Contavo di passare inosservata nella serie di post riguardanti gli anni Ottanta, meme ideato da Miki Moz e ripreso da numerosi blogger tra cui Io, la letteratura e Chaplin nella persona di Luz che mi ha gentilmente nominato per prima e che ringrazio. Poco dopo sono stata impallinata come un tordo da Glò e poi PiGreco de La nostra libreria e quindi non potevo proprio esimermi. Mentre lo stavo preparando, spremendomi le meningi, mi è giunta anche la nomination di Clementina de L’angolo di Clé che ho considerato un segno del destino. Mi sono rimessa all’opera, maledicendo la mia memoria che non è più quella di una volta, tanto è vero che ho sempre avuto problemi con le date. Inoltre quel decennio non è stato particolarmente esaltante, per cui la mia testimonianza sarà un po’ fuori dal coro. Spero che vogliate perdonarmi per questo.
Sono nata nel 1963 e all’inizio degli anni ’80 avevo diciassette anni. In questa decade di mia assoluta stagnazione esistenziale sono avvenuti pochi eventi degni di nota. Ma andrò con ordine e riserverò questo aspetto nell’apposita sezione “Life”. Alcune categorie come il cibo non le affronterò in quanto le marche che ricordo con affetto appartengono più alla mia infanzia e quindi agli anni Settanta. Musica e cinema invece furono straordinari, e con questi due argomenti incomincio volentieri.
Premesso che non mi sono mai piaciuti i cantanti troppo sdolcinati, il 1980 conserva qualcosa della melodica degli anni Settanta, e negli abiti e pettinature dei cantanti, e tra le mie favorite ci sono le canzoni Video Killed the Radio Star di The Buggles, My Sharona di The Knack, probabilmente gli unici singoli per cui questi gruppi passeranno alla storia; e Luna del pierrot Gianni Togni.
Ho sempre amato la musica di Franco Battiato che secondo me è un mix inarrivabile di suoni, testo e riferimenti alla cultura anche orientale. La voce del padrone è giustappunto del 1981 e acquistai il 33 giri che consumai a furia di sentirlo e risentirlo, al punto che la puntina cominciò a “saltare” sul vinile. Seguirono L’arca di Noè nel 1982 – in questa Voglio vederti danzare è di una sensualità inarrivabile – e Orizzonti perduti del 1983. E poi, naturalmente, i Matia Bazar che hanno cominciato nel 1980 con Il tempo del sole e hanno pubblicato album indimenticabili, almeno per me, durante tutto il decennio. Riccardo Cocciante lo amavo in toto! Tra gli stranieri, ascoltavo tutta la produzione dei Police e tutta quanta quella degli U2, e molto spesso Bryan Ferry; poi mi sono innamorata degli album Eye in the Sky e The Turn of a Friendly Card degli Alan Parsons Project.
La canzone di Battiato citata mi fa venire in mente Let’s dance di David Bowie per cui ebbi una folgorazione della tarda adolescenza al punto da appendere un poster nella mia stanza. Non mi piaceva soltanto la musica, ma il suo personaggio carismatico e bisessuale e di un’eleganza innata, al punto da leggere avidamente notizie della sua vita privata e da imbastire una sorta di racconto che sicuramente ho buttato via. Tra le canzoni singole rammento In the air tonight di Phil Collins e la stupenda The power of love dei Frankie goes to Hollywood. Indimenticabile la voce roca di Kim Carnes in Bette Davis Eyes e nel duetto con Barbra Streisand Make no mistake, he’s mine, dove due donne si contendono ferocemente uno stesso uomo. E Juliet di Robin Gibb ovvero uno dei fratelli Bee Gees. Non posso dimenticare la struggente The Captain of her heart dei Double, no davvero, in quanto all’epoca ero pure in crisi per la mancanza di un fidanzato stabile!
Mi torna alla memoria anche l’esplosiva The Final Countdown degli Europe con i biondoni dalle lunghe chiome inanellate che balzavano qua e là sul palco, e si capiva lontano un miglio che erano i discendenti degli antichi vichinghi. Der Kommissar del compianto Falco non può mancare nell’elenco, come la misteriosa 5 o’clock in the morning con il videoclip dove si addensava la nebbia (finta). Bella e martellante era la canzone di The Eye of the Tiger che era anche la colonna sonora di uno dei film Rocky, mi pare il secondo. Ce ne sarebbero tante altre, ma mi fermo qui.
Aggiungo una menzione ad honorem per la musica classica: tutta, tanta e sempre.
Cinema e TV
All’epoca andare al cinema costava poco e quindi vi andavo molto spesso con le mie amiche; potrei quindi scrivere post sull’argomento fino alla nausea. Mi limito a citare una decina di film per problemi di spazio e di pazienza dei lettori, citando anche la scena che è rimasta scolpita nella mia memoria. Anche in questo campo, non mi sono mai piaciuti molto i film romantici, con un’unica eccezione. Comincio con un film che è rimasto stabilmente in vetta alla classifica dei miei preferiti, e di cui potrei nutrirmi anche ora se tutti gli altri scomparissero in virtù di qualche magia, ovvero:
1. Blade runner (1982) di Ridley Scott. Come scena memorabile d’istinto avrei detto la classica scena finale con la morte di Roy Batty dopo lo scontro con Rick Deckard (“Ho visto cose che voi umani…”), ma preferisco citare l’incontro della “creatura” con il “creatore”, ovvero lo stesso Roy Batty che esige dal suo fattore “più vita!” in un grido disperato che, forse, è lo stesso di ciascuno di noi di fronte a quel fenomeno incomprensibile che è la velocità con cui passa l’esistenza.
