Quelli che appartengono alla mia generazione, cioè hanno vissuto la loro infanzia negli anni ’70, ricordano senz’altro l’epopea degli sceneggiati trasmessi dalla Rai, una delle forme di intrattenimento più popolari che ha avuto il pregio di far accostare le persone ai libri classici e anche alle grandi narrazioni storiche. Per fare alcuni esempi celebri, basta citare La Freccia Nera del 1968, diretto dal regista Anton Giulio Majano e liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Robert Louis Stevenson, oppure Una tragedia americana, sempre diretto da Anton Giulio Majano e trasmesso nel 1962, tratto dall’omonimo romanzo di Theodore Dreiser del 1925.
La Freccia Nera, Arnoldo Foà nel ruolo
del terribile Sir Daniel Brackley, zio di Dick Shelton
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Personalmente ricordo anche con particolare affetto I fratelli Karamazov diretto da Sandro Bolchi e i cui protagonisti erano il fascinoso Corrado Pani, il tormentato Umberto Orsini e lo spirituale Carlo Simoni nei ruoli dei tre fratelli, nonché Salvo Randone nei panni dell’avido vecchio Karamazov e Lea Massari come la “perduta” donna di malaffare Agrafena Aleksandrovna.
Si aspettava con ansia l’arrivo del giorno in cui avrebbero trasmesso la puntata per poterla guardare con tutta la famiglia. Le sigle e le canzoni erano bellissime e la recitazione di alto livello essendo quasi tutti attori provenienti dal mondo del teatro, e anche i costumi e le ambientazioni erano curati nei minimi dettagli. I ritmi naturalmente erano molto più lenti di quelli delle fiction cui siamo abituati ora, quasi in presa diretta. Avendone riguardato alcuni di recente, mi sono accorta sia della lentezza che di alcune ingenuità.Tuttavia preferisco di gran lunga gli attori di allora a quelli di oggi, perlomeno nella fiction italiana dove ci sono autentici cani (non me ne vogliano i cani). Le uniche in grado di tenere testa ai vecchi sceneggiati sono le serie tv americane, che sono spesso di primissima qualità sia dal punto di vista della sceneggiatura che delle riprese che dell’intreccio. La differenza sostanziale con gli sceneggiati di allora è che questi si basavano su una storia chiusa; erano, ad esempio, di sei puntate. Le serie tv americane sono orientate sul livello di gradimento del pubblico, quindi potrebbero essere pressoché infinite.
Per commemorare quegli sceneggiati, ne ho scelti tre che hanno a che fare, naturalmente, con la Storia e che hanno come filo conduttore il potere sia politico sia nella sua forma di oppressione del genere femminile. Le puntate e le sigle televisive sono facilmente reperibili su Youtube.
Marco Visconti riceve la visita di un frate che gli chiede soccorso. |
Il formato originario è quello della miniserie televisiva composta da 6 puntate. La fiction è prodotta nel 1975 e diretta da Anton Giulio Majano. Si tratta di una trasposizione televisiva dell’omonimo romanzo storico di Tommaso Grossi ambientato nella Milano del XIV secolo, durante la signoria dei Visconti. Tra gli interpreti principali figurano Raf Vallone nel ruolo di Marco Visconti, Gabriele Lavia nel ruolo di Ottorino Visconti e Pamela Villoresi nel ruolo di Bice del Balzo. Nel cast tecnico c’è anche Herbert Pagani, autore delle musiche e della sigla di chiusura e interprete del ruolo di Tremacoldo, il trovatore della storia e autentico spirito libero. Lo sceneggiato venne trasmesso in prima visione dal 4 maggio all’8 giugno 1975 sull’allora primo canale televisivo RAI. Alcune delle riprese vennero girate a Soncino nella Rocca Sforzesca e a Pavia nel Castello Visconteo. Tra le comparse dello sceneggiato figura anche Marco Columbro, divenuto poi conduttore televisivo.
Parlando degli attori, Raf Vallone nel ruolo di Marco Visconti è superbo e rimane il mio uomo ideale: bello anche se nell’età in cui il vigore comincia a declinare, passionale nella sua contrastata storia d’amore giovanile con la madre di Bice, mai dimenticata. Il loro incontro e il dialogo sono autentici pezzi di bravura. Continuo a trovare Pamela Villoresi scialba e non mi capacito del perché tutti gli uomini le ruotino attorno; e le preferisco l’attrice che interpreta la madre. Gabriele Lavia mi sembra abbia troppi capelli per piacermi davvero. Semplicemente superbo è il cattivo di turno, ovvero Warner Bencivegna nel ruolo di Lodrisio Visconti, un attore dal viso aguzzo, dal corpo esile e dalla barbetta a punta. Lodrisio è il traditore familiare per eccellenza, tra l’altro a Bencivegna venivano sempre affidati ruoli al negativo. Del resto, con un nome del genere, Lodrisio non poteva che essere un losco personaggio, perlomeno nel romanzo… come il mio elettricista che si chiama signor Lanternone o il più noto monsignor Crociata che poteva solo fare l’alto prelato cattolico.
