“Quando scompariranno le api, all’umanità resteranno quattro anni di vita” recita una frase attribuita ad Albert Einstein. Le formiche possono sollevare e trasportare un peso superiore a circa 20 volte il proprio corpo. I ragni sono in grado di tessere tele con fili microscopici, autentici capolavori geometrici con un carico di rottura paragonabile a quello dell’acciaio. E che dire della straordinaria organizzazione dei termitai? Questi sono solo alcuni esempi che attestano l’importanza e l’ingegnosità delle piccole creature che nelle scienze naturali chiamiamo con il generico nome di insetti.
In linea di massima gli esseri umani non amano gli insetti, volanti o meno; forse si salvano da questa comune antipatia le api in quanto possono essere “sfruttate” nella produzione di miele, o le farfalle perché sono esteticamente leggiadre, o ancora le lucciole perché ci ricordano le nostre estati infantili al mare o in montagna, e si dice che la loro presenza sia un segno di miglioramento ambientale. Zanzare, mosche, moscerini, coleotteri, cavallette, cicale, grilli, libellule, e chi più ne ha più ne metta… molto spesso ronzanti, fastidiosi e a volte pungenti.
Alterità e invadenza sembrano essere le due caratteristiche che li accomunano: alterità in quanto nell’insetto non riusciamo a riconoscere un nostro simile, come facciamo con i mammiferi, invadenza in quanto, sia per il loro numero che per la loro piccolezza, gli insetti sono in grado di introdursi dappertutto.
Eppure gli insetti e meriterebbero uno sguardo più attento. Per questo motivo, anziché la consueta fotografia di apertura, ho scelto una colorata stampa dal titolo Conchiglie, fiori, insetti del fiammingo Jan van Kessel (1626-1679), un pittore specializzato in nature morte, per aprire la mia nuova carrellata dedicata al mondo degli animali. Come di consueto, vi proporrò opere letterarie, artistiche cinematografiche, nonché piccole curiosità. Apro dunque la mia galleria con un’opera dedicata agli insetti nel loro complesso.
GLI INSETTI: Angeli e insetti di Antonia Byatt (1992)
Ad Antonia Byatt ho forse accennato nell’ambito di alcuni post, segnalandola come autrice dello splendido Possessione.
Qui siamo di fronte un’opera costituita da due lunghi racconti: “Morpho Eugenia” e “L’angelo coniugale”. Il primo ha come protagonista un giovane esploratore: William Adamson, sopravvissuto a un naufragio sulla via del ritorno dall’Amazzonia, vive la contrastata esperienza del sogno di un amore ideale e si illude di aver trovato in Eugenia – la figlia di un collezionista di farfalle ed insetti – la donna della sua vita. “L’angelo coniugale” ruota attorno alla figura storica di Emilia Tennyson, sorella del poeta Alfred Tennyson, e al suo desiderio di entrare in contatto con lo spirito di Arthur Hallam, il poeta amico di Tennyson al quale Emilia era stata legata in gioventù, precocemente scomparso. Spiritismo e poesia sono i temi dominanti di questa seconda novella.
Qui di seguito vi riporto un passaggio che ha a che fare con gli insetti in “Morpho Eugenia”, il racconto che ci interessa. William Adamson tiene dei diari e, non appena si dedica alle sue lunghe passeggiate nella brughiera, comincia innanzitutto a raccogliere, annotare e classificare le piante che trova. Poi passa agli insetti. “Cominciò anche a collezionare insetti, e sbalordì scoprendo quante centinaia di specie di coleotteri esistevano in poche miglia quadrate di selvaggia brughiera. Perlustrava il mattatoio, segnandosi dove le mosche carnarie preferivano deporre le uova, in che modo si muovevano e masticavano i vermi, il brulicare, il pullulare, l’incredibile disordine che si muoveva secondo un principio ordinatore. (…) Infine scoprì la sua incontenibile passione, gli insetti sociali. Scrutò le celle geometriche delle api, osservò processioni di formiche che si passavano messaggi con le sottili antenne, lavorando in gruppo per spostare ali di farfalle e pezzetti di fragole carnose. Stava lì come un gigante stupido e vedeva esseri incomprensibili, risolutamente intelligenti che costruivano e demolivano tra le crepe del suo stesso pavimento. Era quella la chiave del mondo.” Ho voluto riportare questo stralcio perché la frase finale è significativa non soltanto nell’ambito del racconto. La prosa di Antonia Byatt ha la precisione chirurgica di un entomologo, e instilla una sorda inquietudine, aumentata dal tema dominante degli insetti: nel corso della storia William Adamson passerà dal sogno di un amore perfetto al destino di un’abiezione morale senza scampo.
