La lettera è quel messaggio ormai in disuso che un tempo era il pane quotidiano di chi voleva tenersi in contatto con i propri familiari e amici lontani, o per chi voleva sapere notizie dal mondo. Soprattutto la lettera d’amore ebbe una vera e propria fioritura nel secolo dei Lumi, e nel successivo Romanticismo come espressione letteraria. Ma la lettera può essere anche missiva di avvertimento e di morte. Quest’ultimo genere di messaggio costella il romanzo storico
di Luigi Natoli, molto conosciuto in Sicilia, ma un po’ meno nel settentrione del nostro bel paese. Come tutti i romanzi storici, anche quello di Luigi Natoli mescola la realtà, rappresentata da personaggi storici realmente esistiti, ed eventi davvero accaduti, con il dato fantastico, ovvero personaggi e accadimenti scaturiti dalla penna dello scrittore. In questo caso particolarmente fervida visto che si parla di un’opera di ben 1255 pagine. Firmato con lo pseudonimo di William Galt e apparso originariamente sul Giornale di Sicilia in 239 puntate dal 6 maggio 1909 al 2 gennaio 1910, il romanzo riscosse un successo enorme. Le persone aspettavano la pubblicazione del giornale per leggere e commentare la nuova puntata, e chi non sapeva leggere lo faceva per gli altri. Una sorta di vero e proprio passaparola che ne decretò il trionfo.
La trama è molto intricata, e ricchissima di personaggi, ma ruota attorno alle vicende di una famiglia di alta nobiltà siciliana. L’azione prende il suo avvio nella Palermo del 1698, dove si festeggia la stipula della pace di Ryswick tra Luigi XIV di Francia e Carlo II d’Asburgo, re di Spagna e di Sicilia. Il cadetto don Raimondo Albamonte della Motta viene a sapere che suo fratello maggiore, il duca don Emanuele, partito per la guerra al servizio del suo sovrano, è stato ucciso dai turchi sulla via del ritorno. La notizia gli viene riferita da Andrea Lo Bianco, un fedele servitore del defunto duca. Proprio in quei giorni la moglie di don Emanuele, donna Aloisia, dà alla luce un figlio maschio, chiamato Emanuele come il padre. Il neonato è dunque il nuovo duca della Motta, e le ambizioni di don Raimondo di ereditare vengono subito frustrate. Ma lui, il malvagio zio, è disposto a tutto pur di arrivare a detenere il titolo, i possedimenti e il lustro della casata, anche a macchiarsi di una serie di delitti familiari. Per una serie di circostanze, infatti, madre e figlio spariscono nel nulla e sono dati entrambi per morti.
Intercorrono alcuni anni dalle vicende sopra narrate, che appartengono al Prologo… e comincia ad agire una misteriosa conventicola detta i Beati Paoli, pronta a fare giustizia e a ridare a Emanuele il posto che gli spetta. Le chiamate ai raduni sono organizzate con una serie di segni ingegnosi, sotto gli occhi di tutti e per questo tanto più inosservate. Le riunioni avvengono in una serie di caverne sotterranee, dove i membri celano la loro identità vestendosi di lunghe tuniche nere e cappucci neri con buchi al posto degli occhi. Loro consuetudine è lasciare nel palazzo del duca Raimondo delle lettere di avvertimento con allusioni al suo passato, onde cercare di far ragionare lui, che è il prepotente di turno, prima di eseguire la sentenza definitiva, come a dire “pentiti finché sei in tempo.” I messaggi di minaccia o morte sono contrassegnati dal simbolo di due spade incrociate sopra la croce, e sono scritti in latino, segno dell’indubbia erudizione di almeno uno degli scriventi.
