battesimo ha luogo nel giorno della Pentecoste. La bambina, che ha cinque anni, viene poi catturata da un lupo, che la porta nella profondità della foresta come preda per i suoi cuccioli. Questi ultimi però non riescono a sbranarla perché la mantella rossa ricevuta il giorno del battesimo la protegge da ogni male.
Incredibile, vero? Ma andiamo avanti con il nostro lupo demonizzato, spostandoci in età moderna, per la precisione nella seconda metà del Settecento…
Di lupi mannari e altre brutte faccende
Della Bestia del Gévaudan avevo parlato nell’ambito della mia rubrica Il Caffè della Rivoluzione con un articolo intitolato “Spettri, vampiri e lupi mannari”. Se volete leggere o rileggere il post nella sua interezza, potete trovarlo qui.
Riprendo invece la parte dedicata alla Bestia perché identificata con un lupo mannaro, l’argomento che ci interessa. Dovete sapere, infatti, che, nonostante quello fosse il secolo dei Lumi, ovvero del predominio della razionalità, mai come in quell’epoca attecchivano e si diffondevano leggende, dicerie e superstizioni di ogni sorta. Uno di questi “casi” è relativo proprio a una bestia di taglia enorme che, nella Francia tra il 1764 e il 1767, uccide in modo particolare le donne e i bambini. Le vittime ufficiali – e sottolineo “ufficiali” perché a un certo punto le autorità smettono di contarle – sono 137 e una dozzina di loro sono state decapitate. La cosiddetta Bestia del Gévaudan mostra una singolare astuzia e intelligenza nei confronti delle varie centinaia di soldati inviati per catturarla e per lungo tempo riesce a eludere ogni trappola. Qui sopra vi propongo “la bestia” in una stampa dell’epoca.
Alcuni sostengono di averla uccisa e mostrano cadaveri di lupi enormi e in generale le descrizioni parlano di un animale grande come un vitello, con pelo striato e lunghi canini. A un certo punto un cacciatore porta al re il cadavere di una bestia gigantesca, ma è talmente irriconoscibile che non gli viene corrisposta la ricompensa promessa. Fu un caso che destò molto scalpore, provocando una sorta di isteria collettiva e che mobilitò soldati, cacciatori e paesani. In Inghilterra, che in quel periodo tanto per cambiare era ai ferri corti con la sua vicina di casa, l’argomento era oggetto dei lazzi pubblici, e gli inglesi si ribaltavano dal ridere.
Nel 2001 è stato realizzato un film, Il patto dei lupi per la regia di Cristopher Gans, che narra, per l’appunto, delle vicende testé menzionate. L’epoca è il 1764. Siamo nelle campagne francesi del Gévaudan, oggi approssimativamente tra la Linguadoca e il Rossiglione, dove uomini e animali vengono assaliti e uccisi da una belva feroce, con assalti caratterizzati da una straordinaria violenza. In tre anni uccide oltre 100 persone e vani sono risultati i tentativi di catturarla.
Il re Luigi XV decide di inviare nella regione il cavaliere Grégoire De Fronsac, accompagnato da un compagno irochese Mani, per catturare ed imbalsamare l’animale. Potete vedere un’immagine dei due protagonisti nella locandina a lato. Devo dire che il film parte molto bene, e l’ambientazione è ottima con una quasi insostenibile dose di tensione, i paesaggi cupi e desolati, ma mi ha deluso sia nel prosieguo – veramente grottesco a tratti – sia nella caratterizzazione dei personaggi. Soprattutto il finale, con la spiegazione di quanto è successo, è davvero al di là del bene e del male.
Bene… piano piano, siamo arrivati fino ai giorni nostri, ma ho deciso di riservare una terza e ultima parte al lupo contemporaneo, oggi protagonista di una rivalutazione, nonché di fumetti e film!
Per questo motivo vi lascio con una mia fotografia scattata lo scorso anno nel parco del Lupo della Sila in Calabria. Sotto il bassorilievo del lupo, c’è una poesia che vi riporto qua di seguito perché è difficile leggerla. È un po’ triste, ma esprime bene la natura del lupo e i termini della questione nei rapporti tra uomo-lupo:
La fame è la mia compagna,
la solitudine la mia sicurezza,
un’eterna triste condanna.
Io sono l’istinto.
Passi svelti nella notte,
il freddo è il mio giaciglio.
Fonti testo:
Il tempo dei lupi di Riccardo Rao – Utet
“Guida pettegola al Settecento francese” di Francesca Sgorbati Bosi – Sellerio editore
Fonti immagini:
Pixabay per la foto iniziale del lupo
Wikipedia, tranne la foto finale con la poesia sul lupo della Sila
Non sapevo che Carlo Magno avesse una tale avversione per i lupi.
Il film di cui parli l'ho visto anch'io, e io pure sono rimasto deluso dallo sviluppo della trama.
Riguardo Cappuccetto Rosso, non l'ho studiato in termini letterari e storici, però ricordo una discussione con uno studente di psicologia che mi disse addirittura che in chiave psicanalitica rappresenterebbe il trauma della perdita della verginità per le giovani fanciulle…
Nemmeno io sapevo che Carlo Magno avesse, ehm, il dente avvelenato con il lupo. 😉 Hai ragione su Cappuccetto Rosso, una delle numerose interpretazioni riguarda proprio la scoperta della sessualità da parte della fanciulla, e il fatto che il lupo potrebbe essere un "iniziatore". Mi pare che questa teoria sia stata avanzata da Bruno Bettelheim.
Sul film stendiamo un velo pietoso…
Che bel post, grazie Cristina. Un abbraccio.
Grazie, Wanda, un abbraccio anche a te! Buona settimana.
