Ho dedicato a Sua Maestà il gatto un post tematico lungo e appassionato, che trovate
qui. Data la vastità della mia ammirazione, non potevo esimermi di dedicarne uno anche ai grandi felini selvatici che hanno popolato la nostra letteratura e i nostri film e che sono protagonisti di fumetti e cartoni animati. Ne ho scelto tre particolarmente significativi:
la tigre,
il leone e
la pantera. Ognuno è il protagonista di una carrellata tutta sua, e si incomincia con la mia preferita, cioè:
La tigre (Panthera tigris) è un mammifero carnivoro della famiglia dei felidi. È il più grande dei cosiddetti “grandi felini” che costituiscono il genere Panthera (tigre, leone, giaguaro, leopardo e leopardo delle nevi), ed è l’unico felide moderno a raggiungere le dimensioni dei più grandi felidi preistorici. Il suo peso può arrivare fino a 300 kg.
È un cosiddetto predatore alfa, ovvero si colloca all’apice della catena alimentare, non avendo predatori in natura, a parte l’uomo. Oltre che dalle dimensioni notevoli, è caratterizzata dalla particolare colorazione del mantello striato che serve a “spezzare” otticamente la figura dell’animale; il disegno del mantello varia leggermente da sottospecie a sottospecie. Vi sono tuttavia delle varianti al colore del mantello, principalmente nella sottospecie nominale Panthera tigris tigris (tigre indiana “del Bengala”), la più comune tra queste è quella con strisce nere su sfondo bianco.
Nel romanzo: la “mangiatrice di uomini” nei romanzi di Salgari
Nei romanzi di Salgari, e specialmente quelli ambientati in India, la tigre è una presenza costante, sia che si parli di Darma, una tigre che accompagna e protegge Tremal-Naik, sia che si descrivano le scene di caccia negli ambienti più disparati. Nonostante qualche espressione che oggigiorno può far sorridere, la capacità di Salgari di immergere il lettore nell’azione è indubitabile. Uomini attaccati nelle Sunderbanks, o mentre sono appollaiati alla sommità di elefanti che avanzano a stento nella giungla, o asserragliati in vagoni di treni bloccati, tutti provano il brivido prima, il terrore poi, di trovarsi di fronte a questo animale che, con il suo manto striato, ben si confonde con la vegetazione.
Di lato potete vedere la copertina di una vecchia edizione de I Misteri della Giungla Nera. Qui di seguito invece ecco un passaggio tratto da Alla conquista di un impero che ha tra i protagonisti il pirata Sandokan, soprannominato proprio La Tigre della Malesia e l’inseparabile Yanez. Insieme con Tremal-Naik sono impegnati nella caccia a una pericolosissima tigre mangiatrice di uomini. Quale miglior modo di presentare questo animale – un misto di forza, di bellezza e di astuzia senza pari?
Dopo il secondo urlo, la tigre non si era fatta più udire, però i tre cacciatori erano più che certi che si avanzava silenziosamente attraverso alla jungla, sperando di sorprenderli.
Mentre Yanez e Tremal-Naik stavano stesi bocconi, Sandokan si era messo in ginocchio, tenendo la carabina bassa onde la belva non potesse subito scorgerla. Gli occhi del terribile uomo scrutavano minuziosamente le alte canne della jungla per cercar di scoprire da quale parte poteva mostrarsi la ferocissima belva.
Un gran silenzio regnava. Non si udivano né urla di sciacalli, né ululati di cani selvaggi. Il grido di guerra della kala-bâgh doveva aver fatto fuggire tutti gli animali notturni.
Solo di quando in quando passava sulla jungla come un fremito leggero, dovuto a qualche soffio d’aria, poi la calma ritornava. Passarono alcuni minuti d’angosciosa aspettativa pei tre cacciatori. Quantunque fossero coraggiosi fino alla temerità e già abituati a misurarsi con quei formidabili predatori, non potevano sottrarsi completamente ad un certo senso d’irrequietezza. Yanez masticava nervosamente la sua sigaretta che aveva lasciata spegnere, Sandokan tormentava i grilletti della carabina e Tremal-Naik non riusciva a rimanere immobile.
