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Tour è un giro promozionale del mio
secondo libro, Arcani, per i blog che
decidono di ospitare l’iniziativa. Il blogger che partecipa deve scegliere una
carta dei Tarocchi, ognuna delle quali nel mio libro è rappresentata da un
racconto, e riceve in cambio da me un guest-post correlato. Cristina M.
Cavaliere (che ringrazio dell’adesione)
ha scelto la carta de La Ruota.
Ruota è quella del Destino o della
Fortuna; rappresenta la mutevole incostanza del fato: a ogni suo giro, ciò che
prima era stato in alto si trova ora in basso, e ciò che era stato in basso si
trova ora in alto.”
Desideri!, dove Nick, pulendo il solaio, trova una vecchia bottiglia che
contiene un genio, e potrà quindi esprimere tre desideri…
riteneva che i sogni fossero delle manifestazioni, favorevoli oppure ostili, di
potenze superiori, demoniache o divine. Gli irochesi, popolazione di nativi
americani a cui appartengono diverse tribù indiane (Seneca, Moicani, Oneida,
Onondaga, Cayuga) pensavano invece, esattamente come avrebbe poi teorizzato Siegmund
Freud, che il sogno potesse rivelare, anziché nascondere, i desideri dell’anima,
sia per quanto riguarda i sogni normali, che per quelli ossessivi. Questo è l’ondinnonk: un desiderio segreto
dell’anima che si manifesta sotto forma di sogno. Quello che allora facevano gli
irochesi era di ripetere da svegli quanto avevano compiuto in sogno, ovvero di
far letteralmente in modo che i sogni si avverassero: perché se questo
desiderio insito nel sogno non veniva appagato, si sarebbe ribellato contro il
corpo, causando dei disturbi. Concretizzare il sogno aveva dunque uno scopo
catartico, ovvero terapeutico, per l’anima dell’individuo, cosa che oggi
diremmo per il suo corretto equilibrio psicofisico.
documentati. Un Seneca sogna di fare il bagno; al risveglio corre nudo alle
altre tende e, nonostante la temperatura piuttosto rigida, si fa lanciare
addosso dei pentoloni d’acqua. Un gruppo di Seneca si spinge fino nel Quebec (a
150 leghe di distanza) al solo scopo di procurarsi un cane che avevano sognato
di prendere laggiù. Nel 1656 un Onondaga sogna di dormire per cinque notti con
due donne sposate: al suo risveglio, alcuni uomini della tribù gli cedono
spontaneamente le loro squaw. Nel 1642 un guerriero sogna di venire catturato in
battaglia; al mattino se ne discute nel consiglio della tribù, ed egli, consenziente,
viene torturato e ustionato con dei bastoni accesi. Un altro sogna che dei
nemici gli avessero amputato un dito: al suo risveglio si taglia egli stesso il
proprio dito.
sogniamo e qual è il significato dei sogni? L’interpretazione che ne dava Freud
era praticamente etimologica: träum (sogno
in tedesco) viene dal greco trayma,
cioè ferita (stessa radice dell’italiano trauma). Freud vedeva quindi nei
sogni, in particolare in quelli ossessivi, una ferita della psiche. Il sogno
costituisce quindi un mezzo efficace per osservare le fantasie rimosse
dall’area della coscienza da quel meccanismo di protezione psichica che è la
censura, e che di notte vengono rappresentate in forma scenica attraverso dei
simbolismi. Freud vedeva perciò i sogni in maniera sintomatica, una sorta di campanelli
d’allarme, espressioni simboliche di ogni cosa possa perturbare la stabilità
psichica dell’individuo. Al mattino si ricordano per qualche tempo immagini
mentali e relative emozioni che normalmente sarebbero censurate: in questo modo
divengono allora funzionali al benessere dell’individuo, in quanto mezzi catartici.
