Renard (o Renart) deriva da un nome proprio di origine germanica, Raginhard (ragin = consiglio, hard = duro). In Germania Reinhart è d’altronde un nome proprio abbastanza diffuso. Nel Medioevo, esso è solo il nome proprio del protagonista, dal momento che in francese antico la volpe viene detta goupil: il nome è poi passato in francese moderno a designare l’animale per antonomasia. Ysengrin il lupo, invece, deriva dal fiammingo Ysen-grin che significa “feroce come il ferro” o più concretamente “casco di ferro”.
Altri personaggi riconducibili al ciclo leggendario di Renart, anche fuori dell’originale antico francese, sono Noble il leone, Fière la leonessa, Beaucent il cinghiale, Belin (o Bellyn) l’ariete, Baudoin (o Bokart) l’asino, Brun (o Bruno o Bruin) l’orso e Tiécelin il corvo; ve ne sono altri e tutti insieme compongono la corte del re.
Un ricordo personale che posso offrirvi è che da bambina guardavo un programma televisivo con attori che interpretavano i protagonisti ed erano truccati e vestiti da animali. Il leone-re aveva come consigliere Tiécelin il corvo, tutto vestito di nero, elegante ed estremamente intelligente. Nonostante questo, non riusciva ad avere la meglio nei casi che venivano sottoposti al giudizio del re contro Renart: quest’ultimo, convocato al suo cospetto, era dotato di un’astuzia senza pari e volgeva sempre il tutto in suo favore. Del resto, il leone era estremamente sensibile alle adulazioni, e veniva puntualmente “fatto su” da Renart.
Non sto nemmeno a sottolineare che molti meccanismi che regolano il potere e molte figure di cortigiani rimangono validi e attuali anche ai giorni nostri. Del resto… caspita! mi sono resa conto che la protagonista di questo primo passaggio è la volpe, e non il leone! Astuta come sempre, la nostra volpe.
In letteratura: Le Cronache di Narnia di C. S. Lewis
Riprendo in mano la situazione e vi presento uno dei più bei
romanzi per l’infanzia e non solo che abbia letto, e universalmente considerato un capolavoro. Si tratta in realtà di una serie di sette romanzi per ragazzi di genere fantasy. Una delle chiavi del suo successo non è solamente la storia accattivante, ma anche il fatto che contenga allusioni a
temi universali. Il primo volume apparve nel 1950 e ha il suggestivo titolo di
Il leone, la strega e l’armadio. L’autore è C.S. Lewis.
Tutti i volumi hanno come protagonisti quattro fratelli: Peter, Susan, Edmund e Lucy. Durante la seconda guerra mondiale, essi sono costretti a sfollare nella casa di campagna di un professore. I quattro si ritrovano così a sopportare la governante del professore, la signora MacReady, e le molte regole da rispettare. Un giorno, mentre stanno giocando a nascondino, Peter, il fratello maggiore, conta, Susan si nasconde in una cassapanca mentre Edmund è dietro una tenda e la sorella più piccola, Lucy, entra in armadio che costituisce il passaggio in un altro mondo: Narnia. Grazie a un fauno di nome Tumnus scopre che quella terra è abitata da animali parlanti, ninfe, nani e altre fantastiche creature. Ma il buon fauno racconta anche che lì l’inverno dura per sempre per colpa di un sortilegio gettato dalla Strega Bianca, diventata regina di Narnia. Lucy si rende anche conto che lì il tempo scorre diversamente: tante ore a Narnia corrispondono a un momento nel mondo normale. Racconta della sua scoperta ai fratelli, i quali non le credono e la prendono in giro. Ma Lucy riattraversa ancora la porta-armadio che dà accesso a Narnia e fa altri incontri straordinari…
Il leone protagonista del romanzo è il nobile Aslan. Aslan compare come una rappresentazione di Cristo; infatti a un certo punto si offre per salvare la vita a Edmund, che ha tradito i fratelli, al posto del ragazzino. Le due sorelle assistono al taglio della sua criniera, al suo maltrattamento e infine, alla sua morte sopra una tavola di pietra per opera dei carnefici della Strega Bianca. Avendo finalmente via libera, le ragazze si avvicinano al corpo defunto di Aslan per prestargli soccorso, ma ormai non c’è più niente da fare. Non tutto è perduto però, infatti al sorgere del sole, Aslan risorge narrando poi di una magia antica molto potente: essa vuole che, se un innocente si offre volontario per venire ucciso al posto di un traditore, la tavola si spezza e la morte torna sui suoi passi.
