Oggi riapre anche il mio caffè rivoluzionario, con un post che costituisce un ideale raccordo rispetto all’ultimo della serie dove vi avevo parlato del contrabbando dei libri proibiti. Ricordate? Non a caso l’avevo intitolato “Quell’oscuro oggetto del desiderio”, dato che, per avere questo genere di letteratura, si era disposti a rischiare multe, sequestri e persino la galera; a testimonianza che non c’è censura che tenga a bada l’irrefrenabile curiosità dell’essere umano. Se lo avete perso e desiderate rileggerlo, lo trovate qui.

Ebbene, il mio amato Settecento ha costituito un vero e proprio momento di svolta epocale per molti aspetti, non esclusa la fruizione dei libri da parte di un pubblico assai più ampio, grazie a un maggiore grado di alfabetizzazione e a un allargamento nelle maglie della censura, ormai impossibilitata a esercitare un controllo davvero stringente.

Si aprono dunque nuove quote di mercato e nuovi consumatori, tra cui – udite udite! – cominciano a primeggiare le donne. E non è tutto, dato che la lettura di libri edificanti e devozionali, molto praticata nel Seicento, cede il passo ai tanto vituperati romanzi, considerati pericolosi e lesivi della morale. Santa Teresa d’Avila ci ricorda, nella sua autobiografia, come la madre fosse appassionata di romanzi cavallereschi, e così pure la figlia; passione rimproverata dal marito, che ne proibisce la lettura.

Dunque nel Settecento la donna-lettrice diventa anche la protagonista di molti ritratti e tele, dove viene raffigurata assorta della lettura. Ne abbiamo un esempio in questo quadro, I divertimenti della vita privata, dove la lettrice è seduta in poltrona, in una stanza dove si è ritagliata uno spazio tutto suo per leggere, interrompendo le sue occupazioni quotidiane  per un certo lasso di tempo . Ha lo sguardo sognante, forse dopo aver chiuso il libro di cui ha appena letto un capitolo, la mente ancora tutta colma di immagini.

Queste donne diventano soggetti degni di essere rappresentati dai pennelli dei pittori, o nelle illustrazioni, e la loro disseminazione urbana costituisce un potente veicolo promozionale per la stampa stessa. Lo sguardo dei contemporanei testimonia che negli spazi cittadini i libri in mano alle persone si moltiplicano, in una frenesia di leggere che non ha precedenti, e l’arte restituisce la gamma di emozioni che la lettura trasmette. Le donne sono i nuovi committenti del mercato editoriale, e gli editori e gli autori ne tengono conto, trasformando lo stile e il testo: se c’è un nuovo modo di leggere, c’è anche un nuovo modo di scrivere, e l’esaltazione delle eroine nei romanzi tanto amati.

Vediamo qualche esempio in alcuni ritratti.

Sulla sinistra, potete ammirare il ritratto di Émilie du Châtelet, marchesa du Châtelet, eseguito da Maurice Quentin de la Tour. Si tratta di una donna che era una matematicafisica letterata francese e uno dei più grandi ingegni del XVIII secolo. Questo ritratto ben esprime il suo legame con i libri, ma anche con il mondo scientifico tramite il compasso. Chapeau.

Sulla destra potete ammirare, invece, il ritratto di madame d’Épinay di Jean-Étienne Liotard. Non sembra che lei sia lì, come se fosse in carne e ossa, e che ci voglia suggerire qualcosa? Chi è questa signora che ci guarda con i suoi occhi vivi e intelligenti e con un dito appoggiato al mento, l’espressione arguta? Ebbene, si tratta di una scrittrice, ma è anche una protettrice di scrittori, e il libro che tiene tra le mani  ci offre un indizio di chi sia uno dei suoi illustri protetti. Se potessimo sbirciare tra le pagine, leggeremmo che tiene tra le mani il Discours sur l’origine de l’inégalité parmi les hommes di Jean-Jacques Rousseau, di cui questa dama era, appunto, un’amica.

Ci fissa con aria di sfida, invece, la battagliera scrittrice inglese Mary Wollstonecraft, autrice di A Vindication of the Rights of Woman, nel quale sostiene, contro la prevalente opinione del tempo, che le donne non sono inferiori per natura agli uomini, anche se la diversa educazione a loro riservata nella società le pone in una condizione di inferiorità e di subordinazione. Mary è una donna coraggiosa e una vera antesignana del femminismo, le cui parole sono validissime ancora oggi. Il ritratto è in linea con il suo carattere, non è vero? Non a caso era soprannominata dai suoi detrattori la “tigre in gonnella”, e nel ritratto sembra quasi che l’abbiamo disturbata dalle sue letture. Pardon, anzi… sorry!