LO SCARAFAGGIO: La metamorfosi di Franz Kafka (1915)
Non poteva certamente mancare, in un post sugli insetti, il magistrale romanzo di Kafka. L’opera fu pubblicata per la prima volta nel 1915 dal suo editore Kurt Wolff a Lipsia. Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che, grazie al suo lavoro, mantiene la propria famiglia si risveglia un mattino nelle sembianze di un orrido e gigantesco insetto. In un primo momento crede che si tratti solamente di un brutto sogno; ciò non gli impedisce infatti di riflettere su quanto priva d’autentiche gioie sia la vita che sta conducendo. Guardando subito dopo l’orologio a muro, s’accorge d’aver dormito troppo e che, se non si sbriga subito, perderà il treno, con la conseguenza di arrivar in ritardo al posto di lavoro e dover quindi dare spiegazioni al proprio capo. Tutto il seguito del racconto narra dei tentativi compiuti dal giovane Gregor per cercare di regolare – per quanto possibile – la propria vita a questa sua nuova particolarissima condizione, soprattutto nei riguardi dei genitori e la sorella.
La metafora dello scarafaggio è quella dell’uomo colpevole, proprio come ne Il processo, anche se non viene messo a conoscenza delle colpe commesse. Sebbene sia consapevole di dover nascondere il suo nuovo, ripugnante aspetto, il protagonista sembra accettare la sua condizione senza porsi troppe domande, quasi la sua metamorfosi sia stata l’approdo naturale di una serie di scelte che lo hanno lentamente trasformato dall’interno. La causa di tale mutazione non viene mai rivelata nell’opera, come se non fosse necessario. La condizione di Gregor diventa così quella dell’uomo contemporaneo in cui ciascuno di noi può riconoscersi.
Ecco a voi il celeberrimo incipit, nella versione traduzione di Anita Rho per i tipi di Adelphi, 1981: “Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato, nel suo letto, in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.“
LA MOSCA: L’esperimento del dottor K di Kurt Neumann (1958)
L’esperimento del dottor K. (The Fly) è un film horror fantascientifico in CinemaScope del 1958. Diretto da Kurt Neumann, ed è tratto dal racconto La mosca (The Fly, 1957) di George Langelaan. Lo vidi anni fa, e confesso che mi fece un’impressione terribile, anche se io non faccio testo in quanto sono appunto altamente impressionabile.
Nella vicenda, Helene Delambre, sconvolta, confessa al cognato François, alla polizia e all’ispettore Charas di avere ucciso suo marito André schiacciandogli la testa e un braccio con una pressa idraulica. Che cosa è successo? La donna racconta una storia che ha dell’inverosimile: André Delambre ha realizzato una macchina in grado di scomporre la materia trasferendola nello spazio per ricomporla altrove. Lo scienziato, dopo avere constatato che il congegno funzionava sugli oggetti, aveva deciso di sperimentarla su se stesso convinto che fosse possibile smaterializzare e teletrasportare con la stessa facilità anche i corpi umani. In procinto di entrare nell’abitacolo della macchina, l’uomo non aveva fatto caso a una mosca entrata con lui. L’esperimento si era trasformato in una tragedia: nella cabina di arrivo si erano materializzati un uomo con la testa e una zampa dell’insetto e un insetto con una minuscola testa e un braccio dell’uomo.
Il film fu considerato un capolavoro dell’horror fantascientifico; furono lodate in particolare la performance di Vincent Price e l’originalità della trama, nonché la macabra sequenza finale in cui appare una mosca con la testa d’uomo, imprigionata nella ragnatela e in procinto di essere divorata da un ragno, di cui potete vedere un’immagine in bianco e nero qui accanto.