Al di là dei significati cristologici che si è voluto attribuire all’opera, in tutto il libro Aslan irradia una presenza magnetica e salvifica davvero regale. Quando compare in scena tutti si sentono rassicurati e beneficiati da lui, e nella maggior parte dei casi lo seguono senza esitare. L’animale ha un rapporto di affetto speciale con la piccola Lucy. Non è un caso che campeggi nella copertina dell’ultima edizione del romanzo, e nella locandina del fortunato film della Disney.
Riporto un passaggio dal libro in cui per la prima volta i ragazzi vedono Aslan, che si trova al centro di una folla di creature che gli si sono raggruppate attorno formando una mezzaluna. Accanto ad Aslan stanno due leopardi, uno dei quali porta la corona e l’altro lo stendardo:
In quanto a lui, Aslan, i ragazzi rimasero a guardarlo senza sapere cosa dire o fare. Chi non è mai stato nel regno di Narnia non può rendersi conto di come una creatura possa essere buona e terribile al tempo stesso. Anche se i tre ragazzi non avevano mai pensato a cose del genere, ora se ne rendevano conto perfettamente. Quando tentarono di fissare Aslan, riuscirono a cogliere per un attimo la visione di una gran criniera dorata e due grandi occhi splendenti dall’espressione grave e solenne, veramente regale; poi abbassarono lo sguardo, intimiditi.
Il film: Spiriti nelle tenebre di S. Hopkins
Dopo un leone luminoso come Aslan, è la volta di due felini davvero terrificanti. Per il film, ho scelto infatti
Spiriti nelle tenebre (
The Ghost and the Darkness, 1996), tratto dal
libro del colonnello John Henry Patterson, basato a sua volta sull’episodio realmente accaduto dei
Mangiatori di uomini dello Tsavo. Nel 1898, durante i lavori per la costruzione di un ponte sul fiume Tsavo per la Uganda Railway, due leoni maschi attaccarono ripetutamente gli operai.
Il film si svolge nel 1898. Il colonnello Patterson (Val Kilmer), ufficiale e ingegnere, viene incaricato dalle autorità coloniali britanniche di costruire un ponte sul fiume Tsavo, in Kenya. I lavori vengono ostacolati dalla presenza di due leoni mangiatori di uomini, che attaccano ripetutamente l’accampamento degli operai, uccidendoli in gran numero. Patterson tenta più volte di abbatterli, facendo anche ricorso a una ingegnosa trappola, ma senza successo. Gli operai sono sempre più terrorizzati e cominciano ad abbandonare il cantiere, mettendo a repentaglio la prosecuzione dei lavori.
Viene così affiancato da un esperto cacciatore statunitense, Remington (Michael Douglas), e una squadra di cacciatori Masai, ma la spedizione per accerchiare e uccidere i due leoni fallisce. In risposta alla sfida dei cacciatori, i leoni compiono incursioni nell’accampamento ancora più ardite: il numero delle vittime si impenna, e gli operai abbandonano il cantiere a frotte. Si è sparsa infatti la voce che i leoni non sono leoni, ma spiriti malvagi che hanno preso possesso dei felini, e in effetti paiono manifestare un’intelligenza fuori dall’ordinario. Tra i due uomini, pur così diversi tra loro per carattere ed esperienza, si è instaurata una solida amicizia e sono ormai pronti a tutto pur di abbattere i due leoni…
La sceneggiatura del film si discosta in diversi punti dal racconto originale di Patterson. Inoltre, nel film non viene mantenuto il fatto, insolito, che i mangiatori di uomini dello Tsavo erano maschi privi di criniera. Altri elementi del racconto sono stati romanzati a fini scenici. Ad ogni modo, criniera o non criniera, ho visto il film due volte, e la seconda ero terrorizzata quando la prima! Quando in un animale pare incarnarsi uno spirito malvagio, quasi che ne sia posseduto, il terrore è assicurato, specialmente per le strategie che pone in atto quasi che riesca a prevedere le mosse dei suoi nemici e ad aggirarle.
