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Palli (Pallina), una splendida gatta
dagli occhi color smeraldo. |
Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
ritira le unghie nelle zampe,
lasciami sprofondare nei tuoi occhi
in cui l’agata si mescola al metallo.
Quando le mie dita carezzano a piacere
la tua testa e il tuo dorso elastico e la mia mano
s’inebria del piacere di palpare il tuo corpo elettrizzato,
vedo in ispirito la mia donna.
Il suo sguardo, profondo e freddo come il tuo, amabile bestia,
taglia e fende simile a un dardo, e dai piedi alla testa
un’aria sottile, un temibile profumo
ondeggiano intorno al suo corpo bruno.
Attraverso gli splendidi versi del poeta francese Charles Baudelaire, vi presento il più bell’animale che sia mai comparso sul nostro pianeta:
il gatto
Questo felino è per me l’incarnazione vivente della Bellezza, perfetto dalla punta delle orecchie fino all’estremità della coda. Lieve, poetico, elegante, enigmatico, pigro. Ma anche scattante, agile e fulmineo quando deve assicurarsi la preda. E con occhi che ci fissano come se fossimo noi delle strane creature frapposte al suo campo visivo. Dovrei scrivere almeno trenta post in onore dei felini, ma soprassiedo e mi limiterò a suddividere la specie in due puntate distinte: qui, il gatto e, in seguito, i grandi felini come la tigre, il leone, la pantera. Amo il gatto, anzi lo adoro. E questo verbo mi porta alla prima immagine che apre la mia carrellata. Nel principio era una terra e un’epoca dove il gatto era particolarmente venerato…
La gatta divina:
Bastet
Tutto cominciò con l’antico Egitto e con le sue divinità antropomorfe, ma dalla testa d’animale. Sul libro Iniziazione ai culti egizi di Ada Russo Pavan, si dice che Bastet fu associata fin da subito alle dee leonesse Tefnut, Sekhmet, a Ra e anche a Ptah-Bast-Nefertum. Era figlia-sposa-sorella di Ra, ma era anche l’occhio della luna. Era la madre del dio-leone Miysis “dallo sguardo feroce” denominato “signore dei massacri”. Venerata a Bubastis (chiamata “Pa-Bast”, la dimora di Bast-Pi-Beseth), veniva adorata come dea della gioia, dell’ebbrezza ed era protettrice della maternità. Ogni parte del suo corpo corrisponderebbe a una parte del corpo degli dei, tra cui il naso a Thoth. Dite poco? Thoth era nientemeno che il Signore delle divine scritture, il Demiurgo Universale.
Bastet era la Signora dell’Est, e il suo animale sacro era il gatto. A volte, veniva lei stessa rappresentata come una gatta in atto di allattare i suoi cuccioli tra le gambe anteriori, simbolo di fertilità. Ma Bastet era anche colei che sgominava il male soprattutto di coloro che agivano nell’ombra contro i figli della luce. Fu detta anche l’Anima di Iside benevola, la Dea Lontana. A Bubastis si tenevano periodiche feste dove era proibito cacciare il leone. Tracce del culto di Bastet sono state rinvenute nell’Italia meridionale, soprattutto a Pompei. Ne deduco quindi che il gatto è subito associato alla femminilità, e alla luna, alla notte e al mistero.
Il romanzo:
Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov
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Gatto di Louis Wain (1860-1939) |
Si tratta di un romanzo pubblicato dallo scrittore russo tra il 1966 e il 1967, e rimasto incompiuto. Composto di numerosi episodi collegati fra loro, il romanzo si svolge su due principali piani narrativi, ai quali corrispondono due differenti ambientazioni. La prima di queste è la Mosca degli anni trenta del Novecento, in cui si trova in visita Satana nei panni di Woland, un misterioso professore straniero, esperto di magia nera, attorniato da una cricca di personaggi alquanto particolari: il valletto Korov’ev, soprannominato Fagotto, un ex-maestro di cappella sempre vestito con abiti grotteschi, il gatto Behemot, il sicario Azazello, Abadonna con il suo sguardo mortale e la strega Hella. L’arrivo del gruppo porta scompiglio non solo fra i membri di un’importante associazione letteraria sovietica, ma in tutta Mosca.
Il romanzo è molto complesso e possiede diversi percorsi di lettura: dalla satira nei confronti della società, al rapporto tra il bene e il male, al ritratto di una élite intellettuale oppressa dalla censura e dalle persecuzioni, alle allegorie mistico-religiose ai rimandi al Doktor Faustus, e alla storia d’amore. Nel romanzo, Behemoth, un demone servitore di Satana, ha l’aspetto di un enorme gatto grasso e nero, in grado di parlare e camminare sulle zampe posteriori. In alcune scene prende un aspetto umano, ma mantiene sempre alcune somiglianze con il suo sembiante solito: la grassezza, la piccola statura e i tratti felini.
« Il terzo di quella compagnia era un gatto sbucato da chi sa dove, grosso come un maiale, nero come il carbone o come un corvo, con tremendi baffi da cavalleggero. Il terzetto avanzava verso il Patriaršij, e il gatto camminava sulle zampe posteriori.»
Approfitto per presentarvi qui il pittore
Louis Wain, molto conosciuto per le sue raffigurazioni di gatti antropomorfi. Negli ultimi anni della sua vita questo artista soffrì di disturbi mentali, alcuni ipotizzano di schizofrenia. Questo si rifletterebbe nella stessa trasformazione dei suoi gatti dipinti che, da animali sorridenti e paciosi adatti per le rassicuranti storie vittoriane, mutarono in qualcosa di molto simile a elettrificati frattali dove a stento si può riconoscere l’animale. Se volete vedere la trasformazione dei suoi gatti, potete cliccare sul seguente
link.