Potreste pensare a questo punto che il protagonista del romanzo sia il duca Raimondo o la setta dei Beati Paoli. Invece la trama prende quasi subito a muoversi attorno a un personaggio apparentemente secondario, ovvero il giovane Blasco: una sorta di coraggioso e affascinante guascone che fa innamorare di sé le donne che incontra, e si mette puntualmente nei guai sfidando il potere costituito come un ribelle pre-romantico. Egli può muoversi, infatti, in qualsiasi ambiente sociale, dal più alto al più basso, essendo un figlio illegittimo di un nobiluomo. “Appunto nell’ora del passeggio, e quando più risplendeva la pompa lussureggiante dei signori, in un pomeriggio di settembre del 1713 scendeva dalla strada di Monreale, verso Palermo, un giovane cavaliere, il cui assetto stonava maledettamente con quell’apparato di ricchezza, e più con l’espressione del volto.” Anche se impavido, il carattere di Blasco è offuscato da una vena di malinconia per via della sua condizione sociale; ma è privo di qualsiasi ambizione, e ha un senso ferreo della giustizia pur non condividendo, e anzi a volte contrastando, i metodi dei Beati Paoli. Si tratta di un uomo onesto e puro, capace di accendere grandi passioni e rancori altrettanto tenaci, e destinato ad essere la chiave di volta per le sorti dell’intera, complessa e intricata vicenda.
Il romanzo è, a dir poco, magnifico, sontuoso e teatrale come dev’essere un romanzo storico ambientato nel periodo del Barocco. La città di Palermo in cui avviene la maggior parte degli eventi è descritta con le sue piazze, le sue strade, gli splendidi palazzi e le misere stamberghe, le chiese e i conventi con una precisione filologica straordinaria, apprezzabile anche da chi, come me, poco o nulla conosca della città; e posso quindi immaginare l’effetto che debba fare a un palermitano o un siciliano. Essa si schiude come una serie di scene teatrali, di palcoscenici con quinte mobili dove si muovono i personaggi: nobiluomini crudeli, avventurieri scanzonati , frati compassionevoli, dame innamorate, spioni con nove vite, fanciulle rinchiuse nei monasteri, servi fedeli o infidi, sovrani altezzosi, fattucchiere, artisti e cortigiani. Ognuno di questi personaggi sembra costituire un “tipo” a se stante, e la descrizione di Natoli degli abiti, delle carrozze, degli interni delle abitazioni è talmente pittorica che sembra di essere là, presenti come osservatori della scena.
Nonostante la complessità della trama, il romanzo I Beati Paoli ha in sé la puntualità di un meccanismo a orologeria, frutto senza dubbio di un’attenta pianificazione; in caso contrario Natoli non avrebbe potuto reggere una simile impresa senza mai perdere il filo della narrazione, cosa tanto più ammirevole in quanto l’autore aveva scritto a mano, com’è ovvio, l’intera, vastissima opera. Non ci sono scene ridondanti o punti confusi e poco chiari, personaggi abbandonati a se stessi, o momenti in cui l’attenzione langue in questo romanzo che può contendere il primato, per lunghezza, a Guerra e Pace. *
Le vicende narrate mandarono alle stelle la fama dei Beati Paoli, la cui origine storica è invece piuttosto incerta. Essi parrebbero essere stati una setta di vendicatori-giustizieri-sicari, nata presumibilmente a Palermo intorno al XII secolo circa con il nome di vendicosi. Avevano come obiettivo quello di riparare le ingiustizie e le malefatte perpetrate dalle classi nobiliari ai danni del popolo, e come tale vennero considerati. L’unica fonte a riportare l’esistenza di questa misteriosa setta è data da quanto scritto da Francesco Maria Emanuele marchese di Villabianca. A ritenere che sia stata una setta realmente esistita è Francesco Paolo Castiglione nel saggio Indagine sui Beati Paoli. Dunque, un’origine avvolta nella leggenda. (Tra l’altro i Beati Paoli fanno la loro comparsa nello sceneggiato Rai La Baronessa di Carini di cui ho parlato al seguente link.)
Per questo romanzo mi piace chiudere con un’opera comunemente conosciuta come vanitas, ovvero una natura morta con un teschio che ammonisce della brevità della vita terrena: Allegoria della vanità di Antonio de Pereda, del 1634 circa. Il nome vanitas deriva dalla frase biblica vanitas vanitatum et omnia vanitas ed è un genere pittorico che ha avuto il suo massimo sviluppo proprio nel Seicento, specialmente in Olanda. Nel quadro ci sono tutti gli elementi a richiamo del romanzo: i teschi che richiamano la caducità della vita, l’orologio come simbolo del tempo che passa, l’angelo che pare ammonirci. In questo quadro ci sono anche degli oggetti e dei monili preziosi, un cameo con un profilo nobiliare. Tutte forme di ricchezze e potere che saranno inutili per il malvagio don Raimondo.
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Avete letto questo romanzo? Uno di voi blogger sicuramente sì! 😉
Se avete letto altri romanzi storici, potete consigliarmi qualche titolo che vi sia particolarmente piaciuto?
