“Ma poi, che cos’è un nome?… Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome? Così s’anche Romeo non si dovesse più chiamar Romeo, chi può dire che non conserverebbe la cara perfezione ch’è la sua? Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome, che non è parte della tua persona, e in cambio prenditi tutta la mia.“
Queste sono le parole pronunciate dalla dolce Giulietta, che fantastica sul giovane Romeo, riflettendo anche sul suo nome, nella celeberrima scena del balcone. Per accompagnare queste parole e l’argomento del post, ho scelto uno splendido quadro di Franck Dicksee dipinto nel 1884, che potete vedere qui accanto.
In qualunque modo la pensiate, attribuire il giusto nome a un personaggio è uno snodo fondamentale per dare ancora maggiore consistenza alle creature della nostra fantasia. Questa scelta è croce e delizia per ogni scrittore, esattamente come l’individuazione del titolo. Ci sono casi in cui abbiamo le idee chiare fin da subito, come se fosse lo stesso personaggio a pretendere di essere chiamato in un certo modo, altri in cui rimaniamo incerti molto a lungo e non sappiamo decidere quale nome gli calzi meglio.
Oggi però ci parla dell’argomento Michele Renzullo, titolare del sito www.scritturacreativa.org e mio gradito ospite. Lascio volentieri la parola a Michele, che ci può offrire spunti di riflessione molto interessanti.
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Un personaggio memorabile non può prescindere da un nome importante Se un bambino non ha il privilegio di scegliere il proprio nome di battesimo, né un genitore può predire la personalità del suo pargolo, voi come autori siete molto fortunati: conoscete (o dovreste conoscere) molto bene il vostro personaggio letterario. Di conseguenza, non dovete affidargli un nome a caso. Il nome del vostro personaggio letterario, come tutti gli altri elementi che costituiscono un romanzo, ha una sua funzione narrativa
“Lavora sul testo e non tornare più indietro. Chiedi conferma al testo e non alla vita.” Giuseppe Pontiggia
Vorrei farvi un esempio pratico, che mi è accaduto personalmente di recente.
Da una vicenda biografica drammatica, Claudia (una scrittrice mia amica) ha deciso di nominare la protagonista del suo romanzo Claudia: non perché volesse darle il suo stesso nome, ma perché voleva richiamare l’etimologia claudicante: un marchio a fuoco e senza scampo del suo essere instabile.
Ispirato da questo personaggio, decido di creare un antagonista per un mio racconto. Chiamo questo personaggio Alba. Nella mia opera, difatti, Alba riveste il ruolo di antagonista, contrapposto alla protagonista Luna. Mi piaceva simbolizzare questa contrapposizione.
Ecco come i nomi possono assumere un significato aggiuntivo e simbolico.
Da dove prendere ispirazione, allora, per inventare i nomi dei vostri personaggi?
Personalmente mi faccio ispirare sia dalla vita reale (annoto nomi che mi colpiscono), sia dalla letteratura.
Ad esempio, un nome che mi colpì particolarmente fu la fidanzata dello scrittore Fitzgerald: Ginevra King. Nome bellissimo, importante e con un bel suono. Il nome lo appresi dalla biografia presente nel libro (vi sprono a essere sempre curiosi: spulciate tutte le parti del romanzo che avete tra le mani).
Altri nomi, in ordine sparso, che ho annotato:
Laide, Eloisa, Diletta, Viola, Aureliano, Raoul, Dean, Dorian, Blanca, Alma, Romeo, Samuel , Aurelio, Arturo, Domitilla, Michelino, Pietruccio, Teresa, Iris, Lara, Misia, Alfonso, Karl
E i cognomi?
Sta a voi e, naturalmente, al genere e a che tipo di atmosfera volete trasmettere.
Lo scrittore Andrea De Carlo, ad esempio, gioca sempre con le assonanze tra nome e cognome (vedi Misia Mistrani), altri scrittori decidono di non svelare il nome del protagonista della storia, oppure affibbiargli un soprannome.
