In questa seconda parte ho dovuto mio malgrado operare una selezione, cercando di inserire tavole che radunassero più personaggi e che presentassero eventi particolarmente significativi. Non parlo, infatti, di abbondanza e ricchezza di dettagli, perché ogni tavola è molto curata in questo senso.
Ecco la seconda tavola che ho scelto, qui a sinistra, e che è ambientata ad Arras, luogo in cui Fouché, all’epoca oratoriano e seminarista, arriva a insegnare, e dove ebbe modo di conoscere Maximilien Robespierre, la sorella Charlotte e il fratello Augustin. L’ultima scena infatti introduce proprio Maximilien Robespierre, che si presenta sulla soglia togliendosi il cappello. Come ho già detto, ogni dettaglio di palazzi, chiese, interni, abiti, è curato con grande precisione. Joseph Fouché è un bell’uomo, e tuttavia la sua fisionomia allungata mostra qualcosa di ipocrita e sfuggente. Tiene quasi sempre gli occhi bassi e il viso compito, si esprime in maniera molto contegnosa. È chiaro come il sole che sta nascondendo una personalità del tutto diversa.
Nella tavola che potete vedere qui sulla destra gli autori ci presentano una somma di personaggi importantissimi. La convocazione degli Stati Generali, ovvero la riunione dei rappresentanti di Nobiltà, Alto Clero e Terzo Stato, è avvenuta, e i manifesti sono stati affissi in tutta la Francia. Nella prima parte ci troviamo di nuovo a Parigi, e assistiamo a una conversazione. Nel salotto c’è il conte di Mirabeau, scrittore, diplomatico, rivoluzionario, agente segreto e uomo politico francese, che diventerà rappresentante per il Terzo Stato ovvero il popolo, nonostante appartenga all’aristocrazia. L’uomo aveva un pessima fama: in rotta con la famiglia e in special modo con il padre, era stato anche incarcerato per debiti. Anche nelle scene raffigurate, si mostra per quello che era, ovvero un donnaiolo impenitente e un personaggio comunque ambiguo. L’uomo sullo sfondo della quarta scena, mentre Mirabeau fa il baciamano alla donna, è il giornalista Camille Desmoulins. La donna è la famosa Madame de Staël, scrittrice dalla penna acuminata e figlia dello svizzero Necker, ministro delle finanze. Egli tentava di porre rimedio al dissesto finanziario dello Stato, e veniva ostacolato in tutti i modi dalla Nobiltà e dall’Alto Clero che non volevano rinunciare ai loro privilegi e tanto meno pagare le tasse. Nella seconda parte della tavola l’azione si sposta di nuovo ad Arras, dove vediamo Fouché insieme a Charlotte Robespierre, che egli corteggiò in un determinato momento della sua carriera. Ricordo che Charlotte non era una dolce e virginale fanciulla, ma una specie di agguerritissima arpia (qui il link alla mia recensione di Memorie sui miei fratelli dettate dalla stessa Charlotte).
Nella tavola ancora successiva sulla sinistra avviene la solenne apertura degli Stati Generali, In centro si può osservare la sontuosa sala dei Menus-Plaisirs a Versailles dove il re e la sua famiglia siedono sotto un tendaggio ornato dai gigli d’oro di Francia su fondo blu (ve lo dico io perché com’è ovvio con il bianco e nero non si nota).
La conclusione mostra l’interno della casa del marchese di Lafayette, considerato un eroe dal popolo in quanto aveva partecipato alla Rivoluzione Americana come molti rampolli della nobiltà francese. Anche loro erano insofferenti a un sistema incancrenito che negava riconoscimento al merito, ma era impegnato a perpetuare il proprio status quo. Odiatissimo dalla regina, tenne un comportamento ambiguo che alla fine lo rese inviso anche a coloro che tanto lo osannavano.
Nella tavola a destra abbiamo una delle fasi che portarono all’assalto e alla conquista della Bastiglia. Contrariamente a quello che si può supporre, infatti, l’espugnazione dell’odiato simbolo della tirannia dell’Ancien Régime non avvenne in un unico moto di popolo ma per tappe successive. I soldati a un certo punto si rifiutano di sparare addosso ai loro concittadini. L’uomo delle due ultime scene è il governatore della fortezza, Launay, debosciato e crudele, che venne fatto a pezzi dalla folla inferocita dopo che si fu arreso.