Il cartone animato: Il re leone di W. Disney
Il re leone (The Lion King) è un film d’animazione del 1994 diretto da Roger Allers e Rob Minkoff. La storia ha luogo in un regno di leoni in Africa, e fu influenzata dall’opera teatrale di William Shakespeare Amleto. Ha dato luogo a un musical di grande successo.
Nelle Terre del Branco africane, governate dai leoni, gli animali della savana celebrano alla Rupe dei Re la nascita del futuro re Simba, figlio dei sovrani Mufasa e Sarabi. Il fratello minore di Mufasa, Scar, che non presenzia volutamente alla cerimonia, è geloso del cucciolo neonato, che lo scalza di diritto dalla linea di successione al regno.
Pochi mesi dopo, Simba sta crescendo ed è diventato un curioso leoncino. Mufasa lo porta così a visitare il regno, spiegandogli l’andamento del Cerchio della Vita e, inoltre, quali siano i luoghi dove non può spingersi.
Simba si reca dallo zio Scar, che lo istiga a visitare un cimitero di elefanti proibito. Qui sopra potete vedere l’infido e traditore Scar, dagli occhi verdi, mentre approfitta dell’ingenuità del nipote per indurlo a fare ciò che non deve. Il leoncino porta con sé la migliore amica Nala, e dopo aver distratto Zazu, il maggiordomo di corte che li accompagna, i due cuccioli si avviano al cimitero. Giunti sul posto, i due vengono attaccati dalle tre iene Shenzi, Banzai e Ed: la zona infatti, ben oltre i confini delle Terre del Branco, è il loro territorio. I cuccioli, dopo un inseguimento da parte delle iene, vengono salvati da Mufasa, avvisato da Zazu in tempo. Scar, dall’alto di una grotta, assiste alla scena non visto.
Mufasa, deluso dal comportamento del figlio, gli spiega di nuovo quali siano le responsabilità di un re e, una volta riappacificatocisi, del fatto che veglierà sempre su di lui, assieme ai grandi re del passato. Nel frattempo Scar, raggiunte le iene, complotta insieme a loro per uccidere fratello e nipote, in modo da poter usurpare il trono. …
Questo cartone animato ha tutte le caratteristiche di una tragedia shakesperiana, e il doppiaggio degli attori anglosassoni del calibro di Jeremy Irons nel ruolo di Scar gli conferisce la grandezza di una storia eterna. Mentre in Bambi veniva dato particolare rilievo al legame del cucciolo con la madre, che difatti moriva, uccisa dai cacciatori, qui è il legame padre-figlio a risultare cruciale. Mufasa è un padre affettuoso ma severo, e insegna al figlio quel senso di responsabilità nei confronti di ciò che lo circonda che non vale solamente per un futuro re, ma per ogni essere vivente. E la sua morte costituisce un trauma così forte per Simba, e origina in lui un senso di colpa così profondo, che gli ci vorrano anni prima di superarli. Personalmente sono sempre stata molto interessata dal rapporto padre-figlio, in quanto ritengo la figura paterna fondamentale per un corretto sviluppo del bambino; e di questo ho già parlato in un post dedicato.
Ecco qua un
link Youtube con i pezzi più belli di questo film d’animazione, che non a caso riguardano il rapporto di Simba con il padre, e il suo struggente ricordo.
La curiosità: il leone della Metro Goldwyn Mayer
La Metro-Goldwyn-Mayer o Metro Goldwyn Mayer, anche conosciuta con la sigla MGM, è una storica compagnia privata di cineproduzione degli Stati Uniti d’America. La mascotte della MGM, e prima ancora della Goldwyn Pictures, che compare nei loghi animati delle compagnie, si chiama Leo the Lion. Storicamente, nel ruolo di Leo the Lion furono alternati sei leoni diversi, il primo dei quali, Slats, fu addestrato da Volney Phifer a ruggire al segnale del ciak. Nato allo Zoo di Dublino il 20 marzo 1919, Slats è morto nel 1936 ed è sepolto a Gillette, nel New Jersey.
Ecco il collegamento a un video Youtube con il famoso “ruggito” con cui sua maestà vi saluta!
A voi piace il leone? Quali altri leoni potreste aggiungere alla mia carrellata?
Fonti:
Le Cronache di Narnia di C.S. Lewis, edizione Mondadori
Wikipedia per immagini trame e presentazioni dei personaggi, fortemente adattate e integrate e per la fotografia del leone in apertura.
