Non sono la prima a trattare delle manifestazioni della vanità umana in campo creativo e non sarò certamente l’unica. Già nel Vecchio Testamento, Libro dell’Ecclesiaste, il famoso passaggio recita: vanitas vanitatum et omnia vanitas (“vanità delle vanità, tutto è vanità”). Vorrei dedicare infatti questo post a una specie che prolifera nel campo letterario, e cioè lo scrittore-pavone che ho incontrato ormai sotto le forme più svariate e nei travestimenti più ingegnosi. L’articolo ha un suo perché, che scoprirete alla fine del medesimo.

Come ho fatto per l’articolo di inaugurazione del mio blog ristrutturato, mi ispiro a un periodo a cavallo tra il 1600-1700 e mi vien bene redigere questo post sotto forma di lettera, un po’ come facevano i philosophe dell’epoca, non solo francesi.


Esimi colleghi, membri della comunità scientifica,

ho l’onore di trattare nuovamente in questa sede dello scrittore-pavone o Pavo cristatus, di cui avevo già parlato in un post di qualche anno fa. Qui sopra potete ammirare un esemplare particolarmente maturo e con abbondante e riccioluta parrucca in un dipinto a olio del tardo 1600 di Largillière. L’articolo era intitolato “La sindrome del pavone”, e se volete leggerlo lo trovate qui.

Dato il tempo intercorso e l’esperienza accumulata, avverto l’urgenza di condividere il mio nuovo sapere con la comunità della blogosfera. Infatti uno studioso non dovrebbe essere il geloso custode delle proprie scoperte, ma portarle all’attenzione generale in modo che anche gli altri possano goderne e l’umanità avanzi a passi più sicuri sulla strada di un benefico progresso. Che le tenebre dell’oscurantismo e della superstizione siano finalmente cacciate in favore della luce della ragione e della verità scientifica!

Ma andiamo con ordine, altrimenti potrei farmi travolgere dall’entusiasmo, e ciò non sarebbe consono nella stesura di una relazione che abbia i requisiti della scientificità.

Chi è lo scrittore-pavone

Si tratta di una specie molto diffusa nel campo delle persone che amano scrivere, sia a livello professionale che per passione. In ognuno di coloro che opera in campo creativo, noi inclusi dunque, esiste un pavone che sonnecchia e che è pronto a manifestarsi; tuttavia intendo trattare in questa sede unicamente di una specie che sta raggiungendo il suo punto di massima evoluzione.

Come tutti i pavoni, anche l’oggetto del nostro studio è dotato di un grandissimo ego rispetto alla sua persona e soprattutto a quello che scrive; o altrimenti non sarebbe tale, ma verrebbe declassato in un certo senso al rango di un qualsiasi gallinaceo da cortile, e per giunta privo dell’enorme e scintillante ruota di penne che sfoggia quando deve mettersi in mostra. Mi preme sottolineare che, a differenza della specie animale ornata di ruota, il pavone umano non è solo di genere maschile, ma è anche di genere femminile. Qui accanto potete vedere un esemplare di genere femminile dalla stravagante acconciatura.


L’aspetto fisico
Di solito è piuttosto avvenente o perlomeno si ritiene tale, ama comparire e molto spesso è anche fotogenico. Alle presentazioni delle sue opere è spavaldo e non si lascia intimidire facilmente. Per usare un bieco gioco di parole, è un animale da palcoscenico e sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di far brillare ancora più il suo piumaggio. Ruba la scena agli altri invitati e si scoccia se, per un motivo qualsiasi, altri pavoni lo surclassano. Allora cerca di prendersela con chi gli sta a fianco, assestando poderosi colpi di becco.

Habitat
Lo si può incontrare nelle fiere del settore oppure alle presentazioni delle proprie opere, raramente a quelle degli altri. Lo scrittore-pavone assiste alle presentazioni dei libri dei colleghi unicamente per studiare i punti deboli e, potendo, fare domande mirate per coglierli in castagna. Nel dipinto che potete ammirare qui sotto, ci troviamo in un’opera di William Hogarth Marriage à la Mode – The Toilette del 1743. Lo scrittore-pavone potrebbe essere quello sulla sinistra che legge brani del suo libro, ignorato dai presenti che chiacchierano beatamente. Inutile dire che la sua vendetta sarà terribile.

Posso dare testimonianza che a una presentazione con due scrittori, uno pavone e l’altro no, è capitato che il primo si mettesse a enumerare i premi vinti e i riconoscimenti ottenuti. In altre parole, ha esibito il medagliere ovvero ha aperto la sua grande ruota. A una rimostranza del mediatore a fine presentazione, in separata sede, che forse non era il caso, si è mostrato sorpreso della reprimenda, non parendogli che vi fosse nulla d’indelicato nell’esibire i suoi meritati trofei.