Nelle intenzioni di Christophe Gans, "Il Patto dei Lupi" doveva essere un omaggio agli horror italiani degli anni 6070 che lui aveva divorato nel corso della sua adolescenza, diciamo però che il risultato finale è stata più una grossa americanata nel senso peggiore del termine.
Sì, questo film è un gran minestrone. Peccato, perché è una bella occasione mancata, e ha degli aspetti pregevoli. Comunque sono stata contenta di averlo visto!
Sempre ricco di informazioni altrimenti sconosciute, anche questo secondo post. Leggendoti mi sono venuti in mente anche Balla coi lupi e il Libro della Giungla e un sacco di storie di pastori che hanno sempre visto nel lupo la morte del loro gregge, un pericoloso predatore. Credo sia un animale pieno di mistero e di fascino, con il quale l'uomo difficilmente riesce a convivere e per questo si sia sviluppato il rapporto di diffidenza ancora esistente.
Grazie del commento, Nadia. In effetti ogni parte è molto ricca, avrei corso il rischio di fare un post troppo lungo o comunque dover tagliare delle curiosità. A me piace molto lo sguardo del lupo, profondo e impassibile nello stesso tempo. Comunque è un animale di una bellezza unica.
Allora è colpa di Carlo Magno se il povero lupo ha subito una così triste sorte dopo essere stato venerato per anni. Ricordo il film Il patto dei lupi, anch'io ricordo che l'inizio era promettente con un finale deludente (ma non ricordo bene i dettagli). Interessante le origini della favola di cappuccetto rosso. Sono curiosa di leggere la terza parte con la riabilitazione del lupo.
Sì, in effetti i presupposti per la demonizzazione c'erano tutti ancora prima di Carlo Magno, con gli scritti evangelici e quelli dei padri della Chiesa, ma sicuramente l'imperatore ha dato una mano non indifferente con i suoi decreti. Le fiabe sono sempre molto interessanti! Alla prossima con il lupo "fumettoso".
In realtà mi pare di ricordare che la fiaba originale di Cappuccetto Rosso termini in maniera tragica: il cacciatore uccide il lupo, ma non c'è più niente da fare per la bambina.
E questo mi ricorda anche:
[video]URL_https://www.youtube.com/watch?v=GeJwqrlhO7Q[/video]
Per quanto riguarda la belva del Gevaudan, non si tratterebbe di lupo mannaro, bensì di un criptide.
Sì, quella che finisce male è la versione di Charles Perrault, come segue:
"O nonna mia, che denti grandi che avete!" "Gli è per mangiarti meglio." E nel dir così, quel malanno di Lupo si gettò sul povero Cappuccetto Rosso, e ne fece un boccone.
La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere."
Ora è più conosciuta quella dei Grimm, con il lieto fine.
Carino il video che hai proposto! 😉
Ho letto "il tempo dei lupi" e a questo punto, considerato quanto sei stata esaustiva, dubito di farci un post. Ma mi hai messo una grande curiosità di leggere "guida pettegola al settecento francese"!
Mi ricordo che, per combinazione, quando ero andata alla presentazione del saggio a Milano, tu lo stavi leggendo.
"Guida pettegola al Settecento francese" è delizioso! 🙂
Splendidi entrambi i post (e aspetto il terzo).
Il lupo… se ci penso, ha preso parte indiretta di buona parte della mia vita. Al di là della forte suggestione che in me suscitò il lupo della fiaba di Cappuccetto Rosso (che poi scoprirò in un celebre libro di Bettelheim avere significati legati alla maturità sessuale), ricordo i racconti di mia madre, che da piccola usava trascorrere vacanze estive proprio in Sila. Ci raccontava di quell'ululato dei lupi, del fatto che coi suoi cuginetti sapeva fin dove spingersi per non essere in pericolo. Insomma, ne avevo un'immagine spaventosa.
Poi, col tempo, ne vidi il fascino, fecero la loro parte diversi documentari televisivi, fino a quei mirabili racconti di London, che hanno nei protagonisti molta parte di sangue di lupo. Il lupo presente nelle storie dei Nativi americani poi, è importantissimo. E nel mio romanzo, il personaggio maschile ha proprio un nome di Lupo in lingua Algonquian.
C'è un film sulla caccia al lupo nelle steppe asiatiche. È molto forte ma anche molto significativo.
Grazie della tua splendida testimonianza, Luz. Il terzo post chiuderà con un sorriso, soprattutto con i lupi dei cartoni e dei fumetti. In effetti l'autore stesso del libro cita un episodio dove sentì l'ululato del lupo e, nonostante il fatto che sia uno storico e stesse conducendo un'indagine scientifica, gli si accapponò il sangue nelle vene.
Avevo letto pure io i romanzi di Jack London, dove c'è una scena piuttosto terrificante di un esploratore che viene attaccato da un branco di lupi. Del romanzo in sé ho un ricordo vago, ma quella scene è rimasta molto impressa nella mia memoria.
Anch'io, tra l'altro, ho usato i lupi nel mio romanzo "Le strade dei pellegrini" quando il protagonista si trova da solo in mezzo alle foreste dei Pirenei.
Molto interessante, cara Cristina. Non me le perdo le tue incursioni nel mondo animale, e se si parla di lupo, meno che mai. La poesia finale non mi piace tanto; mi sembra che non esprima l'essenza del lupo. Ma forse bisognerebbe domandare a lui. 😉
Mi è piaciuto proporre qualcosa in più per questo animale davvero affascinante. Non che gli altri non lo siano, ma il lupo, proprio per la sua drammatica interazione con l'uomo, ha pagato uno scotto più alto. Pensa che in Irlanda non ci sono più lupi, ad esempio: l'ultimo fu ucciso nel 1786. Per quanto riguarda la poesia, è vero, bisognerebbe chiedere un parere al lupo! 🙂