Sempre stupende le tue curiosità finali, Cristina. Ma ho apprezzato moltissimo anche la prima voce (quella usurpata dalla volpe) e la parte su Narnia. Aslan è tra l'altro il nome d'arte di Alain Gourdon, celebre pittore e illustratore erotico. Chissà se si è ispirato proprio alle Cronache…
I miei leoni sarebbero, nell'ordine:
1) Il mio leone (Il leone che accompagna sempre il cavaliere della Tavola Rotonda, Ivano)
2) Il leone pauroso di Oz.
3) Jad-Bal-Ja, il leone d'oro del ciclo di Tarzan di Edgar Rice Burroughs.
4) Lea, la leonessa buffa delle strisce di Mickey Mouse di Floyd Gottfredson degli anni '30.
Ciao Ivano, grazie del commento. Mi fa molto piacere del tuo interesse per i miei post. 🙂
Per quanto riguarda la prima voce sul ciclo di Renart, ho provato inutilmente a rintracciare su Youtube qualche spezzone di quel programma per ragazzi cui accennavo. Sarà che sono in un periodo nostalgico, con gli sceneggiati Rai e quant'altro, ma mi sarebbe proprio piaciuto rivederli.
Chissà che non ti abbia dato un'idea per presentare anche Alain Gourdon nell'ambito del tuo blog… o dici che è troppo rischioso essendo un illustratore erotico? Grazie per i tuoi personali leoni. Avevo in mente anche di inserire il leone nell'araldica, ma mi sono resa conto che è un tema troppo complesso e ho rinunciato.
Il rischio è il mio mestiere, Cristina, avendo io trattato nel mio blog anche un pittore e fotografo estremo del calibro di Pierre Molinaire. Ma trovo Aslan troppo lezioso per i miei gusti.
Allora andrò sul web a vedere un po' i lavori di questo Aslan.
Ah, i gatti! Grandi o piccoli che siano, questi animali hanno una grazia che ben difficilmente lascia insensibili. Non saprei indicarti altri leoni nella letteratura, per quanto immagino che siano presenti in ogni dove grazie alla loro aura di regalità. Però voglio segnalare i video della "Big Cat Rescue", una struttura statunitense dove si curano e riabilitano i grandi felini: spesso fanno anche video divertenti, dove giocano e fanno esperimenti come, ad esempio, cercare di scoprire se anche ai "grandi gatti" piaccia inseguire un puntatore laser. 🙂
Complimenti per i tuoi post, che leggo sempre (anche se poi finisco per commentare solo quelli con i gatti).
Maooo! O meglio Roarr! Grazie per il commento, Michele, e non ti preoccupare. A volte anch'io leggo, ma non commento; poi dipende sempre dai periodi, questo per me è una specie di delirio o incubo lavorativo.
Mi vengono in mente ora i leoni de "La mia africa" di Karen Blixen. Per un certo periodo ho avuto un capo che andava a caccia grossa in Africa, cosa cui ero e sono fieramente contraria e che provocava battibecchi a non finire. Una volta mi aveva fatto vedere l'artiglio di un leone, una specie di struttura ricurva ENORME. :-0
La leonessa Elsa della serie TV della mia infanzia merita sicuramente un posticino. Sandra
"Nata libera", vero? Bellissimo, ho letto anche che aveva vinto dei Premi Oscar e Golden Globe. Grazie di avermelo ricordato e a presto!
Sì, Nata libera. S.
🙂
Un leone che aggiungerei com doveroso omaggio alla creatività fumettistica giapponese è Kimba, il leone bianco nato dalla fantasia di Osamu Tezuka che secondo alcuni avrebbe di fatto ispirato il re leone della Disney (ci sono delle similitudini fra le due storie, ma d'altro canto i produttori giapponesi non hanno mai fatto causa alla Disney per plagio, le osservazioni sono nate da comuni spettatori ai quali la Disney ha replicato che non conoscevano neppure questo cartone animato giapponese e che se vi avessero preso ispirazione non avrebbero avuto alcun problema ad ammatterlo).
Grazie del tuo commento a proposito di Kimba e della similitudine della storia con il Re Leone. Ho cercato ora questo personaggio perché non lo conoscevo. Peccato che nei commenti non si riescano ad inserire immagini come aggiornamento e arricchimento del post, almeno non con Blogger.