L’impronta della mano insanguinata sulla parete della stanza dove avvenne il delitto. |
Dopo una vicenda ambientata a Milano, ci spostiamo in Sicilia. L’amaro caso della baronessa di Carini è uno sceneggiato del 1975 in 4 puntate, scritto da Daniele D’Anza e Lucio Mandarà e diretto da Daniele D’Anza. È andato in onda per la prima volta dal 23 novembre al 14 dicembre 1975 in prima serata sul Programma Nazionale (l’odierna Rai 1) con grande successo di pubblico. Si ispira a una ballata popolare siciliana, che narra di un delitto realmente avvenuto nel ‘500 a Carini: il 4 dicembre 1563 la baronessa di Carini, donna Laura Lanza, moglie di don Vincenzo La Grua-Talamanca, fu uccisa, ufficialmente per motivi d’onore, dal padre don Cesare Lanza, anche se il giallo non è mai stato del tutto risolto. Il castello è infestato da fantasmi ed è un altro luogo prediletto dai ghost hunters. Nello sceneggiato, la data della morte è però spostata al 4 aprile 1563.
Ugo Pagliai nelle mani della setta dei misteriosi Beati Paoli. |
Rivedendo lo sceneggiato, ho molto apprezzato il ruolo di Don Ippolito (Paolo Stoppa), lo scorbutico padrone di casa di Luca Corbara, che vive in mezzo alle galline e ai conigli e conosce vita, morte e miracoli di tutti gli abitanti del paese. Lui fa soprattutto da contrappunto comico alle vicende di Luca Corbara e donna Laura, una sorta di voce fuori campo che è destinato a rimanere un’inascoltata Cassandra. Luca Corbara ha la straordinaria capacità di fare tutto il contrario di quello che un minimo di buon senso gli detterebbe: gli dicono di non andare nel castello abbandonato, e ci entra; gli dicono di stare attento al barone, e lui si pappa tutte le esche che questi gli lancia ecc. Non vede il pericolo e l’evidenza dei fatti nemmeno se glieli mettono sotto il naso. Troppo facile, non c’è nemmeno gusto! Tutto sommato, la figura che più giganteggia nello sceneggiato è proprio quella del barone Mariano D’Agrò, che gioca la sua partita su più tavoli con un’intelligenza davvero poderosa come la sua stazza. Altre figure inquietanti sono quelle dei Beati Paoli, una setta segreta di origine incerta – formata da vendicatori-giustizieri-sicari, nata presumibilmente a Palermo, con il nome di vendicosi, intorno al XII secolo circa. Questa setta indossa lunghe tuniche bianche e cappucci bianchi che lasciano scoperti solo gli occhi.
Il barone Mariano D’Agrò e la moglie Laura. |
Di questo sceneggiato vi propongo la sigla che si conclude con la donna che lascia l’impronta della mano insanguinata sul muro del castello. A questo link potete ascoltare una registrazione chiara, e guardare anche alcune immagini del “vero” castello di Laura Lanza. La canzone La Ballata di Carini, su testo di Otello Profazio, è tratto da una delle innumerevoli versioni del poemetto anonimo giunte fino a noi, è musicata da Romolo Grano e cantata, in lingua siciliana, da Luigi Proietti. Ci credete che, pur non essendo siciliana, sapevo anche questa a memoria?
Il conte Tommaso Striggi e il duca Vincenzo Gonzaga. |
Sangue chiama sangue, e quindi per non farci mancare niente eccovi Delitto di Stato, miniserie televisiva prodotta e trasmessa dalla RAI nel 1982. Articolata in cinque puntate, andò in onda dal 13 gennaio al 10 febbraio di quell’anno. La fiction era tratta da un romanzo di contenuto storico del 1947 di Maria Bellonci: Segreti dei Gonzaga e da un racconto della Bellonci, Delitto di Stato, contenuto nel libro Tu vipera gentile, concernente la famosa famiglia mantovana dei Gonzaga. La regia televisiva venne affidata a Gianfranco De Bosio che contribuì anche alla stesura della sceneggiatura insieme alla stessa Bellonci ed a Anna Maria Rimoaldi.
Gli avvenimenti narrati hanno luogo tra gli anni che intercorrono dal 1627 al 1630. All’inizio della vicenda, il conte Tommaso Striggi (Sergio Fantoni), un tempo cancelliere del duca di Mantova, viene trovato morto per un attacco cardiaco mentre sta scrivendo una sorta di confessione. Tutto aveva preso avvio per la volontà del duca Vincenzo Gonzaga di dare cristiana sepoltura alla salma di Rinaldo da Bonacolsi, detto Passerino per la bassa statura, e morto nel lontano 1328. Dalla presenza della mummia nel Palazzo Ducale però dipende la stabile fortuna della famiglia Gonzaga, quasi fosse diventato una specie di talismano. Il gruppo di persone che assiste in gran segreto alla rimozione notturna della mummia dalla teca di vetro – il conte Tommaso Striggi, il frate Camillo, il mastro orafo Bernardino (Raoul Grassilli), l’arciere Bonvino, la cantatrice Flaminia (Eleonora Brigliadori), il buffone Ferrandino – si trova però ad assistere a qualcosa di totalmente inaspettato, persino ridicolo, la cui scoperta getterebbe il discredito sulla famiglia Gonzaga già in piena crisi.
