“Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza d’essere ancora felice.” Si tratta di una bella frase dello scrittore e aforista francese Jules Renard. Nato nel 1864, Renard trascorse gran parte della vita tra Parigi, dove partecipò nel 1889 alla fondazione del Mercure de France, e il paese paterno di Chitry-les-Mines, nel Nièvre, di cui fu sindaco dal 1904. Si professò dreyfusardo, repubblicano, anticlericale e socialista. La sua opera più famosa è Pel di carota del 1894, che narra le patetiche vicende di un ragazzino dai capelli rossi.
Ho voluto introdurre il post con questa celebre frase perché, se è vero che molti libri in fremente attesa sullo scaffale ci posso regalare sensazioni di felicità, è anche vero il contrario: avere troppi libri da leggere, e pensare a quante opere valide sono in circolazione nel mondo – opere che forse non leggeremo mai – potrebbe generare uno stato di ansia anziché di piacere.
1. acquisti da parte mia in senso classico, cioè comprati nel pieno possesso delle mie facoltà mentali. Un esempio: Il principe di Niccolò Machiavelli.
. Il tempo dei lupi di Riccardo Rao, un medievista che conosco personalmente e di cui, tra l’altro, ho presentato all’esame universitario I paesaggi dell’Italia medievale. Questo l’ho già letto.
. L’arte del sarto nel Medioevo di Elisa Tosi Brandi, che non potevo certo farmi sfuggire (ho fatto anche una domanda all’autrice sulla nascita delle tasche!).
. Scritti (s)connessi di Enrico Pompeo, racconti che sono stati presentati nel corso di una bella serata al laboratorio teatrale Le Scimmie Nude con relativa lettura… tra l’altro uno dei lettori era Davide, magistrale interprete del mio Bernabò Visconti, che potete vedere qui a fianco.
Ho resistito spasmodicamente e non ho comprato la trilogia sui templari di Simonetta Cerrini, massima esperta sull’argomento, di cui l’ultimo è La passione dei templari. Vi assicuro però che mi sembrava di essere Ulisse legato all’albero maestro e che si dibatte mentre ascolta l’ammaliante canto delle sirene.
Quando sono con mio marito, poi, mi obbliga a comprare il libro, e se oppongo resistenza lo compra lui. Non si tratta di un problema finanziario, il mio, ma di mancanza di tempo: non ho tempo per leggere tutti questi tomi, che difatti si accumulano sugli scaffali, men che meno ora che sono impegnata con l’università (e altri libri!).
2. libri da eredità, nel senso che appartenevano a persone che sono venute e mancare. Piuttosto che mandarli tutti al macero, li ho accolti in casa come degli orfanelli donando loro un alloggio, regalando quelli che erano doppi o buttando quelli che erano proprio rovinati. Per fortuna i libri non mangiano e si accontentano solo di un posto all’asciutto… Un esempio: La via del tabacco di Erskine Caldwell.
3. libri da edicole dismesse, come quella che c’era sotto casa mia che vendeva anche libri usati a uno o due euro. Quando ho saputo che chiudeva, mi sono precipitata dabbasso, sempre accompagnata dal marito, che come avrete capito è una specie di demonio tentatore, e siamo tornati trionfalmente a casa con quattro sacchi pieni di libri bellissimi e come nuovi, con poca spesa. Un esempio: L’alienista di Caleb Carr.
4. libri che mi vengono donati dalle persone più svariate, consapevoli della mia passione per la lettura e che hanno l’unico dubbio su che cosa regalarmi, vista la quantità spropositata di libri che leggo. Un esempio: Una poltrona sulla Senna: Quattro secoli di storia di Francia di Amin Maalouf, sulla storia dell’Académie Française.
Mi immagino i libri che viaggiano su strade parallele alle nostre, e ci sfiorano o ci passano vicini, oppure altri che, per quanto sforzi facciano, non riescono mai a raggiungerci. Per quanto riguarda le persone, infatti, parlo sempre di griglie spirituali che agevolano gli incontri, e può darsi che anche con i libri avvenga la stessa cosa.