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* Mi è capitata oltretutto un disavventura non da poco, che mi aveva spezzato il ritmo: avevo infatti acquistato la più recente edizione Sellerio in due volumi. Avevo terminato il primo volume, ed ero circa a metà del secondo quando mi ero accorta che mancava una segnatura e la trama non tornava. Ho scritto subito alla casa editrice per avere una copia sostitutiva, che mi è arrivata nel giro di poco tempo, indubbio segno di grande serietà. Meno male che esistono ancora case editrici degne di questo nome.
Fonte:
I Beati Paoli di Luigi Natoli voll. 1 e 2 – Edizione Sellerio
Wikipedia per le informazioni storiche sui Beati Paoli
Immagini:
- La copertina del volume 1
- I Beati Paoli da www.siciliafan.it
- Allegoria della vanità di Antonio de Pereda, 1634 circa
Non ho letto il libro e non credo che colmerò la lacuna, visto che non è compreso nell'orizzonte delle mie letture prossime future, neanche a lungo termine.
A proposito di romanzi storici, avevo comperato "I Borgia" di Dumas, credendo che fosse tale, invece è saggistica pura. E anche piuttosto arida, da manuale scolastico.
Ciao, Ivano. Non c'è niente di peggio che comprare un romanzo storico e poi accorgersi che è un saggio. Mi domando perché lo facciano, la prossima volta uno ci pensa due volte prima di procedere all'acquisto, o non acquista proprio per nulla.
Presente! L'ho letto e ti dirò di più, l'ho fatto la scorsa estate portandomi dietro nella borsa del mare questo libro blu piccoletto: mi abbandonavo sotto l'ombrellone a una lettura talmente intensa da cancellare tutto attorno a me.
Una storia bellissima, mio figlio lo aveva letto prima di me (in realtà glielo avevo suggerito io, la mia è stata una rilettura) e mi piaceva un sacco confrontarmi con lui: lui era fan di Coriolano della Floresta, io naturalmente di Blasco da Castiglione; lui affascinato da donna Gabriella, io in pena per Violante.
E poi, ho vissuto nella Palermo descritta da Natoli: ogni giorno attraversavo i Quattro Canti per andare all'Università e abitavo in una traversa di Via Marchese di Villabianca.
Aggiungo il fascino per questa setta così organizzata, che pare giustificare gli inizi di quel fenomeno mafioso per cui la Sicilia è famosa. Sicuramente la mafia delle origini aveva ben altri scopi da quella in cui poi si è sviluppata, ma questo è un altro discorso.
Concludo che ho cercato in lungo e in largo il "sequel" dei Beati Paoli, "Coriolano della Floresta", ma è impossibile recapitarlo. Non mi arrendo, però, eh!
Hai fatto una sintesi accurata e perfetta di questa lunga opera. Complimenti, Cristina! 🙂
Ecco la mia studentessa migliore sulla lettura dei Beati Paoli! 😉 Bella questa esperienza di lettura con il figlio, è la stessa cosa che accade quando leggo un libro e poi lo passo a un'amica, oppure per puro caso lei l'ha letto e mi chiede un parere. Anch'io a dire il vero sono una fan di Coriolano della Floresta che è un altro dei grandi protagonisti della vicenda, al punto da meritare un romanzo tutto per sé. Si capisce benissimo che Natoli ama particolarmente questo personaggio.
Potevo immaginare, leggendo la topografia di Palermo, un parallelismo con La Ca' di Can di Carlo Tenca dove è descritta la Milano ai tempo di Bernabò Visconti, con vie che ci sono tuttora come via Spadari e piazza Vetra.
Le misteriose congregazioni poi hanno sempre un loro fascino, specie se nascono come vendicatori dei torti subiti dai più deboli. Basta pensare al magnetismo di un personaggio come Robin Hood, anche lui di origine incerta, che ha dato l'avvio a una leggenda estremamente feconda di narrazioni, immagini, film e cartoni animati, rievocazioni storiche di tutti i generi.