Dalla reazione del conte Striggi si innesca una catena di delitti poiché la principale ragione di vita del conte stesso è una fedeltà cieca e ottusa alla dinastia dei Gonzaga. Persino la sua fisionomia cambia nel corso della storia, diventa inespressiva e come pietrificata. Anche i personaggi principali, tuttavia, nascondono dei segreti con cui convivono, tra omertà e reticenze che, poco per volta, vengono portati alla luce. Il personaggio più enigmatico è senza dubbio la cantatrice Flaminia, amante del duca Vincenzo Gonzaga, e vera vittima sacrificale dell’assassinio di stato menzionato nel titolo. Forse l’unica pecca della storia in sé è che non ci sono personaggi cui ti affezioni davvero, e anche il giovane Paride, stritolato tra segreti di ogni genere, non ha il carisma necessario per primeggiare.
Questa sensazione è senza dubbio anche dovuta al secolo tenebroso della Controriforma, ben rappresentato dalle architetture di stampo barocco, pesanti come l’apparato di potere che schiaccia le vite di popoli e individui, dai costumi di velluti, gorgiere, alti collari di pizzo, mantelli e spade affilate, ampi cappelli piumati, tra nebbie e palazzi in decadenza, l’arrivo della peste e dei lanzichenecchi. Fece scalpore all’epoca una scena di nudo di Sergio Fantoni, nel quinto episodio, primo nudo integrale frontale maschile per la televisione italiana.
E a voi piacevano gli sceneggiati Rai, se siete della mia generazione? Quali ricordate con maggiore affetto?
I tre sceneggiati che analizzi in questo post non li ho visti.
Quelli a cui sono più legato nel ricordo sono "La freccia nera", "Odissea", "Le avventure di Ciuffettino" e "Il giornalino di Gian Burrasca". Ed è vero quello che dici, dell'attendere con ansia l'arrivo di ogni puntata.
Delle sigle, ricordo solo quella bellissima di "Ciuffettino", che ho pubblicato anche sul mio blog.
Vorrei rivedere "La freccia nera", ci sono le puntate su Youtube o nell'Archivio storico Rai. Devo solo trovare il tempo di farlo.
Al momento ho rivisto questi tre sceneggiati del post; inoltre "La figlia del capitano" con Umberto Orsini e Amedeo Nazzari, "Jane Eyre" con Raf Vallone e Ilaria Occhini e "Una tragedia americana" con Warner Bencivegna.
Era proprio bello vedere le puntate in famiglia, la tv diventava anche un modo per stare insieme e parlare. Oggi invece, con la questione del televisore multiplo e del computer, ognuno fa per sé, perlomeno a casa mia.
Alcune puntate de "Le avventure di Ciuffettino" mi facevano paura! Ad esempio tutti nominano "Belfagor" come particolarmente spaventoso all'epoca, ma forse i miei genitori non me lo lasciavano vedere perché non ne conservo alcun ricordo.
Bimba degli anni 70 pure io ricordo alla perfezione Marco Visconti che noi chiamavamo Marco Biscotti e La Baronessa di Carini, quanta paura. Sono stata a Carini, dopo ore sotto il sole ad attendere un bus che non passava, arrivo al castello e… chiuso per restauri, apre un solo giorno a settimana ovviamente non quello in cui andai io, supplicai di farmi entrare, niente. Assurdo perché dissero che il problema era la sicurezza, quindi un giorno a settimana anche se ti cadeva in testa un calcinaccio si poteva fare. Fui molto delusa.
Sceneggiati davvero stupendi, ricordo Il segno del comando e uno di cui ricordo molte scene ma non il titolo (tipo la foto di una donna scomparsa). Post molto ricco, grazie.
Marco Biscotti è troppo divertente! "La Baronessa di Carini" faceva proprio paura. Certo che quando accade di arrivare in un posto e trovarlo chiuso, saltano i nervi. A me accadde anni fa a Firenze con il convento di S. Marco, ero con un'amica e apriva solamente al mattino. Arrivammo lì puntualmente, solo per scoprire che non avrebbero aperto perché c'era una riunione sindacale. Eravamo furibonde. Oltretutto avevo appena scritto e pubblicato "Una storia fiorentina" e volevo vedere la cella di Gerolamo Savonarola, proprio in quel convento. Dovemmo ritornare il giorno dopo, per fortuna avevamo ancora del tempo.
"Il segno del comando" è un altro sceneggiato che non avevo visto, come "Belfagor". Ho in mente però la sigla, molto suggestiva.
Voglio ricordare Adolfo Celi: un grandissimo attore che mi pare completamente dimenticato. Talmente grande da recitare in "007: Operazione Tuono" accanto a Sean Connery nel ruolo del cattivo di turno.
Per gli sceneggiati ricordo La baronessa di Carini; e poi "Il segno del comando".
