Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza d’essere ancora felice.” Si tratta di una bella frase dello scrittore e aforista francese Jules Renard. Nato nel 1864, Renard trascorse gran parte della vita tra Parigi, dove partecipò nel 1889 alla fondazione del Mercure de France, e il paese paterno di Chitry-les-Mines, nel Nièvre, di cui fu sindaco dal 1904. Si professò dreyfusardo, repubblicano, anticlericale e socialista. La sua opera più famosa è Pel di carota del 1894, che narra le patetiche vicende di un ragazzino dai capelli rossi.

Ho voluto introdurre il post con questa celebre frase perché, se è vero che molti libri in fremente attesa sullo scaffale ci posso regalare sensazioni di felicità, è anche vero il contrario: avere troppi libri da leggere, e pensare a quante opere valide sono in circolazione nel mondo – opere che forse non leggeremo mai – potrebbe generare uno stato di ansia anziché di piacere.

Tempo fa avevo scritto un post dedicato a “It, ovvero l’armadietto delle mie letture”, all’interno del quale i libri sembravano riprodursi da soli come i conigli (l’ho riletto per capire a che punto siamo…). Ora i tomi sono stati liberati dal claustrofobico armadietto, e com’è ovvio la situazione è peggiorata: mio marito ha redatto un elenco di tutti i libri da leggere e sono circa trecento, disposti su tre scaffali in file da due o da tre. Per fortuna nell’e-reader ne ho pochi, tra cui un romanzo di Zola e un paio di saggi sulla rivoluzione francese che mi hanno regalato, e sullo smartphone ho letto quei libri che avevo scaricato con la app kindle. So di alcune persone che hanno centinaia di libri nel loro e-reader, che difatti si moltiplicano grazie alla tecnologia, che con un solo click fa arrivare l’opera dritta dritta nel tuo supporto.

Già, ma da dove sono piovuti  tutti questi libri? Ho provato a fare un’analisi scientifica delle fonti:


1. acquisti da parte mia in senso classico, cioè comprati nel pieno possesso delle mie facoltà mentali. Un esempio: Il principe di Niccolò Machiavelli.
Ecco alcuni dei libri da leggere: incombenti, vero? Una curiosità, i cinque tomi rossi sul secondo scaffale sono
La Rivoluzione Francese di Jules Michelet in un’edizione di pregio.

Nella categoria 1. apro però altre sottocategorie:

1.1 acquisti tratti da un elenco su un quaderno dove annoto i libri consigliati da amici o blogger che sono a loro volta lettori forti, o meglio potenti come amo sempre dire. Il quaderno si compone di svariate pagine di titoli, che attendono l’acquisto e mi fanno venire l’acquolina in bocca. Un esempio: Trilogia di K. di Agosta Kristof, che ho letto ora.
1.2 acquisti di romanzi o saggi dopo la presentazione dell’autore. Questi eventi sono per me un’autentica rovina: di recente ho assistito ad alcune presentazioni, finendo con l’effettuare l’acquisto. Nell’ordine:

Il tempo dei lupi di Riccardo Rao, un medievista che conosco personalmente e di cui, tra l’altro, ho presentato all’esame universitario I paesaggi dell’Italia medievale. Questo l’ho già letto.

. L’arte del sarto nel Medioevo di Elisa Tosi Brandi, che non potevo certo farmi sfuggire (ho fatto anche una domanda all’autrice sulla nascita delle tasche!).

. Scritti (s)connessi di Enrico Pompeo, racconti che sono stati presentati nel corso di una bella serata al laboratorio teatrale Le Scimmie Nude con relativa lettura… tra l’altro uno dei lettori era Davide, magistrale interprete del mio Bernabò Visconti, che potete vedere qui a fianco.

Ho resistito spasmodicamente e non ho comprato la trilogia sui templari di Simonetta Cerrini, massima esperta sull’argomento, di cui l’ultimo è La passione dei templari. Vi assicuro però che mi sembrava di essere Ulisse legato all’albero maestro e che si dibatte mentre ascolta l’ammaliante canto delle sirene.

Quando sono con mio marito, poi, mi obbliga a comprare il libro, e se oppongo resistenza lo compra lui. Non si tratta di un problema finanziario, il mio, ma di mancanza di tempo: non ho tempo per leggere tutti questi tomi, che difatti si accumulano sugli scaffali, men che meno ora che sono impegnata con l’università (e altri libri!).