Un libro che vi può ispirare
Fabio Stassi ha pubblicato un libro bellissimo (molto gradevole anche nella scelta della copertina e della grafica) in cui passa in rassegna alcune caratteristiche di grandi personaggi letterari conosciuti dal grande pubblico.
Il suo Il libro dei personaggi letterari dal dopoguerra a oggi (minimum fax) può essere fonte di ispirazione quando se siete in crisi.
Ecco alcuni nomi citati nel libro:
Holly Golightly: l’indimenticabile protagonista di Colazione da Tiffany di Truman Capote
Oskar Matzerath: il protagonista de Il tamburo di latta di Günter Grass
Johnny: il protagonista di Primavera di bellezza di Beppe Fenoglio (1959)
Will Andrews: il protagonista di Butcher’s Crossing di John Williams, pubblicato nel ’60 e proposto in Italia da Fazi.
Atticus Finch: il protagonista di Il buio oltre la siepe
Il capitano Bellodi: Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia
Il dottor Pereira di Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, pubblicato da Feltrinelli nel 1994 e vincitore, lo stesso anno, del Premio Campiello.
Guglielmo da Baskerville: il protagonista de Il nome della rosa di Umberto Eco.
E voi, in base a cosa scegliete i nomi dei vostri personaggi? A cosa vi ispirate?
CHI È L’AUTORE DEL GUEST POST
Michele Renzullo è nato a Milano dove ha vissuto fino all’età di 33 anni. Poi si trasferisce a Dublino per un lungo periodo e infine opta per Barcellona. Vivere all’estero, dice, gli dà la possibilità di vedere le cose da un punto di vista alternativo.
Nel 2016 crea la prima accademia di scrittura creativa online, coniugando il suo amore per la scrittura e il suo interesse per il digital marketing.
Il suo ultimo romanzo si chiama L’Una di Ferragosto (disponibile su Amazon), ed è nato proprio grazie a questo respiro cosmopolita e internazionale.
Sulla pagina Facebook dell’accademia si possono trovare tips, esercizi e risorse gratuite relative alla narrativa.
Bel guest post! Complimenti!
Grazie
Di solito i personaggi arrivano da me e per prima cosa mi dicono come si chiamano. Sono un'autrice con scarso potere decisionale.
Io ho uno spazio di manovra scarsissimo per il fatto che si tratta di personaggi storici, e quindi non posso cambiare il nome a mio piacimento. Posso però sfogarmi con i personaggi di fantasia.
Simenon li prendeva dall'elenco telefonico. Io ne ho scelti diversi dagli alunni che ho avuto a scuola e anche mischiando gli amici sui social
Buonasera, Ferruccio, e benvenuto nel blog. Sul serio Simenon li prendeva dall'elenco telefonico? Potrebbe essere un'idea, però. 😉
Sì, avevo fatto un post più o meno del genere qualche annetto fa sul mio blog che mi era stato suggerito proprio da questa curiosità riguardo a Simenon
alcuni affiorano, altri dalla vita reale, altri dal paese dove vivono…
Grazie del commento. Posso chiederti il tuo nome e quello del paese dove abiti?
Piero Chiara li prendeva dai necrologi, mi è sempre sembrato poco rispettoso anche perché diceva di scegliere un'accoppiata nome-cognome tra le più improbabili, quindi riconoscibili dai parenti, aggiungo io. Però pare che nessuno dei parenti se ne sia mai lamentato.
