Finalmente riapre i battenti anche la rubrica de Il Caffè della Rivoluzione, che mancava da tempo in quanto nel mese di dicembre c’è stato un profluvio di post che, per motivi di tempistica, avrebbero dovuto essere pubblicati in quel periodo o altrimenti sarebbero stati inutili o troppo vecchi. Poi c’è stata la pausa di chiusure e di riflessione, e la ripresa in pompa magna, quindi ho un po’ trascurato i miei rivoluzionari, perlomeno sul blog.

Vi dico però che la Rivoluzione è sempre nel mio cuore e ora sta ricevendo nuovo carburante non solo dal fatto di procedere nella stesura del mio romanzo, anche se a rilento, ma dalla lettura dei miei testi universitari sull’età moderna, cioè il periodo degli antichi regimi. Si tratta di un periodo di forti contrasti, chiusure sociali e straordinarie aperture, ed è davvero la trasformazione del mondo conosciuto con innovazioni in molti campi come l’invenzione della stampa, la costituzione degli Stati territoriali, le nuove figure di intellettuali ed eruditi, le scoperte geografiche, l’evoluzione degli eserciti; per non parlare della Riforma protestante che apre il XVI secolo.

L’idea per questo post, tuttavia, è scaturita dalla lettura dello splendido articolo di Clementina sul suo blog L’angolo di Cle. Il titolo è L’invisibile oltre il visibile e se volete leggerlo lo potete trovare qui. L’autrice ci parla di luoghi che sembrano possedere un’essenza interiore, ovvero che sembrano animati dal cosiddetto genius loci. Come tutti gli ottimi articoli che scrive Clem, si sono messi in moto paragoni e memorie, e infatti nel mio commento ho scritto che anche i rivoluzionari del 1789, nei loro carteggi e nella loro corrispondenza, sembrano attraversati dal soffio del Romanticismo. Vi assicuro che è qualcosa che, almeno a me, mette i brividi, in considerazione del fatto che all’epoca imperava il culto della ragione; anche se l‘Illuminismo, contrariamente a quello che si può pensare, fu appannaggio solo di un’élite molto ristretta e non era materia di dibattito tra gli strati più bassi della società.

Molto spesso dunque ho ritrovato nella corrispondenza, nei diari intimi e persino nei discorsi politici dei rivoluzionari l’espressione delle passioni come l’amore e l’odio portati agli estremi, il fascino esercitato da luoghi giganteschi come gli orridi o gli abissi e da fenomeni atmosferici burrascosi (da qui l’uso di metafore potenti), e soprattutto l’espressione dei sentimenti, senza che per questo motivo fossero considerati meno virili. Vorrei proporvi alcuni esempi di questo vero e proprio afflato romantico che attraversa un’intera generazione.


Il primo esempio concerne Lucile Desmoulins, la giovane donna di cui vi ho spesso parlato e che fu moglie del giornalista Camille Desmoulins. Fin da ragazzina Lucile tiene un diario dove annota i fatti della sua vita quotidiana, le relazioni con la famiglia e gli amici, e i suoi pensieri più intimi, con stile vivace e appassionato. Oltre a rivelare appieno il talento letterario dell’autrice, il testo costituisce un preziosissimo documento per lo storico. In esso vi si legge, ad esempio, la descrizione di alcuni eventi capitali come la notte del rovesciamento della monarchia a opera di Danton, il 10 agosto 1792. Il biografo Jean-Paul Bertaud, autore della biografia Camille e Lucile: un couple dans la tourmente, scrive:

“L’epoca dove la Ragione ha trionfato ovunque volgeva al termine, e il secolo si apriva ora al sentimento. Dietro Rousseau, il solitario passeggiatore, tutta una generazione di giovani si metteva a percorrere i boschi e a costeggiare i ruscelli, a errare nelle vallate, cercando nello spettacolo della natura, a volte torturata dal temporale, una corrispondenza segreta con il loro stati d’animo. Coloro che avevano l’età di Lucile non esitavano più a mostrare la sensibilità che li animava. La si ritrova, a fior di pelle, in più di un rivoluzionario del 1789, esternandosi con un’enfasi e un lirismo che fanno sorridere il nostro secolo dove l’ironia uccide spesso l’entusiasmo.” 