Comportamenti verso i suoi simili
Per i motivi sopra descritti lo scrittore-pavone è un animale essenzialmente solitario, che non lega se non per brevi periodi e solamente in modo mirato. Di solito ha un rapporto difficile con i suoi simili e ritiene che qualsiasi critica a quello che scrive sia dettata da pura invidia per la sua opera.

Essendo una specie autoreferenziale, lo scrittore-pavone chiede sempre ma non dà: domanda recensioni, interviste, letture di manoscritti, opinioni circostanziate e in tempi rapidi, contatti per aumentare la sua visibilità ecc. Difficilmente si prende la briga di contraccambiare la cortesia: il tempo che impiega nell’assillare il prossimo con le sue richieste, e che è sovrabbondante, si riduce drasticamente quando dovrebbe mostrare un’uguale disponibilità.

Il pavone non legge mai le opere dei colleghi, nemmeno facendosele prestare, ma viceversa pretende che gli altri comprino le sue e le recensiscano velocemente per battere il ferro finché è caldo. Assicura sempre che comprerà il libro del collega, ma passano gli anni e ciò non accade mai.

Ogni qualvolta è costretto a spiegare qualcosa, monta in cattedra e assume un’aria da “so tutto io”.

Scoperte recenti
Una mia recente scoperta, che sono ansiosa di condividere, è che lo scrittore-pavone non legge gli scritti altrui, tuttavia è in grado di giudicarli solamente fissando il suo sguardo sulla pagina. È in grado di dire, ad esempio, se il punto di vista adottato in una narrazione funziona o meno – e di solito a suo parere non funziona – se i personaggi sono resi in maniera efficace – e di solito non lo sono – e se lo stile è in linea con il tema trattato – e di solito non lo è. Tutto questo senza leggere una sola riga, quasi che la pagina sia diventata trasparente.

Sono convinta che questa facoltà sia solo in forma embrionale, e che potrebbe riservarci molte sorprese in futuro.

Blog e social network
Come logica conseguenza, il blog o il sito è, di solito, unicamente incentrato sulla sua persona, sulle
sue opere, sulle presentazioni e le interviste rilasciate e le sue esperienze nel mondo della scrittura.

Di contro, ha un comportamento invasivo nei confronti delle bacheche Facebook altrui o anche dei blog che parlano di scrittura. Di solito chiede l’amicizia solamente per poter affiggere la pubblicità del suo libro il secondo immediatamente successivo. Non tiene alcun contatto per lunghissimi periodi, sostenendo che non ha tempo per poter coltivare i rapporti, ma accorre zampettando se ha il suo tornaconto o se deve chiedere qualcosa che gli interessa.

Nonostante quanto detto sopra, il comportamento dello scrittore-pavone è molto prevedibile e, più che un uccello, alle volte agisce come un merluzzo quando vede un vermiciattolo.


Modi per allontanarli
Lo scrittore-pavone si offende a morte se rifiutate di leggere i suoi scritti, scrivere una recensione sul vostro blog o intervistarlo, asserendo che non avete tempo – cosa che per lui risulta inconcepibile. Diventa allora aggressivo, fastidioso e querulo. Insieme con altri philosophe, siamo addivenuti ad elaborare alcune tecniche di allontanamento, che qui enumero in ordine di importanza crescente:

1. diradare i contatti il più possibile
2. fare orecchie da mercante adducendo una sordità incipiente
3. togliersi dai social network
4. proporre tariffe davvero esorbitanti, che nemmeno se fosse un milionario riuscirebbe a pagare.

Quest’ultima tecnica è anche educativa: il pavone deve arrivare a capire che la lettura e la valutazione di un manoscritto è un lavoro professionale, e come tale va compensato.

Conclusioni
Avendo appreso di recente che dovrò lavorare almeno per almeno altri tredici anni se le cose non peggiorano, e prima di arrivare a percepire una pensione da fame, ho deciso di difendere il mio assai risicato tempo libero con le unghie e con i denti, cominciando a essere meno gentile e disponibile nei confronti di queste persone. Questo articolo costituisce dunque il mio Manifesto Programmatico per il futuro.

Su questa nota saluto con immutata stima tutta la comunità dei miei esimi colleghi.

Con viva cordialità,
Cristina M. Cavaliere

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E voi conoscete qualche scrittore-pavone e come fate a individuarli? Potete raccontarmi le vostre esperienze?