Ebbe un remake di successo nel 1986 con La mosca di David Cronenberg dove il protagonista Seth Brundle asserisce: « Io… sto dicendo che sono un insetto che aveva sognato di essere un uomo, e gli era piaciuto. Ma adesso il sogno è finito, e l’insetto è sveglio. » Brrr… brrr…
LA FORMICA
Putiferio va alla guerra (1968)
Ma non parliamo degli insetti soltanto al negativo!
Vi presento ora le formiche con questo delizioso film di d’animazione italiano datato 1968, opera dei fratelli Gino e Roberto Gavioli in collaborazione con Paolo Piffarerio. Ricordate Paolo Piffarerio? Ne abbiamo parlato in occasione del mio articolo a proposito di Fouché a fumetti. Il film è prodotto da Bruno Paolinelli e basato sul racconto “La guerriera nera” di Mario Chiereghin. Lo vidi da ragazzina e ne fui incantata, perché per me era la conferma di quanto intelligenti e socialmente organizzate fossero le formiche. L’avevo cercato e rivisto in tempi recenti su Youtube, insieme a Oblio e il Paese degli Uomini dalla Testa a Punta, ma purtroppo la versione italiana non c’è più. Ecco, se volete, una versione in inglese al seguente link.
È la narrazione degli animali del bosco della storia di una guerra senza quartiere fra formiche gialle e formiche rosse. Come nella migliore tradizione che riprende il conflitto tra Atene e Sparta, le formiche gialle sono piuttosto ingenue e sventate, mentre le formiche rosse sono improntate alla più severa organizzazione militare.
Putiferio è una formichina gialla, sexy e intraprendente, a differenza delle compagne, che sono tutte addette al ruolo di balia, passa lunghe ore a leggere ed è naturalmente curiosa. Le più forti e bellicose formiche rosse (il cui formicaio viene raffigurato come costruito entro un elmetto giacente al suolo) avranno presto la meglio, nonostante la coraggiosa Putiferio cerchi di organizzare una strenua resistenza. Una volta persa la guerra, Putiferio passa alla guerriglia, ma si imbatte nel bel comandante delle formiche rosse e tra i due nasce una tenera storia d’amore. Ben presto tutte le formiche, gialle o rosse che siano, dovranno scordarsi l’eterna rivalità per far fronte comune contro un terribile ed enorme nemico: un formichiere. Questo cartone animato è un messaggio pacifista e un invito a collaborare per trovare delle soluzioni a problemi delle comunità.
B.C. di John Hart (1958)
Siccome le formiche sono le mie preferite, vi propongo quelle che compaiono simpaticamente nel fumetto B.C. del disegnatore statunitense Johnny Hart. Il fumetto esordì nel 1958 sul New York Herald Tribune. Si basa sulla vita di alcuni cavernicoli ed è ambientata in una landa desolata, contraddistinta da qualche caverna e un’immutabile linea di orizzonte. I personaggi conoscono già l’uso del fuoco, della ruota e delle conchiglie utilizzate come monete. Affrontano ogni giorno una serie di problemi tipici dell’uomo contemporaneo, addirittura risolti attraverso delle sedute psicanalitiche. Il loro futuro incerto è oggetto di dibattiti. Nel mondo di B.C. le formiche hanno costituito un’avanzata organizzazione sociale, e osservano gli uomini e i loro comportamenti traendone considerazioni filosofiche, come nella striscia che vi propongo qui sotto.
IL GRILLO: La filastrocca Son piccin cornuto e bruno…
Ciascuno di noi conosce i grilli che cantano nelle torride serate estive, e forse anche la filastrocca che vado a proporvi. Si tratta di una specie di indovinello che ha come protagonista proprio un grillo. Ricordo che mio padre me la recitava quand’ero piccola e, malgrado sapessi già la risposta, ogni volta ero incantata da questa creatura che parlava di se stessa cominciando con le parole “Son piccin, cornuto e bruno…”
LO SAPEVATE CHE… ?
LA FARFALLA: Le farfalle vivono in media un mese, ma alcune specie muoiono solo dopo poche ore, mentre altre sfiorano l’anno di vita. Le farfalle monarca, che vivono tra Stati Uniti e Messico e compiono migrazioni di migliaia di chilometri, possono vivere da due settimane a otto mesi. In Costa Rica ci sono farfalle che non vivono più di due giorni, mentre la Vanessa antiopa può arrivare a sfiorare l’anno di vita.