Spiriti nelle tenebre è stato un gran film, davvero ottima scelta.
Aggiungerei… Riccardo Cuor di leone? 😉
Wow, come ho fatto a non pensare a questo personaggio? Ma certo, che stordita.
Mi viene in mente anche "Il leone d'inverno", un bel film su re Enrico II d'Inghilterra e la consorte Eleonora d'Aquitania, ormai in tarda età, interpretati rispettivamente dagli strepitosi Peter O'Toole e Katherine Hepburn. Anthony Hopkins interpretava il figlio Riccardo… doveva essere giovanissimo. Mi piacerebbe rivedere il film!
Belli i micioni!
Quindi non era una mia impressione che il leone della MGM non fosse sempre uguale! Ce n'è uno con la criniera più scura!
Maooo! Complimenti per l'occhio esercitato da vera giallista. Io invece non ci avevo mai fatto caso, ma la sigla mi è sempre piaciuta immensamente. Magari sul web si trova anche la carrellata di tutti i leoni della MGM.
Ma che bell'articolo! Non ho letto nessuno dei libri da te citati e sono incuriosita dalla raccolta di novelle medievali.
I leoni mi piacciono, li trovo eleganti e ricchi di fascino… ma preferisco osservarli a distanza 😀
Nel buddismo questo animale viene associato a regalità, coraggio, forza ed energia. Quindi risulta un simbolo appropriato per il Buddha, che la tradizione vuole fosse un principe reale. Inoltre, i suoi insegnamenti sono indicati talvolta come il "Ruggito del Leone", per sottolineare ancora una volta la loro incisività e potenza.
Tra i leoni protagonisti di storie letterarie e cinematografiche, poi, mi vengono in mente il leone codardo de il mago di Oz (già citato da Ivano Landi ) e Alex, il simpatico, ma di certo non coraggiosissimo personaggio di Madagascar
Bello il tuo contributo a proposito del buddismo, Clem! A quanto pare il leone è proprio associato alla regalità anche in Oriente. In effetti Buddha era un principe, ed è molto interessante quello che dici sul suo "Ruggito del Leone": niente di delicato e sognante a quanto pare. Per quanto riguarda il famoso ruggito, anni fa avevo letto la testimonianza di un tale che si era trovato nella savana e aveva udito il ruggito di notte: diceva che fa accapponare la pelle.
Il leone codardo del mago di Oz piace moltissimo anche a me, come anche gli altri compagni… ognuno con i suoi problemi.
Animale bellissimo. I simbolismi si sprecano nella storia,dall'antico Egitto con la dea della guerra Sekmet che in figura di leonessa stermina coloro che complottano contro Ra, In Assiria il Leone era così venerato che la caccia era permessa solo ai membri della stirpe reale, poi ci sono i numerosi riferimenti mitologici Greci, le metafore Bibliche, abbiamo i riti di passaggio all'età virile di molte popolazioni africane che prevedevano l'uccisione del leone ecc.. Leone come simbolo e termine di paragone della grandezza, forza, regalità in tutte le epoche e in tante culture (il leone rampante Britannico?). Bel post, anche io, come Marco, ho apprezzato tantissimo "Spiriti nelle tenebre".
Grazie mille, Massimiliano, del bellissimo commento! Mi hai fatto ricordare anche la mia visita al British Museum di Londra di qualche anno fa, con gli splendidi altorilievi assiri sulla caccia al leone. Su Wikipedia leggo: "…scene belliche e di caccia al leone, simbolo del re che controlla le forze della natura selvaggia e del caos, rappresentate con crudo realismo." Come accennavo sopra, il leone nell'araldica è stato usato moltissimo e giustamente ricordavi quello rampante britannico. Penso che se la giochi con l'aquila come animale più utilizzato in questo senso.
Grazie Cristina. Per tornare al tuo post, ho trovato stuzzicante la parte dedicata ai "Roman de Renart".Davvero interessante.
E' una tagliente rappresentazione della vita di corte non solo francese. Sul web trovi molte miniature preziose ed eleganti come quella proposta sopra, con altre raffigurazioni degli animali.
