Nella puntata precedente che potete trovare qui vi ho presentato il personaggio di Joseph Fouché tramite una breve biografia e la prima tavola di un lavoro a fumetti curato dall’autore Max Bunker (Luciano Secchi) e dal disegnatore Paolo Piffarerio, dal titolo Fouché: un uomo nella Rivoluzione volume 1 donatomi da un amico blogger. Ricordo brevemente che l’uomo (Nantes, 31 maggio 1759-Trieste, 26 dicembre 1820) è stato un politico francese, deputato alla Convenzione e successivamente ministro di polizia sotto l’impero napoleonico. Il suo operato non sfigurerebbe in un romanzo di Dumas sulla falsariga de Il Conte di Montecristo per la ferocia con cui represse, all’inizio della sua carriera, le rivolte antirivoluzionarie di Lione al punto da mettersi in urto con Robespierre, e per la spregiudicatezza con cui gestì la sua ascesa alle più alte cariche dell’impero napoleonico. Già nella prima puntata di questo “speciale”, abbiamo visto la tavola inaugurale dell’opera.


In questa seconda parte ho dovuto mio malgrado operare una selezione, cercando di inserire tavole che radunassero più personaggi e che presentassero eventi particolarmente significativi. Non parlo, infatti, di abbondanza e ricchezza di dettagli, perché ogni tavola è molto curata in questo senso.

Ecco la seconda tavola che ho scelto, qui a sinistra, e che è ambientata ad Arras, luogo in cui Fouché, all’epoca oratoriano e seminarista, arriva a insegnare, e dove ebbe modo di conoscere Maximilien Robespierre, la sorella Charlotte e il fratello Augustin. L’ultima scena infatti introduce proprio Maximilien Robespierre, che si presenta sulla soglia togliendosi il cappello. Come ho già detto, ogni dettaglio di palazzi, chiese, interni, abiti, è curato con grande precisione. Joseph Fouché è un bell’uomo, e tuttavia la sua fisionomia allungata mostra qualcosa di ipocrita e sfuggente. Tiene quasi sempre gli occhi bassi e il viso compito, si esprime in maniera molto contegnosa. È chiaro come il sole che sta nascondendo una personalità del tutto diversa.

Nella tavola che potete vedere qui sulla destra gli autori ci presentano una somma di personaggi importantissimi. La convocazione degli Stati Generali, ovvero la riunione dei rappresentanti di Nobiltà, Alto Clero e Terzo Stato, è avvenuta, e i manifesti sono stati affissi in tutta la Francia. Nella prima parte ci troviamo di nuovo a Parigi, e assistiamo a una conversazione. Nel salotto c’è il conte di Mirabeau, scrittore, diplomatico, rivoluzionario, agente segreto e uomo politico francese, che diventerà rappresentante per il Terzo Stato ovvero il popolo, nonostante appartenga all’aristocrazia. L’uomo aveva un pessima fama: in rotta con la famiglia e in special modo con il padre, era stato anche incarcerato per debiti. Anche nelle scene raffigurate, si mostra per quello che era, ovvero un donnaiolo impenitente e un personaggio comunque ambiguo. L’uomo sullo sfondo della quarta scena, mentre Mirabeau fa il baciamano alla donna, è il giornalista Camille Desmoulins. La donna è la famosa Madame de Staël, scrittrice dalla penna acuminata e figlia dello svizzero Necker, ministro delle finanze. Egli tentava di porre rimedio al dissesto finanziario dello Stato, e veniva ostacolato in tutti i modi dalla Nobiltà e dall’Alto Clero che non volevano rinunciare ai loro privilegi e tanto meno pagare le tasse. Nella seconda parte della tavola l’azione si sposta di nuovo ad Arras, dove vediamo Fouché insieme a Charlotte Robespierre, che egli corteggiò in un determinato momento della sua carriera. Ricordo che Charlotte non era una dolce e virginale fanciulla, ma una specie di agguerritissima arpia (qui il link alla mia recensione di Memorie sui miei fratelli dettate dalla stessa Charlotte).