Ancora peggio che dagli elenchi telefonici usati da Simenon, direi. Mi hai fatto venire in mente un autore di cui mi parlava mia cognata anni fa, che narrava vicende reali ambientate a Moniga sul Garda, e svelando vizi e peccati. Non so se cambiasse i nomi, ma tutti si erano immediatamente riconosciuti nella descrizione. E tutti si erano inviperiti!
nell'Ulisse di Joyce si nomina il tenore italiano Almidano Artifoni, che ho sempre pensato nome inventato; invece è un nome-cognome vero, era un tenore italiano che Joyce frequentava quando studiava canto, a vent'anni 🙂
Tratto dalla vita reale, dunque. 🙂 Ulisse di Joyce è uno di quei libri che non ho mai avuto il coraggio di leggere!
mi correggo: ho fatto una breve ricerca on line, e dal Museo Joyce a Trieste apprendo che Almidano Artifoni non era un cantante, ma un insegnante della Berlitz, bergamasco
(Joyce dà il suo nome a un insegnante di canto)
Macabro. Non lo sapevo, grazie della condivisione
ciao Michele, bel post il tuo! I nomi dei miei personaggi spesso mi arrivano addosso come un dono, per esempio la protagonista del mio primo romanzo si chiama Michele in omaggio a mio nonno, che ho conosciuto solo attraverso i racconti di mia madre. Invece nella mia serie di genere "giallo" il mio commissario Saverio Sorace è nato nella mia mente già con nome e cognome, così come la sua partner Sara Castelli. Nei casi in cui non le idee chiare sui nomi dei personaggi cerco anch'io delle assonanze piacevoli (ricordo Misia Mistrani di Andrea De Carlo, ricordo il nome ma non la storia). Deve essere bello vivere a Barcellona, ci sono stata diverse volte, mi è sempre piaciuta l'atmosfera che vi si respira.
La protagonista Michela è una donna, rileggendo il post ho visto l'errore…
Ciao Giulia, grazie del passaggio e del commento. 🙂 Saverio Sorace suona davvero un nome adatto per un commissario, rende l'idea di un carattere forte e autorevole.
Grazie Giulia. Saverio Sorace suona molto bene, un tipo onesto, coriaceo..
Barcellona è bellissima
In genere mi lascio ispirare dal suono. Se mi pare che foneticamente "giri" bene gli do sicuramente quel nome, se invece ripetendolo più volte mi sembra che abbia qualcosa di dissonante, ne cerco un altro.
Grazie mille del commento, Ariano. Anche tu, come molti di noi, badi molto alla musicalità del nome.
L'Aureliano che citi (che immagino essere l'Aureliano Buendia di Marquez) è probabilmente il più azzeccato, visto che basta il suo nome per evocare l'intero romanzo…
Tra l'altro, TOM, di Aureliano ce ne sono diversi nel romanzo (peraltro bellissimo, per i miei gusti)!
Si, e anche di Josè Arcadio ce n'erano una vagonata…
Ti faccio un quiz, così vediamo se sei preparata: cosa ti ricordano i nomi Fermina Daza, Florentino Ariza e Juvenal Urbino?
"L'amore ai tempi del colera", signor professore… 🙂
Bel post, complimenti. I nomi dei miei personaggi li ho presi, li prendo, o perché mi ispirano per il ruolo del personaggio o perché il carattere del personaggio mi ricorda qualche alunno o alunna. In un caso l’ho preso da un nome su una tomba in Trentino. Buona domenica.
sinforosa
Grazie del passaggio, Sinforosa. Buona settimana, a questo punto!
I miei personaggi nascono con un nome, già mentre fantastico sulla storia, ma se cerco una logica, a posteriori, di solito la trovo, che sia simbolica o di suono. Raramente mi capita di cambiare nomi a stesura iniziata. In generale non amo i nomi troppo sentiti e nemmeno quelli troppo strani, però apprezzo che sia possibile un diminutivo. Quello della scelta dei nomi è comunque un processo istintivo e logico insieme, almeno per me.