Ad un tratto gli orecchi acutissimi della Tigre della Malesia percepirono un leggerissimo rumore, come un fruscio. Pareva che qualche animale scivolasse cautamente fra i bambù.
– L’ho dinanzi, – mormorò Sandokan.
In quell’istante un soffio d’aria passò sulla jungla e gli portò al naso quell’odore particolare e sgradevole che emanano tutte le belve feroci.
– Mi spia, – sussurrò il pirata. – Purché non piombi invece su Yanez e su Tremal-Naik, che mi pare non si siano ancora accorti della sua presenza. – Gettò sui due compagni un rapido sguardo e li vide immobili sempre coricati.
D’improvviso i bambù che gli stavano dinanzi s’aprirono bruscamente ed egli scorse la tigre, che lo saettava coi suoi occhi fosforescenti.
***
Ho fatto una piccola ricerca sul termine Kāla: è è una parola sanscrita per “tempo”. Il termine denota un punto del tempo fisso o esatto. Kāla è anche appellativo di alcune divinità. Ha due significati: “nero, di colore scuro, blu scuro…” oppure “un fissato o preciso punto del tempo, uno spazio di tempo, tempo… destino, fato… morto”. Non ho invece trovato il significato del termine bâgh.
Nella poesia: La Tigre di William Blake
The Tyger (La tigre) è una poesia del poeta e incisore inglese William Blake, raccolta nell’opera Songs of Experience, pubblicata nel 1794. Molto conosciuta e spesso accostata a The Tyger è anche la poesia The Lamb (L’Agnello) in Songs of Innocence. In quest’ultima tutte le domande ricevono una risposta, mentre nella poesia sulla tigre le domande rimangono aperte.
Per leggere anche l’originale inglese e apprezzarne il ritmo martellante, ecco il
link; in alternativa potete leggerla cliccando sull’illustrazione, che è l’incisione originale di William Blake di
The Tyger, stampata nel 1795, e allargandola. La seguente traduzione italiana è invece, opera di Giuseppe Ungaretti.
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?
Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?
Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso empivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l’Agnello creò, creò anche te?
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osa formare la tua agghiacciante simmetria?
William Blake, poeta visionario, si chiede dunque chi abbia forgiato questo splendido e spaventoso animale dagli occhi di fuoco che arde nelle foreste della notte, il cui manto è una fearful symmetry. La risposta è che solo Dio può esserne l’autore, e così come ha creato l’agnello innocente ha voluto la feroce tigre. Secondo il poeta, dunque, l’oscurità nasce per poter meglio esaltare la luce, ma il mistero rimane insondabile.
Il film: Richard Parker in “Vita di Pi”
Vita di Pi (Life of Pi) è un film del 2012 diretto da Ang Lee, basato sull’omonimo romanzo di Yann Martel. L’intera storia è raccontata dal punto di vista di Pi da adulto, al quale uno scrittore si rivolge per trarre dalla sua vicenda un libro. Inizia così il lungo flashback. Piscine Molitor Patel, detto Pi (da Pigreco), è un diciassettenne indiano che vive in una città della parte francese dell’India, Pondicherry, con il padre, la madre e il fratello maggiore. Pi è nato all’interno di uno zoo, creato in un vecchio giardino botanico di proprietà di suo padre, che ospita numerosi animali, tra i quali il “pezzo forte” è una tigre del Bengala di nome Richard Parker. Nel ragazzo si fa largo l’idea che gli animali abbiano un’anima, non solo gli esseri umani. Il padre però, una volta sorpreso il figlio intento a tentare di nutrire Richard Parker, lega una capra viva alle sbarre della cella della tigre e mostra a Pi con quale violenza essa venga uccisa e divorata dal felino.
