Tra un impegno e l’altro, ecco che riapre anche il nostro caffè rivoluzionario, inaugurando la nuova stagione, ormai entrata definitivamente nell’autunno. Come sempre ho scelto un argomento nuovo e, spero, interessante: i banditi. Chi di noi, quand’era ragazzino, non è mai rimasto colpito dalle storie dei briganti, degli avventurieri, di figure forse inventate che rubavano ai ricchi per dare ai poveri? Senza ombra di dubbio la figura del ribelle a un sistema ingiusto e oppressivo ha sempre suscitato la simpatia del popolo per svariati motivi.

Vediamo dunque qualche figura di bandito celebre nella società di Antico Regime, cioè quell’ordinamento che, per convenzione, indica un periodo che va dal 1492 al 1850, ovvero l’Età Moderna. L’Antico Regime aveva costruito una società fortemente gerarchica e, come tale, produttrice di disuguaglianze; e le masse di poveri che abitavano le campagne, o migravano verso le città in cerca di lavoro o di un’occupazione qualsiasi, erano una costante nel paesaggio dell’epoca. Man mano che le masse di vagabondi e disadattati crescevano di numero, aumentava anche la diffidenza nei loro confronti, soprattutto in ambito urbano.


Xaver Hohenleiter e la sua banda (1788-1819) di Johann Baptist Plug



Uomini senza padrone è il titolo di un celebre saggio dello storico polacco Bronislaw Geremek, pubblicato in francese nel 1977, e indica coloro che riuscivano a sopravvivere, ingegnandosi, negli interstizi della società, sfuggendo a qualsiasi inquadramento. Gli “uomini senza padrone” erano appunto marginali, vagabondi, artisti, lavoratori saltuari, zingari, che godevano di una libertà notevole ma restavano ai margini della società, esposti a ogni forma di precarietà. A questo proposito storici e sociologi impiegano l’espressione “marginali” per indicare individui o gruppi umani che per varie ragioni si collocano ai margini della società, mentre gli “emarginati” sono coloro che vengono espulsi o respinti ai margini. Entrambi i termini implicano il concetto di una società con un centro e un margine, e con regole, scritte o derivate dalle consuetudini, codificate e condivise.

Vi erano dunque diverse forme di marginalità ed emarginazione a livello economico, sociale, spaziale, culturale. A questi “marginali” ed “emarginati” veniva attribuito il marchio d’infamia, come ai delinquenti recidivi, agli ebrei, alle prostitute, ai vagabondi, ai figli illegittimi, ai ciarlatani e agli attori girovaghi, e a molti mestieri legati al sangue. Questa sanzione viene dunque attribuita dai poteri dominanti a quanti non rispettavano le regole sociali, o che suscitavano avversione come le minoranze etniche e religiose. Distinguersi dagli altri causava sentimenti di insicurezza negli altri, che si sentivano minacciati. 

Tra coloro che si ponevano fuori dalle regole sociali c’erano sicuramente i criminali di cui rigurgitavano le fonti giudiziarie, protagonisti dei registri della polizia militare francese, con una schedatura che va dai “senza fissa dimora” a “i recidivi” a “individui al primo reato”.  Tra loro moltissimi banditi  i cui nomi sono passati alla storia.

Ecco dunque il “bandito gentiluomo” e contrabbandiere Dick Turpin (1705-1739) in Inghilterra, di cui potete vedere una stampa che lo raffigura a cavallo mentre spara. In Germania si ha notizia di Schinderhannes (1783-1803), specializzato nel derubare i ricchi ebrei, alimentando l’antisemitismo popolare. Eccolo, sempre in basso ma sulla destra, in un dipinto di K. H. Ernst (1803).


Ma in Francia la palma della notorietà è senza dubbio meritata dall’inafferrabile Cartouche (1693-1721) – qui sotto sulla sinistra, in un ritratto forse idealizzato – e anche da Mandrin (1724-1755) – sempre in basso sulla destra – attivo quest’ultimo nel contrabbando ai confini con la Svizzera e nelle azioni di rappresaglia contro gli appaltatori delle tasse, gli odiati Fermiers.

Quasi tutti questi uomini finirono per essere catturati e giustiziati, alcuni di loro in maniera orribile come Cartouche, ma quello che è certo è che, sicuramente trasfigurati dall’immaginazione popolare, finirono per diventare eroi da leggenda al punto da dedicare loro ballate; e  alcuni diventarono anche veri e propri personaggi letterari.

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Che cosa pensate del fatto che le esistenze dei fuorilegge siano spesso abbellite dalla fantasia popolare? Se ci pensate, succede anche ai giorni nostri. Conoscete qualche figura che abbia colpito la vostra immaginazione giovanile?
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Fonte testo:
La società di antico regime (XVI-XVIII secolo) di Gian Paolo Romagnani

Fonte immagini:
Wikipedia