Biscia nimica di ragione umana,
che ‘l verno, quando l’altre stan sotterra,
tu vai mordendo e faccendo guerra,
mancata t’è la tua speranza vana!

Ho voluto aprire questo post con alcuni versi tratti dal Sonetto per San Miniato di Franco Sacchetti (1370), poeta toscano contemporaneo di Bernabò Visconti e appartenente alla Repubblica di Firenze, arcinemica della Biscia milanese, perché vengono recitati nello spettacolo Il Diavolo nella Torre

Lo spettacolo di sabato 7 luglio, organizzato stavolta presso sede della Società Operaia di Trezzo sull’Adda, è stato anche stavolta un successo. Come sempre gli attori di Teatrok si sono dimostrati impareggiabili, in primis l’interprete del personaggio di Bernabò, Dave Coal, che regge sulle spalle lo spettacolo da vero mattatore. Ma non bisogna dimenticare che la macchina da guerra di un allestimento teatrale non può funzionare senza la collaborazione di tutte le persone coinvolte, cui va il mio ringraziamento. Ci sono state anche delle innovazioni molto gradite, ideate per rispondere meglio al nuovo spazio scenico, per certi versi molto più confortevole ma indubbiamente differente dal precedente: una sala più lunga e stretta con poltroncine e con una pedana sopraelevata in modo che alcuni personaggi avessero il giusto risalto, specialmente nelle scene dove sono in ginocchio. Gli attori hanno coinvolto di più il pubblico, scendendo dal palco e con l’accensione di giochi di luce molto suggestivi.
Le fotografie che vado a presentarvi sono state scattate da Jennifer Marangon che ringrazio di cuore. Accanto a ogni immagine ci sono alcuni passaggi del dramma storico che, come sapete ormai ad nauseam, narra della vita e delle vicende del dominus Bernabò Visconti,  che spadroneggiò su Milano e i territori orientali della Lombardia, insieme con i fratelli Matteo o Galeazzo, e poi con il nipote Gian Galeazzo. Suddiviso in tre quadri scanditi da sonetti, il primo dei quali avete trovato sopra, il dramma narra del suo enorme potere, esercitato per trent’anni, del suo rapporto con i familiari, delle numerose donne e dei figli avuti da loro, legittimi e illegittimi, dei suoi svaghi preferiti come la caccia praticata con i suoi amatissimi cani, del suo carattere collerico e imprevedibile e del terrore che incuteva nei suoi sudditi, e non solo.

Ed ecco la carrellata delle mie foto preferite:

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Bernabò: Nessuno avrebbe osato far proprio il simbolo del diavolo. Solo noi Visconti potevamo. Noi, che siamo la sua progenie, dove il parente ammazza il parente, esattamente come i serpenti che si azzannano tra loro, a morte, nelle loro tane oscure.

Gian Galeazzo: Posso chiederti quanti figli hai, zio?

Bernabò: Bisognerebbe interrogare Domineddio in persona per saperlo. Ma a tutti quelli che provengono dai miei lombi provvedo con la medesima giustizia. Ai maschi concedo territori, titoli e cariche, alle femmine assegno cospicue doti affinché facciano ottimi matrimoni.


Bernabò: Hai lo stesso nome della mia figlia prediletta, Caterina… E tra poco, piccola mia, sarai una donna maritata. Penserai a me con gratitudine anche allora?


Giovannola: E, dopo qualche tempo, già mi tenevate tra le braccia, facendomi vostra. E mi avete amato tanto anche dopo, e io amavo voi. E dalla nostra unione nacque la nostra Bernarda.

L’astrologa: Da lungo tempo si ripetono presagi di morte. Ricordatevi di che cosa apparve sopra il castello di Porta Romana due anni fa: un cerchio di fuoco, dentro cui c’era un teschio, e che fu veduto sostare in cielo per un’ora e mezza.






















Gian Galeazzo: Disponiamo quindi, pur con la morte nel cuore, il suo trasferimento nel castello di Trezzo dove sarà rinchiuso fino a quando Dio avrà pietà della sua anima e lo chiamerà a sé.

***


Come si svolgerà tutta la vicenda, però? Per saperlo non vi resta che assistere allo spettacolo! Vi segnalo che 




























l’8 settembre 
si replica



per cui non lasciatevi sfuggire l’occasione se siete nei paraggi! Vi aspettiamo a Trezzo sull’Adda!