Maya, l’esuberante cagnolona della mia amica e blogger Grazia Gironella. |
Anima che accarezzo a sera, e sei un cane stanco,
ma un cane sempre fedele. Un cane
che balbetta un nome: padrone, padrone mio.
Non lasciarmi anima cane, non lasciarmi mai.
Se ben ricordate, avevo presentato il post tematico sul gatto con i famosi versi di un poeta francese, Charles Baudelaire. Quindi, per non far torto a nessuno, introduco questo post tematico con i versi della poetessa Alda Merini. In questa breve poesia lei parla della sua anima accostandola a un animale che ama in modo particolare.
Vi presento quindi l’altro compagno che, ormai da millenni, contende al gatto il cuore del suo bipede padrone; cioè:
Difficile dire quale dei due prevalga e, in genere, ci si divide quasi nettamente negli amanti dei cani e dei gatti. Ho una decisa preferenza per il gatto in quanto mi identifico con lui per la sua indipendenza. Ma difficilmente potrei resistere a due occhi dall’espressione limpida, all’affetto incondizionato di una creatura non giudicante, alla vista di un essere che ha l’intelligenza di un bambino piccolo, e che si dispera quando non vede il suo padrone (ricordate invece lo sguardo meravigliato del gatto quando entrate nel suo campo visivo?). I cani lasciati a se stessi per lunghi periodi cadono in depressione, a volte si rifiutano di mangiare, aspettano con ansia il ritorno di quel “qualcuno” che è tutto il suo mondo.
Il cane è la bontà personificata e lo scrittore americano Mark Twain sostiene: In Paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo. Come dargli torto? Per questo motivo la storia canina è spesso strettamente collegata con quella del padrone. Per esprimere appieno questa simbiosi, incomincio in pompa magna la mia carrellata con il romanzo di una celebre scrittrice inglese, e dedicato al cane di una poetessa. Un trio vincente.
Si tratta di un romanzo pubblicato nel 1933 e ha come protagonista un cocker spaniel dal pelo fulvo. Non è un cane qualunque, ma è di proprietà di una donna d’eccezione: la poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning. Costretta nelle sue stanze da una malattia forse immaginaria, e da un padre tirannico, Elizabeth trova nella poesia un sostituto alla vita e in Flush un compagno devoto e un attento osservatore. Attraverso la storia dell’uno si rispecchia quella della sua padrona.
Ecco il loro primo incontro, narrato dall’inimitabile prosa di Virginia Woolf:
“Oh, Flush!” disse Madamigella Barrett. Per la prima volta ella lo guardò in faccia. Per la prima volta Flush guardò la dama coricata sull’ottomana.
Entrambi rimasero sorpresi. Grevi riccioli pendevano lungo il volto di Madamigella Barrett, da ambe le parti; grandi occhi brillavano vivaci; una bocca larga sorrideva. Pesanti orecchie pendevano ai lati del muso di Flush; anche i suoi occhi erano grandi e vivaci; larga la sua bocca. Quei due si rassomigliavano. Mentre si guardavano, ognuno sentì: Quello sono io – e ognuno sentì poi: Ma quanto diverso! Qui, il viso pallido consunto di un’inferma segregata dall’aria libera, dalla luce, forse dalla libertà. Là, la faccia sana e fresca di un giovane animale; piena di salute e di energia.
Ritratto di Elizabeth Barrett Browning. |
Divisi l’una dall’altro, e pur fatti del medesimo stampo, chissà se ciascuno di essi non avrebbe completato ciò che nell’altro sonnecchiava? Ella avrebbe potuto essere… questo ed altro; e lui… Ma no. Tra quei due si stendeva il più vasto abisso che separar possa una creatura da un’altra. L’una parlava. L’altro era muto. L’una era donna; l’altro era cane. Così strettamente uniti, così immensamente divisi, si guardavano. Poi, con un salto Flush fu sull’ottomana e si accucciò là dove per sempre sarebbe stato il posto suo, da quel dì in poi – sulla coperta, ai piedi di Madamigella Barrett.