REM del sonno, in cui avvengono i sogni, vengono attivate vie
dopaminergiche: la dopamina è un neurotrasmettitore che ricopre diversi ruoli (comportamento,
cognizione, movimento volontario…), ma è anche implicato nelle forme
produttive delle psicosi (i primi antipsicotici ne erano degli antagonisti) e
nell’abuso di droghe con effetti psicotizzanti; ciò conferma che il sogno, in
fondo, è una modalità allucinatoria, e che il delirio è un sogno che irrompe
nella vita da svegli.
neuropsichiatria sta invece completamente riconsiderando l’interpretazione
freudiana del sogno, che considera erronea. Secondo Graeme Mitchinson e il
premio Nobel Francis Crick, i sogni implicherebbero un meccanismo di disapprendimento,
attraverso processi di attivazione casuale che portano alla cancellazione di
informazioni false o insignificanti: la loro teoria è che il cervello
rappresenti le informazioni tramite l’attivazione di reti neurali (gruppi di
neuroni deputati a una specifica attività), ampiamente distribuiti e che in
buona parte si sovrappongono; simulazioni al computer indicano che tali sistemi
sono soggetti a modalità parassitiche, cioè che alcune attività, invece di
arricchire i contenuti informativi, li impoveriscano. I sogni nascerebbero quindi
da una sorta di pensieri-parassiti, informazioni indesiderate o errate, di cui
ci liberiamo durante il sonno, un processo fondamentale per il mantenimento
della stabilità psichica dell’individuo: altrimenti insorgerebbero disturbi
ossessivo-compulsivi, paranoie o altre patologie mentali. In poche parole i
sogni sarebbero i guardiani della nostra sanità mentale.
CHI È L’AUTORE DEL GUEST POST
Moncalieri, provincia di Torino, il 24 giugno 1984, giorno di San Giovanni
Battista, ma anche Notte delle Streghe.
conseguita in quegli stessi luoghi frequentati da Primo Levi, si è dedicato
all’insegnamento.
di chimica, igiene alimentare, sicurezza sul lavoro, tematiche psicosociali in
ambito lavorativo.
racconti, dove spesso ama mescolare i diversi generi letterari in soluzioni
sempre diverse e originali.
due raccolte, Incubi e Meraviglie (2013) e Arcani (2015).
di 90 guest-post in 23 diversi blog, ha scritto numerosi articoli sulle
connessioni tra scienza, folklore e letteratura.
un blog “a scadenza” dedicato al suo ultimo lavoro letterario, ai
tarocchi e a molto altro: http://arcaniearcani.blogspot.it/
Articolo molto stimolante. Mi torna in mente una delle frasi più famose di Shakespeare e affidate alle labbra di Prospero, non a caso un potentissimo mago, ne La Tempesta: "siamo fatti della stessa sostanza di cui son fatti i sogni". Partendo da qui pongo una serie di domande (ovviamente retoriche): chi siamo noi e chi crediamo di essere? Dunque, in cosa consiste la realtà? E qual è il confine – se esiste – tra sogno e realtà? Ciò che accade nel periodo che corre tra la nascita e la morte è davvero limitato? Ma la mente, e i suoi pensieri, immagini, emozioni, hanno davvero un inizio e una fine? Davvero tutto ciò che accade, o che si sogna, può essere compreso e descritto compiutamente dalle parole? Nel mio romanzo, così come spesso nei miei racconti, il confine tra sogno e realtà è sempre molto labile, ma del resto, se avessi dovuto scegliere una lama tra i ventidue Arcani, avrei optato per il Matto! Diciamo che mi ispira di più il dubbio e nel dubbio, mi affido alle parole di un altro grande studioso della psiche, che preferisco a Freud, Carl Gustav Jung: "Dovremmo imparare a fare a meno di una certa patina di rispettabilità sociale, se vogliamo vivere davvero la nostra vita in modo pieno, libero e felice." Un abbraccio.
Io credo che stiamo appena cominciando a comprendere le dinamiche estremamente complesse del mondo esteriore e interiore.