2. Ran (1985) di Akira Kurosawa, basato sulla tragedia shakespeariana Re Lear. Il vecchio signore feudale Hidetora Ichimonji ha deciso di dividere il suo feudo tra i tre figli Taro, Jiro e Saburo, e da questa decisione si innesca una storia sanguinosa per la conquista del “trono di spade” tra vendette, assassinii e tradimenti. Di questa ricordo con particolare vividezza la grandiosa scena della battaglia, con gli eserciti contraddistinti da bandierine di colori differenti infilate nell’armatura.
3. Fanny e Alexander (1982) di Ingmar Bergman, che è anche un film tv. Nel 1907, si narrano le vicende delll’agiata famiglia borghese degli Ekdahl. La realtà è osservata con gli occhi innocenti dei due bambini Fanny e Alexander, figli del direttore del teatro locale Oscar. La loro vita cambia bruscamente quando la madre diventa vedova e finirà per sposare il rigidissimo e austero pastore protestante Vergérus. Si tratta della classica storia familiare tra educazione repressiva e momenti in cui il meraviglioso e il magico dell’infanzia hanno il sopravvento. Anche qui, la fine, con il fantasma del defunto Vergérus che dirà al figliastro Alexander: “Non ti libererai di me.”
4. Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma, ovvero la storia della lotta senza quartiere dell’integerrimo Eliot Ness contro Al Capone. Citerei la scena alla stazione ferroviaria, la carrozzina sobbalzante che scende le scale con neonato a bordo, il volto pulito, quasi angelico di Kevin Costner che si volta da una parte all’altra, sgomento, per capire dove accorrere, il contabile di Capone che si allontana, e tutto è preciso come una bomba a orologeria che sta per esplodere. Anche la scena, però, del confronto tra Al Capone-De Niro ed Eliot Ness-Kevin Costner, e il primo che urla: “Sei un buffone! Non sei niente! Sei solo chiacchiere e distintivo! Chiacchiere e distintivo!” che avviene sulle scale dell’albergo e anche nella scena del processo.
5. Amadeus (1984) Tutto il film è un capolavoro, a cominciare naturalmente dalla musica, ma la scena di Mozart che detta a Salieri la Messa da Requiem sul suo letto di morte è immensa: è il travaglio creativo del gigante davanti al pigmeo, che assiste al miracolo e, a tratti, non capisce nemmeno che cosa stia succedendo. La cosa curiosa è che Salieri non era per niente un compositore di secondo livello, e all’epoca aveva lo stesso successo di Mozart. La risatina isterica dell’attore che interpreta Mozart e il colore verdastro-invidia nella carnagione di Salieri passeranno alla storia.
6. L’impero colpisce ancora (1980) e Il ritorno dello jedi (1983) della saga galattica Star Wars. Nel primo, la frase pronunciata da Darth Vader a Luke “Io sono tuo padre” è la quadratura del cerchio nella teoria di Freud sul complesso edipico, e la scoperta traumatica di ogni adolescente che il padre tanto mitizzato non solo non è un eroe, ma in questo caso è pure cattivello. Nel secondo, il duello tra padre e figlio con le spade laser e la meravigliosa musica che accompagna drammaticamente lo scontro. Questi li conterei come uno, tanto per me sono indissolubilmente legati.
7. Rain Man (1988) di Barry Levinson con i due splendidi protagonisti perfettamente calati nei ruoli: Tom Cruise spavaldo, egoista e avido di soldi, e l’autistico Dustin Hoffman chiuso nel suo mondo d’incomunicabilità e regole ossessive. Menzionerei la scena dove Tom Cruise fa scendere l’acqua bollente nel bagno e Dustin Hoffman dà fuori di matto e urla: “Brucia, brucia! Acqua brucia bambino!” e poi, calmatosi, mormora: “Mai fatto male a Charlie baby” e Tom Cruise capisce che hanno allontanato e rinchiuso il fratello maggiore in un istituto per paura che gli facesse del male. La fotografia di loro due bambini che stavano osservando è ormai finita sommersa nell’acqua del bagno, ovvero l’acqua della memoria.
8. Excalibur (1981) di John Boorman, una magistrale, fatata e sontuosa interpretazione delle storie di re Artù, della regina Ginevra, di Morgana e dei cavalieri. Non posso che menzionare la scena con il cavaliere di nome Parsifal che riesce a rispondere alle domande sul Santo Graal, e a ottenere la coppa, grazie alla quale quale ridona energia e vita al morente Artù, e quindi alla sua terra, che con lui è un tutt’uno. Ma anche quella dove la dama del lago ridà la spada ad Artù, che si è appena comportato in modo assai poco regale nel suo primo scontro con Lancillotto.