Ciao Cristina,
Belli micetti, anche se veri opportunisti. I leoni intendo. Harem e lotta per la supremazia, Non per far polemica ma mi son più simoatiche le leonesse 😊
Comunque Simba come cartone animato e poi una cosa chd forse non c'entra affatto ma… il film il vento e il leone con uno Sean Connery veramente ruggente😊
Cavoli Patri, Il vento e il leone, lo adoroooo!!!
Ciao, Patricia. Verissimo quello che dici, i leoni maschi sono dei gran furbacchioni. L'unico momento di impasse lo vivono quando invecchiano e quindi il loro primato nel branco viene insidiato dal leone maschio giovane che lo sfida in combattimento. Però, dai, non si può avere tutto! Fino a quel momento si può dire che facciano una gran bella vita, serviti e riveriti di tutto punto.
Bello "Il vento e il leone"! 🙂
Ciao👋 piacere di conoscerti!😊 Ma questi leoni sono favolosi, non potevi scegliere protagonisti migliori: adoro il libro e il film "Le cronache di Narnia", "Il re Leone" è un classico straordinario e non conoscevo le curiosità sulla Metro Goldwyn Mayer! A proposito di felini, io ho un blog di gatti, cinema e lifestyle!😊 A presto!👋
http://gattaracinefila.blogspot.it/
Ciao Vanessa, il piacere è tutto mio! 🙂 Posso chiederti se sei approdata a questo blog per caso, ti è stato consigliato o è magari frutto di una condivisione su Facebook?
Grazie per il commento! Se ti piacciono così tanto i felini, ti rimando al mio post precedente sulla tigre e, ovviamente, a quello sul gatto che ha avuto un successo strepitoso! Trovi entrambe sotto l'etichetta SCRITTURA – Il mondo degli animali. Verrò presto a visitare il tuo blog. A presto.
Wow Cristina, bellissimo post felino. La maestosità del leone mi ha sempre affascinato, è un animale davvero regale. Farei domanda anch'io per rinascere leone maschio nella prossima vita, che in questa 20 ore di relax me le sogno 😉
Io ho adorato il film Il re leone, l'ho visto due volte e ho pianto sulla morte di Mufasa, vedere un piccolo che rimane orfano per me è straziante… Molto bello anche il film Spiriti nelle tenebre visto più volte anche quello. Che dire poi del leone che apre i film della MGM per me il leone era indice di qualità del film. Altri suggerimenti leonini non saprei anche perché in molti si sono già espressi, condivido Riccardo cuor di leone (in Disney se non sbaglio era proprio rappresentato come un leone) e il film Il vento e il leone, magnifico.
20 ore di relax. A chi lo dici, Giulia, a me basterebbe riuscire a dormire sodo per dodici ore filate, e anche solo per una volta! Ormai sono lontani i tempi in cui nel fine settimana ronfavo sonoramente e senza un pensiero al mondo.
Ne Il Re Leone mi ha colpito molto il fatto che Simba si sente mutilato dalla morte del padre, proprio come se gli fosse venuta a mancare una parte di sé molto importante. odioso poi il modo in cui il padre gli sia stato sottratto. Senza citarmi troppo addosso ed emulare lo scrittore-pavone del post precedente, posso dirti che nel mio romanzo "La terra del tramonto" della saga "La Colomba e i Leoni" c'è un rapporto del tutto simile a Mufasa-Simba. Non per niente nel titolo complessivo sono citati i leoni!
Bello questo articolo sul meraviglioso mondo dei felini. Leoni: gatti a tutti gli effetti (un po' cresciuti). Anche il gatto dorme tutto il giorno, ad esclusione dei momenti un cui mangia, va a caccia, si riproduce e…fa le fusa lasciandosi coccolare. Bellissimi i libri della saga "Le cronache di Narnia" e molto interessante "Il romanzo di Renart" che citi e che non conoscevo. E, a proposito di leoni e cartoni…come non ricordare Svicolone, il leone rosa dal'accento bolognese? E tutti i leoni scolpiti nelle nostre piazze più belle? L'arte e il leone: uno splendido connubio.
In effetti sarebbe un po' rischioso fare le coccole a un leone anche quando fa le fusa e ha pranzato! 😉
Mi faceva ridere il leone rosa Svicolone quand'ero piccola, se non sbaglio ha l'accento bolognese nel doppiaggio e la sua frase tipica è "Svicolo tutto a mancina!"