Il delirio è sogno che irrompe nella realtà. Ma c'è di più. Le allucinazioni sono reali? Ovviamente per chi non le vive no, ma per chi ne è soggetto sono, in un certo qual modo, reali: da un punto di vista neurologico per il cervello non c'è alcuna differenza, il soggetto prova le stesse sensazioni che avrebbe se il delirio allucinatorio non fosse tale ma reale. Allora si potrebbe parlare di realtà soggettiva e oggettiva, e io mi spingo qui con un termine diverso, ovvero "realtà locale".
Se ti interessa questo discorso sulla realtà, linko qui il primissimo articolo del mio blog:
http://arcaniearcani.blogspot.it/2015/12/il-drago-e-la-realta_1.html
Sperando di non essere troppo spammoso. 🙂
Paragone decisamente appropriato, Daniela, quello che fai con la celebre citazione da La tempesta.
Ciao Marco. So che in psicanalisi come per le neuroscienze il sogno è un delirio che irrompe nella vita di veglia con prepotenza, ma alla scienza con la "S" maiuscola, preferisco la filosofia e la letteratura. E, ovviamente, il teatro. Ma sono interessata a tutto e non mancherò di approfondire il concetto di realtà locale.
Nel frattempo, non volendo ridurre il sognatore ad un paziente con disturbo affettivo, che cerca di curarsi attingendo nel sogno a pensieri antidepressivi, continuerò a trastullarmi con Shakespeare, Brecht, Ibsen, Calderon de la Barca e così via, passando anche da Pasolini. Buona continuazione e ancora complimenti! 😀
A questo punto verrebbe da chiedersi qual è la sostanza di cui sono fatti i sogni… 😛
Ciao Daniele.
Però è interessante la teoria di Mitchinson e Crick. Secondo me la verità sta, come si suol dire, nel mezzo con la teoria freudiana.
Ci trastulliamo tutti con Shakespeare e compagnia, ma io distinguerei tra sogno e fantasia (immaginazione), che possono essere correlati, certo, o forse no, o forse sono due aspetti della medesima cosa. E qui sta il bello del provare ad afferrare l'inafferrabile. 🙂
Ops! Daniela, scusami! 🙂
Ecco che rientro dopo una giornata dedicata a un'interminabile riunione editoriale e vedo che vi siete scatenati sul guest post di Marco. Non vi si può lasciare soli un attimo! 😉 Scherzi a parte, sono molto contenta che l'argomento abbia suscitato tanto interesse. Vado sotto con qualche commento dedicato a ognuno di voi.
@Daniela: grazie dei commenti, Dani, come sempre molto interessanti, profondi e articolati. Citando un passaggio di una conferenza di Rudolf Steiner sul sogno: "Allorché nello stato di veglia siamo nel mondo fisico, noi sappiamo di percepire entro quel mondo che chiamiamo il
mondo fisico, ciò che appunto percepiamo. Che cosa è in certo modo
la sostanza, la materia corrispondente ai processi, alle cose materiali
del mondo fisico nello stato di veglia in cui noi percepiamo, durante il sogno? E’ il mondo che noi chiamiamo Mondo Eterico, è l’etere che si diffonde in tutto l’universo con tutti i suoi processi, con tutto ciò che in lui vive. Questo è l’elemento sostanziale entro al quale noi percepiamo allorché sogniamo." Naturalmente il suo è un punto di vista esoterico che andrebbe inserito nella comprensione di un ragionamento che è molto lungo e complesso.
P.S. Dani, ho cancellato un paio dei tuoi commenti perché erano doppioni, infatti riportavano non solo il medesimo testo, ma anche la stessa ora. A me succede quando ricevo posta da determinati mittenti. Volevo solo avvisarti, non ho cancellato niente di originale. 🙂
@Luz: oltre che "La tempesta" citerei anche il finale di "Sogno di una notte di mezza estate!:
“Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia… noi altro non v’offrimmo che un sogno”
@Marco: "spammoso" va benissimo! L'importante è che tu non sia "petaloso". 😉
Cristina, non dirmelo, lo avevo tenuto in serbo.
Ho portato in scena il Sogno in aprile e poi ne ho fatto una riduzione per il laboratorio ragazzi.