La logica intrinseca a un nome è molto interessante, a mio avviso! In effetti assegnare il nome giusto a un personaggio è importante, proprio come darlo a un bambino. Nel nostro caso, come dice Michele, siamo avvantaggiati perché sappiamo come sarà il suo aspetto fisico e il suo carattere. A meno che non vogliamo dare al personaggio una funzione di parodia, non lo battezzeremo come Ercole se è un tipo malaticcio e debole.
Ciao. A me capita di cambiare il nome ai personaggi in corso d'opera. Questo perché inizio a scrivere una storia, mi lascio trasportare e mi ritrovo a far vivere ai personaggi situazioni che non avevo previsto.
Scusate… Nel commento precedente non avevo inserito il mio nome (Annalisa)
Ciao Annalisa, e benvenuta nel blog! Il tuo commento sui personaggi che vivono situazioni impreviste conferma che sono vivi e autonomi.
Io spesso prendevo ispirazione dal nome di musicisti.
Ciao Marco, grazie del commento. Un caro saluto e buona serata!
Ho letto con molto interesse il post perché in effetti sono sempre molto indecisa nella scelta dei nomi dei miei protagonisti. Me ne devo innamorare del loro nome, deve evocarmi la loro personalità o come hai scritto bene tu almeno un aspetto sugli altri e stargli a pennello. Solitamente mi vado a studiare l'etimologia del nome per capire se fa al caso mio. Difficile è quando ho le idee chiare su cosa debba significare e non trovo il nome corrispondente.
Grazie del commento, Nadia. Studiare l'etimologia è un buon metodo, non ci avevo mai pensato. Alle volte il significato agisce su di noi a livello subliminale. Sarò di parte, ma i nomi italiani comunque hanno una loro bella musicalità.
Assolutamente d'accordo!se posso prediligo i nomi italiani.
Beh, penso che anche molti nomi stranieri siano musicali. Di certo, non ha senso usare un nome straniero solo per risultare un po' glamour.
Vediamo come subito la scelta del nome può farci intuire qualcosa del personaggio.
Esempio: un Achille (personaggio italiano) evocherà qualcosa diverso da un Samuel (personaggio Italiano) e un Samuel (personaggio straniero).
Dipende se la storia si svolge in Italia o no, in che epoca, in che territorio, che tipo di genitori ha il personaggio, etc..
Il tuo bellissimo articolo capita giusto quando stavo facendo una riflessione seria sul nome della protagonista del mio romanzo (che spero di pubblicare presto).
L'ho cambiato la scorsa estate, mentre lavoravo assieme a un aiuto sull'editing. Un giorno mi sono presentata all'appuntamento con un nuovo nome per la giovane donna della quale la narrazione segue un percorso "di formazione".
Non svelerò nulla, ci voglio dedicare un post.
L'elenco dei nomi perfetti conferma quanto pensi: ci sono nomi "calzanti", hanno un suono adeguato, buono, aiutano a formulare un'idea sul volto del personaggio.
Non credo però si possa fare sempre. Se è un bel gioco adeguare un nome a un personaggio, ciò non è sempre possibile, insomma.
Ciao Luana, grazie per l'apprezzamento all'articolo di Michele. Dare un nome al proprio personaggio è molto impegnativo, non lo si può chiamare come ci piace, ma per come lo possa esprimere al meglio. Come scrivevo sopra, io non posso cambiare a mio gusto i nomi dei personaggi storici, e la cosa mi mette parecchio in difficoltà. Di tendenza, infatti, darei a ogni personaggio un nome diverso, invece nel mio ciclo medievale mi trovo ad avere una badilata di Hugues, ad esempio, perché era un nome che andava per la maggiore. Poi sono vincolata anche all'epoca, ad esempio nella primissima stesura de "La Terra del Tramonto" avevo assegnato un nome spagnoleggiante a un monaco benedettino in Sicilia, salvo a cambiarlo in Callisto. Ho invece chiamato Francesco (François) il protagonista per farlo spiccare maggiormente nel mucchio. 🙂 Insomma, bisogna stare attenti!