L’avventura irrompe poi nella vita della reclusa nelle vesti del giovane e impetuoso poeta Robert Browning. Con lui Elizabeth fuggirà in Italia, dove troverà il sole, la salute e la felicità; e dal poeta avrà anche un figlio. Cane e padrona sono sepolti a Firenze, dove avevano vissuto i loro anni più felici, l’uno nelle cantine di Casa Guidi, l’altra nel cimitero degli Inglesi. Onore a questo piccolo cocker spaniel che, nel suo modo umile e devoto, entrò nell’esistenza di una donna e nella storia poetica.
La fiaba: L’acciarino magico di Hans Christian Andersen.
L’acciarino magico. llustrazione di Heinrich Stub. |
Hans Christian Andersen (1805-1875) è stato uno scrittore e poeta danese, celebre soprattutto per le La principessa sul pisello (1835), Mignolina (1835), La sirenetta (1837), La regina delle nevi (1844), Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo e La piccola fiammiferaia (1845).
L’acciarino magico narra di un soldato, piuttosto avido di denaro, che tornando dalla guerra incontra una donna brutta e vecchia; questa gli chiede di calarsi in un albero cavo dove, sul fondo, troverà tre camere. Che cosa ci sarà al loro interno?
“Denaro, soldato, tanto quanto ne vorrai. Quando sarai arrivato sul fondo, vedrai una galleria illuminata da un centinaio di lampade. Sulla sinistra troverai tre porte: ciascuna di esse apre una stanza. Nella prima camera vedrai un cofano sul quale è seduto un cane con due occhi grandi e piatti. Non averne paura, stendi per terra il mio grembiule blu a quadri, afferra poi il cane e mettilo su di esso: come per incanto, resterà immobile. Apri pure il cofano e prendi tutti i soldi di rame che desideri. Se preferisci invece le monete d’argento, entra nella seconda stanza. Anche qui c’è un cofano difeso da un cane con due occhi grandi come le macine di un mulino. Agisci come la prima volta e prendi tutti i soldi d’argento che desideri. Ma se vuoi l’oro, entra nella terza stanza. Anche là troverai un cane con due occhi grandi come la torre rotonda di Copenaghen. Fai come prima e prendi tutte le monete d’oro che desideri.”
La strega chiede al soldato di recuperare per lei soltanto un acciarino; in cambio, renderà mansueti i tre cani il tempo necessario al soldato per riempirsi le tasche di monete. Una volta risalito, il soldato chiede alla strega cosa vuole fare dell’acciarino: ella non gli dà risposta, così lui, spazientito, le taglia la testa con la sciabola e se ne va con le monete e l’acciarino, che si rivelerà un oggetto magico. …
Il soldato è una sorta di antieroe rispetto al personaggio classico: è avido e senza scrupoli, e non esita a tagliare la testa alla vecchia, e a sperperare poi le monete che ha arraffato. I tre cani simboleggiano i crescenti livelli di difficoltà da superare nella prova, in una sorta di videogioco ante litteram. Di loro il soldato si servirà anche per avvicinare una principessa e riuscire a sposarla. Nella fiaba l’uomo non ha alcun rapporto affettivo con gli animali, che anzi sono rappresentati in maniera spaventosa e iconica tramite gli occhi. Essi si faranno sempre più grandi fino ad arrivare all’ampiezza della torre rotonda di Copenaghen.
Il film: Cujo di Lewis Teague
Sono stata a lungo indecisa nella scelta del film, perché avrei voluto citare Hachikō del 2009, basato sulla storia vera e commovente di un cane, con qualche inevitabile concessione alla lacrima. Poi però ho preferito questo film, dove il cane è decisamente terrorizzante, e come buon raccordo con la fiaba di Andersen.
Cujo è un film del 1983 tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King. Il nome Cujo è quello di un San Bernardo di proprietà di Brett Camber, figlio del meccanico Joe Camber, che vive nella periferia di Castle Rock. Il cane viene descritto come docilissimo, di indole giocosa e amante dei bambini.
La locandina italiana del film. |
Tuttavia, in una soleggiata giornata di giugno del 1980, inseguendo un coniglio selvatico, Cujo si ritrova con la testa incastrata in una piccola caverna infestata dai pipistrelli, e da uno di questi viene morso, contraendo così la rabbia e trasformandosi in un mostro aggressivo. Arriva ad attaccare ed uccidere Joe Camber ed il suo vicino Gary Pervier. Il figlio e la moglie di Joe, invece, sono lontani da casa per far visita ad alcuni parenti.