Di fronte alle crescenti difficoltà economiche, la famiglia decide di trasferirsi con tutta la famiglia in
Canada, dove potrà vendere gli animali dello zoo e cercare un nuovo lavoro. Durante il lungo viaggio verso l’America,
un’imponente tempesta fa affondare la nave mercantile giapponese su cui si erano imbarcati con tutti gli animali. Pi è l’unica
persona sopravvissuta e riesce a salire su una lancia di salvataggio, su cui però trovano la salvezza una iena, un orango e una zebra. Improvvisamente dalla coperta della piccola imbarcazione spunta fuori
la tigre, che era anche lei riuscita a salire a bordo, e divora la iena, mentre Pi terrorizzato si getta in mare. …
Il film è molto bello dal punto di vista visivo, con l’oceano ora in bonaccia, ora in tempesta, cieli stellati che si riflettono nell’acqua, con una mescolanza continua di immagini; non si sa se queste provengano dal ragazzo o siano frutto dei fenomeni naturali che si avvicendano sotto i suoi occhi. Tutto prepara al colpo di scena finale o, meglio, al rovesciamento delle carte secondo la migliore tradizione, su cui ogni spettatore può trarre le sue personali deduzioni. Molto interessante è anche il “miglior finale letterario” voluto e scelto rispetto a quello che mostrerebbe una vicenda assai meno poetica.
Il fumetto: Calvin
& Hobbes
Calvin & Hobbes è una striscia a fumetti ideata e disegnata dal disegnatore statunitense Bill Watterson, centrata sulle avventure di Calvin, un bambino di sei anni vivace e fantasioso, e di Hobbes, la sua tigre di pezza.
Calvin & Hobbes fu inizialmente concepita quando Watterson, fino ad allora impiegato in lavori pubblicitari che detestava, iniziò a dedicare il suo tempo libero al disegno di fumetti, sua grande passione. Sperimentò diverse idee, ma gli furono tutte respinte dalle agenzie di stampa cui le sottoponeva. Tuttavia, ricevette una risposta positiva su una strip in cui comparivano un bambino piccolo – il fratello minore del personaggio principale – e la sua tigre di pezza. Watterson iniziò quindi a sviluppare una strip centrata su queste due figure che, dopo altri rifiuti, venne accettata dalla Universal Press Syndicate, che iniziò a pubblicarla.
La prima striscia comparve il 18 novembre 1985 – in essa Calvin fa cadere Hobbes in una trappola adescandolo con un panino al tonno – e presto divenne un successo di pubblico senza precedenti. Ecco la primissima striscia “storica”:
Così descrive Calvin il suo disegnatore: “Calvin è facile da disegnare perché è estroverso e turbolento e non mette molti filtri tra ciò che pensa e ciò che dice.” Watterson invece disegna il personaggio di Hobbes in due modi diversi: con Calvin è un personaggio che vive, parla, agisce e gioca, mentre con gli altri – che non lo vedono attraverso la fantasia di Calvin – è una normalissima tigre di pezza inanimata. La striscia è ambientata negli Stati Uniti contemporanei, nella periferia di una città non specificata. Altre figure di comprimari sono il papà, la mamma, Siusi Derkins, una compagna di scuola, la maestra e altri.
I
temi degli episodi spaziano dai voli di fantasia di Calvin, alla sua amicizia con Hobbes, alle sue disavventure, alle sue opinioni su svariate questioni sociali, politiche, filosofiche e culturali, sulle sue relazioni con i genitori, i compagni di classe, gli educatori. Il bambino considera
la tigre Hobbes non come l’amico immaginario, ma come
una presenza costante con cui parla, discute, ragiona. Questo è il
sito ufficiale italiano per fumetti e giochi.
Film d’animazione: la tigre dai denti a sciabola ne “L‘era glaciale”
Ricordo benissimo un libro illustrato che avevo da ragazzina e che mostrava i principali dinosauri e animali preistorici, e rimasi di stucco nel vedere la raffigurazione della
tigre dai denti a sciabola (o Smilodon). Oltretutto l’illustratore l’aveva raffigurata nel momento del balzo con le fauci spalancate, per cui mi sembrava tanto più spaventosa, e mi chiedevo come avesse fatto l’umanità a sopravvivere nonostante predatori tanto bene equipaggiati. Nella foto qui accanto, potete vedere l
a ricostruzione museale di uno Smilodon.