9. La storia infinita (1984) di Wolfgang Petersen. Con questo film e il Nulla che inghiotte il mondo di Fantàsia, e le sue creature fantastiche, ritornai ragazzina e volli leggere anche il libro, che mi piacque immensamente. Più che una scena, mi piaceva molto un personaggio ovvero Atreju, il contraltare di Bastian, il bambino vessato dai compagni che vive nel mondo “reale”, e tutte le scene che lo riguardavano come l’incontro con la vecchissima Morla, la testuggine gigante che sbuca dalla sua caverna per rispondere, starnutendo, ai quesiti di Atreju.
10. Lady Hawke (1985) di Richard Donner. Non poteva mancare un altro film sul Medioevo, ed è questa la storia d’amore cui faccio riferimento. Ambientata nel XIII secolo, ha come protagonista il ladruncolo Philippe Gaston (detto le Rat) che riesce a fuggire dalle prigioni della fortezza di Aguillon poco prima della sua esecuzione; durante la fuga dalla città rischia di venire nuovamente catturato dalle guardie dello spietato vescovo ma in suo aiuto accorre l’ex capitano delle guardie Etienne Navarre (Rutger Hauer). Navarre è sempre accompagnato da un bellissimo falco, che è in realtà la donna che ama perdutamente, Isabeau (Michelle Pfeiffer). Entrambi sono soggetti alla maledizione del vescovo, un mago volto al nero: i due amanti non potranno mai incontrarsi e amarsi perché Isabeau è condannata a essere un falco di giorno e Navarre un lupo di notte. Entrambi i protagonisti sono un sogno di bellezza. La scena assolutamente indimenticabile è l’ingresso di Navarre nella cattedrale, tenendo il cavallo al passo, per combattere il vescovo. Se volete vedere l’effige di un indomito e sfolgorante cavaliere medievale in tutta la sua imponenza, osservate questa scena.
Questo per il cinema, per la tv e in cartoni animati non posso omettere la mia amata Lady Oscar e il fascinosissimo Capitan Harlock; e gli sceneggiati Rai che, all’epoca, erano ancora belli.
Letture e passatempi
Anche qui, ho letto talmente tanto nella mia vita che la memoria mi fa difetto, e non posso nemmeno aiutarmi con gli anni di pubblicazione.Quello di cui sono certa è che facevo scorpacciate di classici, e quindi leggevo (e rileggevo) Jane Eyre e Cime Tempestose, tutto Charles Dickens e il grande Stevenson; Il rosso e il nero di Stendhal; poi Arthur Schnitzler e Fëdor Dostoevskij. E moltissimi francesi dell’Ottocento che adoravo: Flaubert, Maupassant, Hugo, Balzac…
Per quanto riguarda i fumetti, nei primi tempi leggevo ancora Lanciostory dove mi appassionavo alle storie de L’Eternauta e poi Skorpio. Ma questi sarebbero più pertinenti agli anni Settanta, a dire il vero.
Andavo molto a teatro, particolare che mi ha fatto ricordare l’articolo di Clementina, tanto è vero che avevo l’abbonamento al Teatro Nazionale dove potevo andare anche la domenica pomeriggio.
Life e ricordi dell’epoca
Sono nata e vissuta in città, e la parte migliore del mio anno (“un’anima divisa in due”) erano le vacanze estive in montagna. Questa che vedete è la fotografia di me a diciassette anni proprio a Tesero, paese dov’è nata mia madre: capelli lunghi, aria fintamente innocente e uno gnomo gigante alle mie spalle. Una grande innovazione per il mio aspetto fisico sono state le lenti a contatto, per cui potevo lasciare a casa gli occhiali e dimenticare la mia sindrome da brutto anatroccolo.
Dopo tre mesi di meditazione, rinunciai ad andare all’università per lavorare ed essere indipendente dai miei genitori che mi tenevano sotto una campana di vetro, e poter viaggiare. La parola indipendenza ha sempre guidato le mie scelte, giuste o sbagliate che fossero. Fu una grande delusione specie per mio padre, che mi sognava dottoressa… sarei stata una dottoressa davvero scarsa, emotiva come sono.
A diciannove anni dunque già lavoravo come segretaria, e ho assistito a tutte le evoluzioni tecnologiche negli uffici: dall’enorme macchina per scrivere manuale dai tasti duri come sassi su cui pigiare forsennatamente a quella con la pallina con le lettere in rilievo, che muovendosi faceva un fracasso infernale, e che potevi cambiare se volevi un font diverso. Ero poi passata all’elegante “margherita” che potevi sempre sostituire, in una macchina per scrivere con display. Allora di lavoro ce n’era in abbondanza, e quindi si poteva scegliere, e la soddisfazione di ricevere la prima busta paga era stata incommensurabile. Sempre nei miei “fantastici” anni Ottanta, però, mi presi due gravissimi esaurimenti nervosi causa ambienti schiavizzanti.