Vic Trenton, pubblicitario, deve allontanarsi da casa sua per seguire un contratto; sua moglie Donna, insieme al figlio Tad, si recano dal meccanico Camber per far revisionare l’automobile, ma non trovano nessuno se non Cujo. Il cane tenta più e più volte di attaccare i due cercando di sfondare e rompere l’automobile, impedendo loro di scappare. I giorni passano e Donna e Tad sono sempre più sofferenti e accaldati e rimangono senza cibo né acqua, e con l’auto ferma … e Cujo è sempre là, in agguato, giorno e notte…
L’idea vincente è quella di servirsi del migliore amico dell’uomo per trasformarlo in una bestia orribile degna di fare il paio con l’infernale Cerbero. Inoltre il San Bernardo è un cane notoriamente servizievole e bonaccione, e molto paziente con i bambini; invece nel film prende di mira in modo particolare il piccolo Tad che vuole sbranare a ogni costo, Come nelle migliori tradizioni di questi film con animali fuori controllo, il cagnaccio sviluppa una sua malvagia intelligenza, molto simile a quella di un essere umano, oltre a una notevole forza fisica che lo rende pressoché indistruttibile. Se volete “godervi” il trailer originale, potete cliccare sul seguente link.
Nei cartoni animati: Muttley della Hanna-Barbera
Dopo un cane da incubo, dobbiamo rasserenare gli animi, e quindi è la volta di Muttley (detto anche Borbottone in alcuni adattamenti italiani). Si tratta di un personaggio della Hanna-Barbera apparso per la prima volta nel film di animazione Yogi, Cindy e Bubu (1964), nella parte del cane dell’impresario del circo. Nel 1968 apparve nelle Wacky Races come spalla del cattivo principale
Il cagnone Muttley, che mi ha ben rappresentato in occasione di un premio molto recente… |
della serie, Dick Dastardly.
Essendo un cane, come tale non dovrebbe parlare mai: tuttavia Muttley riesce sempre a pronunciare i termini “sì”, oppure “medaglia”; in genere si limita a ridacchiare, normalmente alle spese di Dick, ma non di rado formula una serie di brontolii di protesta sempre nei confronti del suo padrone. In vari episodi dimostra di comprendere perfettamente il linguaggio umano. Il celebre “Medaglia, medaglia!” è un’invenzione del doppiaggio in italiano e non è presente nella versione inglese in cui Muttley si limita ad emettere una serie di grugniti di approvazione verso Dick Dastardly che gli chiede se vuole la medaglia.
Nelle Wacky Races indossa solo un collare, ma in Dastardly e Muttley e le macchine volanti ha un’uniforme da pilota della Prima Guerra Mondiale, e accompagna Dick e altri due piloti dello Squadrone Avvoltoi: Klunk e Zilly. In questa serie sfoggia diverse medaglie, ed è sempre alla caccia di nuovi trofei. Spesso Dastardly gliele strappa dal petto (cosa che lo irrita molto) a causa dei suoi madornali errori. In quest’ultima serie, Muttley riesce a volare utilizzando la coda come elica, cosa che gli è molto utile nei frequenti incidenti aerei. Come tutti i cani che si rispettino, ama in modo particolare i biscotti, che lo fanno lievitare per il piacere.
Muttley è un cagnone simpaticissimo dalla forma fisica rotondeggiante, che ricorda nel suo ruolo di comprimario (ma non troppo) una spalla comica o lo scudiero del cavaliere, o il subordinato che però contesta spesso e volentieri il capo. Ha la convinzione di essere il migliore della squadra e pretende un riconoscimento al suo valore sotto forma di medaglia o biscotti. Il suo carattere è un misto di furbizia e ingenuità, e con aspettative esagerate in cui ognuno può facilmente riconoscersi. Qui potete trovare un link con una scena dove a Muttley, che l’ha combinata grossa, viene requisita la medaglia. Ma ha già pensato a come recuperarla!
Nei fumetti: la Pimpa di Altan
La Pimpa è una serie a fumetti italiana disegnata da Altan, con protagonista una cagnolina disseminata di grandi pois rossi, con la lingua spesso penzoloni. Nel 1975 la Pimpa appare per la prima volta, nell’edizione settimanale del Corriere dei Piccoli, rimanendo presente sul periodico per bambini fino alla sua chiusura.