Concludo a malincuore la mia rassegna con l’ultima tavola, che mostra nella prima, orrenda scena, i corpi di alcuni “nemici del popolo” impiccati alla lanterna della strada. La testa infilzata sulla picca a destra appartiene invece a Foulon, consigliere di stato e consigliere generale. Ha la bocca piena d’erba in segno di scherno, in quanto pare avesse detto che il popolo poteva anche mangiarsi l’erba in mancanza di meglio.
Per lanterna si intendeva il lampione pubblico e con il grido “Alla lanterna!” si eccitava il popolo ad appendere i nobili ai lampioni. L’avvocato, giornalista e libellista Camille Desmoulins, fomentatore del moto di popolo che portò due giorni dopo alla giornata della Bastiglia, fu soprannominato il “Procuratore della Lanterna” per la violenza con cui scriveva e incitava a farsi giustizia da sé. Atteggiamento di cui, più tardi, si pentì amaramente. La famiglia reale, che tanto per cambiare sta banchettando, viene informata che la Bastiglia è caduta. Nelle due ultime scene si mostra la regina Maria Antonietta, grassoccia come era in quegli anni – ho già detto che il disegnatore si è ispirato a quadri del periodo – che nomina con disprezzo il duca Philippe d’Orléans. Questi era il cugino del re, e durante la rivoluzione tenne un comportamento ambiguo e ondivago. Al Palais-Royal di Parigi istituì una sorta di zona franca con bordelli, case da gioco, alberghi di dubbia fama e altri luoghi loschi, al punto che il Palais-Royal fu visto come una contro-Versailles. Da più parti fu sospettato di brigare con i rivoluzionari per spodestare il cugino e prendere il suo posto. Per questo fu soprannominato Philippe Égalité. Peccato che il suo fervore patriottico non lo tenne al riparo dall’accusa di controrivoluzione, e dal patibolo.
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E questo è tutto! Spero di non essermela cavata troppo male nel commentare le tavole. Vi sono piaciute? Vi saluto con un’immagine tratta dallo sceneggiato Rai I Grandi Camaleonti che mostra Raoul Grassilli nelle vesti dell’infido Fouché.
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Fonti:
- Ritratto di Fouché, autore sconosciuto – Wikipedia
- Fouché: un uomo nella Rivoluzione volume 1 di Max Bunker e Paolo Piffarerio
- Fotogramma dello sceneggiato Rai “I Grandi Camaleonti”
In effetti la rivoluzione francese viene rammentata per le conseguenze sul piano sociale e politico che ebbe per l'Europa intera, però pochi rammentano gli aspetti cruenti paragonabili ai racconti più macabri che vengono fatti a proposito della rivoluzione russa o della guerra civile in Cina fra comunisti e nazionalisti. E anche in quei contesti ci sono stati i Fouché di turno bravissimi a saltare da uno schieramento all'altro.
La Rivoluzione Francese contiene degli episodi efferati che farebbero rabbrividire chiunque, e in effetti leggendo i resoconti dell'epoca si intuisce a pelle la paura che intellettuali, filosofi, borghesi avevano nei confronti del popolo, affamato, miserabile e rabbioso, pronto a scatenarsi in un attimo. Cosa che poi avviene a più riprese nel corso della Rivoluzione. La principessa di Lamballe, amica della regina e che non emigrò pur di restare vicina a Maria Antonietta fino alla fine, venne fatta a pezzi dalla folla, la sua testa infilzata su una picca e mostrata alle finestre del Tempio dove la famiglia reale venne rinchiusa. La regina svenne per l'orrore. L'amante della Du Barry, il duca Brissac, di cui ho letto ne Gli ultimi libertini, subì una sorte simile, salvo il fatto che era un uomo grande e grosso, e che si difese fino all'ultimo; entrambi i fatti prolungarono la sua agonia.
Purtroppo di Fouché è pieno il mondo!
Leggendo fino a pochi anni fa Alan Ford, sapevo di questo fumetto creato da Bunker e Piffarerio (scomparso da poco). Mi manca però. Aveva un tratto perfettamente adatto a fumetti storici.
Come ho scritto nella puntata precedente, non m'intendo di fumetti ma ho avuto anch'io la stessa impressione: il tratto è preciso, forte e pulito, l'ideale per comporre scene così complesse e con così tanti personaggi.