Siccome mi dispiaceva lasciar perdere lo studio in toto, in questi anni frequentai le serali e ottenni due certificati di English Proficiency, ovvero lingua inglese a livello universitario. Frequentai anche un corso di tedesco di base al Goethe Institut per altri tre anni e mezzo. Che altro? Sì, l’altra nota positiva, anzi altamente positiva, fu che vinsi un concorso letterario con il mio primo romanzo, Una Storia Fiorentina, che venne pubblicato da Firenze Libri.
Insomma, come avete ormai capito non ricordo gradevolmente gli anni Ottanta. Ero a disagio nell’ambito delle grosse e rumorose compagnie e preferivo coltivare rapporti di amicizia a tu per tu; e mi stavo preparando a rimanere single a vita, quand’ecco che, finalmente direi! il decennio finì e si aprirono i tumultuosi anni Novanta dove spuntò all’orizzonte il vascello del Captain of my Heart ovvero mio marito Ruggero. Tutto è bene quel che finisce bene!
***
Per quanto riguarda la nomina di cinque blogger, mi fermerei qui perché ho visto che all’incirca sono state tutte nominate le stesse persone che conosco anch’io. Quindi lascio campo libero a chi vuole può cimentarsi!
Che bella questa carrellata, mi ha fatto molto piacere leggerla.
E che scema io a non parlare della maturità e del Film Amadeus che sono anche molto miei.
Sandra
La maturità è vissuta ancora oggi come un rito di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, e il fatto che si svolgesse davanti a una commissione esterna e nel periodo estivo accentuava il disagio. Di Amadeus ricordo che tutti commentavano divertiti sulle parrucche colorate! 🙂
È bello leggere questi post sugli anni ’80 perché in ciascuno trovi qualcosa che avevi trascurato nel tuo, del resto il repertorio è talmente vasto che è umanamente impossibile abbracciarlo nell’insieme (musica – inclusa la classica – cinema, tv, letture e passatempi). Inoltre, la presenza della foto dell’autore del post dice sempre molto di più rispetto a ciò che viene scritto. La tua mi piace molto e trovo che ti rispecchi appieno. 🙂 Grazie della citazione e un giga abbraccio ^_^
Ciao, Clem, un giga abbraccio anche a te! In effetti riassumere dieci anni di eventi non è semplice. Paradossalmente io ricordo molto di più gli anni Settanta, quelli della mia infanzia, e gli anni Novanta ovvero quelli in cui mi sono fatta una famiglia mia e il lavoro ha cominciato a girare nel verso giusto. ^_^
Mi sembra che te la sia cavata più che egregiamente, nonostante le tue riserve iniziali (che sono poi simili alle mie).
Per il cibo e le bevande vale lo stesso anche per me: ho fatto attenzione alle marche solo negli anni '60 e '70. Stesso discorso per il vestiario. E anch'io ho avuto per un po' il poster di Bowie appeso in camera, ma era nella seconda metà degli anni '70. Ci accomuna inoltre la passione per Battiato e per la musica classica.
Grazie, Ivano. In effetti avevo cominciato a scrivere il paragrafo sulle marche, come Girella ecc. ma poi mi sono resa conto che erano più impresse nella mia memoria nei luoghi della mia prima infanzia. Per il vestiario non compravo capi firmati, a parte forse le mollette di Fiorucci per i capelli, ma niente degno di nota e sicuramente non sufficiente per dedicare un paragrafo intero. Non so come dire, ma il fatto di andare a lavorare quando le mie amiche andavano in università contava eccome. Per i videogiochi mi viene in mente ora che giocavo con le colleghe in pausa pranzo alla primissima versione di Prince of Persia e Tetris.
Il mio uscirà il 5 giugno e senza foto mie. Non so dove trovarle e sinceramente….
Tu te la sei cavata benissimo. Io ho dovuto fare una ricerca perchè o ricordo il nome del cantante o qualche parola della canzone. Il fatto è che il pc nonha mica collaboato quando gli chiedevo massì quella che faceva lalalalalal aahhaahaahhh
Allora mi faccio un nodo al fazzoletto per il 5 giugno. 🙂 Ho dovuto scartabellare un po' per trovare la foto, che è quella dove mi piaccio di più. Per quanto riguarda la musica, ogni tanto quando lavoro ascolto qualche playlist anni '80 su Youtube, così magari mi ha agevolata. Accidenti al pc, non potrebbero inventarne uno che ci dia una mano in questi casi? ^_^
Sottoscrivo l'elenco dei film 😄 Visti tutti. C'erano troppe cose negli anni '80 da citare, e man mano che leggo i post a tema affiorano un sacco di ricordi 😆
Ciao
Marina
Ciao Marina, benvenuta nel blog e grazie mille per il tuo commento. Eh, sì, è molto difficile essere stringati con questi post amarcord! 🙂
Oggi sopravvivono solo gli esaurimenti nervosi: niente lavoro e nessuna scelta.
Bellissimo post, davvero, sono contento che tu abbia partecipato raccontandoci molto di te.
Mi ha colpito la storia della maturità e poi del lavoro, oggi è proprio un altro mondo.