La Pimpa e il signor Armando vanno in bici. |
Gli amici più cari della cagnolina sono il coniglio a pois celesti Coniglietto, la gatta azzurra Rosita, e il gallo Colombino. Poi c’è Tito, un cucciolo di cane tutto blu che in alcune storie appare come altro ospite della casa di Armando, e moltissimi altri animali.
La Pimpa si avventura dappertutto, esplorando il mondo attorno a sé, magari volando in aeroplano fino in Africa, navigando in barca fino all’Australia o ancora partendo con il razzo Egidio per volare tra le nuvole, sulla luna e in mezzo alle stelle. A sera, la cagnolina rientra dall’Armando e gli racconta l’esperienza della giornata: “Armandone” appare quasi sempre scettico e la Pimpa puntualmente lo rassicura regalandogli i souvenir dei suoi fantastici viaggi. Poi si fa dare dall’Armando un bicchierone di latte e si mette a dormire.
La Pimpa osserva il mondo con gli occhi dei bambini piccoli, esattamente come Peppa Pig nel mio post tematico sul maiale. La linea del disegno è molto grossa e dai tratti semplici, i colori sono uniformi e allegri, lo sfondo luminoso. Armando è il prototipo dell’omino buffo e poetico, una sorta di Charlot disegnato, e la cagnolina è la dolcissima compagna di una vita all’apparenza solitaria. Le storie sono irrorate dai colori di un mondo fantastico e di ricca inventiva. Il sito ufficiale è: http://www.pimpa.it/
La curiosità: il cane de La voce del padrone
Il marchio della Gramophone. |
Alla morte del fratello Mark, Barraud aveva ricevuto un cane di nome Nipper e un grammofono con molti cilindri su cui era incisa la voce di Mark. Pare che Nipper fosse effettivamente solito ascoltare la voce del suo defunto padrone nella posizione ritratta da Barraud.
Il dipinto, intitolato His Master’s Voice, fu acquistato dalla società Gramophone a scopo pubblicitario, e divenne poi il marchio dell’etichetta discografica. A titolo di gratitudine, Barraud ricevette dalla società un lascito pensionistico annuo di circa 30.000 lire, durato fino alla sua morte.
Citazioni:
Dinamismo di un cane al guinzaglio di Giacomo Balla (1912).
Albright-Knox Art Gallery di Buffalo
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Se hai un cane, hai un amico e più diventerai povero, migliore sarà quell’amico. (Will Rogers)
Signore, lasciami essere metà dell’uomo che il mio cane pensa io sia. (Anonimo)
Ed Argo, il fido can, poscia che visto ebbe, dopo dieci anni e dieci, Ulisse, gli occhi nel sonno della morte chiuse. (Omero)
Date all’uomo un cane e la sua anima sarà guarita. (Ildegarda di Bingen)
Fonti:
Flush di Virginia Woolf, edizione La Tartaruga
Wikipedia per trame e presentazioni dei personaggi, fortemente adattate e integrate.
Anche stavolta hai fatto davvero un gran lavoro. Bella soprattutto la prima vicenda che non conoscevo sebbene riguardi da vicino la mia città, Firenze. Davanti a Casa Guidi ci sono passato milioni di volte ma non sapevo nulla della sepoltura del cocker. Chissà che in certe particolari notti non si levino misteriosi ululati da quelle cantine…
Notevole anche la curiosità sulla Voce del Padrone. Chi si immaginava che anche il celebre logo celasse tutta una storia.
Grazie del tuo commento, Ivano. Avevo conosciuto Flush molti anni prima e per vie del tutto traverse, e mi era piaciuta l'idea di una biografia dedicata a un vero cane. Poi non associavo una storia del genere scritta da Virginia Woolf, non mi sembrava il suo tipo di romanzo.
Commovente la curiosità su La Voce del Padrone, vero?
Sarò venale, ma fortunello il pittore, che con un solo quadro azzeccato si è garantito il vitalizio…
Caspita! Avevi visto il film "About a boy" del 2002 con Hugh Grant? Lui impersona un uomo che vive di rendita grazie ai diritti d'autore di una famosa canzoncina natalizia scritta da suo padre molti anni prima. Anche quello non mi dispiacerebbe.
Un sacco di cose che non conoscevo, come la favola di Andersen! Bello forse anche più degli altri post sugli animali.