C'è stato un grave inconveniente con due elementi della Compagnia in aprile, purtroppo gente della quale mi ero fidata e alla quale avevo affidato ruoli importanti e quindi il progetto ha avuto una brusca interruzione. Ora conto di riprenderlo con nuovo cast da dicembre.
@Cristina : grazie a te, anche per aver citato Rudolf Steiner! Per quanto riguarda la Ruota, ti riporto alcuni dettagli sulla sua interpretazione: è il principio del movimento, il perno intorno al quale si succedono e ruotano gli eventi, il divenire delle cose, la trasformazione degli esseri e delle sostanze. Secondo l'iconografia indù la Ruota rappresenta la successione di nascite e morti, la legge delle reincarnazioni, il karma, cioè la necessità che regola ogni evento sul piano della nostra vita. Questa legge determina ogni cosa nel senso che ogni singolo evento ne causa altri e altri ancora in una circolazione incessante che non termina con la morte. Le buone azioni accumulate producono karma buono; quelle malvagie karma cattivo. Insomma siamo noi stessi a determinare il nostro destino. Nei Tarocchi, il Bagatto, divenuto Eremita e arrivato alla decima carta (la Ruota) scopre il proprio destino. La Ruota della Fortuna parla quindi della capacità di dominare gli eventi e la fortuna di avere il caso o fatalità dalla propria parte è assicurata. Esistono anche corrispondenze con le ruote tibetane, quelle nepalesi con gli otto simboli fondamentali dei I Ching, i mandala. E molto altro ancora. Ciao! Ps: se si duplicasse anche questo commento, per favore elimina la copia.
@Luz: non ho esperienza di teatro, ma un regista di mia conoscenza mi diceva la stessa cosa. Attori poco affidabili che spergiurano sul loro impegno e poi svaniscono nel nulla, magari per parti importanti appunto. Speriamo che tu riesca a rimettere in carreggiata il lavoro! Certo che non dev'essere facile gestire una compagnia.
@Daniela: grazie davvero per il nuovo commento sulla Ruota. Io avevo scelto questa carta pensando proprio al ciclo delle morti e delle rinascite e al karma, che come ben sai mi interessa particolarmente. Quindi benvenuto il tuo commento! (Al momento la mail non si è duplicata, la tengo d'occhio…)
Bellissimo il tuo commento. Aggiungo che il girare della Ruota porta a inevitabili cambiamenti (Morte) fino alla concretizzazione del progetto (Mondo). A quel punto un nuovo giro e il Matto disfa e si può ricominciare tutto daccapo. 🙂
@Marco: come si dice: "Fare e disfare è tutto un lavorare…" 🙂
Bello questo articolo di Marco, che ancora una volta si rivela un buono scrittore e stimolatore di argomenti.
Tu, Cristina, sai quanto possa essermi vicino questo argomento, visto che ci interessiamo ai nativi americani. Il sogno, e lo stato di sonno, rappresentano un mistero svelato in queste culture, pregne di significati ancestrali e contenuti che noi occidentali abbiamo dimenticato.
Grazie! Era da parecchio che volevo parlare di questa cosa, fortunatamente Cristina me ne ha dato l'occasione. 🙂
@Luz: infatti ho richiamato la tua attenzione su Fb proprio per questo motivo. Hai letto l'inizio del post sull'orso? A proposito dei nativi americani, parla proprio del rapporto con questo animale nello specifico, ma anche degli animali in genere, e dell'estremo rispetto per loro anche quando erano prede di caccia. L'ho tratto da un testo molto interessante di Utet su miti e misteri.
@Marco: mi sembra inoltre che ci sia un continuum con il post precedente (l'orso che inizia con i nativi americani), ma anche con quello che pubblicherò sabato. Chi mi sta seguendo sa che si tratta della terza e ultima puntata su Bernabò Visconti, ma guardacaso è inserito anche il tema della Fortuna con la sua ruota che porta l'uomo in alto, e poi in basso. Era importantissima nel Medioevo: veniva considerata un'intelligenza celeste che governava i destini.
