Ascesa all’Empireo di Hyeronimus Bosch (1486) |
Death, be Not Proud
Mighty and dreadful, for thou art not so;
For those whom thou think’st thou dost overthrow
Die not, poor Death, nor yet canst thou kill me.
From rest and sleep, which but thy pictures be,
Much pleasure; then from thee much more must flow,
And soonest our best men with thee do go,
Rest of their bones, and soul’s delivery.
Thou art slave to fate, chance, kings, and desperate men,
And dost with poison, war, and sickness dwell,
And poppy or charms can make us sleep as well
And better than thy stroke; why swell’st thou then?
One short sleep past, we wake eternally
And death shall be no more; Death, thou shalt die.
Morte, non andar fiera
possente e orrenda. Non lo sei.
Coloro che tu pensi rovesciare non muoiono,
povera morte, e non mi puoi uccidere.
Dal riposo e dal sonno, mere immagini
di te, vivo piacere, dunque da te maggiore,
si genera. E più presto se ne vanno con te
i migliori tra noi, pace alle loro ossa,
liberazione dell’anima. Tu, schiava
della sorte, del caso, dei re, dei disperati,
hai casa col veleno, la malattia, la guerra,
e il papavero e il filtro ci fan dormire anch’essi
meglio del tuo fendente. Perché dunque ti gonfi?
Un breve sonno e ci destiamo eterni.
Non vi sarà più morte. E tu, morte, morrai.
(Brano tratto da Poesie amorose, traduzione di Cristina Campo, Einaudi, 1971)
John Donne (1572-1631) è stato un poeta, religioso e saggista inglese, nonché avvocato e chierico della Chiesa d’Inghilterra. Scrisse sermoni e poemi di carattere religioso, traduzioni latine, epigrammi, elegie, canzoni, sonetti e satire.
La sua poetica fu nuova e vibrante per quanto riguarda il linguaggio e l’invettiva delle metafore, specie se paragonato ai suoi contemporanei. Lo stile di Donne è caratterizzato da paradossi, dislocazioni e significati ironici. Essi furono sia una struggente reazione nei confronti dell’uniformità convenzionale della poetica elisabettiana sia un adattamento in inglese delle tecniche barocche e manieriste europee.
Celebre il suo sermone Nessun uomo è un’isola (Meditazione XVII) citato da Ernest Hemingway in epigrafe a Per chi suona la campana, e da cui trae ispirazione un omonimo libro di Thomas Merton.
La poesia di John Donne “Death, be not proud”, oggi pubblicata sul blog, è dedicata a una persona della mia famiglia che ci ha lasciato il 14 marzo, proprio il giorno del suo compleanno.
La dedico a mia cognata Carla.
So che quando si muore si diventa subito delle ottime persone, ma nel suo caso le qualità di generosità, disponibilità e affetto non sono mai venute meno. Fin da quando ci siamo conosciute, mi sono sempre sentita pienamente accettata da lei e dalla sua famiglia. Tra noi non c’è mai stata quella latente rivalità che esiste tra cognate. Essendo io figlia unica, ho trovato in lei una sorella e un’amica.
Ci vedremo in un mondo dove non esiste sofferenza e morte. Nel frattempo, mi mancherai tanto.
Ciao, Carla.
Mi dispiace moltissimo apprendere della scomparsa di tua cognata, cara Cristina e ti sono vicina.
La morte è stata spesso caricata di significati negativi, mentre altro non è che parte della vita stessa.
L'universo intero (fisico e non) è un mare di cui vediamo solo il movimento ondoso in superficie – l'onda che si alza (la nascita) e prosegue fino a inabissarsi (la morte fisica) – ma nelle sue profondità esiste un altro movimento ondoso, invisibile ai nostri occhi. E grazie a esso anche le onde in superficie proseguono senza sosta, all'infinito.
Sono sicura che vi ritroverete.
Un abbraccio forte.
Ciao Clementina, grazie di cuore del tuo commento. Purtroppo Carla è entrata in ospedale per una polmonite bilaterale che sembrava si dovesse risolvere in fretta, e invece nel giro di un mese e mezzo si è aggravata moltissimo specialmente a causa di uno shock settico. Eravamo tutti speranzosi che la cosa si risolvesse per il meglio, ma così non è stato.
Condivido le tue belle parole e la descrizione che mi hai dato. Sono convinta anch'io che tutto continui sotto un'altra forma. Ricambio l'abbraccio forte!
Un abbraccio, Cristina, a te e alla tua famiglia
Grazie di cuore, Tenar.
Cara Cristina, ti sono vicina nella tua perdita con affetto, io credo che la morte nonostante tutto non ci porti via del tutto le persone che abbiamo amato in vita, esse restano con noi, non è una frase fatta, è realtà, io sento i miei affetti vicini a me, anche nella morte.