Terrificante la favola di Andersen. Quando ero piccola il pensiero di questi cani dagli occhi sempre più grandi fino a raggiungere le dimensioni della torre rotonda di Copenhagen mi metteva una paura! Grazie anche del complimento.
Si dice "da favola", ma le favole a volte fanno drizzare i capelli in testa! Ho avuto per un periodo una gattina e l'ho amata molto, ma sono innegabilmente canara. "Non lasciarmi anima cane, non lasciarmi mai" sono parole bellissime, e mi hanno fatto venire gli occhi lucidi all'istante. E' una specie di incubo in background, quello di perdere il proprio amico, o almeno lo è per me. Maya (che sa avere un aspetto molto nobile e riflessivo, anche se la foto fa pensare il contrario!) è il mio terzo cane, ma non mi abituo mai alla sua presenza. Sento la sua presenza come un privilegio straordinario, e firmerei mille volte l'alleanza uomo-cane. (Spesso chiedo anche a lei di firmare, ma immagino che questo sia considerato patologico da chi un cane non ce l'ha!) 🙂
Dimenticavo: grazie mille di avere immortalato la mia "nasona"! Per fortuna non si riconosce, così non si monta la testa. 😉
Non ho mai avuto gatti o cani per una serie di motivi, ma ho sempre assistito da spettatrice al dolore manifestato dai loro padroni quando queste bestiole muoiono. Diventano come persone di famiglia, addirittura so che molti vivono un periodo di lutto interiore prima di prendere un altro animale. La brevità della loro vita dovrebbe insegnare a trattarli meglio, spesso invece non è per niente così. Purtroppo per animale ed essere umano.
E' stato un onore avere Maya come testimonial! 🙂 Che possa rimanere a lungo a gironzolare e fiutare nella rete.
Ottimo lavoro anche stavolta.
Io mi permetto di citare: Sansone, protagonista di indimenticabili vignette su "Topolino" di qualche annet… decade fa, ovviamente (visto che ho citato "Topolino") anche Pluto, e Buck, il cane protagonista de "Il richiamo della foresta" di Jack London.
Grazie, Ariano! Al posto di Muttley a questo punto avrei preferito inserire proprio il simpaticissimo Pluto (visto che Muttley l'ho usato per il Liebster), ma il post era pronto da tempo e non volevo cambiarlo ancora.
Tra i cani famosi c'è Scooby-Doo nei cartoni animati e anche Balto, cane da slitta realmente esistito cui è stata dedicata una statua (e un cartone animato). E la storia lacrimevole assai di Nello e Patrasche in cui mi sono imbattuta lo scorso anno ad Anversa… 🙁
Ciao Cristina, bellissimo anche questo lavoro!
Amo tutti gli animali, mi piacciono tantissimo i cani, soprattutto quelli giocherelloni che trovo buffissimi, ma la mia preferenza va senza dubbio ai gatti. Mi hanno molto incuriosita sia Flush, che Cujo : non li conoscevo e ora andrò sicuramente ad approfondire. Grazie mille! E grazie anche per Muttley e Pimpa, che riescono sempre a strapparmi un sorriso 🙂
Tra i libri che vedono il cane protagonista, oltre al romanzo di J. London, già citato nei commenti, ricordo due gran bei gialli: Il cane giallo, di Simenon (e tutta la sua opera, per la verità); e Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, di Haddon. Ciaoooooo!
Ciao Daniela, grazie del tuo commento sul mio post canino (che, detto così, sembra un dente…). Anch'io sono una gattofila, però mi piace osservare il comportamento dei cani. Abbiamo un vicino di casa con un Jack Russell molto simpatico e affettuoso, che ha una spiccata simpatia per Ruggero. Chi lo sa, forse intuisce che in passato ha avuto un cane, uno splendido incrocio tra un Terranova e un setter.
Pensa che sul romanzo ero indecisa proprio tra "Il cane giallo" e "Flush", poi ho preferito quest'ultimo perché è senza dubbio meno conosciuto. Ci vorrebbero altri dieci post solamente sul cane!
Bellissimo il cane di Grazia!
