Chissà perché, mi ero sempre fatta l’idea che il Settecento fosse un secolo pigro, con gentiluomini incipriati mollemente distesi sui divani e nobildonne dal viso punteggiato di nei finti, che ci mettevano ore per abbigliarsi, ma anche che stavano a tavola per altrettante ore. Beh, diciamo che per questa classe sociale poteva essere anche vero, ma non per i contadini che si ammazzavano di lavoro nei campi o per gli operai che si spaccavano la schiena nelle fabbriche.

Ma che cosa succede agli orari giornalieri della borghesia, la “mandante” della Rivoluzione nel 1789, con i suoi giornalisti, i suoi avvocati, gli scrittori e gli intellettuali?

Ebbene, anche attraverso i pasti quotidiani, la Rivoluzione Francese trasporta di gran carriera i suoi protagonisti nell’era della modernità con i suoi ritmi convulsi e sfasati, perlomeno nelle grandi città e soprattutto a Parigi, motore della trasformazione. Nel rileggere La vita quotidiana in Francia al tempo della Rivoluzione di Jean-Paul Bertaud, mi colpiscono infatti gli orari di colazione, pranzo e cena. Le loro modalità risultano straordinariamente simili a quelli delle metropoli dei giorni nostri dove tutto viene fatto in fretta, magari in piedi e ingollando il cibo senza masticare nel mentre si guarda l’orologio con il pensiero al prossimo impegno.

Donna che prende il caffè di Louis-Marin Bonnet, 1774

Secondo l’autore, infatti, al mattino è previsto un semplice caffè, e non una vera e propria lauta colazione come ci si potrebbe aspettare nella patria dei croissant… il che mi ha ricordato il milanese medio che per colazione beve frettolosamente una tazza di caffè e poi di corsa a lavorare.

Non esiste un vero e proprio pranzo, ma un veloce spuntino alle 11.00 con carne fredda o pesce, e qui ho visualizzato i panini portati dal bar sotto l’ufficio che durante le riunioni di lavoro si mangiano tra fogli, computer portatili, appunti e penne, per non perdere tempo.

Spesso e volentieri Robespierre e i suoi colleghi lasciano il Comitato di Salute Pubblica – l’organo governativo nato in seguito alle sconfitte militari e che con il tempo assumerà un enorme potere – tra le 17.00 e le 18.00 per andare a cenare. La cena diventa così il pasto principale della giornata, con bistecche, arrosto, e pane a volontà; e sul pane si dispone la carne tagliata a fette.

Qui accanto potete vedere un francobollo emesso in occasione del bicentenario della Rivoluzione in cui si mostra il Comitato di Salute Pubblica. Saint-Just in seduta plenaria (che abbiamo conosciuto nel primo post della serie, qui il link) è il primo sulla sinistra seduto con aria indolente e con l’aria francamente antipatica. Robespierre dovrebbe essere quello in piedi con il braccio alzato, e Danton quello seduto che guarda e non sospetta che quel braccio si sta per abbattere sulla sua testa a mo’ di ghigliottina.

Nel documento sulla destra abbiamo la testimonianza di una seduta di lavoro-fiume particolarmente “impegnativa” che produsse un mandato d’arresto per Danton e i suoi amici firmato dai membri del Comitato di Salute Pubblica e dal Comitato di sicurezza generale il 30 marzo 1794, conservato negli Archivi Nazionali di Parigi. La firma di Bertrand Barère, il trasformista politico che abbiamo conosciuto di recente (qui il link al post), è quella a destra che si conclude con lo svolazzo più ampio e marcato. Come a dire: maggiore la superbia, più ampio lo svolazzo!


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Riconosco di essermi in parte riconosciuta in questa descrizione di ritmi frenetici quand’ero una dipendente. Ora mi nutro in maniera un po’ più sana o almeno tento. E voi vi ritrovate in questi “tempi moderni”, come direbbe Charlot?

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Fonte:
La vita quotidiana in Francia al tempo della Rivoluzione di Jean-Paul Bertaud, traduzione di Maria Grazia Meriggi – edizione Biblioteca Universale Rizzoli
Francobollo: Le Forum de Marie-Antoinette – La Rèvolution, à travers la Philatélie