Per il film d’animazione ho scelto dunque L‘era glaciale (Ice Age) del 2002 diretto da Carlos Saldanha e Chris Wedge, basato su un racconto di Michael J. Wilson. Questo film a avuto 4 sequel, L’era glaciale 2 – Il disgelo (2006), L’era glaciale 3 – L’alba dei dinosauri (2009), L’era glaciale 4 – Continenti alla deriva (2012) e L’era glaciale – In rotta di collisione (2016). L’azione si apre con uno scoiattolo di nome Scrat, che sta cercando un posto dove seppellire la sua ghianda e, conficcandola nel terreno, apre una crepa in una parete di ghiaccio. Al crollo di questa, dalla quale lo scoiattolo riesce a salvarsi, si può scorgere un branco di animali che sta viaggiando verso sud per sfuggire al freddo. Tra questi ci sono Sid, un bradipo alquanto imbranato, lasciato indietro dalla propria famiglia per errore. Accortosi di essere solo e fuggendo da alcuni rinoceronti, si scontra con il solitario mammut Manfred – a cui il bradipo darà in seguito il soprannome di Manny – che gli salva la vita. Sid vede in Manny una specie di guardia del corpo, quindi inizia a seguirlo ovunque, facendolo innervosire.
Nel frattempo, vicino a un villaggio umano neanderthalensis, vi è un branco di tigri dai denti a sciabola, capeggiato da Soto e Diego. Le tigri vogliono rapire e sbranare il neonato figlio del capo-villaggio, poiché l’uomo ha ucciso molti dei loro compagni, ma solo per usare le loro pelli e riscaldarsi, senza avere brutte intenzioni, come crede Soto: quest’ultimo, inoltre, vuole che le tigri gli portino il bambino vivo, poiché vuole ucciderlo personalmente. La mattina seguente Diego e gli altri membri del branco attaccano il villaggio. Mentre Soto e gli altri smilodonti distraggono gli uomini, Diego si avvicina al piccolo, che viene difeso dalla madre; questa, per sfuggirgli e sacrificarsi per il figlio, si getta da una cascata con in braccio il piccolo. …
Di tutti i personaggi di questa divertente serie di film d’animazione, la tigre dai denti a sciabola, che dovrebbe essere la più feroce, mostra sempre un fondo di malinconia. Mentre tutti gli altri animali attraversano indenni le difficoltà nel modo più buffo e imprevedibile, come capita a Scrat o Sid, o rifacendosi una vita e una famiglia come Manny, questo animale si sente sempre diverso nell’ambito del suo branco, o un esiliato quando ne è lontano. C’è sempre un fondo di disagio in Diego, come se fosse sempre fuori posto. In fondo è un filosofo esistenzialista!
La curiosità
Vi ricordate di quella vecchia pubblicità Esso del 1967 che diceva: “Metti un tigre nel motore”? A parte il fortunato slogan, molta curiosità era stata attirata dall’uso dell’articolo maschile davanti a una parola che, in italiano, prevede il femminile. Inoltre si penso istintivamente alla tigre come a un animale femmina, invece com’è ovvio ci sono entrambi i sessi.
Se volete riguardare
lo spezzone pubblicitario in bianco e nero della durata di 2:17 circa, tratto da Carosello, cliccate sul seguente
link Youtube. Scommetto che sorriderete all’uso di certi escamotage per unire i personaggi del cartone animato alle persone in carne ed ossa, ma vi verrà anche
un po’ di nostalgia. Perlomeno se sarete, come me, nati attorno agli anni ’60.
Le citazioni
Concludo con alcuni
aforismi sulla tigre, stavolta tratti dal sito
Aforismi.meglio.it (quella di Georges Bataille a dire la verità non l’ho capita… se c’è qualche esperto in circolazione che me la spiega, gliene sarei molto grata):
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Tigre assalita dal serpente di Antonio Ligabue |
Quando un uomo vuole ammazzare una tigre, lo chiama sport; quando è la tigre a volerlo ammazzare, la chiama ferocia. (George Bernard Shaw)
L’atto sessuale è nel tempo quel che la tigre è nello spazio. (Georges Bataille)
Frequentare i potenti è come dormire con una tigre. (Proverbio cinese)
La cosa più difficile è la decisione iniziale di agire, il resto è solo tenacia. Le paure sono tigri di carta. (Amelia Earheart)
I dittatori cavalcano avanti e indietro su tigri dalle quali non osano scendere. E le tigri diventano sempre più affamate. (Winston Churchill)
Vi è piaciuto questo post sulla tigre? Quali sono le vostre tigri, non solo in senso letterario, ma personale?