P.s. Bowie, Bowie… mamma mia, spero che sia riuscito a farci l'ultimo regalo comparendo in Twin Peaks, visto che il suo personaggio viene continuamente citato **
Moz-
Ciao Miki, grazie mille di essere passato. 🙂
Quanto hai ragione sul lavoro! Mi ricordo che si rispondeva alle inserzioni sul giornale, e facevi anche più colloqui in contemporanea. Se mandavi la lettera con il CV, ti rispondevano sempre, anche se non cercavano per quella posizione! :-0 Certo, ti dovevi comunque adattare: io ho sempre ambito entrare a lavorare in un'agenzia viaggi (per la questione viaggio + lingue), ma non ci sono mai riuscita.
Per quanto riguarda Bowie, speriamo davvero in Twin Peaks! Per me, comunque, lui non è morto.
Vero, altri tempi.
Non mi sembra nemmeno possibile che era così, all'epoca, visto l'oggi XD
Ci torneremo mai a quei fasti?
Quanto a Bowie, lui vive anche per me 🙂
Moz-
Chissà se ritorneremo a quei fasti, sì… oggi non c'è rimasta molta trippa per gatti, né apprendisti, né esperti, né vecchierelli.
Quando hanno dato la notizia della morte di David Bowie, non mi sono scomposta più di tanto: sapevo che non era vero! 🙂
Brava Cristina, oltre a parlare dei tuoi ricordi anni ottanta hai raccontato anche un po' di te, bella quella foto di te diciassettenne!
Anch'io ho consumato la cassetta (non avevo il giradischi ma il registratore) de La voce del padrone e sì anche gli altri che hai citato, che ricordi, fantastici.
Domenica arrivo anch'io con i miei anni ottanta.
Grazie del commento, Giulia. Sono sempre un po' restia a parlare di me stessa perché mi sembra che la mia vita non sia poi così interessante… e invece vedo che apprezzano tutti!
Io avevo sia il giradischi che il registratore. Mi ricordo quando le audiocassette si guastavano, con il nastro che usciva e si aggrovigliava tutto con grande disperazione. XD
Domenica leggerò molto volentieri anche i tuoi anni Ottanta. A presto, dunque.
Con l'eccezione di Fanny e Alexander, che non mi è mai capitato di vedere, amo alla follia tutti gli altri film da te citati. Ren a dire il vero l'ho visto solo una volta al cineforum dell'università in Erasmus, in giapponese con i sottotitoli in francese, quindi ne ho dei ricordi un po' nebulosi. Gli altri però alla follia!
Secondo me Fanny e Alexander ti piacerebbe moltissimo, Tenar. Ce ne sono due versioni, una per la tv a puntate e il film. Io ti consiglierei di vedere la versione per la tv, se riesci a recuperarla. Mi ha ricordato molto le atmosfere dei Buddenbrook, con quel tocco magico e soprannaturale in più che non guasta. Mi pare che qualche altro blogger l'abbia citato, infatti. Di film straordinari ce ne sono davvero tantissimi, ad esempio anche Il settimo sigillo sempre di questo regista.
Senza mezzi termini, sei ufficialmente uno dei mie MITI *__* non scherzo, nemmeno un po' :O
A parte lo spostamento nel tempo, per motivi oggettivi (ero troppo piccola per certe letture e film, in quegli anni), ritrovo moltissime delle mie passioni che ancora oggi mi emozionano: a livello musicale, quell'album di Battiato è strepitoso, fa parte della mia collezione recuperata tutta in cd. E tutte le canzoni e gli artisti che citi sono parte della mia storia musicale *__*
Per quanto riguarda le "visioni", sapevamo già della comune fissa per Blade Runner, citi per altro un momento strepitoso del film *_* Ed Excalibur, non mi stancherei mai di vederlo, un film particolarissimo che non sempre riscuote consensi 😀
Per finire, la parte nella quale ci racconti la tua vita, è davvero toccante ed emozionante: carinissima la Cristina in foto :O
L'amore per la montagna è altro elemento che ci avvicina: la prima vacanza estiva quando avevo quattro anni a Carano (Val di Fiemme), nel tempo ho continuato fin quando possibile! ^^
Grazie infinitamente per aver partecipato!!! 😀
Grazie, cara Glò! In effetti da stamattina il panorama attorno a me è cambiato: mi trovo sulla cima di un monte chiamato Olimpo e sto bevendo il caffè con Atena. 😀
Blade Runner non è "un" film, è IL film. E' visione, spaccato sociale, filosofia, religione, sentimenti ed emozioni, la storia del "diverso", cultura e letteratura (Roy cita addirittura Milton!), l'origine dell'uomo, il rapporto con Dio, l'ambiente deturpato… Insomma, ci credi che so tutte le battute a memoria?
Sì, so che Excalibur non piace a tutti, io lo adoro!
Per quanto riguarda la parte di vita, ero preoccupata che potesse risultare come una serie di piagnistei anni Ottanta. Tuttavia non ho mai rimpianto le mie scelte. Ancora oggi sono convinta che l'indipendenza di giudizio delle donne passa attraverso quella economica, e nessuno mi schioderà mai da questa convinzione. Pur senza arrivare alla violenza fisica, ho assistito a troppe vite di coppia dove lei era completamente plagiata dal compagno perché non era indipendente. Poi mi è sempre seccato chiedere soldi a chiunque: Ruggero ad esempio è un uomo generosissimo, ma vuoi mettere avere il proprio gruzzoletto? Infatti mi chiama la donna-lupo!