LO SCARABEO: lo Scarabeo egizio, chiamato kheperer, era considerato un potente amuleto sin dal periodo tinita con funzione magica-apotropaica di eterna rinascita nel divenire e trasformarsi, assicurando solo eventi felici e un costante miglioramento delle facoltà intuitive e spirituali. ll nome deriva dal verbo kheper che significa nascere o divenire ed era associato al dio solare del mattino Khepri, che donava la vita e rappresentava il sacro animale coprofago Scarabaeus sacer.
LA MANTIDE: L’accoppiamento delle mantidi è caratterizzato da cannibalismo post-nuziale: la femmina, dopo essersi accoppiata, o anche durante l’atto, divora il maschio partendo dalla testa mentre gli organi genitali proseguono nell’accoppiamento. Questo comportamento è dovuto al bisogno di proteine, necessarie ad una rapida produzione di uova; prova ne è che la femmina d’allevamento, essendo ben nutrita, spesso “risparmia” il maschio.
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Bene, anche per questa puntata il mio articolo è finito… bzzz…bzzz… un’ultima cosa, sapevate quanti insetti ci sono nel mondo? Sono il più grande raggruppamento animale che popola la Terra, annoverando oltre un milione di specie. Fate voi i calcoli di quante ce ne potrebbero essere per ognuno di noi, a me sta già venendo il mal di testa!
Una cosa è certa: si può dire che gli insetti siano i veri abitatori del nostro pianeta.
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Fonti testi:
- Angeli e insetti di Antonia S. Byatt – Einaudi tascabili
- La metamorfosi di Franz Kafka – Garzanti
- Wikipedia per le trame dei libri e dei film, e le informazioni sugli insetti
Fonti immagini:
- La fotografia del grillo è di Pixabay, le altre di Wikipedia.
Nabokov ha scritto delle belle osservazioni sul racconto di Kafka, alla base c'è il fatto che gli scarafaggi non fanno metamorfosi. Gli scarabei invece sì; e dalla descrizione nel racconto Nabokov conclude che probabilmente Gregor Samsa era uno scarabeo sacro, quindi poteva volare via dalla sua stanza. Rileggendo il racconto, ho trovato caratteri misti: un po' scarafaggio e un po' coleottero, però Nabokov era un entomologo (molto) migliore di me e l'ipotesi dello scarabeo sacro è affascinante per tutti i rimandi possibili.
Grazie per questa chicca su Nabokov, Giuliano. In effetti mi pare di ricordare che in nessuna parte del romanzo si dica esplicitamente che Gregor sia uno scarafaggio. La descrizione minuziosa dell'autore potrebbe aver portato lettori e commentatori a ritenerlo tale. Curioso il fatto che, invece, potrebbe essere stato uno scarabeo sacro, ma a questo punto la domanda è lecita: come mai non è volato fuori dalla stanza pur avendone la possibilità? Insomma, come si dice in inglese c'è parecchio "food for thoughts"!
E l'uomo si illude di essere lui il dominatore! Invece gli insetti la fanno da padrone, sempre che l'uomo glielo permetta, perché l'affermazione di Einstein a proposito delle api è vera, ho letto un articolo di una rivista scientifica tempo fa e mi sono pure preoccupata, perché sembra che le api, a causa dell'inquinamento, stiano diminuendo e questa non è una buona notizia. Speriamo bene. Mi è piaciuta un sacco la storia della formichina gialla e del suo messaggio pacifista, come non essere d'accordo? Quando ero bambina mi incantavo a osservare le formiche che trasportavano sulle loro spalle delle briciole di pane enormi e le portavano nella loro tana (le molliche di pane spesso gliele fornivo io, mi divertivo a giocare in un campetto incolto di fianco a casa mia, quando ancora non avevano costruito tutto intorno, poi aimè sono arrivate le ruspe per un nuovo condominio).