Fonti:
Alla conquista di un impero di Emilio Salgari –
Liber Liber
Wikipedia per immagini trame e presentazioni dei personaggi, fortemente adattate e integrate.
Pixabay per la fotografia della tigre in apertura.
La tigre è l'unico animale che può davvero chiamarsi "felino": gli altri, come i leoni, sono copie, caricature.
Mi è tornato in mente che il fido pard (navajo) di Tex Willer si chiama Tiger Jack…
Ciao, Marco, grazie del commento. La tigre ha tutto il mio incondizionato rispetto, come credo si possa capire dal tenore del post. Nello scrivere il post, mi ero imbattuta anche nell'Uomo Tigre dei fumetti manga.
Quanto amo William Blake!
Straordinario sia come poeta che come artista. Mi è sempre piaciuta l'idea di una persona creativamente multiforme. 🙂
Bella, la tigre. Come tutti i gatti, d'altronde, grandi o piccoli che siano.
Sul "tigre nel motore" purtroppo ci sarebbe molto da dire; il fatto che in quegli anni non ci fosse molta attenzione alla cosa non è una grande scusante. Non che adesso ci sia tanta attenzione, del resto.
Ti segnalo questo, per chi voglia approfondire:
https://web.uniroma1.it/fac_smfn/sites/default/files/IlSessismoNellaLinguaItaliana.pdf
Ciao Michele, grazie di essere passato.
Guarderò senz'altro il link perché sono curiosa di approfondire. Il problema del sessismo nella lingua italiana c'è senza ombra di dubbio, e non è di facile risoluzione. Anche operare delle forzature non va sempre bene. Certo è che quando si scrive e c'è una serie di parole al femminile, e una sola maschile, mi dà molto fastidio dover mettere l'aggettivo al maschile solo per questo motivo.
Un'altra cosa che si nota è che quando c'è un personaggio politico femminile, si premette l'articolo "la" al cognome. Perché si dice "la Markel" e non "il Renzi", ad esempio?
Ci sarebbe da scrivere un meme!
La questione in questo caso è che "la tigre", con questa idea di femminile, non fosse adatta a veicolare l'idea molto maschile di auto e motori. Fu considerata svilente e si passò a inventare "un tigre" senza che nessuno dicesse "ba"…
Nemmeno l'Accademia della Crusca aveva protestato? Io ricordo che ai tempi mio padre ne parlava come di un errore. Del resto ai pubblicitari è concesso tutto (o quasi). Rimanendo in quest'ambito, mi ricordo anche "titilla la papilla".
Molto bella la possibilità di confronto che offrono questi post con il proprio vissuto personale. Da bambino la tigre era il mio animale preferito in assoluto e ciò nonostante non sono mai riuscito a leggere Salgari, anche se era presente nella libreria della casa dove sono cresciuto. A me sarebbe venuta in mente prima di tutto Shere Khan del "Libro della Giungla" e poi Tigrotto di Winnie Pooh.
L'aforisma di Bataille forse va interpretato in questo senso: Quello stesso concentrato di vita e di morte che si manifesta in un determinato punto dello spazio come tigre si dispiega nell'arco di tempo dell'atto sessuale.
Sono felice del tuo commento, Ivano. Gli animali sono molto legati all'infanzia in vari modi, tramite letture, pupazzi, favole e cartoni, e quindi inevitabilmente si va a quel periodo con la memoria. Shere Khan era venuta in mente anche a me, ma siccome in uno dei prossimi due post parlerò della pantera, ho scelto il cartone della Disney per Bagheera. Quindi non volevo ripetermi.
Grazie per la spiegazione sulla frase di Georges Bataille, la filosofia non è il mio forte! 🙂
Il mio cuore batte forte per Tigro! Il più simpatico tigrotto del mondo della fantasia, amico inseparabile di Winnie the Pooh.