Hai ragione, Adolfo Celi era un grandissimo attore. Perfetto nella parte del barone ne "La baronessa di Carini", in un misto di arroganza nobiliare e cialtroneria. In alcuni punti, però, sembra consapevole di essere trascinato anche lui da una specie di destino, come un gorgo funesto che ha la sua origine proprio dalla sanguinosa vicenda del 1500.
Che nostalgia della buona televisione e degli sceneggiati anni '70! Di quelli che hai citato ho una vaga memoria de "La freccia nera", mentre mi ricordo molto bene "La baronessa di Carini": iniziava già allora la mia attrazione per certi temi, anche se la paura era tanta! Sempre legato al soprannaturale e carico di suspense era "Ritratto di donna velata" con Nino Castelnuovo, ambientato nella bellissima Volterra. Di Anton Giulio Majano mi ricordo "E le stelle stanno a guardare", lo guardavo molto volentieri. Ma più di ogni altro, essendo bambina, di quel periodo mi è rimasto nel cuore "Pinocchio" di Comencini. Grazie per questi bei ricordi. Buon sabato.
Ciao Stella, grazie di essere passata e grazie del commento. Buon sabato anche a te, innanzitutto. 🙂
Penso che l'infanzia di tutti quelli della nostra generazione si sia nutrita di questi grandi sceneggiati. Ricordo tutti quelli che menzioni, a parte "Ritratto di donna velata" che forse è quello cui si riferiva Sandra nel suo commento. Anche a me piacevano gli sceneggiati ambientati nell'Inghilterra mineraria e tratti dai romanzi di Cronin: quello che citi e anche "La cittadella" con Alberto Lupo, e quanta commozione per le vicende dei protagonisti!
Ne sto recuperando via via, grazie a recenti messe in onda su Rai5 e qualche anno fa su Rai Storia *__* Si trovano anche in RaiReplay talvolta!
I fratelli Karamazov, per esempio, sono stati riproposti l'anno scorso! Ai tempi ero troppo piccina, ma effettivamente sono – almeno ciò che ho potuto vedere e da fonti di appassionati – per la maggior parte prodotti ottimi, che oggi possiamo soltanto rimpiangere 😛
Buon week end ^_^
P.S.: pian piano mi affaccerò a commentare su alcuni post passati, tra i quali quello dedicato al film sul "cerusico" 😉 e ho sempre in mente il "meme"-copertine libri/dipinti 😛 Prima o poi!
Ciao, Glò, sì, mi ero vista sulla Rai alcune puntate de "I fratelli Karamazov", ma poi si erano interrotti e non capisco perché. Mi sa che li ripesco dall'ultima puntata. Un'altra cosa che aggiungeva fascino era anche il bianco e nero nei più vecchi… un po' come accade per la fotografia. Alle volte era anche perché avevamo i televisori in bianco e nero. Non so se in alcuni casi, come "Marco Visconti", gli sceneggiati siano stati poi colorati.
Ti aspetto allora per gli altri post. Vai tranquilla. ^_^ Buon fine settimana anche a te.
Ciao Cristina a parte l'ultimo che nomini nel post gli slttk lj ho visti tutti d ricorfo che mk ci perdevo dietro e dentro. Favolosi!
Tutta altra cosa rispetto a quelli moderni,più lenti è vero ma decisamente fatti meglio e recitati divinamente bene.
Non ricordo se l'epoca è la stessa ma penso di sì visto che nrglj anni 70 ero piccola ms rammento anche il Conte Di Montecristo con Andrea Giordana.
Poi quelli citati ds Ivano.
Scusa gli errori ma col cellulare ho mille problemi e non capisco il perchè. Poi mi manda sempre i commenti doppi… misache devo farlo vedere a qualcuno
La frase era gli altri li ho visti tutti e che mi ci perdevo.
Ciao Patricia, grazie del commento e benvenuta nel blog! 🙂 Presto verrò a trovarti sul tuo, e non ti preoccupare degli errori. Anch'io con il cellulare ho un sacco di problemi, in pratica scrive quello che vuole lui e mi corregge le cose giuste, malnato!
Per quanto riguarda il commento doppio, succede anche a un'altra amica ma l'orario è identico; quindi penso che nel suo caso sia il server che lo rimandi in automatico. Posso cancellare il tuo commento doppio anche per te? Dimmi se invece preferisci farlo tu.
Ritornando ai nostri sceneggiati, anche Il Conte di Montecristo era superlativo. Mi ricordo un commento dei miei genitori quando, alla fine, pareva quasi che Mercedes ritornasse dal suo antico amore (Edmond, ovvero il Conte): "Ma insomma, è sposata!"
Grazie Cristina.
Fallo pure perchè io di qui non ci riesco. Vedo solo Rispondi ma Elimina non c'è
E nota che sono al pc.
Anche mia nonna aveva detto una cosa simile a proposito di Mercedes 🙂 Erano altri tempi e si nota. Oggi… penso che non verrebbe in mente a molti.
Tornando agli sceneggiati, avevamo fior fiore di registi e di attori. Temo che ormai si siano un po' persi.