Nella mia infinita ignoranza non conoscevo questo poeta, conoscevo la frase nessun uomo è un'isola, verissima. Noi siamo parte di un tutto e, in questi tutto, ci sono i nostri affetti, per sempre. Un abbraccio.
Cara Giulia, è vero quello che dici. Io sento moltissimo la presenza di mio papà accanto a me, ad esempio. In alcune particolari circostanze, come ad esempio nelle esequie, sento un flusso grandissimo di amore che mi circonda. La morte di Carla ci ha lasciato traumatizzati più che altro per la velocità con cui è successo. Con lei avevo parlato svariate volte, tra l'altro, della vita oltre la morte e altri argomenti particolari.
Mi fa piacere di averti presentato un poeta che non conoscevi. John Donne è anche un personaggio interessante, perché passò da una vita laicale molto libera, con intense frequentazioni femminili (pare fosse un gran donnaiolo), all'essere un grande predicatore con sermoni di spiritualità molto intensa. Insomma, un personaggio sfaccettato e moderno.
Un abbraccio anche a te, Giulia.
Conosco bene Donne e gli altri poeti "metafisici" inglesi poiché li ho studiati all'università.
Mi dispiace che l'occasione per parlarne nasca purtroppo da un evento luttuoso. Tante condoglianze a te e a tutti i famigliari della defunta, vedrai che in qualche modo continuerà a starvi accanto e in certi momenti percepirete il suo aiuto nelle piccole sfide quotidiane che la vita ci pone.
Purtroppo non si riflette mai abbastanza sulla morte, anche perché la società occidentale tende a nasconderla in qualche modo, in un processo di rimozione. Però è la meta finale di tutti quanti. In fondo è il più democratico degli eventi umani.
Prima di tutto, Cristina, le mie condoglianze. Ti sono vicina e ti abbraccio virtualmente.
Quanto al tuo post, meravigliosa dedica ad una persona che in te deve aver lasciato un grande segno di affetto e oso dire complicità. Almeno così leggo tra le righe.
Sulla poesia, stupenda! La morte che muore perchè noi abbiamo varcato il confine e siamo in un mondo dove la stessa morte non esiste più.
Stupenda! Che dire d'altro?
Grazie infinite, Patricia. Come scrivevo a Giulia sopra, con mia cognata ho parlato spesso di questioni riguardanti la vita oltre la morte, non in modo ozioso ma con una forte comunanza d'interessi. Per questo hai percepito un forte grado di complicità.
Sì, John Donne è un poeta straordinario. Molto moderno e avanti per la sua epoca! Come, del resto, Shakespeare: anche lui immortale.
Mi dispiace moltissimo per il lutto familiare, pubblicando la poesia di John Donne hai reso a tua cognata l'omaggio migliore che tu potessi fare.
Un abbraccio a tutta la tua famiglia.
Ciao, Nick, grazie! Era proprio questa l'idea della poesia che comunque è splendida e, prima o poi, avrei pubblicato. Penso proprio che il suo significato possa riguardare tutti noi. Grazie anche per l'abbraccio e a presto.
Molto bella la poesia che celebra la sconfitta della morte privata del suo potere dall'eternità, e mi spiace per la tua perdita Cristina. Posso comprendere il tuo dolore.
Marina
Ti ringrazio molto del commento e di essere passata dalle mie parti, Marina. Un carissimo saluto e a presto.
ho imparato il nome di John Donne grazie a Borges, poi ho continuato con Benjamin Britten. Potrei aggiungere un altro nome: Gerald Manley Hopkins.
le persone care ci mancano sempre, anche quelle che conoscevamo o vedevamo poco. A Carla dedico lo Schubert che puoi immaginare… un "non aver paura"
Degli altri poeti che menzioni conosco Gerald Manley Hopkins, più che altro per la poesia "The wreck of the Deutschland". Ti ringrazio moltissimo per la dedica e il tuo arricchimento musicale con Schubert. Un caro abbraccio.
Mi spiace moltissimo per il tuo lutto, Cristina, e ti capisco, ma le persone che amiamo non ci lasciano mai del tutto, restano per sempre dentro di noi. Specialmente in casi come questo, ove oltre alla parentela esisteva una sorta di "affinità elettiva". Vedo che la tua fede in un futuro migliore ti sorregge in questo momento, e ne sono contenta. Coraggio!
E' vero, le persone che amiamo sono sempre con noi, Simona. Più che altro siamo ancora storditi per la velocità della cosa: era entrata ai primi di febbraio in ospedale e avrebbe dovuto uscire dopo tre settimane, ma poi… è andata come è andata. Sono convinta che lei si trovi in un luogo bellissimo. Un abbraccio forte.