Grazie per il commento, Lauretta! A questo punto sono proprio l'unica a non aver visto Winnie the Pooh. Di conseguenza non conosco Tigro, ma rimedierò. 🙂
Che io a memoria ho chiamato Tigrotto. Ho l'attenuante di avere l'opera di Milne in lingua inglese…
In fondo si è solo trattato di un lapis freudiano! 😉
Non poteva certo mancare la tigre! Appena ho visto l'immagine di quella magnifica creatura ho pensato immediatamente a Salgari (che occupa uno spazio speciale nel mio cuore) e, infatti, il tuo articolo proponeva proprio lui in prima battuta: non potevo chiedere di più!!! Ma tutto l'articolo è stupendo e ho molto apprezzato i rimandi a Blake (un altro poeta che adoro) e al film La Vita di Pi, che in quanto a poesia non scherza affatto. Interessantissimi, inoltre, i collegamenti ai vari fumetti e alla vecchia pubblicità Esso, così come il commento di Michele Scarparo. A proposito di pubblicità sessiste vi invito alla lettura degli articoli di Annamaria Testa, grande esperta di comunicazione, che compaiono su Internazionale http://www.internazionale.it/tag/autori/annamaria-testa
Certamente, dopo tanti begli animali doveva per forza arrivare il momento dedicato alla tigre. 🙂 Grazie anche del tuo apprezzamento. Non ci crederai, ma questi articoli mi fanno sputare sangue. Non potrei pubblicarne più di due alla settimana nemmeno se volessi.
Grazie anche per il sito di Annamaria Testa, ho appena letto il post sul Fertility Day che tante critiche feroci ha scatenato. Molto interessante la sua analisi, che condivido e che aggiunge nuovi spunti di riflessione. Mi ha molto colpito la sua frase: "la persuasione richiede delicatezza", tutto il contrario di quello che è stato fatto. A presto.
A proposito di Fertility Day (e poi chiudo sull'argomento ), ti incollo il link di un video molto ironico in risposta alla campagna 😀
http://video.repubblica.it/edizione/milano/fertility-day-c-e-il-nuovo-spot-la-campagna-rivista-e-corretta-dalla-satira/251164/251329
Grandioso, specie l'effetto infernale della presentatrice invasata che però dice la verità. 😀 Leggendo il post di Annamaria Testa, incollo qui il link da lei citato della campagna danese sullo stesso argomento, divertente e che non offende nessuno: https://www.youtube.com/watch?v=vrO3TfJc9Qw (e chiudo anch'io l'argomento). Buona domenica e a domani! 😀
La tigre è un animale che mi piace, come mi piacciono tutti i felini, per il senso di fierezza che emana. Come ti ho scritto nel tuo precedente post adoravo "la tigre della Malesia", il paragone con questo animale dava proprio un senso di forza e di bellezza.
Anche a me piacciono i mici di tutte le taglie, grandi o piccoli! Certo non terrei una tigre in casa, ma solo per un problema di sicurezza. 😉 Rileggere il primo volume del ciclo sulla tigre della Malesia mi aveva fatto ritornare bambina.
Come si fa a non amare la tigre, in tutte le sue incarnazioni letterarie e cinematografiche? Amo tutte le opere che hai citato e concordo anche con Borges, invidio l'uomo per cui lo Zahir era una tigre.
Oltretutto se uno dicesse e un altro che non conosce la tigre: "C'è un animale di colore arancione con delle righe nere che è l'incarnazione della bellezza", scommetto che si metterebbe a ridere. Ho fatto una piccola ricerca sullo Zahir e Borges e finalmente l'ho trovato (mi veniva fuori sempre il romanzo di Coelho). Mi intriga assai! 🙂
Vita di Pi, un film bellissimo. Mi sembra, tra l'altro, che abbia fatto incetta di oscar cinematografici meritatissimi.
Adoro la tigre: quando in tv fanno i documentari con questo felino protagonista rimango a guardarli, anche se si somigliano tutti. E il primo pupazzo che ho comprato a mio figlio quando era piccolo è stato Tigro di Winnie the Pooh. E quando ero piccola io non mi perdevo un episodio di Tiger man. E se mi chiedi chi dovrebbe essere la regina della foresta ti rispondo la tigre. O il re della foresta… La tigre, il tigro, il tigre, come la volgiamo mettere, resta sempre l'animale più regale tra i felini. 😀
Una mia amica ha letto di recente anche il libro "Vita di Pi" (non ha visto il film) e ha detto che è molto bello. Ci sono anche dei concetti molto interessanti sulla tolleranza religiosa che, andando a memoria, non mi sembra fossero molto sviluppati nel film.