E i leoni stilofori, che meraviglia, quest'estate ne ho visto di bellissimi accanto al portale della cattedrale di Trani.
Ed eccoci arrivati al secondo gattone! C'è sempre da imparare molto a passare di qui, sia leggendo i tuoi dettagliati post (concordo con Lauretta, molto interessante il passaggio sul Roman de Renart) sia i commenti dei tuoi ospiti. Che bello ripensare alla leonessa Elsa di "Nata Libera": l'ho amata tantissimo e mi ha fatto versare tante lacrime di commozione. Da parte mia posso solo aggiungere qualche passo di danza, anche se non siamo nel periodo giusto: la danza del Leone. E' una danza rituale usata in tutto l’Oriente in diverse occasioni per propiziare buoni auspici e fortuna. In Cina, in occasione del capodanno, migliaia di leoni e draghi danzano per le strade come segno di buon augurio per un nuovo anno ricco e fortunato, coinvolgendo bambini e adulti che simbolicamente, toccandoli e giocandooci, ne traggono energia positiva e armonia. La leggenda identifica il Leone in origine come animale salvatore di villaggi infestati da mostri e di grandi disgrazie, poi come sinonimo di abbondanza, fortuna e prosperità, tanto da considerarlo, insieme al Drago, come animale simbolo della Cina.
Cara Stella, grazie mille del tuo commento. Non sapevo di questa danza del Leone e che facesse il paio con il Drago. Davvero una coppia regale e affascinante, perché anche il drago non scherza per nulla. Tra i miei commentatori ci sono diversi cultori dell'Oriente che non mancheranno di apprezzare il tuo contributo.
Mi vengono in mente anche alcuni aforismi sul leone, che non ho inserito perché il post sarebbe diventato troppo lungo. Il più famoso è "Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora", ma ignoro chi l'abbia detta.
E però grave mancanza non citare la favola di Esopo Il Topo e il Leone…
Tra i cartoni mi viene in mente Kimba il leone bianco.
Tra i romanzi… lo conosci mica La Colomba e i Leoni?
La Colomba e i Leoni? Mai sentito nominare. Che titolo strano, poi! 😉 Grazie di essere passato, Marco.
Quando i ragazzi erano piccoli vedevano Il Re Leone anche tre volte al giorno, a un certo punto il grande conosceva a memoria tutte le battute e quando viaggiavamo ci deliziava con l'intero film recitato dall'inizio alla fine. A me, invece, il film ha sempre messo una grande tristezza.
Il leone è un animale che amo e quando trovo qualche documentario che ne parla, girato nella savana, mi fermo sul canale e non cambio finché non finisce il servizio: se ci pensi, sono tutti uguali, inquadrature in più inquadrature in meno, eppure io non me ne perdo uno. Mi piacciono troppo.
Conosco "Le Cronache di Narnia" sempre grazie ai miei figli, ma il fantasy non è un genere che gradisco, dunque il mio giudizio è compromesso. Ma davvero qualcuno attribuisce una lettura cristologica al leone Aslan?
Ciao, Marina! Anche a me piacciono molto i documentari sui leoni. Mi piace vedere i leoncini che giocano in mezzo alla zampe del padre, che se è di buona luna li lascia fare; se invece è di malumore, li fa ruzzolare lontani con una sola zampata. In viaggio di nozze ero andata in Africa e avevo visto da vicino dei cuccioli bellissimi. Una notte invece si dormiva in una sorta di hotel sospeso su palafitte, per fortuna molto alte – o non sarei qui a raccontarla 😉 – e avevamo sentito il ruggito dei leoni che andavano ad abbeverarsi.
Sì, confermo che esiste questa lettura del leone Aslan. Del resto il leone nel Medioevo era quasi sempre il simbolo di Cristo per forza e la regalità. Avevo scritto un post recensivo su un saggio relativo agli animali nel Medioevo, se vuoi ti segnalo il link in un prossimo commento oppure lo trovi sotto l'etichetta "Storia mon amour". Da quel libro avevo imparato anche la similitudine di Cristo con il pellicano, di cui avevo scritto nel post sugli uccelli.
Sì, quella del pellicano la ricordo, andrò sicuramente a leggere il post che mi segnali. Ha un suo fascino, questa associazione simbolica fra animali e divinità, che mi incuriosisce molto.