Bel personaggio, a proposito di lucida follia. Il fumetto l'ho letto, fa parte della collana Historica di cui possiedo parecchi albi.
Leggendo i commenti sul blog di Ivano, ho notato che anche tu sei un amante dei fumetti. Il periodo della Rivoluzione Francese comunque non poteva essere paragonato a nient'altro, prima, per l'enorme accelerazione temporale degli avvenimenti storici, politici e sociali. Quasi la nascita di una supernova…
Hai raccontato egregiamente il contenuto di queste magnifiche tavole, nelle quali i disegni, dal pregevole tratto calligrafico, denotano la profonda conoscenza di quel periodo storico da parte degli autori, addirittura sotto ogni punto di vista (personaggi, usanze, costumi, architetture, …). Trovo sempre un po’ riduttivo il termine “fumetto” per descrivere certe opere, che non hanno nulla da invidiare ad altre altrettanto “pop” destinate ad altri media, come gli sceneggiati televisivi. Chiaramente apprezzo molto il fotogramma di Grassilli nei panni di Fouché 😉
Le tavole sono molto minuziose, e presentano non soltanto gli eventi principali con i personaggi più in vista, ma anche personaggi di contorno che sembrano entrare e uscire dalle tavole. Sono finezze che ho molto apprezzato e che indicano l'opera come indirizzata a un pubblico preparato e senz'altro adulto. Mi sono chiesta quanto tempo ci voglia per progettare, abbozzare e poi passare nella forma definitiva anche soltanto una tavola del genere. Mi è piaciuto anche immaginare la concordia necessaria tra l'autore del testo e il disegnatore per arrivare a un unico obiettivo e ho pensato anche a Goscinny e Uderzo.
P.S. L'inserimento del fotogramma di Grassilli non è casuale, e ben presto si capirà il raccordo. 😉
Fantastico lavoro! E Questi fumetti sono vere opere d'arte
Ciao, Giulia, grazie per il commento e benvenuta nel mio blog. 🙂 Spero di vederti ancora da queste parti. Ti avviso di aver cancellato l'altro tuo commento in quanto era un duplicato di questo. A presto!
Bello. Raccontare la rivoluzione francese a fumetti un po' mi ricorda Storia d'Italia a fumetti di Biagi.
Grazie mille, Marco. In effetti Storia d'Italia a fumetti era proprio stata menzionata nell'ambito del primo post sull'argomento.
Direi che hai offerto un'ottima panoramica dell'opera. Chissà se Luciano Secchi ne verrà a conoscenza…
Grazie, Ivano. Speriamo solo che non mi citi per danni… non so mai quanto si possa mostrare, specialmente di autori viventi. Però su 135 pagine ne ho mostrate appena sei.
Non credo che tu corra di questi rischi. Ci sono blog di fumetti che pubblicano le scansioni di interi albi se non addirittura di interi volumi.
Grazie mille per la rassicurazione, mi sento meglio. Come dicevo, non so mai comportarmi perché è vero che esiste il diritto di citazione ma non so quanto sia esteso. Figurati che con il precedente post ho tolto e messo i testi delle canzoni almeno tre volte, e alla fine ho deciso di menzionare soltanto alcuni passaggi. Vedo che su Youtube tutti pubblicano tutto, ma lungi da me imbattermi in qualche autore affamato di soldi.
Che brava che sei Cristina, hai fatto davvero una bella panoramica. Certo che a pensarci bene le rivoluzioni portano sempre episodi efferati ma la rivoluzione francese viene quasi sempre ricordata solo in positivo; certi orrori commessi dal popolo (per quanto affamato e arrabbiato) mi danno da pensare. Faccio sempre il paragone con la realtà odierna e con certe forme di orrore nel mondo a cui assistiamo…
Ciao, Giulia, grazie di essere passata. Ho letto di studi sui comportamenti della folla, specie in caso di risse: pare che quando due persone comincino a darsele, molte altre le imitano anche senza un motivo fino ad aumentare il numero delle persone che si picchiano! Figuriamoci nel caso di pance vuote e ingiustizie patite fin dalla nascita, di lavoro sottopagato, miseria e fame: bastava poco e la polveriera esplodeva.