Ecco fatto, l'ho cancellato. Sì, il commento di tua nonna e dei miei genitori è proprio indicativo della mentalità di quegli anni. Figurati che mio padre si era rifiutato di spiegarmi che cosa significava la parola "adulterio", cioè il tipo di peccato commesso da Paolo e Francesca. Ricordo che era molto imbarazzato!
Grazie Cristina.
Leggendo sotto il commento relativo ad uno sceneggiato inglese, mi hai fatto tornare in mente La saga di Poldark. Ambientato forse più avanti, inglese, ma veramente d'effetto tra intrighi, violenze gelosie, amori
Vedevo la saga di Poldark da mia cugina in Trentino in quanto la trasmettevano nel periodo estivo. Lei aveva il televisore, così andavo e ci godevamo la puntata; poi parlavamo dei momenti più belli dell'episodio e dei colpi di scena. Era anche un bel modo per stare insieme. Odiavamo entrambe Elizabeth e facevamo il tifo per Demelza.
Anche Francis non era simpaticissimo.
Ross invece era pure un bel figliolo. Almeno, nei miei ricordi. Più uomo e umano sì,di certo
Ross era il beniamino di noi fanciulle. Ho visto sul web che la BBC ne ha fatto una miniserie televisiva uscita lo scorso anni. Di solito le produzioni BBC sono egregie, almeno spero. Se mi crolla pure la BBC siamo a posto… 🙁
Degli sceneggiati di cui parli ricordo solo di striscio i Fratelli Karamazov, mentre ero appassionata spettatrice de "La freccia nera". Già mi nutrivo a dovere di romanticherie, visto che mi sono rimaste impresse soltanto quelle! Comunque complimenti per la professionalità del post, stai veramente superando te stessa. 🙂
Ciao, Grazia! E chi di noi non ha amato "La freccia nera"? Specie con quella sigla marziale che tutti cantavano o fischiettavano a più non posso. Non l'ho inserito semplicemente perché non ho avuto tempo di riguardare le puntate, altrimenti sarebbe stato il primo della serie storica; mi sono limitata a citarlo e a mettere l'immagine. Infatti quando scrivo questi post guardo i film quasi con il taccuino alla mano, come hai intuito. Grazie per il complimento! ^_^
Potrei stare qua ore a parlare di sceneggiati Rai ma in questo momento sono in una stanza d'albergo, lontano da casa, con solo uno smartphone in mano. Sono del '67 e più o meno me li sono visti tutti quelli che ho potuto. Quelli che non avevo visto a tempi li ho recuperati da grande grazie alle collane di DVD della Fabbri che, una decina di anni fa, li avevi ristampati quasi tutti e distribuito nelle edicole. Ho investito qualcosa come 500€ per una cinquantina di DVD ma adesso posso vantare una collezione mitica.
I miei preferiti rimangono ancora oggi gli stessi che mi avevano fatto impazzire da bambino, cioè la baronessa di carini, ritratto di donna velata e il segno del comando… Per non parlare di Andromeda e di Gamma.
Perbacco, visto il numero degli appassionati che si sta manifestando, mi sa che dovrò scriverne altri inaugurando un nuovo filone tematico (e un altro sottocampo nel menu a tendina… grrr…). Al momento potrei parlare de "La figlia del capitano", "Jane Eyre" e "Una tragedia americana", che ho riguardato. Come scrivevo a Grazia, devo rinfrescarmi la memoria quando scrivo questi post cinematografici.
Hai fatto bene ad acquistare la collana DVD Fabbri, immagino che siano registrati in modo ottimale e/o rimasterizzati. Alcune puntate di "Jane Eyre" su Youtube sono tutte sconnesse.
Che belli anche "Andromeda" e Gamma"! 🙂
E della musichetta di Gamma ne vogliamo parlare? Pauuuuraaa!
Pauuuuraaa! Sì, tanta tanta paura! Con quella testa e il cervello scoperchiato. Anche qui, si potrebbe scrivere un post separato solo sulle vecchie sigle.
Io ricordo La cittadella, E le stelle stanno a guardare, Michele Strogoff. Anche la freccia nera. Poi il Pinocchio di Comencini.
A proposito di Comencini: girò una bellissima versione cinematografica della Donna della Domenica di Frutteto e Lucentini. Qualche anno fa mi sono imbattuto in rai in una nuova versione: inguardabile
Ciao Pierpaolo, benvenuto nel blog! 🙂 "Michele Strogoff" era uno dei miei preferiti, e con un'altra sigla coinvolgente, ma non sono riuscita a recuperarlo da nessuna parte. Almeno al momento, dovrò aguzzare l'ingegno. Forse nelle teche Rai? Nello sceneggiato comunque trovavo bellissimo l'attore che interpretava il tartaro Ivan Ogarev.
Per quanto riguarda le nuove versioni Rai, di solito sono inguardabili. Mi ricordo uno sceneggiato (forse non Rai, però) de "Il rosso e il nero" che mi aveva fatto innamorare del romanzo, e quella più recente. Volevo quasi scrivere una letteraccia, era penosa in maniera imbarazzante!