Anch'io sono una montanara nel profondo, la montagna è stata il primo grande amore. Partecipavo anche alla fienagione estiva con l'esercito dei parenti, mi facevo i muscoli circondata da questo scenario incantato. Era bello, poi, pranzare a pane e formaggio tutti insieme dopo il lavoro, sopra la coperta stesa sull'erba e all'ombra di un albero. E che meraviglia tornare alla sera stanca morta, farsi un bagno e poi dormire come un sasso!
Grazie a te di avermi nominato e di aver vinto le mie ultime resistenze. 😉
Che bella storia 🙂
Anche per me gli anni '80 non sono stati belli, infatti non ne ho neppure parlato nel mio post perché certi ricordi li ho voluti proprio cancellare dalla mia vita.
Riguardo i riferimenti culturali… Come ho fatto a dimenticare "Blade runner" nell'elenco dei miei film? E anche gli altri che hai citato li ho visti tutti. "Amadeus" indimenticabile.
Sulla musica, sì, hai ragione, The Knack esistono solo per "My Sharona" 😀
I Police li ascoltavo tantissimo, anche un po' Battiato, poi negli anni '90 sono stato folgorato da grunge e alternative rock.
Io amo moltissimo gli anni Settanta, perché ho avuto un'infanzia serena e fantasiosa pur abitando in città e pur essendo il drammatico periodo delle Brigate Rosse. Negli anni Ottanta mi sono buttata nella vasca degli squali, ovvero il lavoro… ma quello che non ti uccide ti fortifica, come diceva qualcuno, e quindi ne sono uscita fortificata.
Per quanto riguarda The Knack, pensa però riuscire a fare il colpaccio con un'unica canzone e poi vivere di diritti per tutta la vita. XD
Bella questa escursione nel passato. Anche con te condivido molti riferimenti culturali, ovviamente. Per me gli anni '80 sono stati fondamentali, nel bene e nel male. Intensi, drammatici, belli. Belli perché anche dai casini ne sono uscito in piedi e più grintoso di prima.
Brava Cristina, ora ti conosciamo un pochino di più.
Vero, Massimiliano. Gli anni Ottanta sono stati importanti, tanto è vero che è stata loro dedicata anche una canzone. Diciamo che per me sono state le fondamenta di molte cose che poi andate a svilupparsi nel decennio successivo (la famiglia, la professione, la scrittura). Quello che è certo è che il lavoro è la vera discriminante per ognuno: quando cominci a lavorare, o esci dalla bambagia (per me) della giovinezza in un certo modo o soccombi.
Sicuro, io ho incominciato a lavorare tra i 14 e i 15 anni (82/83), dura durissima, ho studiato poi facendo l'operaio di giorno. L'ho sbranata la vita.
Mi hai fatto ricordare mio padre: tornato dalla Seconda Guerra Mondiale, andò subito a lavorare come operaio. In contemporanea frequentava le scuole serali (vere scuole, non corsi) per prendere il diploma di disegnatore tecnico. Una vita durissima, ma la volontà era d'acciaio.
Allora mi spiego le tue capacità: hai quel sangue grintoso nelle vene. Quello che manca a chi è troppo abituato alla vita virtuale. Sono tanti coloro che ragionano per "sentito dire" (frase che ripeto spesso ai miei allievi infermieri quando capitano in reparto). Persone che si sono costruite opinioni attraverso la lettura passiva, la visione di film, o tramite il martellamento dei media. Poi ti ritrovi a parlare con persone emotivamente stitiche e umanamente sterili.
Sicuramente la tenacia (e la testardaggine) non mi manca. 😉 E anche la "sgobbosità" di mio padre. Per quanto riguarda la tua osservazione sulla vita virtuale, purtroppo tutto si sta come smaterializzando e diventando impalpabile. Dovremmo recuperare anche una dimensione più fisica della quotidianità, o finiremo per dissolverci anche noi in una nuvola di byte.
Come si sente che siamo vicine di età! Il tuo post mi ha fatto ripensare a un bel po' di cose belle, viste e sentite. E l'avvento di Videomusic, non è stato mitico? La musica ascoltata con il video aveva una marcia in più. 🙂
Videomusic e i videoclip in generale erano una vera e propria novità! Alcuni cantanti o gruppi sono passati alla storia più per i video che per le canzoni in sé. 🙂
Un bellissimo scorcio di vita! Diciamo che con questo meme più di altri si vede la persona dietro al blogger.
Grazie mille, Marco. Quando vado sul personale, ho sempre un po' di timore. Però, come dici, è bello anche sapere qualcosa in più dei blogger come esseri umani.
Anch'io sono rimasta affascinata dalla sezione "life". È bello conoscersi anche così, con qualche nota autobiografica, che racconti chi eravamo prima di essere ciò che siamo diventati. 🙂
Poi mi hai fatto pensare che proprio le due canzoni che hai citato, "my sharona" e "video killed the radio star" erano quelle che ballavo di più chiusa nella mia stanza: credo fossi in prima media, ero piccola e mi inventavo i passi con un'amica. Ahahah, che ricordi. E Battiato, è stato a lungo un mito anche per me. David Bowie ha continuato a esserlo fino alla sua morte, in pratica.