Inoltre la nostra vita è un continuo mutamento, quindi in un determinato periodo siamo più aperti a ricevere determinati stimoli, e quindi attirati dal romanzo fantasy, in un altro dagli scritti di una guida spirituale, in un altro ancora dalla testimonianza di una sopravvissuta dell’Olocausto, in un altro ancora dal romance o dal giallo o dalla fantascienza…
L’attrazione magnetica che si viene a creare è reciproca: non sei solo tu a cercare i libri, sono i libri che ti cercano. Alcuni riusciranno a rimanere con te solo come presenza nella tua casa, altri raggiungeranno il loro scopo che è quello di essere letti. In entrambi i casi, è come se compissero un viaggio nella tua direzione, ciascuno a suo modo.
E voi che cosa ne pensate? Ritenete anche voi che i libri giungano quando è tempo, o la vedete in maniera differente?
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Dimenticavo! Notizie sull’antologia di racconti medievali Italiae Medievalis Historiae IX edita dall’associazione culturale Italia Medievale a seguito del premio Philobiblon, tra cui il mio racconto Il più grande dei re: potete ora trovarla sulla piattaforma lulu al seguente link. In alternativa, potete cliccare sulla copertina che trovate sotto e accedere direttamente alla pagina di lulu.com. 🙂
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. Katarzyna Oronska Museum (dal link https://useum.org/artist/Katarzyna-Oronska)
mi sono divertito molto 🙂
penso da sempre che i libri ci chiamino, così come Snoopy veniva chiamato dai biscotti (beh, più o meno). Mi è successo diverse volte, si finisce per crederci davvero… Però può succedere solo in libreria, on line i libri non mi hanno mai chiamato.
io comunque resisto, col tempo ho imparato e non compero più un libro se non sono sicuro di leggerlo.
Sono lieta di averti divertito, lo scopo era anche quello. 🙂 Ormai i libri a casa mia fanno il bello e il cattivo tempo! Sì, anch'io credo che l'attrattività dei libri riguardi anche il loro aspetto fisico, e quindi si attivi con i libri di carta e non quelli digitali. Ad esempio, io mi "dimentico" da tempo che ho quel romanzo di Zola la leggere nel mio kobo.
Di Jules Renard ho letto "Storie naturali", leggero e graziosissimo.
Io pure ho una biblioteca che si è formata con modalità simili alla tua.
Non saprei dire perché certi libri sì e altri no. Penso che alla fine ci deve essere un elemento riguardo il libro (qualcosa che abbiamo sentito dire al riguardo, una citazione letta casualmente, un accenno alla trama) che ci intriga quanto meno a livello inconscio. Se capita fra le mani e le prime righe scorrono bene nei nostri gusti, la lettura è garantita.
Di "Pel di carota" ricordo pochissimo, sicuramente non è un libro che ha segnato la mia infanzia. L'elemento che intriga a livello inconscio è senz'altro tra i fattori che determinano l'arrivo di un libro. Probabilmente è una combinazione di fattori a comporre la "pozione", come una specie di filtro d'amore. 🙂
Assolutamente sì, i libri giungono quando è il loro tempo e Le affinità elettive rimane un capolavoro. Però 300 mi metterebbero un'ansia incredibile, io sono a zero arretrato, mio marito una decina, infatti, in attesa del BOOK PRIDE settimana prossima dove comprerò senza rimorsi perchè ho appunto smaltito le scorte, sto andando in biblioteca.
300 sono troppi, ne convengo. Mia mamma continua a dire che dovrei regalare parte della mia biblioteca, alle case di riposo oppure alle carceri. Sicuramente non farei come suggerisce la guru dell'ordine Marie Kondo, cioè strappare delle pagine che interessano e poi buttarli. Che senso ha mutilare i libri? A quel punto meglio regalarli.
Non ho fatto un conto così preciso come il vostro, ma anche io ho almeno un centinaio di libri ad attendermi negli scaffali. Alcuni, soprattutto tomi come "L'uomo senza qualità", "Ulisse" o "Gargantua e Pantagruel", incombono non da anni ma da decenni. E non è per pigrizia che non li leggo, visto che nel frattempo mi sono letto per due volte tutto "Alla ricerca del tempo perduto". Forse non è ancora tempo o semplicemente non è destino.
Comunque sia la predeterminazione del nostro rapporto con i libri è uno dei fondamenti dell'autobiobibliografia, che come forse ricorderai origina da Henry Miller.