Dimenticavo Sandokan, imperdonabile
Mamma mia, si potrebbe scrivere una serie di post solo su "Sandokan!"
Figlia di un'altra epoca televisiva, ho dato il mio amore ad altre serie, ma, a parte una giovanile infatuazione per il Montalbano televisivo, sono tutte straniere e nessuna di esse è storica (non mi è spiaciuto "I Tudors", mentre entrambe le due serie sui Borgia le trovo inguardabili). Sandokan, però, l'ho visto anch'io e l'ho amato.
Il Montalbano televisivo ormai è entrato nell'immaginario collettivo nazionale, e non solo visto che ha un enorme successo anche all'estero. Mi chiedo solo come facciano a rendere alcune espressioni in siciliano stretto! Dei Borgia avevo visto solo le puntate trasmesse in tv con Jeremy Irons nel ruolo di Papa Borgia.
Stupendi gli sceneggiati anni ’70! La Rai di allora era la Rai educatrice che portava nelle case di tutti gli italiani la cultura, rendendo famose ad un vastissimo pubblico storie che la migliore letteratura, da sola, mai sarebbe riuscita a raggiungere.
Oltre a quelli che hai citato, rammento:
– “E le stelle stanno a guardare”, che se non sbaglio, vedeva come protagonista un formidabile Giancarlo Giannini;
– “A come Andromeda” di registro fantascientifico e con Paola Pitagora protagonista;
– “Nel segno del comando”;
– “Pinocchio”, semplicemente meraviglioso e di cui ricordo benissimo la Lollobrigida nelle vesti della Fata Turchina, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, rispettivamente nel ruolo del gatto e la volpe.
– Indimenticabile fu, poi, “Le sorelle Materassi”, con l’insuperabile Rina Morelli: che rabbia vedere quelle donne spendersi dietro ad uno scansafatiche!
– Infine, ricordo molto bene “ESP”, nel quale Paolo Stoppa vestiva i panni del sensitivo (olandese?) e di quello sceneggiato mi si è impressa nella memoria la scena in cui il protagonista rivela pubblicamente nel corso di una conferenza, che la tomaia della scarpa indossata dalla scettica che lo ha appena contrastato è rotta!
Bellissimo post, Cristina. Grazie per averci donato tutti questi magnifici ricordi!
Grazie del commento, Clem, e del tuo elenco. Era vero che la Rai era educatrice, e tanto più con delle storie avventurose e ben trasposte in cui ognuno poteva trovare il personaggio che amava di più, o anche che odiava maggiormente.
Per quanto riguarda "E le stelle stanno a guardare", ti confermo che c'era anche Giancarlo Giannini. Mi hai fatto invece ricordare "Le sorelle Materassi" con la bravissima Rina Morelli, che avevo rimosso. Invece "ESP" non l'ho mai sentito nominare.
Grazie a te per il complimento e il tuo prezioso contributo. A prestissimo! 😉
ESP da piccolino mi aveva terrorizzato. Rivisto da grande l'ho trovato una grande delusione. Paolo Stoppa però è unico e inimitabile!
Su ESP non commento perché non lo avevo proprio visto. Però Paolo Stoppa era davvero unico, corrosivo come pochi.
Che bellezza che erano, gli sceneggiati di quegli anni! Tra quelli che citi ricordo bene "La freccia nera" e "La baronessa di Carini", non ricordo affatto "Marco Visconti" e non capisco come possa essere sfuggito a mia madre, con la quale aspettavo con ansia il venerdì sera ( mi pare di ricordare che li mandavano in onda il venerdì). Ma sul giorno potrei sbagliare, anche perché, ripensandoci, io e mamma aspettavamo il venerdì sera per il teatro! Ricordi? Davano spesso le commedie di Eduardo… Mi ricordo vagamente anche "Il cappello del prete", con il bravissimo Luigi Vannucchi…e "Anna Karenina" con Lea Massari. Aveva senso guardare la tele, allora e aveva senso anche aspettare una settimana per vedere le puntate successive. E poi Poldark! E allora, facendo un passo indietro, vogliamo parlare di Belfagor? Che solo a scriverlo mi mette ancora paura? E' vero che ero piccolissima, appena sei anni, ma è un ricordo indelebile! 🙂
Grazie mille, Lauretta, di aver riportato il tuo commento da Facebook al blog. Così almeno me li posso rileggere e rimangono nel web, mentre nel mare magnum di Fb si perdono inevitabilmente. Riporto qui alcune parti delle mie risposte.
Sai che molti non hanno visto "Marco Visconti"? Non era così popolare come gli altri, con tutta evidenza. Per quanto riguarda le commedie di De Filippo, mio papà le guardava tutte volentieri, specialmente "Natale in casa Cupiello". Quanto ridere!
E bello, bello "Il cappello del prete", grazie di avermelo fatto ricordare. I miei non mi permettevano di vedere "Belfagor", mi mandavano proprio a letto. Evidentemente sapevano già che razza di fifona fossi.