"Amadeus", quanto l'ho amato! È stato con questo film che ho scoperto il Mozart che non mi stanco mai di ascoltare, quello del Requiem.
E Blade Runner, quello è un capolavoro, sebbene i miei generi preferiti abbiano, poi, preso strade diverse.
Ciao, Marina! 🙂 Nelle famose vacanze trentine di cui parlavo, i ragazzi del luogo avevo messo in piedi una piccola discoteca in alcuni locali dismessi del comune di Lago (frazione di Tesero). Così non si perdeva occasione per andare a ballare al ritmo delle canzoni degli Imagination o anche di Renato Zero. Invece a Milano dovevo andare in discoteca il pomeriggio, e di nascosto!
Sono belle queste gallerie di ricordi, smuovono un po' il fondale della memoria che altrimenti rimane stagnante.
P.S. Si potrebbe anche lanciare un meme dal titolo "I nostri primi dieci anni di vita", così ciascuno potrebbe scriverne indipendentemente dall'età.
Anche lì avrei dei ricordi niente male! 😂
E io ho tante foto carine da neonata e bimbetta! 🙂
Non poteva che venirne fuori un post estremamente bello e interessante. Non avevo dubbio alcuno!
Che dire, in molta parte riconosco i miei stessi gusti. Concordo sulla risata di Mozart, che nella versione italiana era del bravissimo Roberto Pedicini. E poi non potevano che esserci diversi film sul Medioevo nella tua carrellata. E sì che negli Ottanta molte furono le produzioni sull'epoca medievale, poi nei Novanta ritornò in auge il western.
Sai che mi hai fatto venir voglia di rivedere il bellissimo cult "Blade runner"? Sarà uno dei miei prossimi post sui film culto, anzi.
Riguardo alla parte della tua vita di quegli anni, ora comprendo perché non volessi volentieri partecipare a questo condividere quel decennio. Mi colpisce il fatto che la scuola superiore si sia conclusa così affannosamente, segno tangibile che la scuola spesso non sa cogliere le intelligenze né esaltarle o premiarle. Diciamo che in seguito hai saputo trovare la giusta strada, e quello che sei oggi lo svela pienamente.
Felice di vederti fanciulla, in quella posa timida e riservata.
Ciao, Luz, grazie mille del commento di essere passata e aver letto il mio post agrodolce.
Diciamo che, sì, la fine della scuola superiore fu alquanto deludente. Avevo frequentato una scuola privata, prima, ma ti posso assicurare che i professori non facevano sconti a nessuno, specialmente i docenti di lingue. Il fatto di essere uscita con 58/60 mi predisponeva in modo fiducioso per il quinto anno. La maturità mi ha veramente lasciato l'amaro in bocca in quanto avevi la netta sensazione di essere davanti a un plotone di esecuzione determinato a sterminare quanti più maturandi (privati) possibile.
Per quanto riguarda il discorso della mancata università, c'è da dire che avrei scelto sicuramente una Facoltà umanistica, come Lingue o Lettere, e la strada quasi obbligata era l'insegnamento, cosa per cui non sono per nulla portata. Così alla fine ho optato per il lavoro. Ma, chissà, come diceva il maestro Manzi, "non è mai troppo tardi"! 😉
Ciao Cristina!
Poco dopo sono stata impallinata come un tordo da Glò e poi PiGreco
È stato un vero piacere 😀
Anche qui arrivo con un sostanzioso ritardo, vedrò di farmi perdonare.
Musica
Video Killed the Radio Star di The Buggles, My Sharona di The Knack: pezzi storici, il secondo gode di un tentativo di cover da parte di uno dei tanti gruppi in cui ho suonato, e cavoli se era difficile!
Eye in the Sky degli Alan Parsons Project: capolavoro indiscusso e indiscutibile!
Der Kommissar del compianto Falco: allora non sono solo io a conoscerlo! Te la ricordi anche "Rock me Amadeus"? sì, vero? 😀
Cinema e TV
Tranne Fanny e Alexander li ho stravisti tutti! Alcuni anche di recente, e di altri mi hai fatto tornare la voglia 😛 Impossibile scegliere il migliore.
il fascinosissimo Capitan Harlock: un'altra Matstumotiana *_*
Per quanto riguarda l’anima divisa in due, capisco molto bene avendo vissuto per anni le "conseguenze" di vivere in un luogo e avere tutto il parentado altrove, specialmente i miei cugini coetanei.
Anni comunque molto pregni di attività i tuoi, per quanto tu possa ricordarli non con estermo piacere, c'è da dire che hanno influito comunque sulla tua vita: probabilmente quello che sei lo devi anche a loro 😉 Perlomeno è la "scusa" che utilizzo io quando tornano alla mente periodi poco felici del passato.
PS: l'enorme macchina per scrivere manuale dai tasti duri come sassi su cui pigiare forsennatamente, un bimbo che conosco mooolto bene "pretese" come regalo per un'occasione particolare la mitica Lettera 35, tuttora funzionante e in ottime condizioni.