Sì sì, i nativi avevano un rapporto totale con l'ambiente. La stessa caccia al bisonte non solo era rituale ma del bisonte non buttavano via nulla, proprio perché rivestito di una certa "sacralità".
Hai mai visto il bellissimo inizio del film "L'ultimo dei Mohicani"? Una caccia all'ultimo respiro e la preghiera sul corpo dell'animale dopo la sua uccisione.
@Luz: "L'ultimo dei Mohicani" è uno dei miei film preferiti, ecco il link al post dove ne parlo. Si trova in quarta posizione… quindi per un soffio non è salito sul podio 🙂 http://ilmanoscrittodelcavaliere.blogspot.it/2014/11/amarcord-cinematografico-i-10-film.html
Bellissimo il tema dei nativi americani,Luz! Mi affascina da sempre
Noi li abbiamo etichettati come selvaggi, in realtà queste popolazioni avevano delle culture incredibili che sono quasi state spazzate via.
@Daniela e Marco: c'è da dire che il nostro immaginario è stato fortemente influenzato dalla prima cinematografia americana.
@Luz: anche il concetto dell'animale-totem è affascinante. Bisogna unire le forze! 🙂
E' terribile quello che gli americani hanno fatto ai nativi americani.
Ecco, anche Daniela è affascinata, bisognerà ovviare con un nostro megapost sull'argomento.
P. S. Nei prossimi giorni però per me sarà impossibile, perché sarò via almeno fino a domenica.
@Luz: io sono a posto fino a fine luglio con la programmazione dei post.
Poi metterò in pausa il blog per l'estate e un tentativo di restyling. Molto tentativo. Per cui ne riparliamo a settembre, nel frattempo possiamo pensarci, però. 🙂
Mi fa un po' tristezza l'interpretazione moderna dei sogni, come gli antichi, preferisco pensare che qualche spirito comunichi attraverso di essi. Sempre meglio, comunque, che rischiare di farsi torturare dai propri amici pur di far avverare il sogno!
Io invece trovo affascinante che sia una costruzione fantasiosa a tenerci ancorati a una sana interpretazione della realtà. Ennesima riprova che abbiamo bisogno della fantasia anche più di quanto pensiamo.
@Tenar: in molte culture lo sciamano, o il druido che dir si voglia, si faceva interprete del volere degli dei tramite il sogno. E la cosa si ripete a qualsiasi latitudine.
Sempre nel libro sui nativi americani, avevo letto del rituale della Tenda Tremante… quello però non aveva a che fare con il sogno, quanto con l'evocazione degli spiriti. Però era affascinante, infatti l'ho usato nel mio romanzo.
Molte volte questo avveniva tramite l'uso di allucinogeni – peyote nel caso di alcune popolazioni indiane – con effetti psicotizzanti. Ecco perchè parlavo di delirio che irrompe nella vita da svegli.
Bell'articolo! Forse uno dei migliori dell'Arcani Tour ^_^
Io, da parte mia, coltivo ormai da tempo un rapporto privilegiato con i sogni.
Il grande Henry Miller lo riassume a meraviglia con questa sua frase:
"Vi sono giorni nei quali il ritorno alla vita è penoso e doloroso. Si abbandona il regno del sonno contro la propria volontà.
Non è accaduto nulla, tranne la consapevolezza che la realtà più profonda e più vera appartiene al mondo dell'inconscio".
@Ivano: a me era piaciuto molto anche quello che Marco aveva scritto per il tuo blog. Bella la frase di Henry Miller che, se non sbaglio, è uno dei tuoi tre numi tutelari. 😉
Grazie Ivano! 🙂
Direi che c'è un filo invisibile che connette i vostri due post…
In un cassetto della mia testa avevo anche un abbozzo per un terzo post sulle usanze e la cultura di popolazioni indigene, peccato nessun'altro abbia voluto aderire all'Arcani Tour.
@Marco: peccato! Al limite potresti conservalo come altro guest post da proporre.