Cito così due sue frasi significative al riguardo, tratte da uno dei tanti post che ho dedicato all'argomento:
"Dove loro vedono una farragine, io vedo ordine e significato. Il mio ordine, il mio significato. La mia continuità. Chi avrebbe dovuto dirmi ciò che avrei dovuto leggere e in quale ordine? Che assurdità. Quanto più scopro il mio passato attraverso i libri che ho letto, tanto più logica, tanto più ordinata, tanto più disciplinata scopro la mia vita."
"Vi è un'intera serie di libri che, da nascita a nascita, prosegue il racconto dell'identità."
Tra i libri in lunghissima attesa, come te, ne ho un paio di Platone tra cui "La Repubblica". Li avevo comprati sull'onda dell'entusiasmo generato da altre letture, e poi sono rimasti lì a prendere la polvere, come se di botto avessero perso tutto il loro fascino.
Andrò a cercare i tuoi post su Henry Miller e l'autobibliografia, so che è uno dei tuoi autori di riferimento ma non avevo letto questi tuoi articoli. Bellissime le frasi che hai citato, mi ritrovo in special modo nella seconda: è proprio una sequenza che costruisce un'identità, sì, è stupefacente come i libri che leggiamo – e magari rileggiamo – siano tasselli di un mosaico che parla anche di noi.
Leggo una quantità notevole di libri, diciamo che non posso farne a meno, ma non ho mai avuto montagne di testi da leggere, lì, in attesa. Al massimo se ne possono contare dai tre ai cinque sul comodino, ma solo quando capita il mio compleanno o il Natale quando chi mi ama e mi conosce, regala libri. Per abitudine ho sempre il libro in lettura al momento e un secondo pronto a rimpiazzarlo non appena sarà terminato. E sul perché facciamo determinate letture…questa è una bella domanda. Intanto da lettura nasce lettura e spesso in quello che leggiamo c'è un rimando ad un autore, ad un titolo o semplicemente c'è un'atmosfera che può suggerirci altri titoli. Poi ci sono le recensioni, i consigli degli amici lettori, dei blog, ma soprattutto c'è lei: la libreria! Quando entro in libreria so già cosa voglio, ma capita spesso di non poter essere accontentata e dover ordinare il libro, il che corrisponde a dover aspettare qualche giorno. Ed è allora che, girando tra gli scaffali, lo trovo, trovo quel titolo che sembra davvero sia stato messo lì per me, ad aspettarmi. Lo riconosco. Ed è amore a prima vista.
Cara Lauretta, un abbraccio forte e grazie mille del tuo lungo commento, che mi ha rivelato il tuo amore per i libri, cosa di cui non dubitavo. In passato anch'io facevo come te, cioè leggevo un libro e ne avevo subito un altro pronto. Ora, con la questione dei testi dell'università, ne sto portando avanti due o tre contemporaneamente, e uno deve essere per forza un romanzo. Cioè, non potrei leggere solo saggi o testi universitari, mi mancherebbe il lato di evasione della narrativa.
Gli spunti per accostarci ai libri in effetti sono innumerevoli. A proposito di presentazioni, non soltanto mi viene voglia di acquistare il libro dell'autore in carne e ossa, ma altri che consiglia al momento. Ad esempio, a una presentazione dell'anno scorso su un romanzo storico dedicato a Caterina de' Medici, l'autore ha consigliato le Memorie di Benvenuto Cellini, che ho prontamente annotato sul quadernino.
Bella la tua descrizione dell'atmosfera delle librerie. 🙂 Io rimpiango un po' la perdita della figura classica del libraio, quello che leggeva e consigliava a ragion veduta. Oggi si stampa troppo, nemmeno i librai più avveduti ce la fanno a star dietro a tutte le novità.
Mi hai molto divertito con la tua accoglienza dei libri come orfanelli, ti capisco anch'io ho molti libri ancora da leggere, alcuni cartacei ma non sono molti, molti altri invece sul Kindle, molti però li avevo scaricati gratuitamente, tanto che adesso ho smesso di scaricare eBook gratuiti salvo quelli che ho davvero intenzione di leggere. Stessa cosa per gli eBook in offerta a 0,99 se non li leggo mi sento in colpa. Avere dei libri da leggere è bello, ma serve il tempo (punto sul tempo quando so che ho qualche giorno di vacanza e allora mi lascio andare a qualche acquisto in più).