Il film La mosca quello in bianco e nero credo di averlo visto una vita fa in TV, mi ha impressionato al punto che quando uscì il film di Cronemberg mi rifiutai di vederlo…la storia è impressionante, quasi quanto quella di Gregor Samsa che mi ha angosciato parecchio quando l'ho letta. Il grillo mi è molto simpatico, sarà che l'ho sempre associato a Pinocchio che trovo sia una delle favole più affascinanti ed educative di tutti i tempi con le sue splendide metafore di vita. Bellissima la foto di apertura.
Grazie innanzitutto per aver condiviso con noi i tuoi ricordi d'infanzia a proposito delle formiche, Giulia. Per quanto riguarda le api, proprio di recente ho letto che alcuni apicoltori stanno provvedendo a un'impollinazione artificiale proprio per carenza di quella spontanea. Con un pennellino fine si effettua un trasferimento manuale del polline strofinando i fiori maschili sugli stigmi dei fiori femminili. Mi era venuto in mente di citare un film sulle api che s'intitola "Le meraviglie" di Alice Rohrwacher, ma poi ho preferito "L'esperimento del dottor K", in primo luogo perché nel film non si parlava granché delle api nonostante il fatto che fosse una famiglia di apicoltori e poi perché avevo trovato il film pretenzioso e incomprensibile. Il cartone animato con Putiferio è incantevole, guardalo quando hai modo perché ti piacerebbe molto. Sì, il grillo è associato anche a Pinocchio e non a caso impersona la coscienza del burattino, che gli parla soprattutto quando fa qualcosa di sbagliato. Penso che tutti noi abbiamo un "grillo parlante", solo che non lo ascoltiamo!
Ho trovato alcune stampe di questo autore fiammingo, che riproducono frutta e insetti. Sono tutte molto belle.
ecco, gli insetti no, non mi ispirano niente. Non ho letto i libri che racconti (molto bene) e temo che non riuscirò mai a farlo
"La metamorfosi" di Kafka è molto disturbante, come del resto tutti i suoi libri. A differenza de "Il castello" o "Il processo", questo è piuttosto scorrevole. Non sono mai riuscita ad andare oltre 1/3 de "Il castello" e a fatica avevo finito l'altro romanzo.
Lo scarafaggio di Kafka e la mosca del celebre film (io ho visto quello di Cronenberg) sono sicuramente i migliori simboli possibili per un argomento del genere.
Comunque c'è anche un mieloso film Disney sugli insetti, "Bug's life" in cui – ovviamente – tutti gli insetti diventano "simpatici".
Un'altra storia da incubo è "La falena", un racconto breve di H.G. Wells. Narra la storia di Pawkins e Hapley, due specialisti nel campo dell’entomologia e acerrimi rivali. Il finale è spaventoso…
Sì, mi ricordo di aver visto anche "Bug's life" di Disney, mieloso mi sembra un aggettivo azzeccato. 😉 Invece trovo che "Z la formica" sia esilarante, con quell'organizzazione taylorista dei ritmi produttivi.
A me gli insetti piacciono moltissimo, tanto che mi sono persino letto la monumentale opera di Jean-Henri Fabre dedicata ai loro comportamenti. A cui poi vanno aggiunti, come altre mie letture sull'argomento, "L' insetto" di Michelet, "Vita delle api" e "Vita delle formiche" di Maeterlinck e "L'anima della formica bianca" di Marais.
Anche per il cinema mi vengono in mente molti titoli. Oltre ad "Angeli e insetti" tratto dal libro che hai citato, ci sono il film documentaristico "Microcosmos, il popolo dell'erba" e "Phenomena" di Dario Argento.
Mentre per il fumetto ti invito a dare un'occhiata allo stupefacente "Salsa Invertebraxa" di Mozchops.
Caspita, Ivano, ma sei un vero e proprio esperto! :-0 Potresti scrivere una serie di articoli su queste tue letture e sono comunque contenta che il mio post ti abbia interessato. Nella mia vita ho visto parecchi documentari sugli insetti, ne ricordo uno bellissimo sul volo delle farfalle monarca, che si muovono a milioni, con sicurezza e senza alcuna mappa, per 4000 chilometri tra Nord America e Messico. In Messico sono considerate le anime dei defunti, quando si posano tutte insieme sugli alberi. Oltretutto sono splendide, con quel colore arancione.