Io amo ammirare gli animali degli altri, un po' come quando ti piacciono certi abiti addosso ad alcune persone, ma tu non li indosseresti mai. Dei cani adoro gli sguardi: sembra che ti parlino con gli occhi. Ricordo bene l'acciarino magico, una volta ne feci un disegno a scuola e io ci rimasi male perché la maestra non aveva capito che si trattava della favola di Andersen (avevo disegnato un cane con gli occhi grandissimi). Ho visto anche Cujo, anni e anni fa e anche lì ho un ricordo: andavo spesso da una zia che abitava in campagna e aveva un rottweiler. Io ne ero terrorizzata (pensavo sempre che volesse sbranarmi proprio come il cane horror e mi rifiutavo di scendere dall'auto).
Muttley mitico!
Sulle maestre che a scuola non capiscono i disegni ti posso offrire tutta la mia solidarietà. A scuola avevo una maestra di disegno cui stavo antipatica e mi diceva che avevo talento, ma che dovevo liberarmi da quel certo tratto infantile che avevo. Peccato che avessi solamente 11 anni! Che cosa pretendeva, che disegnassi come Michelangelo?
Cujo è davvero terrificante, mi ricordo in particolare alcune scene notturne dove la madre si sveglia di soprassalto all'interno dell'auto dove è rinchiusa col figlio, e vede il muso del cane schiacciato contro il vetro che li sorveglia malvagiamente con quei suoi occhi rossi. Brrr…
Nei cartoni c'è anche il simpaticissimo Braccobaldo Bau. 🙂
Canara accanita sto giusto leggendo un romanzo americano Marley e io (o io e Marley) che qualche anno fa ha venduto molto e lo sto trovando assai piacevole. The Spuddy, scusate oggi non risco a controllare titoli autori ecc. è un romanzo letto nei romanzi Selezione, dai miei ce ne sono alcuni, dove questo cagnolino adorabile alla fine muore ma il suo padroncino muto per il dolore/spavento ritrova la parola, molto toccante. Pluto e Snoopy non possiamo dimenticarli. Pippo il migliore amico di Topolino è un altro cane. La carica dei 101? Oddio, me ne stanno venendo in mente un sacco. Cassola ha scritto qualcosa su un cane. Il mastino dei Baskerville! Fermatemiiiiii Sandra bellissimo post grazie
Ciao Sandra, non so perché, ma qualcosa mi diceva che preferivi decisamente i cani! 🙂
Hai fatto dei bellissimi esempi, a me è venuto in mente anche "Timbuctú" di Paul Auster, un romanzo del 1999. La narrazione è il monologo di un cane, Mr. Bones, che lotta per venire a patti con il fatto che il suo padrone senza tetto sta per morire. Copio da Wikipedia: "Il titolo del libro deriva dal concetto di vita dopo la morte, come proposto da Christmas, un poeta omonimo, che credeva che fosse un bel posto chiamato Timbuctú. Un importante tema ricorrente nel libro è la preoccupazione di Mr. Bones che i cani non possano andare a Timbuctú, e di conseguenza non avrebbe più potuto rivedere Willy dopo la morte."
Pippo è un altro cane, hai ragione. Mi viene in mente anche "Lilli e il vagabondo", la versione canina de "Gli aristogatti" in un certo senso. Ce n'è davvero un esercito, pensiamo anche alla serie di film sul San Bernardo Beethoven, mooolto più rassicurante di Cujo.
D'estate da bambino giocavo con una cane lupo di nome Wolf che c'era dove lavorava mia madre, poi impazzì dal terrore durante un temporale e si lesionò il fegato, e poi morì. Però io ancora dopo più di vent'anni ancora ne serbo memoria.
A livello letterario, oltre ad Argo dell'Odissea, mi viene in mente La Carriola di Pirandello. Di film coi cani ce ne sono fin troppi, io non sopporto quelli dove il cane diventa campione di calcio/basket/football ed entra in squadra con gli umani. ??? Inoltre ho visto al cinema Il cane giallo della Mongolia (e probabilmente sono una delle 40 persone che l'abbia fatto).
Ciao, Marco, grazie del tuo ricordo di Wolf. Io invece ho sempre avuto paura dei cane lupo in particolare. Da bambina ho avuto bruttissime esperienze. In Trentino c'era una signora che teneva un cane lupo femmina perennemente legato alla catena in una specie di galleria. Quando lo liberava avvisava noi bambini: "Lascio andare Tosca!" e noi salivamo in casa mettendoci al sicuro. Era un cane feroce (ovviamente,come saremmo anche noi se vivessimo 2/3 della vita in quelle condizioni).