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Mi unisco all'abbraccio di tutti, Cristina.
Ti abbraccio anch'io forte. Ti scrivo presto, Luana.
Mi dispiace molto per la perdita di tua cognata. Posso solo immaginare quanto dolore porti un lutto cui non si poteva essere preparati. Sono però convinta, come te, che questo congedo sia solo un arrivederci, e che le persone andate oltre il ponte siano molto più vicine di quanto si crede, mai perdute. Bellissima poesia. Un abbraccio forte.
Un caro abbraccio anche a te, Grazia. Mi piace commentare qui anche con questi famosi versi sulla morte, erroneamente attribuiti a Sant'Agostino:
HENRY SCOTT HOLLAND, La morte non è niente, (Maggio 1910).
La morte non è niente. Non conta.
Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu
e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme è immutata, intatta.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il vecchio nome familiare.
Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
Non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Sorridi, pensa a me e prega per me.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.
Pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
È la stessa di prima,
C'è una continuità che non si spezza.
Cos'è questa morte se non un incidente insignificante?
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Va tutto bene; nulla è perduto.
Un breve istante e tutto sarà come prima.
E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo!
Mi permetto di aggiungere le bellissime parole di May Elizabeth Frye:
Non piangere sulla mia tomba,
Non sono lì; non sto dormendo.
Sono i mille venti che soffiano,
Sono i riflessi di diamante sulla neve,
Sono il sole sul grano maturo,
Sono la dolce pioggia autunnale.
Quando ti svegli nel silenzio del mattino
Sono la corsa rapida dei quieti uccelli
Che si levano a cerchio in volo.
Sono la morbida luce notturna delle stelle.
Non piangere sulla mia tomba,
Non sono lì; non sono morta.
Hai fatto benissimo ad aggiungere le parole di May Elizabeth Frye, non la conoscevo e sono davvero stupende.
Non conosco la persona, ma sono certo che si sarebbe inorgoglito delle belle parole che hai speso per lui e dell'accompagnamento poetico di Donne.
Grazie per il tuo commento, Marco.
Cristina, mi dispiace tantissimo per la perdita di tua cognata. Da quello che ho capito è stato anche un evento improvviso… Ti mando un abbraccio fortissimo.
Sì, esatto, nel giro di un mese e mezzo se n'è andata all'età di 68 anni. Come sono potenti queste lezioni e quanto fanno passare in secondo piano le nostre piccole preoccupazioni. Ricambio l'abbraccio.
Mi piacerebbe trovare le parole giuste, ma non le ho. Spero solo che la sensazione di averla accanto nel cuore e nei ricordi ti possa accompagnare e rendere questo momento meno doloroso. Anche se da lontano, ti abbraccio.
In queste circostanze le parole sono sempre insufficienti, io stessa mi trovo a disagio nell'esprimere il mio cordoglio nei confronti delle persone che hanno subito un lutto. Ma apprezzo tantissimo il tuo scritto e ricevo con affetto il tuo abbraccio, Nadia.
Cristina, scusami tanto, leggo solo ora perché sto riprendendo la via dei blog dopo una settimana in cui sono stata parzialmente bendata per un problema improvviso a un occhio. Ti abbraccio fortissimo, e anche tuo marito, in questo momento di dolore così grande, hai usato parole bellissime e molto sentite, non di circostanza, per tua cognata e le poesie che tu e gli altri avete postato sono davvero come un prato dove ristorarsi dopo le tribolazioni della vita terrena. Grazie davvero per aver voluto condividere questo momento che mi ha portato a riflettere. A presto Sandra
Ciao cara Sandra, non devi scusarti di niente. Anch'io ultimamente ho seguito poco gli altri blog, come ti puoi immaginare è stato un periodo difficile e complicato per noi. Ho visto che avevi pubblicato su tuo papà e quando avrò un attimo andrò senz'altro a leggere. Mi dispiace per il tuo occhio! Noi siamo ancora frastornati per quello che è successo: avevamo organizzato per festeggiare il venticinquesimo, come avevi letto anche tu, ma abbiamo rimandato verso metà febbraio proprio perché era in ospedale. Eravamo però sicuri che sarebbe uscita e quindi si poteva organizzare di nuovo sempre per il mese di marzo. Così non è stato.
In questo periodo ho visto due reparti di rianimazione, quello di Voghera e quello di Pavia. Sono locali dove si respira qualcosa di denso e potente, che è fatto di una "presenza" inconfondibile.
La poesia e la letteratura, nonché le parole degli amici, sono una consolazione forte. A presto.