Grazie del tuo bel commento e alla prossima. 🙂
Non l'ho letto ma ne sentii parlare parecchio negli anni della gioventù. Un amico lo descrisse come associabile al Manzoni proprio per la sua capacità di aver dipinto scenari pieni di richiami a idee risorgimentali. Ne ho sentito parlare anche come un tentativo di accreditare origini nobili e di idealità alla mafia nata come tutela dei poveri contro il potere costituito e latifondista di quegli anni. Non posso esprimermi proprio perché non l'ho letto. Potrebbe essere una bella sfida leggerlo. Il post mi è piaciuto molto, moltissimo.
Grazie di essere passato, Massimiliano. Questa associazione con la mafia l'ho letta anch'io su su Wikipedia, ma le origini dei Beati Paoli sono talmente incerte che si può solo fare delle supposizioni. La setta così antica dei vendicosi pare abbia invece qualche riscontro storico. Anche l'origine del loro nome è curiosa, nel romanzo di Natoli, almeno, si dicono devoti al santo calabrese Francesco da Paola.
Ma grazie di cosa, è inevitabile prima o poi venirti a trovare, parli di storia, sai che adoro certi argomenti. Ne parli con precisione e con una visione trasversale molto accattivante. È un piacere per me.
Faccio del mio meglio… Anche per me è un piacere ricevere i tuoi commenti. 🙂
Vado fuori discorso… ho visto le foto della presentazione di Giulia, hai fatto una cosa molto carina ad andarci.
E' stata una giornata in cui mi è andato quasi tutto storto, a parte quello. In realtà dovevo andare da un'altra parte per una conferenza sul Medioevo, ma poi il relatore non c'era e lo hanno sostituito con un déjà vu che francamente mi interessava assai poco. Allora ho approfittato e mi sono catapultata da Giulia.
Ma sai che bello conoscere le persone in carne e ossa? Secondo me non c'è proprio paragone in questa nostra era digitale di fantasmi.
Vero, ci sono blogger che avrei tanto piacere di incontrare di persona.
Io sono fortunata: conosco di persona anche Maria Teresa Steri e Grazia Gironella. La prima l'ho conosciuta quando ero andata a Roma un paio d'anni fa e la seconda a Milano in occasione di una sua visita! 😉 Ho conosciuto anche Emiliano Amici, un blogger che si occupa di storia medievale e che gestisce il blog Sguardo sul Medioevo.
Non l'ho ancora letto però a suo tempo parlai anche io de " L' amaro caso della baronessa di Carini" e dei Beati Oaoli. Appena ho un attimo di tempo linko i due tuoi post( questoe quellodello sceneggiato) in calce al mio
La vicenda della baronessa di Carina non poteva mancare di suscitare il nostro interesse, direi. 😉 Grazie mille sin d'ora per il link ai due post, Nick.
Non l'ho letto, ma lo proporrò al gruppo di lettura!
Mi permetto di suggerire una lettura estiva, come ha fatto Marina e la riunione plenaria a settembre. Mi pare di ricordare che avevate fatto la stessa cosa con I misteri di Parigi di Sue.
Non l'ho letto ma l'ho sentito nominare spesso e devo leggerlo prima o poi, devo colmare le mie lacune in tema di romanzi storici, potrei cominciare con questo 😉
Cara Cristina è stato bellissimo conoscerti di persona, sto commentando sul treno (meno male che Sandra mi ha dato il numero dei taxi!)
Cara Giulia, sono proprio contenta di essere riuscita a venire ieri e di aver dato finalmente un volto al tuo fiore luminoso, e anche di aver conosciuto Sandra. Nelle foto che ci siamo fatte siamo proprio belle! Comunque ieri c'era una bolgia infernale a Milano, sia per lo shopping che per il Salone del Mobile.
Per quanto riguarda il romanzo storico, ti suggerirei di iniziare con qualcosa di breve, non perché il romanzo non lo meriti, ma perché è davvero enorme. Potresti leggere La dama e l'unicorno di Chevalier, sono quasi sicura che lo troveresti di tuo gusto. A presto! 🙂
Non l'ho mai letto, ricordo che lo citasti nel post sulla Baronessa di Carini e a questo punto lo metto in lista! 🙂 Ps) Sellerio, grande serietà
Infatti ero allibita sia dalla velocità nella spedizione del libro sia dalla cortesia dimostrata. Evidentemente era una piccola parte della tiratura, perché Marina invece mi diceva di avere una copia perfetta. Ormai non sono più abituata alle case editrici serie, quelle che scrivi e ti rispondono, ad esempio, quindi è davvero strabiliante quando ne incontri una "vecchio stile".