Sì, per me sono proprio come orfanelli, infatti c'è stato un periodo in cui quasi suonavano alla porta, aprivo… ed eccoli là, altri libri che chiedevano, piagnucolando, di essere accolti. 😉 Poi è vero che non mangiano e non bevono, ma comunque occupano spazio e attirano anche la polvere, e io ne ho una cifra spropositata. Anch'io ho smesso di scaricare i libri a 0,99 euro, non ha senso farlo se poi non li si legge, o non interessa il genere. Il tempo è davvero pochissimo, io paradossalmente leggo molto di più durante l'anno che nel periodo di vacanza.
Allora…io penso che siano i libri a trovare noi e non viceversa.
Tanto tempo fa mi capitò di intervistare una scrittrice italiana Cristiana Astori e, tra le altre cose, parlammo di un suo libro intitolato "Tutto quel Nero" ormai difficilissimo da trovare perché non più ristampato. Sopratutto parlammo di tante coincidenze legate a quel volume. Ebbene, un paio di anni dopo mentre passeggiavo sotto casa incrociai una coppia che stava buttando via dei libri, cosa che per la mia mentalità equivale ad una bestemmia, quella volta però mi sembrava che dentro la busta ci fosse qualcosa che mi "chiamasse", penso che tu mi possa capire Feci quello che faccio di solito e li convinsi a regalarmi quei libri invece di darli via.
Sai cosa c'era dentro, tra i vari volumi?
Hai indovinato:una copia di "Tutto quel Nero" di Cristiana Astori!
E di aneddoti del genere potrei raccontartene molti! 😉
Che bella cosa mi hai raccontato! 🙂 Non mi meraviglia per niente questo "arrivo" del libro di Cristiana Astori. A me capita la stessa cosa quando devo documentarmi su un periodo storico per scrivere un romanzo o un racconto: quando meno me lo aspetto arriva la persona che mi consiglia il tal saggio, e guarda caso è proprio quello che fa al caso mio.
La coppia che butta via i libri mi ha fatto accapponare la pelle! Più sopra ho citato Marie Kondo, sai… quella persona che dà consigli su come sbarazzarsi degli oggetti inutili in casa. Ho letto un articolo in cui suggerisce, tra le altre cose, di strappare le pagine dei libri, quelle che più ci interessano, e di buttare la rimanenza. 🙁 Ti assicuro che per un attimo mi sono sentita la reincarnazione di Torquemada.
Quando ho letto trecento mi sono sentita mancare! Anche sul kobo cerco di non esagerare nè con gli acquisti, nè con i libri in attesa di lettura per non sentirmi poi oppressa dal doverli leggere.
Sulla domanda che ti sei posta, devo ammettere che spesso me lo sono chiesta anche io se non sono i libri a sceglierci e se certe cose lette non arrivano al momento giusto per risollevarci il morale o darci una dritta. Comunque tu non sei una lettrice forte ed eclettica, sei una super lettrice.
Il problema è proprio questo, che poi mi sento in colpa se non li leggo. Ed è una cosa assurda, se ci pensi, come se fossero delle persone "in attesa" del loro turno. Per quello discuto con il marito quando compra a tutti i costi i libri delle presentazioni, che legge e poi mi rifila: non ho tempo, accidenti! Se ne avessi tanti sul kobo, potrei far finta di niente perché sono impalpabili, invece sono lì che mi fissano dagli scaffali. 😉 Grazie per il "super lettrice", per me leggere è davvero una delle grandi gioie della vita.
Da diverso tempo la biblioteca di Moncalieri mette all'ingresso una cesta con cui i lettori si possono scambiare libri. Li porti a casa, se vuoi li tieni oppure li riporti alla cesta. Come avrai immaginato, io non li riporto e e ho dovuto collocarli sopra i libri della mia libreria (cioè non so più dove metterli).
Molte biblioteche hanno anche questa opzione del cestone o dello scatolone di scambio. Io difatti sono arrabbiatissima, da molto tempo, con la biblioteca di Cinisello Balsamo che:
a. ha eliminato il democratico cestone
b. ha emesso un diktat dove si possono portare alla biblioteca solo libri nuovi o in buono stato (non troppi per volta, per carità!).
c. seleziona i libri del punto b. e li mette in vendita.
c si chiama peculato.
Bravo! Ben detto.