Hai ragione, la tigre dovrebbe essere il vero re o regina degli animali, ma è troppo solitario per avere una vera e propria corte. Invece il leone si fa servire e riverire di tutto punto! 😀
Glò invece l'ha profondamente odiato. 🙂
Vero, mi sembra che abbia postato su Facebook il brano, ma devo ancora leggerlo.
Magnifico animale la tigre, anche se tra i grandi felini selvatici non è il mio preferito (il mio rientra comunque nella rosa dei tre da te indicati…). La mia tigre letteraria è senz'altro quella che accompagna Tremal-Naik, il personaggio salgariano che più mi affascina. Splendida la poesia di W. Blake per rappresentare l'energia vitale che si sprigiona dal suo aspetto e dai suoi occhi. Conosco un altro proverbio cinese: "Se si cavalca la tigre è difficile scendere", ovvero se ci si getta in un'impresa pericolosa o particolarmente difficile bisogna trovare il coraggio per andare fino in fondo 🙂 Un caro saluto!
Scommetto che il tuo animale preferito è la pantera… 😉 Come dicevo in principio del post, ammiro talmente tanto la tigre che questo animale è parte del titolo di una raccolta di poesie che avevo pubblicato qualche anno fa ("L'uccello, la tigre e la ricamatrice"). Sebbene nella vita si aggirino siano tigri in giacca e cravatta da cui ben guardarsi.
Bello il personaggio di Tremal-Naik, ricordo da bambina che lo ammiravo per il suo coraggio di aggirarsi tutto solo nella giungla. Significativo anche il proverbio cinese, rende meglio l'idea di "non fare il passo più lungo della gamba". Un saluto anche a te!
Aahah…come mi conosci bene! Sì, la pantera…adoro i gatti neri! Allora, dopo questo delizioso post sulla tigre già mi pregusto le tue pantere letterarie e cinematografiche 😉
😉 Ero un po' incerta, poi l'istinto mi ha fatto virare decisamente sulla pantera. A me è simpatico anche il leone maschio, perché passa la sua vita a farsi servire e riverire. Bella vita la sua, almeno fino a quando è giovane.
Per un attimo ho sperato in una citazione dell'omonimo formaggino…. ^_^
Comunque mitica la citazione della pubblicità Esso! Lo slogan lo ricordo benissimo, ma quel video proprio non mi ha risvegliato nulla… mah..
Ahahah! Non mi ricordavo più della tigre sul formaggino, è vero. Associo di più il formaggino cremoso della mia infanzia alla Mio, rigorosamente sciolto nella minestrina. Con il video magari andrà meglio una prossima volta. 😉
In Cina c'è il modo di dire "essere una tigre di carta" che corrisponde all'italiano "essere tutto fumo e niente arrosto".
Come tigri letterarie a me viene in mente Shere Khan de Il Libro della Giungla. E poi qualche anno fa avevo scritto un racconto che parlava di tigri, il cui titolo era il primo verso della poesia di Blake. L'avevo anche messo gratuito online.
Il proverbio è un po' come dire "can che abbaia non morde". Bella l'idea di un racconto ispirato al primo verso della poesia di Blake. Per caso è rintracciabile accedendo al tuo blog oppure non è più online?
Sì, anche.
Per il racconto faccio prima a metterti il link:
https://drive.google.com/file/d/0B6sNcpcCCqfLSlo2TVNIcDdrWW8/view
è l'ultimo di quelli presenti.
Ottimo, Marco! Grazie mille, lo leggo senz'altro. Buona giornata.
Il post è bellissimo, ricco di suggestioni su di un animale che ha sempre esercitato grande fascino! Amo alla follia Calvin & Hobbes, argutissima comic strip a tratti filosofeggiante… al modo dei due protagonisti XD
Non posso che ribadire il mio amore per la tigri dell'Era glaciale, concordo sul fatto che Diego sia un esistenzialista 😀
Su Vita di Pi, non nascondo il grandissimo disturbo provato nella lettura del romanzo (abbandonato, ecco, nemmeno lo ricordavo :O) a proposito di alcuni brani che riguardavano "lo zoo". Al momento non saprei indicare con esattezza quali, ma confrontandomi con un'amica biologa e amante degli animali, le impressioni sono state le stesse 😛
P.S.: quanto è chic questa veste grafica *_* Trovo tutto perfetto, lo dico sinceramente: un cambiamento efficacissimo e raffinato (ma anche funzionale, mi piacciono ordine e essenzialità :D)
Ciao Cristina, a presto (rimane l'intenzione di un recupero – o "necroposting" – di alcuni tuoi articoli passati :D)!