Nella tavola ancora successiva sulla sinistra avviene la solenne apertura degli Stati Generali, In centro si può osservare la sontuosa sala dei Menus-Plaisirs a Versailles dove il re e la sua famiglia siedono sotto un tendaggio ornato dai gigli d’oro di Francia su fondo blu (ve lo dico io perché com’è ovvio con il bianco e nero non si nota).

La conclusione mostra l’interno della casa del marchese di Lafayette, considerato un eroe dal popolo in quanto aveva partecipato alla Rivoluzione Americana come molti rampolli della nobiltà francese. Anche loro erano insofferenti a un sistema incancrenito che negava riconoscimento al merito, ma era impegnato a perpetuare il proprio status quo. Odiatissimo dalla regina, tenne un comportamento ambiguo che alla fine lo rese inviso anche a coloro che tanto lo osannavano.

Nella tavola a destra abbiamo una delle fasi che portarono all’assalto e alla conquista della Bastiglia. Contrariamente a quello che si può supporre, infatti, l’espugnazione dell’odiato simbolo della tirannia dell’Ancien Régime non avvenne in un unico moto di popolo ma per tappe successive. I soldati a un certo punto si rifiutano di sparare addosso ai loro concittadini. L’uomo delle due ultime scene è il governatore della fortezza, Launay, debosciato e crudele, che venne fatto a pezzi dalla folla inferocita dopo che si fu arreso.

Concludo a malincuore la mia rassegna con l’ultima tavola, che mostra nella prima, orrenda scena, i corpi di alcuni “nemici del popolo” impiccati alla lanterna della strada. La testa infilzata sulla picca a destra appartiene invece a Foulon, consigliere di stato e consigliere generale. Ha la bocca piena d’erba in segno di scherno, in quanto pare avesse detto che il popolo poteva anche mangiarsi l’erba in mancanza di meglio.
Per lanterna si intendeva il lampione pubblico e con il grido “Alla lanterna!” si eccitava il popolo ad appendere i nobili ai lampioni. L’avvocato, giornalista e libellista Camille Desmoulins, fomentatore del moto di popolo che portò due giorni dopo alla giornata della Bastiglia, fu soprannominato il “Procuratore della Lanterna” per la violenza con cui scriveva e incitava a farsi giustizia da sé. Atteggiamento di cui, più tardi, si pentì amaramente. La famiglia reale, che tanto per cambiare sta banchettando, viene informata che la Bastiglia è caduta. Nelle due ultime scene si mostra la regina Maria Antonietta, grassoccia come era in quegli anni – ho già detto che il disegnatore si è ispirato a quadri del periodo – che nomina con disprezzo il duca Philippe d’Orléans. Questi era il cugino del re, e durante la rivoluzione tenne un comportamento ambiguo e ondivago. Al Palais-Royal di Parigi istituì una sorta di zona franca con bordelli, case da gioco, alberghi di dubbia fama e altri luoghi loschi, al punto che il Palais-Royal fu visto come una contro-Versailles. Da più parti fu sospettato di brigare con i rivoluzionari per spodestare il cugino e prendere il suo posto. Per questo fu soprannominato Philippe Égalité. Peccato che il suo fervore patriottico non lo tenne al riparo dall’accusa di controrivoluzione, e dal patibolo.

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E questo è tutto! Spero di non essermela cavata troppo male nel commentare le tavole. Vi sono piaciute? Vi saluto con un’immagine tratta dallo sceneggiato Rai I Grandi Camaleonti che mostra Raoul Grassilli nelle vesti dell’infido Fouché.

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Fonti:

  • Ritratto di Fouché, autore sconosciuto – Wikipedia
  • Fouché: un uomo nella Rivoluzione volume 1 di Max Bunker e Paolo Piffarerio
  • Fotogramma dello sceneggiato Rai “I Grandi Camaleonti”