Invece sto cercando da molto tempo di ricordarmi di uno sceneggiato a puntate inglese ambientato nel Medioevo. Si trattava di una saga familiare, ma non sono riuscito a rintracciarlo in nessun modo nemmeno incrociando le ricerche sul web e su Google. Mi ricordo che c'era un giovane cavaliere che amava e sposava una "lei" mora di capelli, e che poi veniva avvelenata da una rivale bionda. Mi pare che lui, ignaro, sposasse questa "femme fatale" bionda salvo a scoprire il fattaccio. Da lì partiva una catena di altri fattacci. Era molto avvincente.
Non stai parlando della serie di telefilm di Ivanohe con Roger Moore, per caso?
Nono. Mi era venuto in mente che poteva essere "La saga dei Forsyte", ma è ambientata in epoca vittoriana, quindi non c'entra con il Medioevo. Il protagonista dello sceneggiato che dico io era un omone grande e grosso e piuttosto irruento – e nemmeno tanto sveglio – biondo e con i capelli tagliati sotto le orecchie, senza barba. Prima o poi riuscirò a ricordarmene!
Cara Cristina, giusto quest'estate raccontavo ai miei figli il terribile "trauma" vissuto da bambina vedendo la Baronessa di Carini. Io mi ricordo la sigla, quella cantilena terribile che accompagnava la mano insanguinata che scivolava sul muro… E poi, sotto l'ombrellone io ho portato i Beati Paoli, una storia bellissima che ha contribuito a ricordarmi la triste vicenda della baronessa. Pur essendo di quella generazione lì, grosso modo, non ho mai visto gli altri sceneggiati che citi, ma Sandokan nominato nei commenti è quello che mi è rimasto più nel cuore (anche lì, indimenticabile sigla).
Cara Marina, grazie per il tuo contributo e il tuo ricordo. Pensa che ho acquistato proprio ora I Beati Paoli nell'edizione appena uscita di Sellerio, in quanto vivamente consigliato da un'amica che lo ha letto e lo ha trovato bellissimo. Nonostante la grossezza, mi ha detto che si legge d'un fiato. Ora ho appena iniziato un romanzo storico di Maria Corti "L'ora di tutti", sull'eccidio a Otranto in Puglia perpetrato dai turchi nel 1480 – scritto con uno stile altamente poetico. Poi mi sa che mi scaraventerò sui Beati Paoli.
Sandokan invece è legato a doppio filo al mio amore per i romanzi di Salgari. Bellissimo tuffo all'indietro nel tempo…
Confermo che i Beati Paoli si leggono tutti d'un fiato. Io, adesso, sto cercando il sequel "Coriolano della Floresta". È andato fuori produzione, pensa, ma posso ordinarlo on line. Mi sono fissata: lo avrò! 😉
Come dicevo a Glò nel suo blog, bisognerebbe avere dieci cloni con dieci ore di tempo a disposizione ciascuno per leggere tutto quello che vorremmo! 🙂
… E intanto le pile di libri da leggere diventano colonne! 😉
Infatti ho pensato di estrarre i miei libri dall'armadietto che ho dietro la scrivania, perché mi sembrava che si moltiplicassero nottetempo e anche per far prendere un po' di aria. Li ho messi in pile ordinate su un mobile, ma ora stanno crescendo in altezza! 🙁
Essendo del 1984 non li ho mai visti. Per cui vado un attimino fuori tema.
Io ricordo di aver visto voluto vedere la fiction in due puntate su Einstein. Una roba imbarazzante. L'avrei dovuto intuire dal fatto che Claudia Mori era tra i produttori.
Viceversa Nero Wolfe con Pannofino l'ho molto apprezzata.
Nel 1984? Praticamente un pargolo per chi è del '71! 🙂
Figurati per me che sono del 1963! 😉
E che devo dire io, allora??????
Mi sa che l'oscar dell'età lo vinco io ….1961!!!
Basta sentirsi giovani dentro ahhahaah
Certo che ricordare questi sceneggiati visti nel secolo scorso, pensare a quanto si era giovani…. la tivù in bianco e nero… i sogni di essere diventare come Joan della freccia nera….
Magone!!! 🙂
Hihi, io mi ricordo il primo brivido provato lungo la colonna vertebrale nel rendermi conto che una mia collega poteva essere mia figlia. Da lì è stato tutto un rotolare a valle… 😉
Quanto si era giovani, sì, con questi sceneggiati, ma anche a com'erano giovani gli attori! Magone davvero!
Per fortunainvecchiano anche loro 😆
Bella l'idea di fare una classifica. Penso anch'io che la Baronessa di Carini risulterebbe al primo posto. Per i swguenti non saprei.forse belfagor o forse il segno del comando.
Ritratto di donna velata… uh! Anche questo!
Mi sa che devo recuperare anche "Ritratto di donna velata"… Nel frattempo ho visto "Il segno del comando", come raccontavo sotto: favoloso!
Ciao, Marco, grazie del tuo commento: qualsiasi contributo è il benvenuto! L'aggettivo "imbarazzante" è quello che ricorre più spesso quando si vedono certe produzioni televisive. Certo che affrontare un colosso del calibro di Einstein non dev'essere semplice. Buon prosieguo di settimana.