Ciao Glò, Calvin & Hobbes mi fanno rovesciare dal ridere; infatti non sapevo che cosa mettere come strip, ce n'erano a iosa. Il tigrotto di Calvin è proprio come l'amico immaginario di molti bambini con cui si hanno lunghe conversazioni.
Ecco, "Vita di Pi" non l'ho letto, quindi mi affido al vostro comune giudizio. Il concetto di zoo è disturbante per la nostra sensibilità odierna. Ricordo che da bambina si andava a vedere lo zoo di Milano, che era una specie di lager… con l'elefante incatenato alla zampa e la tigre, appunto, che faceva avanti e indietro in una gabbia strettissima. Per fortuna l'hanno chiuso.
P.S. Grazie per i complimenti sulla nuova veste grafica, ti dirò che piace moltissimo anche a me. Sarà solo un'impressione, ma la trovo più "leggera" anche nel caricamento, considerando che ci sono molte immagini. Per quanto riguarda l'ordine, sul lavoro mi chiamano Precisin de' Precisini. 😀 Mi riconosco una vena austro-ungarica che mi deriva dalla mamma trentina.
Ciao Cristina, la prima tigre che mi viene in mente è quella netaforica che ho dentro e che esce quando sono veramente…. in******. I suoi ruggiti diventano i miei e le unghiate, quasi 🙂
Altrimenti questa poesia di Neruda tratta da I versi del Capitano
Sono la tigre
ti aspetto in agguato tra le foglie
larghe come lingotti
di minerale bagnato….
Ceto! La tigre qui è il desiderio però cosa ti rende agguerrita come un tigre (oltre alla rabbia) se non il desiderio forte? 🙂
Accidenti, temibile la tua tigre! E' come se Myrtilla diventasse gigantesca… roarrr! In fondo in ognuno di noi c'è un po' del felino.
Belli i versi del Capitano! Il desiderio poi è il motore di un sacco di cose: dall'amore alle invenzioni, dalle esplorazioni alla voglia di scrivere… e chi più ne ha più ne metta.
QUI c'è un piccolo pensierino per te
Ma grazie, sei gentilissima! 🙂 Ho letto e ora ti lascio un commento sul blog.
Quando leggevo libri per ragazzi, il rapporto tra il protagonista e un animale selvatico era la caratteristica che cercavo di più, e per fortuna la trovavo spesso: il lupo di London, il cucciolo di Kipling, la tigre di Tremal-Nayk, le oche selvatiche di non ricordo quale autore e molti altri. Sono sempre stata affascinata dal rapporto uomo-animale e lo sono tuttora. Te l'ho detto che ogni tanto, mentre io e Maya ci guardiamo negli occhi, le dico che ancora una volta sono pronta a firmare il patto della nostra alleanza? Okay, forse non è proprio normale, ma lei mi capisce. 😉 (Sai che mi piace la foto che hai messo nella colonna di destra? Mi dà un'impressione di vicinanza e mi ricorda il nostro incontro. Spero che al prossimo concerto andremo insieme!)
Sì, spesso nei libri per ragazzi c'è questo rapporto privilegiato. Molto spesso avviene tra un bambino e un animale, che hanno entrambi un linguaggio emozionale profondo, per cui si capiscono al volo.
Mi avevi detto che fin da bambina avevi un rapporto speciale con i cagnoni, ma non sapevo del patto di alleanza. 😉 Bella questa cosa, però. Hai fatto a sottoscriverla, da un cane non ci sono da temere brutti scherzi.
Sono contenta che ti piaccia la foto inserita sulla colonna di destra, non sei la prima persona che me lo dice. In effetti con un'immagine il blog risulta molto più "caldo". Oggi tra l'altro ho recuperato il mio webmaster-Primula Rossa e abbiamo apportato dei miglioramenti come il famoso collegamento al canale Youtube che ora funziona e fatto ancora un po' di pulizia.