Grazie mille anche per la dritta sul fumetto! 🙂
Bellissimo post. Mi viene in mente "La cicala e la formica" di Esopo. Sulle api ci pensavo l'altro giorno mentre le vedevo impollinare seduta in panchina: uno spettacolo. La natura ha sempre il suo fascino che se ritroviamo nei libri, li rendi piacevoli alla lettura. Almeno a me fa questo effetto.
Ciao Tiziana, grazie del commento. "La cicala e la formica" è un vero classico, a riprova che gli insetti sono stati presi come modelli di comportamento fin dall'antichità.
La natura è uno spettacolo unico, io rimango sempre sbalordita dalla perfezione estetica di alcune specie nonché dalla funzionalità del loro comportamento.
Grazie per aver citato "L'Esperimento del Dottor K" primo di una discontinua trilogia col grande attore Vincent Price.
Ciao Nick! A dire la verità gli altri due film non sapevo nemmeno che esistessero. Mi è bastato vedere il primo, brrr… 🙁
L'incipit de "La metamorfosi" di Kafka è il più diretto possibile, vero? A parte questo, basta guardare qualche bel documentario sull'argomento per accorgersi di quanto le "creaturine" – che naturalmente mi piacciono, punture molto dolorose a parte – siano ricche di sorprese. Gli studi su quelle più sociali, poi, sono appassionanti. 🙂
Non dubitavo che anche gli insetti ti piacessero! 🙂
Sì, gli insetti sociali sono stupefacenti, basti solo pensare alla questione della "regina" in un formicaio e della gerarchia con soldati, operai, nutrici, persino schiavi. Esattamente come in certi ordinamenti umani!
Raccontava un apicoltore di mia conoscenza che dipinge le arnie di colori diversi per agevolare il rientro in quella giusta. Tuttavia se per caso un'ape sbaglia a entrare nell'arnia, viene immediatamente uccisa.
Meraviglioso post, Cristina. L'ho letto appena pubblicato, ma passo solo oggi per commentare. Quante cose interessanti hai scovato, soprattutto interessante la storia di William Adamson che non conoscevo. La mosca invece è un film che ho sempre trovato inquietante. Di B.C. invece sono una grande fan! Le sue formichine mi fanno morire dal ridere 😀
.. e ce ne sarebbero un'infinità, di cose da raccontare sugli insetti, tanti quanti sono loro! Si può dire che ogni specie abbia qualcosa di interessante e ammaliante da proporci. "Angeli e insetti" si avvale di una prosa magnifica e anche la storia è ben costruita, per cui te lo consiglio. Le formichine di B.C. sono delle maestre di vita! 🙂
A voler essere proprio pistino, i ragnim citati all'inizio, non sono insetti. 🙂
Per proseguire la tua celebrazione dedicata alle formiche cito io Ant-Man, dedicato al supereroe Marvel in grado di rimpicciolirsi alle dimensioni di un insetto e di comandare telepaticamente le formiche.
Manca però un contributo musicale… che ne dici di La Cucaracha (cioè lo scarafaggio)?
[video]https://www.youtube.com/watch?v=_VILr1xH3io[/video]
Uh, hai ragione: i ragni non sono insetti bensì un ordine di Aracnidi. Però sono talmente ingegnosi che possiamo lasciarli come esempio di animaletti intelligenti.
Grazie per il contributo musicale sulla Cucaracha. Mi hai fatto venire in mente una mia amica che era andata a trovare il fratello in Costa Rica. Lì è pieno zeppo di questi scarafaggi volanti, quindi ha passato le vacanze tra un urlo e l'altro!
Una chicca dopo l'altra, un post davvero piacevole! Tra l'altro, BC è il mio fumetto preferito e con le sue formiche ipercritiche è un vero spasso! Mi hai riacceso il ricordo di qualcosa che non ricordavo più, cioè L'esperimento del Dr. K: da brividi! Leggendo la tua risposta al commento poco sopra, inoltre, mi è tornato in mente anche che le api, diversamente da noi, riescono a vedere l'ultra violetto, ma non il nero. A ogni modo, il mondo degli insetti è decisamente affascinante!