Però ricordo anche una zia con una villa e un cane lupo, affettuosissimo coi bambini, ma che per qualche motivo particolare ce l'aveva con me stile Cujo. Quando mi vedeva ringhiava e cercava di attaccarmi. Vai a capire chi gli ricordavo.
Con riferimento a "Il cane giallo della Mongolia", se ti può consolare io sono stata una delle pochissime persone ad aver visto "La storia del cammello che piange" pure ambientato in Mongolia. 🙂
Lo conosco quel documentario.
Allora ho trovato un altro adepto per la visione di film d'essai. 🙂
Mi intrufolo qui: bellissimo il post, veramente!
E sappiate che anche io ho visto, e mi piace moltissimo, Il cane giallo della Mongolia 😀
Molti degli esempi fatti mi hanno riportato all'infanzia, dalla Pimpa a Muttley ^^ Cujo non l'ho mia visto, ma il romanzo è stato un must della mia adolescenza. Molto bellina la storia dell'etichetta :O
E… che bella Maya! *__*
Grazie dell'intervento, Glò. A parte i primati, penso che i cani siano gli animali più affini all'essere umano. Incredibile pensare che un tempo erano dei lupi! 🙂
P.S. Ma l'orario del commento delle 03:23 è vero o programmato? :-0 So che soffri d'insonnia…
Verissimo è! XD Ahahahahah!
Buon pomeriggio ^_^
Orpolina! :-0 :-0 Allora in questo momento dovresti dormire saporitamente.
Una volta non amavo particolarmente i cani poi mia sorella ne ha adottati diversi e soprattutto l'ultimo mi ha conquistata, un bracco tedesco intelligentissimo e davvero dolcissimo.
Hachiko l'ho amato moltissimo e quanto mi ha fatto piangere, bella carrellata di personaggi canini. Meravigliosi i versi della Merini.
Mi ricordo che hai come animale-totem il gatto e che sei una gattara come me. 🙂 I cani sono bellissimi, ma impegnativi se vivi in città e non hai il giardino (come me). A Ruggero piacciono di più i cani, ma mi ha detto che, anche se si stabiliscono i turni, alla fine è sempre uno che lo porta fuori.
Hachiko è bello, l'ultima scena quando vede il suo padrone che finalmente torna… sob… sob…
Domanda per te e per Grazia: Maya è un labrador? Perché anch'io ho un palla di pelo gigante di nome Maya ed è un golden retriever… se le due omonime fossero anche di razza simile sarebbe proprio una bella coincidenza!
Mia mamma ha sempre amato i cani, io invece non ero particolarmente interessata e avevo paura di quelli di taglia grande, finché non è arrivata la palla di pelo sopraccitata. Adesso la adoro e non perdo occasione per spupazzarla 🙂
Per quanto riguarda i cani letterari e televisivi, sono cresciuta con la Pimpa e anche con la fiaba di Andersen (ricordo che era in un libro di fiabe a casa di mia nonna e gli occhi grandi come macine mi hanno sempre fatto impressione). Come film mi ricordo "Fluke", la storia di un padre che muore in un incidente e si reincarna in un cane per stare con i suoi figli… Mi è rimasto impresso perché era bello ma veramente tristissimo.
Per quanto riguarda la tua domanda su Maya, rigiro naturalmente la risposta alla proprietaria, cioè Grazia. Comunque i labrador (e i golden retriever) sono la mia razza preferita in assoluto, sia quelli color champagne sia quelli neri come il carbone, e anche quelli color castagna.
Penso che le fiabe di Andersen siano un caposaldo per tutte le generazioni di bambini. "Fluke" non l'ho visto. Chissà perché le storie con i cani sono spesso tristi… e del resto il legame che esiste da millenni tra cani e padroni è veramente speciale.
Maya è un mix di pastore tedesco (mamma) e labrador (papà). I cani così grandi sono davvero spupazzevoli! 🙂
Grazie mille per averci svelato le origini della tua cagnolona. 🙂
Pastore tedesco + labrador è un'ottimo incrocio, anche mia zia ne aveva uno 🙂
Grazie per la risposta, dai una carezza a Maya da parte mia!
Maya ringrazia entrambe e si prende la carezza, anzi, aspetta la prossima, come ogni cane che si rispetti. 🙂
Di quelle non sarebbe mai sazia, scommetto! 🙂