Le lettrici non sono soltanto donne di estrazione borghese, ma appartengono a ceti sociali più umili, come in questa bella composizione di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, del 1720: Donne che lavorano al tombolo, ora al Museo di Brescia. L’ambiente è semplice e rustico e mostra donne che stanno lavorando in gruppo; e, a parte una fanciulla, nessuna guarda verso il pittore perché sono intente al loro lavoro di cucito e ricamo.

Osservate bene la donna in primo piano, di profilo e con la bimba appoggiata alle ginocchia e lo sguardo intento sul libro in grembo alla madre. Quest’ultima ha preso la mano della bambina e la guida nella lettura del libro. Lentamente e con fatica, anche le classi più umili si stanno alfabetizzando.

I libri costruiscono anche relazioni tra i sessi e preziose alleanze, amicizie fatte di ragione, di idee e sentimenti, come ci testimonia il caso di Vittorio Alfieri e della contessa Luisa Stolberg d’Albany ritratti nel 1796 da François-Xavier Fabre tra libri e lettere. Luisa è la donna che tiene il poeta legato a sé per tutto il resto della vita, e che Alfieri definisce come il “degno amore”. Nel quadro sembra che a unirli, più di ogni altra cosa, siano proprio i libri e le carte; e lo scambio vicendevole che corre tra i due protagonisti, fatto di parole dette e scritte, di sguardi, di sentimenti, è intensissimo. Il vertice del romanticismo è dunque testimoniato da questa immagine di anime gemelle che uniscono i loro spiriti affini.

Chiudo con un paio di raffigurazioni di lettura di gruppo, eseguite con affettuosa ironia dall’artista inglese John Opie. Nella prima sulla sinistra A Moral Homely abbiamo un gruppo di giovinette cui un’anziana donna sta leggendo un libro dal contenuto edificante: tra le ragazze, una si regge la testa con le mani e sbadiglia, l’altra si stira, un’altra ancora pensa ai fatti suoi, due stentano a tenere gli occhi aperti e, ai piedi del gruppo, altre due giocano senza ascoltare. La noia è la vera protagonista del quadro.

          

Che differenza, invece, nell’altro quadro che mostra le stesse ragazze mentre leggono una storia d’amore (A Tale of Romance): è scomparsa del tutto l’aria annoiata e sono elettrizzate e sorridenti: tutte seguono, intente, due si abbracciano, una ha lo sguardo perso nel vuoto, ma non per noia bensì per coinvolgimento. Perfino il gattino sul pavimento sembra abbia smesso di giocare con il gomitolo per ascoltare. Un particolare non da poco, che si intravede sulla destra, oltre la tenda rossa tirata, è uno scorcio panoramico, da cui entra luce, come a dire che lo spazio chiuso e soffocante della lettura imposta ha ceduto il passo a orizzonti più vasti e teneri, seppure mentali.

Perché è un grande regalo ‘imbattersi in una storia davvero appassionante, che trasporta altrove e dona emozioni attraverso le vicende dei suoi protagonisti, come ben sappiamo! E se questo è valido ai giorni nostri, era valido anche nel Settecento, secolo in cui le donne hanno cominciato faticosamente a uscire dai ruoli dove erano confinate. La lettura di un libro, anche di svago, è appunto liberatoria, e schiude nuovi orizzonti di viaggio, istruzione e libertà specialmente per alcune categorie di donne, ancora oggi vessate e chiuse in limiti angusti, fisici e anche mentali. Come sosteneva la grande Mary Wollstonecraft sopra citata, «È tempo di compiere una rivoluzione nei modi di esistere delle donne – è tempo di restituire loro la dignità perduta – e fare in modo che esse, come parte della specie umana, si adoperino, riformando se stesse, per riformare il mondo.»

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Fonte testo: Il libro. Editoria e pratiche di lettura nel Settecento di AA.VV. – La rivoluzione della lettura e la rivoluzione dell’immagine della lettura di Tiziana Plebani

Fonte immagini: Wikipedia