Carissimi, rieccoci! Il Caffè della Rivoluzione riapre dopo la pausa pasquale e vacanziera, e dopo che si sono svolte tutte le pulizie primaverili,  rinfrescati tendaggi e tappezzerie, sciacquati e asciugati piatti, bicchieri e posate fino a renderli scintillanti, ordinate le confetture e la pasticceria dai fornitori di fiducia, e naturalmente il miglior caffè presente sulla piazza parigina.

Grandi novità sono nell’aria… e qui si ricomincia in pompa magna con un argomento per me assai particolare, ovvero il fumetto. Qualche tempo fa, infatti, ho ricevuto da un amico blogger un regalo di non-compleanno, molto gradito in considerazione per la mia passione sulla Rivoluzione Francese. Si tratta di un’opera a fumetti, Fouché: un uomo nella Rivoluzione volume 1. Ringrazio ancora in questa sede per il magnifico dono – starà al blogger svelare la sua identità, se lo riterrà opportuno 😉 Ci ho messo un po’ di tempo per leggerlo allo scopo di apprezzare meglio le tavole a fumetti incentrate sui primissimi eventi che portarono allo scoppio dell’evento politico e sociale che scosse non solo la Francia, ma, si può dire, l’Europa intera.

Come si intuisce dal titolo, l’opera è incentrata sulla figura storica di Fouché, che qualcuno di voi ricorderà come connessa non solo alla rivoluzione, ma anche al successivo periodo napoleonico.

Già, Fouché… ma chi era costui?

Rinfreschiamoci la nostra appannata memoria scolastica con una biografia, breve di necessità in quanto lo spazio è tiranno. Di umili natali, Joseph Fouché (Nantes, 31 maggio 1759- Trieste, 26 dicembre 1820) per la sua salute cagionevole viene inizialmente destinato alla carriera ecclesiastica. Entrato in seminario a Nantes, prende gli ordini minori, ma abbandona il suo percorso verso l’ordinazione avendo abbracciato le idee filosofiche dell’Illuminismo. Diviene insegnante di matematica e latino presso vari collegi religiosi, tra cui Arras, dove conosce Maximilien Robespierre. Ritornato a Nantes, è tra gli animatori del locale club giacobino durante i primi anni della Rivoluzione francese ed è quindi eletto, per la regione della Loira inferiore, deputato alla Convenzione nel 1792.

Entra nel complotto per abbattere il regime del Comitato di Salute pubblica robespierrista, sfociato nel colpo di stato del 9 Termidoro. Nel 1799 viene nominato ministro di polizia. In quella veste, aiuta Napoleone nel colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre) 1799. Sventa diversi complotti contro la persona di Napoleone come Primo Console, aumentando il suo prestigio e il suo peso politico. Nel 1802 Bonaparte lo congeda con una generosa buonuscita legata alla nomina a senatore. Richiamato nuovamente nel 1804 dallo stesso Napoleone a ricoprire la precedente carica, lo aiuta nella proclamazione dell’Impero e nella repressione dei tentativi realisti. Per questo motivo è considerato il fondatore della polizia politica.

All’indomani dell’abdicazione di Napoleone, nel 1814, e compreso che la volontà degli alleati è quella di restaurare sul trono i Borbone, si schiera dalla loro parte. Nel 1815 Fouché sostiene tuttavia il tentativo di ritorno di Napoleone sul trono (i “Cento Giorni”), venendo ricompensato con la restituzione del dicastero della polizia. Ma subito dopo la disfatta di Waterloo costringe Napoleone all’abdicazione, venendo nominato dal Senato presidente del governo provvisorio. Riconfermato ministro della polizia, non lo rimane tuttavia a lungo: a seguito della legge del 1816 che infligge il bando a tutti coloro che avevano votato la morte di Luigi XVI, viene condannato all’esilio perpetuo. Respinto dalle corti europee, muore solo e in povertà a Trieste nel 1820.

Insomma, come avete letto non si tratta di un personaggio molto edificante a livello narrativo; o, almeno, si rivela un personaggio come Barère, che sale sempre sul carro del vincitore secondo la migliore delle tradizioni. In considerazione però del fatto di aver attraversato dei veri e propri rivolgimenti storici, mutando pelle come i serpenti con grande spregiudicatezza, gli autori di Fouché: un uomo nella Rivoluzione volume 1 hanno scelto proprio lui, e non personaggi ancora più celebri, a rappresentazione di un secolo, come viene ben spiegato nella primissima pagina con prefazione di Luciano Secchi che vi propongo sopra.

L’opera è dunque un fumetto italiano creato negli anni settanta dall’autore Max Bunker (Luciano Secchi) e dal disegnatore Paolo Piffarerio, qui alla loro quinta collaborazione insieme, dopo Maschera Nera, Atomik, El Gringo, Milord e prima di Alan Ford, dopo l’abbandono di Magnus. Pubblicato a puntate nel 1973 sulla rivista Eureka (dal n.101 al n.115), diretta dallo stesso Luciano Secchi, viene successivamente raccolto in un unico volume sempre edito dall’Editoriale Corno (1976).

Pur essendo incompetente in fatto di fumetti e quindi totalmente inadeguata nel commentare, sono stata subito colpita dalla particolare cura che gli autori hanno posto nella realizzazione di queste tavole, sia nel disegno che nel testo. Le scene sono ricchissime di dettagli anche minuti, come ad esempio palazzi, abiti, banchetti, armi, e molto spesso ispirate da quadri o stampe dell’epoca. Esse sono intervallate da sezioni didattiche in cui si spiega con precisione che cosa riproducono le tavole, e per quale motivo sono state disegnate in quel modo. Chi lo desidera, quindi, può leggere queste sezioni o saltarle a pie’ pari.

Nel prossimo post vi presenterò alcune tavole selezionate, e farò un confronto anche con l’aspetto dei personaggi in rapporto a quadri d’epoca. In questa sede vi propongo comunque la prima, sontuosa tavola che entra nel vivo del discorso illustrativo ed è suddivisa in due parti. Come potete vedere, la prima scena si allarga sull’esterno di Versailles in una visuale di ampio respiro; e la coppia in primo piano sulla destra s’incarica di presentarci lo sfarzo e l’eleganza dell’aristocrazia. La seconda scena, che si svolge all’interno, appare invece particolarmente claustrofobica. La sensazione di chiuso è data dall’affollarsi di oggetti e persone nello spazio, e potrebbe rimandare anche a quella resistenza al cambiamento e alla rinuncia dei privilegi, e quindi alla chiusura mentale delle classi aristocratiche. Se osservate con attenzione la tavola, però, c’è dell’altro. Abbiamo due azioni distinte: sulla sinistra il re a banchetto, attorniato da cortigiani e servitori, e dall’altra il pittore che sta eseguendo un ritratto. Questa scelta crea un curioso effetto, intensificato dal fatto che le tavole siano in bianco e nero, e il ritratto sembra diventare un paravento, uno specchio, una porta, o persino un pozzo. Il pozzo in cui presto un’intera classe precipiterà in un cupio dissolvi.

Nella prossima puntata quindi… la Rivoluzione scoppierà sul serio. Tenetevi pronti!

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Vi ricordavate di Fouché? Che cosa pensate dell’uso del fumetto per spiegare la Storia ai ragazzi? E dei videogiochi?

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Fonti:

  • Wikipedia per la biografia di Fouché
  • Fouché: un uomo nella Rivoluzione volume 1 di Max Bunker e Paolo Piffarerio