Oh ma che bello questo escursus sugli sceneggiati TV. Io ricordo in particolare "La freccia nera" e molto vagamente quello della baronessa di Carini, cioè ricordo di averlo visto, ma la trama non la ricordavo, l'ho letta adesso in questo post. Questi sceneggiati hanno per me il sapore dell'infanzia, allora c'era davvero un'atmosfera speciale che si creava intorno alle sceneggiato. Io però ricordo abbastanza bene "il segno del comando", "Ritratto di donna velata" e " Belfagor". Secondo me erano bellissimi, tra giallo e mistero. Beh anche Sandokan fu uno sceneggiato superbo, ovviamente mi ero innamorata di Kabir Bedi e volevo andare in Malesia a trovarlo…
Ciao Giulia, allora anche tu appartieni alla mia generazione… chissà perché, ti facevo molto più giovane! 🙂 Sono reduce dalla visione de "Il segno del comando" recuperato su Youtube, perché non lo avevo visto all'epoca e nemmeno mia madre se lo ricordava. Dire che ne sono rimasta entusiasta è dire poco: secondo me è bellissimo da tutti i punti di vista, con questa Roma magico-esoterica molto spesso vissuta di notte, tra case abbandonate di pittori vedutisti, palazzi della vecchia nobiltà romana, candele, tombe barocche, simboli e tutto l'armamentario che piace a me. Come dicevi tu, mi è piaciuto anche per l'intreccio tra giallo, che effettivamente c'è, e quel pizzico di mistero che non guasta e accende la fantasia. Se poi pensiamo che non avevano tutti i mezzi e i soldi di oggi,e riuscivano a costruire queste storie altamente intriganti con cast di prim'ordine… che dire? Chapeau!
Anch'io volevo andare in Malesia a vedere i posti dello sceneggiato "Sandokan", da buona cultrice salgariana! Sebbene il mio personaggio preferito rimanesse sempre l'ironico Yanez.
Un tuffo nel passato mi hai fatto fare. Nata nel '71, non conosco bene queste serie se non per qualche replica che sarà andata in onda anche nei primi anni Ottanta. Mi ricordo per esempio, e molto bene, la storia della baronessa di Carini. Mio papà, che era siciliano, adorava quella serie e cantava quella ballata, storpiando le parole e facendo sganasciare dalle risate noi bambini. C'è da dire che queste produzioni erano davvero ottime e la quasi totalità degli attori sempre all'altezza del ruolo. Molti di quelli che citi sono diventati assai più interessanti in vecchiaia. Ultimi grandi leoni della recitazione.
"Marco Polo" lo faresti rientrare in questa serie?
E ci sarebbe anche "Il conte di Cagliostro"!
Ciao, Luz, grazie del commento. Mi sa che la baronessa di Carini è rimasta impressa proprio a tutti, del resto come dimenticarsene con il fantasma nel castello, la mano insanguinata e tutti quegli omicidi cruenti tra stiletti e gorgiere? Anche "Belfagor" aveva terrorizzato mezza Italia!
"Marco Polo" era pure molto bello, sì; mi ricordo anche dello sceneggiato su Cristoforo Colombo e quello su Giuseppe Verdi. Tutti a colori e più recenti.
"Il conte di Cagliostro" invece non lo conosco.
"L'amaro caso della baronessa di Carini" me lo ricordo molto bene anche io, gli altri invece credo di non averli mai visti. Forse perché ero piccola, ma mi rimase molto impresso questo sceneggiato, tanto che ne avevo anche registrati degli spezzoni, pure con gli strumenti molto rozzi dell'epoca. Qualche anno fa ho avuto modo di rivederlo e mi è piaciuto ancora una volta, anche se la fine l'ho trovata agghiacciante…
Penso che se si dovesse redigere una "top ten" di questi sceneggiati, "La Baronessa di Carini" sarebbe sicuramente tra i primi, se non al primissimo! Se la ricordano tutti, ma proprio tutti. A parte la questione del fantasma, a un certo punto i protagonisti sembravano le reincarnazioni dei loro predecessori, ma così non era.
La fine lascia davvero l'amaro in bocca, è uno dei pochi casi in cui i diabolici trionfano nella maniera più completa. Riguardandolo, ho avuto inoltre l'impressione che fosse un po' brusca a livello cinematografico.
Commento per me medesima: questo post ha avuto un tale successo che temo io debba aprire una nuova serie! 😉
ciao, forse puoi aiutarmi; ricordo sprazzi di scene di uno sceneggiato in b/n ma non saprei quale fosse… anni 70 immagino, dato che sono del 67.. ricordo un bosco di notte in riva ad un fiume, un fantasma di un uomo in abiti settecenteschi, ampia camicia bianca credo forata da proiettile, rumori di catene, una donna in una grande casa… Ho passato in rivista gli sceneggiati più famosi all'epoca, sul tema gotico, ma non sto trovando niente. Puoi aiutarmi? grazie