La penso proprio come te sull'incontro libro-lettore al momento opportuno. Quando capita di tentare la lettura "fuori tempo", la comunicazione non riesce e il libro viene abbandonato perché non piace e/o non viene capito; ma passa un po' di tempo e… oplà, il libro si ripropone in modi anche curiosi, e arriva al bersaglio. 😉
(Mi hai consolata con le tue centinaia di libri in attesa… io mi sento già a disagio ad averne una ventina di non letti!)
Vero che esistono anche i tempi "giusti", oltre che gli incontri "giusti": certe letture si apprezzano meglio quando hai qualche anno di esperienza in più, o quando entri in determinate fasi della vita. Il libro che si ripropone in modi curiosi mi ha fatto ridere, ho visualizzato uno gnomo che spunta dietro il tronco, e ti sbircia con aria d'intesa. 😉
I libri arrivano al momento giusto. O magari attendono anni per palesarsi. Ci sono libri che fortemente desidero, ma che sono fuori catalogo. Ogni volta che passo davanti a una bancarella dell'usato o simili, scorro con attenzione tutti i titoli e spesso trovo uno dei miei desideri dispersi. Ecco, penso che sia arrivato il giusto momento, magari anche anni dopo quello in cui ho iniziato a desiderarlo. Al momento sto proprio leggendo uno di quei libri. Faccio un po' fatica, perché è più impegnativo del previsto, in questo momento dell'anno scolastico inizio a essere davvero spompata, ma se l'ho trovato, vuol dire che ora è il tempo è giunto.
Le bancarelle dell'usato sono un'altra fonte di richiamo irresistibile, per me, e in effetti avrei dovuto inserirle nel post. Mi piacciono molto i libri usati, a meno che non stiano proprio cadendo a pezzi: spesso trovo dei biglietti o delle annotazioni, oppure delle dediche. Mi sembra che possiedano qualcosa del precedente proprietario. Mi commuovono in modo particolare le date che appartengono al periodo dell'ultima guerra.
Il marito tentatore mi ha fatto sorridere. 🙂
Personalmente credo che ogni lettore abbia dentro di se un sesto senso libristico (in termine tecnico "scimmia bibliofila") che lo costringe ad acquistare compulsiva mente qualcosa. Io cerco di trattenermi ma non è facile, sopratutto se hai un ebook reader. Però trovare un libro che ti piace è qualcosa di veramente bello.
Io ho scoperto Robert E. Howard grazie proprio al mio sesto senso libristico e da allora non ho più smesso di comprare qualsiasi libro con il suo nome sopra.
Come prima cosa benvenuto nel blog e come seconda cosa il tuo nickname mi piace molto perché appartiene a uno dei miei personaggi preferiti. 🙂
La teoria della "scimmia bibliofila" è eccezionale. Mi immagino questa sorta di primate celato dentro di noi: può essere curvo su un libro, e intento a leggere, oppure può mettersi a strillare e a balzare di qua e di là perché chiede a gran voce l'acquisto di un altro libro. Penso che sia molto difficile farlo tacere!
Dalla mia esperienza, so di acquistare e leggere libri esclusivamente perché mi sono "necessari". E ho imparato che è fondamentale leggerli nel momento giusto. I contenuti di un libro corrono di pari passo con la nostra maturità nell'accoglierli e valorizzarli.
Consiglio sempre ai miei alunni di leggere esattamente quello che alla loro età calza a pennello e rifuggire libri che potrebbero detestare adesso, per amarli più in là.
Alla mia età (48 a giugno), sono diventata molto esigente. Non leggo quello che non posso tollerare come piacevolissimo. Adesso ad esempio sono combattuta su "Mattatoio n. 5" di Vonnegut. So che lo finirò ma mi aspetta sullo scaffale, fermo a una trentina di pagine. E ciò blocca tutto il resto. Ma non vedo l'ora di andare presto a un libro di Recalcati che mi hanno regalato lo scorso Natale.
Ciao Luz, grazie di questo tuo bellissimo commento. Non ho letto "Mattatoio n. 5", ma ne ho molto sentito parlare. Di solito io mi intestardisco ad andare fino in fondo ai libri, anche se non mi piacciono. Ho gettato la spugna a una ventina di pagine dalla fine con "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza, non ne potevo davvero più. Lo considero un bello smacco. Attualmente sto leggendo "Il castello dei destini incrociati" di Italo Calvino, un'opera geniale.