Ma dunque trattasi di un feuilleton in origine :O Non sapevo! Ne ho letto bene ovunque tra gli amici lettori, nelle pagine dedicate alla lettura, tra i critici, da Marina e ora… pure tu! :O
Addirittura mi è stato suggerito di non affidarmi all'ediz. Sellerio ma ad una "migliore", mah!
Interessantissima la tua recensione, nemmeno da sottolineare che lo leggerò, ma senza dubbio!
Vuoi un suggerimento? Ma altri titoli da ammonticchiare, sei sicura? XD
Non ricordo sinceramente se ne abbiamo già parlato, cito Baudolino di Eco e Creazione di Gore Vidal.
E ho in attesa, da troppo tempo, Vita e destino di V. Grossman, appena finito da un'amica di letture: tale è il suo entusiasmo da farmi pensare a una clonazione per poterlo leggere quanto prima XD Mannaggia! 😀
Ciao Cristina, un super-post questo *_*
Ciao Glò! Hai fatto bene a suggerire gli altri titoli, ho le spalle larghe e il mio elenco sul quadernino diventa sempre più corposo. E' il caso di coniare un nuovo proverbio? Propongo: "Chi vivrà leggerà". XD
Grazie per i complimenti al post, in realtà non era partita come una recensione ma come "oggetto" nell'ambito di un post n. 2 dedicato agli oggetti, ovvero la missiva. Poi mi sono resa conto che diventava troppo lungo, e anche che il romanzo meritava sicuramente un articolo più ampio. E così ho fatto.
Alla prossima e buona settimana!
Mai letto, ma sembra un romanzo molto intrigante. Leggendo la tua recensione così accurata mi è venuta voglia di colmare la mia lacuna. Dei Beati Paolo so quel poco che trapela dalla Baronessa di Carini, ma mi incuriosirebbe approfondire. Deve essere stato un lavoro ciclopico per questo autore sviscerare una storia tanto complessa e ricca.
Ciao, Maria Teresa. Ti ho appena nominata sopra. 😉 In effetti non so come facessero questi autori che scrivevano a mano romanzi di mille e passa pagine. E scrivevano sicuramente meglio di me!
Fra te e Marina, che ne è stata allo stesso modo entusiasta, direi che mi avete convinta ad aggiungerlo alla lunga carrellata di libri da non perdere.
Come ti capisco! Anch'io ho un elenco a dir poco chilometrico di libri che vorrei comprare, e altrettanti già arrivati che mi aspettano sugli scaffali.
Cara Cristina, complimenti per la bella recensione che leggo quasi per caso, navigando per la rete in cerca d'altro. Di Natoli ho letto moltissimo, ma questo libro è stato fondamentale e formativo per me. Ha orientato la mia vita di insegnante e anche di guida turistica della mia amata città "Tutto porto". A questo proposito, ho creato un itinerario storico-artistico-letterario dedicato proprio al romanzo, di cui si leggono alcuni passi, proprio nei luoghi di ambientazione. Mi piacerebbe, se ti dovessi trovare a passare da Palermo, tradurre in immagini concrete quei luoghi che sono stati soltanto delle creature mentali stimolate dalla fervida immaginazione di Luigi Natoli
Mi chiamo Vincenzo Ganci
Caro Vincenzo, ti ringrazio moltissimo per le tue parole e sono felice che tu abbia apprezzato la mia recensione. 🙂 L'ho riletta io stessa con piacere, avendola scritta a distanza di qualche anno non la ricordavo bene. Complimenti per la tua passione di insegnante e di guida turistica, si avverte a pelle quanto tu ami la tua città. L'iniziativa di leggere alcuni passi del romanzo è magnifica! Infatti mentre leggevo il romanzo mi domandavo quanto deve essere bello per un palermitano vedere valorizzata la propria città con queste pagine mirabili.
Da tantissimi anni visitare la Sicilia è il mio sogno. Purtroppo per una serie di circostanze non sono mai riuscita, così per me resta sempre una meta che prima o poi riuscirò a raggiungere. Non mancherei di contattarti in quel caso!
Ti ringrazio anche di aver aggiunto il tuo nome al commento. Buona settimana.
Grazie, Cristina. Mi iscriverò presto al tuo blog che rispecchia a pieno i miei interessi. Buona settimana anche a te.
Ne sarei felice! Un caro saluto. 🙂