Le formichine di B.C. sono delle vere filosofe. Potrebbero essere paragonabili ai due vecchietti del Muppet Show, che commentano dall'alto le vicende dei protagonisti. Alle volte i personaggi apparentemente secondari sono di capitale importanza. 🙂 Non sapevo la questione delle api che vedono l'ultra violetto e non il nero. Mi pare che anche gatti e cani non vedano bene i colori. A presto sul tuo blog, ho visto che hai pubblicato un articolo sui castelli di Bellinzona.
Sì, anch'io pensavo esattamente ai vecchietti dei Muppets 😀 😀 Che ridere! È così, personaggi solo apparentemente secondari, in realtà vere e proprie spalle! Confermo anche che cani e gatti hanno problemi con alcuni altri colori. Grazie per la visita ai "miei" castelli :))
Complimenti per i "tuoi" castelli, allora! 😉 A presto.
Delizioso piccolo viaggio in questo universo-mondo entomologo che… mi spaventa. Chiariamoci subito: non mi spaventano tutti tutti gli insetti. Provo una certa riprovazione, ecco. E sì che sono cresciuta in una campagna, dove era facile scorgere una mantide religiosa sulla spalliera della sedia accanto mentre studiavi nei pomeriggi assolati di primavera, oppure ti ritrovavi con un enorme grillo sul grembiule immacolato delle elementari (in entrambi i casi, ti lascio immaginare le urla di spavento).
La scomparsa delle api legata al termine del mondo è una teoria affascinante e certamente spaventosa. Mi piace l'idea di questo insetto gregario, che costruisce per tutta la vita arnie e serve una regina. Mi piacciono meno i calabroni e i bombi, che mi impressionano non poco.
Ricordo il remake de La mosca come uno dei film più spaventosi degli anni Ottanta. Fu molto ben costruito e suscitò in me l'impressione giusta. Unita al fastidio di sapere il protagonista trasformarsi in uno degli insetti che più detesto.
Mi piace come chiudi il post, di fatto i veri abitatori della Terra sono proprio queste infinite specie di piccole creature in grado di adattarsi a qualsiasi ambiente. Brrrr…
Carissima Luz, grazie per questo excursus sulla tua preferenza e avversione nei riguardi degli insetti. I tuoi ricordi infantili sono simili ai miei, perché ero una cittadina per la maggior parte dell'anno, ma una montanara trentina nelle mie vacanze estive. Quindi mi imbattevo ad esempio nei "gamboni" (non so il nome scientifico), quei ragni con le lunghe e sottili gambe, o scorgevo le libellule sfrecciare sulla superficie dell'acqua; e una volta fui gravemente punta da un'ape. Gli insetti erano ovunque, dalle leggiadre farfalle ai nidi di vespe sotterranei, i più pericolosi. Non parliamo poi delle zanzare, che là non erano le classiche zanzare di città, ma zanzarini piccoli dalla puntura dolorosissima. Insomma, ce n'era per tutti i gusti… !
Gli animali sociali sono affascinanti, forse perché in qualche molto ci assomigliano.
"La mosca" è stato un film spaventoso, vero. Mi pare che a quegli anni circolasse anche "Alien", così facevano il paio. Chissà perché ci sono periodi con sovrabbondanze di temi simili.
Gli insetti hanno in sé qualcosa di alieno che respinge; sarà per questo che, anche se sono industriosi e utili, se li si guarda troppo da vicino è difficile apprezzarli davvero. Brrrr… Oltre a tutti gli esempi che già sono stati fatti, mi viene in mente il romanzo Perdito Street Station di China Mieville, di cui uno dei protagonisti è una specie di blatta gigante che crea sculture con la propria saliva (il che non le impedisce di portare avanti una relazione con un altro dei personaggi). E poi come non citare il mar delle blatte di Landolfi… Per quanto riguarda il cinema, a parte lo spaventoso Aracnofobia, che non ho mai avuto il coraggio di vedere, mi viene in mente che i ragni fanno spesso capolino nei film dell’orrore, anche quando non c’entrano nulla nella trama. Gli sceneggiatori evidentemente sanno che la maggior parte delle persone li trova repellenti (io di sicuro) e se ne approfittano… Diverso è il caso di quelle pellicole con ragni o insetti giganti ricostruiti completamente in CGI: lì l’effetto posticcio è evidente ed è molto più difficile provare fastidio (anche se a me qualche brivido lo provocano lo stesso… sono un caso disperato, io!). Se non l'hai mai visto ti consiglio invece l’horror di Gionata Zarantonello La stanza delle farfalle, non un capolavoro ma con il merito di aver riportato sullo schermo la meravigliosa Barbara Steele.