Ciao PiGreco!
Ahahahah, il tuo commento mi ha messo di buonumore. 😀 Vado di controcommenti:
Musica
My Sharona: non sapevo del tuo tentativo di emulazione. Non m'intendo di musica, ma ho sempre sospettato che fosse un pezzo facile all'apparenza, ma difficile nella sostanza.
Rock me Amadeus: certamente che me la ricordo! Pensa che ho scoperto solo poco tempo fa che il cantante era morto in un incidente. C'ero rimasta piuttosto male…
Cinema e TV
Verissimo, è difficile scegliere: ne avrei citati mille altri, ma sarebbe stato veramente troppo lungo!
Per quanto riguarda il fascinosissimo Capitan Harlock, era l'oggetto delle mie fantasie adolescenziali anche se era il personaggio di un manga… poco ma sicuro! Avevo persino imbastito una "storia" tra lui e la Regina Raflesia, la sua acerrima nemica. Peccato che quella serie sia durata poco.
Life
In effetti il mio problema era proprio che in città avevo poche amicizie, e in montagna invece un esercito di coetanei con cui da bambina giocavo fino allo sfinimento. Terrò presente il tuo consiglio sulla frase consolatoria. 😉
Chissà chi era quel bimbo che pretese la mitica Lettera 35? Se non sbaglio era quella che utilizzava l'altrettanto mitico Indro Montanelli.
Sono contento di aver portato un po' di serenità, fa sempre piacere esserne causa 😀
Durante l'ascolto non è immediato capire la difficoltà di alcuni pezzi che sembrano anche banali, come è altrettanto vero che se ne sopravvalutano altri. Da "musicista" (e qui le virgolette sono d'obbligo dato lo scarso allenamento) la cosa che mi turba di più non è tanto la difficoltà di esecuzione, ma il pensare "ma come diavolo gli è venuto in mente di fare così?". La bravura aumenta con la pratica, ma l'inventiva è altra cosa.
Sarebbe da scriverne una fanfiction: con un personaggio così amato, il pubblico non mancherebbe 😀
E per finire, rispondo alla tua ultima domanda: sicuramente un bimbo sui generis appassionato da sempre di tastiere, qualunque sia il loro suono 😉
PS: nella sua lunga carriera, Montanelli potrebbe averla usata, a memoria mi sa che il suo nome sia legato più alla 22, ma mi piace quest'associazione 😛
Ho sempre sospettato che in te si nasconda un animo da francescano. 😀
Su Montanelli hai ragione tu, usava la Lettera 22, ma siccome ci piace… facciamo finta di niente e diciamo: "Buona la prima!"
Ci passiamo quattro anni ma mi pare che non si sentano assolutamente. Siamo più o meno concordi su tutto, tranne che io Battiato ho smesso di ascoltarlo dopo "L'arca di Noè"…. lo so che è sbagliato, ma a me di Battiato piacevano solo le canzonette…
I Matia Bazar li avevo rimossi, nonostante molti dei loro successi siano effettivamente arrivati in quel decennio. Io comunque preferivo le loro canzoni anni Settanta, di cui possedevo una meravigliosa cassettina.
Come ho potuto dimenticarmi di "LadyHawke"!!! Ed è strano che tu ti sia dimenticata di "Labyrinth"…(perché sono sicuro che non l'hai citato solo per distrazione, vero?)
PS: Non riesco proprio ad immaginarmi una macchina da scrivere con una "pallina con le lettere in rilievo"….
Ciao, TOM! Ma non mi sono dimenticata di Labyrinth, scherzi? Tanto più che vi recitava il mio mitico David. Nella mia collezione di DVD infatti ce l'ho! Il problema è che mi ero impegnata a citare solo dieci film, altrimenti sarebbe diventato un post proteiforme con ipertesti potenzialmente infiniti.
P.S. La "pallina con le lettere in rilievo" tecnicamente si chiamerebbe "testina rotante", e compariva anche nella sigla del TG3. Il link wikipedia dove puoi vederla è il seguente: https://it.wikipedia.org/wiki/Testina_rotante.
Ah sì, ho capito. C'era effettivamente nella sigla del tiggì. Sicuramente meglio dei martelletti che si incastravano di continuo, no?
Verissimo! Le macchine per scrivere poi erano gigantesche, almeno quelle su cui avevo imparato al liceo dove c'era l'ora di "dattilografia". Bisognava coprire i tasti per imparare a battere senza guardare, usando le dieci dita. Mi ricordo che che non c'erano i bianchetti per correggere, per cui bisognava infilare una "cartina" bianca correttiva, ribattere la stessa lettera, togliere la cartina e poi battere la lettera giusta.
Oh sì, me la ricordo anch'io la cartina bianca correttiva, così come quei dannati nastri mezzi neri e mezzi rossi che dopo un po' si afflosciavano e iniziavano a scrivere nel colore che gli pareva a loro.
Quei nastri erano proprio vecchi, sì. Quanti ricordi… in questo momento mi sento proprio come la vecchissima Morla de La Storia Infinita. 😉