Anch'io viaggio di nozze in Africa, ma noi abbiamo scelto la via del Nilo. Speravo di vedere i coccodrilli, ma ho rimediato solo una povera capretta annegata 🙂
In Egitto ero andata con un'amica ben prima di fidanzamento/matrimonio e anche noi non avevamo visto nessun coccodrillo. In compenso all'alba quando la barca era attraccata, dall'oblò vedevamo sul molo topi grandi esattamente come i coccodrilli! 😉
Fantastico il post e la carrellata di preziosi commenti a seguire!
Anche io averei suggerito Kimba, che effettivamente pare essere il modello per la più moderna produzione Disney (poca chiarezza a riguardo e smentite, ma qualche parola di troppo…). Non di plagio si tratta, ma sicuramente di ispirazione e citazionismo.
Ho letto le Cronache non molti anni fa (in verità da ragazzina avevo letto una versione -penso ridotta- de Il leone, la sedia…, senza aver compreso che si trattava di un volume di un ciclo) e le ho trovate meravigliose! *_* Anche non facendo ricorso all'interpretazione "cristologica", si tratta di un ciclo importante e sottovalutato secondo me, godibile anche in età adulta, sempre che piaccia il genere. C'è tanta parte della cultura occidentale, soprattutto a livello simbolico.
E per finire, Elsa, la leonessa di Nata Libera, è uno dei miei primi ricordi dell'infanzia *_* la adoravo!
Questa serie di post, dedicata agli animali, è sempre piacevolissima!
Al di là del fatto di avere molti commenti su un post, che fanno ovviamente sempre piacere, mi piace molto leggere le proposte e le osservazioni di tutti!
"Le Cronache di Narnia" è un ciclo importante e mi sono molto commossa quando ho letto il finale. ^_^ Penso che la sottovalutazione dipenda dal classificarlo come appartenente al genere per ragazzi. Se però si pensa soltanto a "Il piccolo principe", che è un autentico gioiello, si capisce come sia riduttivo questo modo di vedere.
Grazie per l'apprezzamento sul post, ho in nota alcuni altri animali… anche se l'elenco si sta assottigliando!
A proposito di film vari, mi è venuto in mente ora di aver visto anni fa “Il grande ruggito", definito il film più pericoloso della storia. Fu girato nel 1981 con 140 animali selvatici non addestrati tra cui i leoni, appunto: furono feriti 70 membri del cast e della produzione. Leggo su un sito che "al direttore della fotografia era stato fatto lo scalpo da un leone – cosa che aveva richiesto 220 punti di sutura – e Tippi Hedren era stata calpestata da un elefante". Che cosa non si fa per guadagnarsi la cosiddetta pagnotta!
Intanto come sempre piacevolissimo leggerti.
Sul leone avrei un parere probabilmente fuori dal coro. Sarà che ho visto centinaia di documentari ambientati nella savana, ma l'ammirazione che suscita in me la leonessa, sempre attiva e combattiva, non riesce a suscitare il suo corrispettivo maschile. Insomma, queste belle bestiole non cacciano neppure se non in rari casi!!!
Grazie di essere passata, Luz! 🙂 Chissà perché mi immagino sempre il leone maschio mentre si fa portare la colazione a letto dalla leonessa… e dopo aver dormito fino a tardi!
Ho sofferto anch'io tantissimo per la leonessa Elsa di Nata libera.. e vedo che non sono il solo a ricordarmene, meno male…
P.S.: Ma nessuno ha citato il leone del primo canto dell'Inferno? Povero…
…poi ci sarebbe anche il regista Sergio Leone… ma mi sa che l'esempio è un tantino forzato.
Caspita, è vero! Nessuno ha pensato al leone del Canto I dell'Inferno. Mi sa che Dante Alighieri ci bacchetta tutti quanti (te escluso, naturalmente), così per placarlo riporto subito i versi sul leone:
"ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test' alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne tremesse."
… e per quanto riguarda Sergio Leone, allora a maggior ragione accetterei anche Leonardo. Leggo che questo nome ha origini longobarde e significa 'forte come un leone'. E' composto dall'unione di due parole: leo ovvero 'leone' e hard, 'forte, coraggioso'.
Per placare l'ira del Sommo Poeta suggerisco un post sulla lonza… ^_^
Accidenti! Là sì che ce n'è di materiale… 😉