Il riferimento al filosofo Rousseau deriva da una delle sue opere più importanti, Emilio o dell’educazione, un testo cardine per la pedagogia dove l’autore parla in prima persona, fingendo di essere il precettore di un fanciullo, Emilio, che accompagna dalla più tenera età fino alla giovinezza assistendolo nelle varie fasi della crescita. Nel suo metodo pedagogico è molto importante che il bambino scopra le leggi che regolano la natura con passeggiate in mezzo ai boschi o sulle rive dei fiumi, e dall’osservazione diretta in un contesto che ritempra corpo, mente e spirito e appaga la curiosità del bambino. Ritornando alla nostra eroina, dobbiamo aggiungere per amor di cronaca che la sua famiglia abita a Parigi, ma ha una casa di campagna a poca distanza, a Bourg-la-Reine, dove si rifugia nelle torride estati o nei momenti più paurosi della rivoluzione. Nel giardino della casa c’è un albero cui Lucile è molto affezionata, e una notte sogna di essere sul bordo di un precipizio e che accanto a lei ci sia un uomo che sta per farla precipitare nell’abisso. L’uomo si trasforma in un albero, la circonda con i suoi rami, e lei sogna di fuggire; entra in “uno stato di terribile agitazione” e si sveglia di soprassalto. Sogni a occhi aperti o vere e proprie premonizioni, in considerazione del destino che la attende? Lucile racconta spesso nei diari di queste sue visioni e sogni dove gli elementi della natura si trasformano in esseri viventi, in completa assonanza con la sua anima.

La stessa oratoria di Danton, politico dallo stile diretto e potente e che spesso arringa le folle a braccio e sull’onda emozionale del momento, dirigendone l’umore come un direttore d’orchestra dirige i musicisti, ha un che di estremo e gigantesco. Louis Madelein, autore di una pregevole biografia edizione dall’Oglio che conservo gelosamente, nel tracciare il ritratto dell’uomo e del tribuno scrive:

“Non intendiamo fare qui uno studio completo dell’oratore: non citeremo dunque le formule, alcune delle quali sono del resto famose e cento volte fecero scattare in piedi, frementi e quasi fuori di sé, le assemblee in mezzo alle quali esse piombavano come la folgore. (…) Ci limiteremo a far notare quella sua naturale predisposizione a materializzare qualsiasi idea, a scegliere i paragoni non nella storia o nella morale, ma negli elementi della natura: la folgore, l’elettricità, la lava, il mare, la montagna, le rocce, i torrenti o i fenomeni della fisiologia. Questo imprime un forte carattere di truculenza ai suoi discorsi e li fa tuonare singolarmente in un’epoca nella quale ci si atteneva, con speciale gusto, alle formule ciceroniane.”

Non vi sembra di sentire già nell’aria il soffio del Romanticismo?

E il giornalista Louis-Sebastien Mercier, fuggito in Svizzera perché perseguitato per le sue idee politiche prima della rivoluzione, scrive la sua opera Tableau de Paris con un incipit tutto dedicato al “meraviglioso anfiteatro delle Alpi che si stende sotto il mio sguardo” e con un’esaltazione del felice abitante di quelle montagne, elevato su una roccia entro il cielo e la terra. Naturalmente qui la diatriba è tra la purezza incontaminata della natura contrapposta alla sporcizia e alla corruzione morale e materiale della città. Ma questa è un’altra storia, che meriterebbe di essere raccontata in un post a parte…

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E voi vi siete mai imbattuti in autori che sembrano essere al di fuori della loro epoca, sia ritornando nel passato sia anticipando di molto i tempi?



Fonti:

  • Camille e Lucile: un couple dans la tourmente di Jean-Paul Bertaud
  • Danton di Luis Madelin – Dall’Oglio
  • Tableau de Paris di Louis-Sebastien Mercier



Immagini da Wikipedia:

  • Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich (1818)
  • Snow Storm – Steam-Boat off a Harbour’s Mouth di J. M. Turner (1842)
  • Presunto ritratto di Lucile Desmoulins, 1790 attribuito a Louis-Léopold Boilly
  • Sisifo che trasporta il masso, 1920, nell’interpretazione di Franz von Stuck