1.3 acquisti sulla base di recensioni, pochi a dire la verità. Di solito diffido del libro di cui tutti parlano, so che è un pregiudizio da parte mia, ma è così. Non ho ancora letto, ad esempio, Elena Ferrante, ma, siccome molte amiche me ne hanno parlato bene, prima o poi lo farò. Non mi piacciono nemmeno gli scrittori troppo presenzialisti, noti o meno noti che siano, anche questo è un pregiudizio di cui sono consapevole.


2. libri da eredità, nel senso che appartenevano a persone che sono venute e mancare. Piuttosto che mandarli tutti al macero, li ho accolti in casa come degli orfanelli donando loro un alloggio, regalando quelli che erano doppi o buttando quelli che erano proprio rovinati. Per fortuna i libri non mangiano e si accontentano solo di un posto all’asciutto… Un esempio: La via del tabacco di Erskine Caldwell. 


3. libri da edicole dismesse, come quella che c’era sotto casa mia che vendeva anche libri usati a uno o due euro. Quando ho saputo che chiudeva, mi sono precipitata dabbasso, sempre accompagnata dal marito, che come avrete capito è una specie di demonio tentatore, e siamo tornati trionfalmente a casa con quattro sacchi pieni di libri bellissimi e come nuovi, con poca spesa. Un esempio: L’alienista di Caleb Carr.


4. libri che mi vengono donati dalle persone più svariate, consapevoli della mia passione per la lettura e che hanno l’unico dubbio su che cosa regalarmi, vista la quantità spropositata di libri che leggo. Un esempio: Una poltrona sulla Senna: Quattro secoli di storia di Francia di Amin Maalouf, sulla storia dell’Académie Française.
Com’è ovvio non riuscirò mai a leggere tutti questi libri, perché poi nel frattempo se ne aggiungeranno altri. 

La domanda che mi sorge spontanea, però, è la seguente: 

perché nella nostra vita leggeremo determinati libri e altri no? 
Assodato che è impossibile leggere tutto, persino limitandosi alle opere più famose, e che è inutile farsi prendere dall’ansia, mi chiedo come mai siamo destinati a “incontrare” certi libri, proprio come siamo destinati a “incontrare” talune persone.

Mi immagino i libri che viaggiano su strade parallele alle nostre, e ci sfiorano o ci passano vicini, oppure altri che, per quanto sforzi facciano, non riescono mai a raggiungerci. Per quanto riguarda le persone, infatti, parlo sempre di griglie spirituali che agevolano gli incontri, e può darsi che anche con i libri avvenga la stessa cosa.

Inoltre la nostra vita è un continuo mutamento, quindi in un determinato periodo siamo più aperti a ricevere determinati stimoli, e quindi attirati dal romanzo fantasy, in un altro dagli scritti di una guida spirituale, in un altro ancora dalla testimonianza di una sopravvissuta dell’Olocausto, in un altro ancora dal romance o dal giallo o dalla fantascienza…

L’attrazione magnetica che si viene a creare è reciproca: non sei solo tu a cercare i libri, sono i libri che ti cercano. Alcuni riusciranno a rimanere con te solo come presenza nella tua casa, altri raggiungeranno il loro scopo che è quello di essere letti. In entrambi i casi, è come se compissero un viaggio nella tua direzione, ciascuno a suo modo. 


E voi che cosa ne pensate? Ritenete anche voi che i libri giungano quando è tempo, o la vedete in maniera differente?

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Dimenticavo! Notizie sull’antologia di racconti medievali Italiae Medievalis Historiae IX edita dall’associazione culturale Italia Medievale a seguito del premio Philobiblon, tra cui il mio racconto Il più grande dei re: potete ora trovarla sulla piattaforma lulu al seguente link. In alternativa, potete cliccare sulla copertina che trovate sotto e accedere direttamente alla pagina di lulu.com. 🙂

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Fonte immagini:

. Il bibliotecario di Giuseppe Arcimboldo (1566) – Wikipedia
. Katarzyna Oronska Museum (dal link https://useum.org/artist/Katarzyna-Oronska)