Ciao Simona, grazie mille per il tuo contributo… un vero e proprio post, nonostante la tua avversione per gli insetti! Ho preso nota di tutti i tuoi suggerimenti, chissà che non vinca anch'io gli indugi sugli horror e non veda, ad esempio, "La stanza delle farfalle" che mi consigli. A proposito di stanza delle farfalle, a Milano nei giardini di Palestro c'è una meravigliosa serra chiamata Oasi delle Farfalle dove entri e dove svolazzano centinaia di farfalle in libertà. Bisogna stare anche attenti a dove metti i piedi, perché si posano anche sul pavimento, e quindi è facile calpestarle. E' una bellissima esperienza, naturalmente se non hai questo tipo di fobia, come una mia collega di anni fa che era terrorizzata proprio dalle farfalle, specialmente quelle grandi e colorate. Insolito, ma vero.
Molto acuta la tua osservazione sul fatto di "infiltrare" degli insetti nei film, come dici tu la maggior parte delle persone ha un'istintiva avversione per gli insetti. Ci sono anche molti film avventurosi. ambientati in giungle o similari, dove gli insetti la fanno da padrone.
Alla prossima, e grazie ancora del passaggio!
Wow che post!Vediamo il mio sunto.
Personalmente detesto i ragni e altri insetti che considero pericolosi (scorpioni, vespe), ma amo le farfalle, meno quelle che rovinano la farina e la pasta. Starei ore ad ammirarle volteggiare leggere. Molte delle informazioni che hai scritto non le conoscevo, nonostante abbia fior di dvd documentari sul mondo animale (passione di mio figlio maschio). E dei libri citati invece Kafka resta la mia passione del tempo delle superiori.
Il film La mosca lo ricordo come una grande novità, all'epoca mi aveva colpito moltissimo (tra lo sgomento e il disgusto). Nei cartoni invece ricordo, nonostante io arrivi dall'epoca Ape Maia, Zeta la formica e A Bug's life il megaminimondo. Quindi vista tutta l'attenzione a questo appunto megaminimondo credo sia palese l'interesse per i loro abitanti e spero rispetto.
Ti ringrazio tantissimo, ho visto che hai fatto una bella galoppata, oggi, attraverso i miei post. 🙂
La vera amante in famiglia dei documentari è mia mamma ottantaseienne, che non si perde nemmeno una puntata di Geo. La natura è comunque sorprendente.
I cartoni animati che menzioni li ho visti anch'io, mi era piaciuto in modo particolare Z la Formica.
Gli scorpioni che citi mi hanno fatto ricordare una casa in Valtellina che avevamo preso per l'estate. Si trovava a mezza montagna ed era circondata dalle vigne. Abbiamo scoperto a nostre spese che, laddove ci sono vigne, ci sono scorpioni in gran quantità. Naturalmente non sono quelli velenosi africani, ma quelli piccoli. In quindici giorni ne avevamo trovati 7-8, compreso un baby. Al momento di fare le valigie, abbiamo passato ore a controllare che non ce ne portassimo qualcuno in città!
Ma lo sai che non mi ero accorta che avessi pubblicato, sono andata a guardare il blog proprio perché mi pareva strano. Ma come faccio a ricevere le notifiche? Sono molto nerd, come puoi notare.
Io invece sono "imbra" che sta per "imbranata", ahahaha! Questa cosa del ricevere le notifiche è un vero mistero: in teoria, se sei nei 'lettori fissi', dovresti ricevere automaticamente un messaggio quando pubblico qualcosa, ma così evidentemente non è. In linea generale comunque pubblico una volta alla settimana, il sabato mattina.
Per quanto riguarda i blogger che seguo, nel mio blogroll posso vedere il titolo del post, così mi accorgo se c'è qualcosa di nuovo.