Credo di essere più vicina all'interpretazione moderna, post freudiana. Sarà che raramente ricordo quel che sogno XD (e se lo ricordo… ne ho già parlato in vari commenti sparsi nella blogosfera ma se interessa rivelo anche qui XD)
Complimenti a Lazzara e all'ospite ^_^
Ciao, Glò, certo che le rivelazioni mi/ci interessano… All'apparenza mantengo un invidiabile aplomb, ma nell'intimo sono curiosa come una scimmia!
Anch'io raramente ricordo i sogni, ma quando sto lavorando alacremente alla stesura di un romanzo – come in questo periodo – mi sveglio al mattino con delle scene nuove oppure la risoluzione di problemi connessi alla trama.
Grazie per i complimenti! ^_^
@Glo: purtroppo sul ricordare/non ricordare i sogni non so molto al riguardo.
@Cristina: quello che hai raccontato avviene attraverso il lavoro inconscio della mente, che durante il sonno emerge più facilmente. Molte informazioni non le abbiamo prese, sono solo affondate nell'inconscio, per cui spesso la soluzione di un problema emerge pensando ad altro. O sognando.
Affascinante! Non conoscevo gli irochesi e ammetto di sapere ben poco sui nativi americani. Escludendo il fatto di tagliarsi un dito (che mi sembra un'idea piuttosto cretina), i sogni sono una parte complessa di noi. Come diceva Jung i sogni sono condizionati dai nostri problemi, dalla nostra vita e dalla realtà circostante e vanno al là del desiderio. Però chissà perché certi sogni sono così strani… e in fondo a volte sono anche un rifugio dagli incubi che viviamo ad occhi aperti.
Ciao, Anna, grazie del tuo commento e benvenuta nel blog. 🙂 La tua osservazione sui sogni strani mi ha fatto venire in mente anche i quadri onirici della produzione di Salvador Dalì.
Grazie Cristina 🙂 Dalì era un pazzo, ma i suoi quadri forse lo erano ancora di più, espressione dell'inconscio e rappresentazione di magia, mistero e sogno… ma in fondo siamo tutti pazzi a nostro modo, chi nella realtà e chi solo nella propria testa.
Sai come si dice, no? Il so(g)nno della ragione genera mostri.
Oddio, se dovessi concretizzare i sogni come accadeva alle tribù indiane dei Seneca… sarebbe una tragedia! Io so di avere un'ossessione che a periodi si presenta sempre sotto forma di sogno: c'è sempre la stessa persona e lo schema delle situazioni, dei dialoghi e del mio stato d'animo è sempre lo stesso. La vedo come Freud: sono ferite della psiche e nei sogni si riempiono di simboli che spiegano fatti rimossi ma mai eliminati. Ci convivo e al risveglio vivo qualche secondo di smarrimento.
Bello, mi hai fatto raccontare una cosa che non sa nessuno!
Grazie! Più che potere terapeutico dei sogni, direi sedute terapeutiche virtuali! 🙂
Ciao, Marina, in effetti può essere piacevole per un uomo dormire per cinque notti con due donne sposate, non altrettanto tagliarsi un dito. Probabilmente i più furbi di noi racconterebbero soltanto i sogni gradevoli… 😉
Particolare il tuo sogno ricorrente, e anche inquietante. A me è capitato di sognare a puntate, ma era una specie di telenovela, e oltretutto mi è accaduto di rado.
@Marina: quello che hai appena fatto è la versione moderna della terapia onirica: non l'ondinnonk, bensì parlare e razionalizzare il materiale onirico che emerge dall'inconscio sommerso.
@Cristina: l'individuazione della possibilità della furberia è proprio del nostro essere europei, che subito vediamo la possibilità di approfittarci di qualcosa; per gli irochesi si trattava di un qualcosa di molto serio, per cui difficilmente avrebbero cercato di trarre vantaggio dalla situazione.
Mi inserisco in fondo a questa serie di commenti per ringraziare di cuore tutti quelli che hanno dato il loro contributo al dibattito sul bel post di Marco. Ricordo che naturalmente che non c'è una scadenza per arricchirlo ulteriormente con le vostre osservazioni. Come primo guest post nel Manoscritto, sono molto molto contenta!