Il racconto:
Il gatto nero di Edgar Allan Poe
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The Black Cat, illustrazione di
Aubrey Beardsley (1894) |
Il gatto nero è uno dei più terrificanti racconti di Edgar Allan Poe, scritto nel 1843, e uno dei suoi più celebri. La storia è narrata dal punto di vista dell’assassino alla vigilia della sua esecuzione, come in una sorta di confessione al lettore dei fatti occorsi, per sgravarsi la coscienza. Fin dall’inizio il narratore assicura di non essere pazzo, ma di voler raccontare quello che accadde, per quanto incredibile possa sembrare. Inizia con il resoconto di una vita contraddistinta, fin dall’infanzia, da un ottimo carattere, e da un felice matrimonio. Entrambi i coniugi amano molto gli animali e non perdono occasione di procurarsene, come uccelli, pesci rossi, un bellissimo cane, conigli, una scimmietta e un gatto. Il gatto si chiama Plutone, è grande, nero di manto e dotato di viva intelligenza. Il nome è significativo in quanto Plutone è il dio degli inferi e dei morti, e ogni tanto la moglie richiama le credenze secondo cui un gatto nero sarebbe una strega sotto mentite spoglie. Nonostante questo, il gatto è il preferito dell’uomo e la convivenza con lui dura per parecchi anni senza scossoni.
A un certo punto, però, a causa dei suoi problemi di alcolismo, il protagonista comincia a cambiare carattere, a picchiare sua moglie e a maltrattare gli animali, mantenendo però un certo riguardo per il gatto. Ma una notte la situazione precipita…
Una notte, tornando a casa ubriaco fradicio, da uno dei miei soliti giri per le bettole della città, mi sembrò che il gatto evitasse la mia presenza. Lo afferrai e quello, impaurito dalla mia violenza, mi fece con i denti una piccola ferita sulla mano. La furia di un demonio si impossessò di me rendendomi irriconoscibile perfino a me stesso. Mi sembrò che la mia anima originale fosse volata via dal mio corpo ed una cattiveria feroce, alimentata dal gin, invase tutte le fibre del mio corpo. Presi dalla tasca un temperino, lo aprii, strinsi la povera bestiola alla gola e…
Non vi dico altro, perché se non lo avete letto varrebbe veramente la pena di farlo. Insieme a Il cuore rivelatore e a Il pozzo e il pendolo, lo considero uno dei più angoscianti racconti del narratore americano. La capacità di scrittura di Poe è magistrale. Per la raffigurazione del racconto, ho scelto questa di Beardsley.
La fiaba:
Il gatto con gli stivali
Il gatto con gli stivali è una fiaba popolare europea. La più antica attestazione scritta della storia risale a Giovanni Francesco Straparola, che la incluse nelle sue Piacevoli notti (pubblicate a partire dal 1550) con il titolo di Costantino Fortunato. Un secolo più tardi, vide la luce la versione di Giambattista Basile. Nel Romanticismo tedesco fu Ludwig Tieck a scrivere questa fiaba con linguaggio tipicamente romantico.Celebri divennero anche le versioni create da Charles Perrault e dai Fratelli Grimm.
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Il gatto con gli stivali in un’illustrazione
ottocentesca di Carl Offerdinger. |
Le versioni attualmente più note della fiaba discendono proprio dalla codificazione di Perrault, risalente al XVII secolo. In questa, un ricco e vecchio mugnaio in punto di morte chiama a sé i suoi tre figli: al figlio maggiore lascia in eredità il suo mulino e il cavallo; al secondogenito viene lasciato il mulo e una casa di campagna; al figlio minore viene lasciato soltanto il gatto che amava tanto. Il ragazzo è triste e deluso: che cosa se ne fa di un gatto? Sconsolato, si siede su una roccia per pensare al da farsi, quando il gatto gli rivolge la parola! Lo esorta a non preoccuparsi per il suo avvenire: insieme faranno fortuna. Il felino indossa quindi un paio di stivali e si mette all’opera.
Proprio per l’inventiva e la furbizia del gatto, il ragazzo, che parte svantaggiato, supera ogni difficoltà arrivando a sposare la figlia di un re e a “sistemarsi”. Il gatto viene dunque considerato come un autentico consigliere per una rapida ascesa sociale. Tale ascesa assicura il benessere materiale per il padrone, ma anche per la bestiola. Nel finale si offre un preciso ritratto della società francese aristocratica del secolo di Perrault: infatti il “gatto dagli stivali” diventa un nobile cacciatore, che caccia i topi solo per divertimento.
Il cartone animato:
Gli Aristogatti
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“Tutti quanti-tutti quanti-tutti quanti voglion fare jazz!” |
Non ho resistito alla tentazione di inserire questo classico film d’animazione Disney, che è il trionfo sia della specie felina, in tutte le sue caratteristiche e in tutti i suoi ceti sociali, sia di una città che amo molto: Parigi. Il connubio tra i gatti e la capitale francese è sempre uno sposalizio di grande fascino, e risveglia in me una certa commozione. Gli Aristogatti (o The Aristocats) è un film del 1970 diretto da Wolfgang Reitherman e prodotto dalla Walt Disney.
A Parigi, nel 1910, una gatta di nome Duchessa e i suoi tre cuccioli, Minou, Matisse e Bizet, vivono nella ricca dimora della cantante lirica in pensione Madame Adelaide Bonfamille, insieme al maggiordomo Edgar. La donna decide di fare testamento chiamando il suo avvocato. Dispone che la sua fortuna sia lasciata ai suoi gatti, che la terranno fino alla loro morte. Solamente dopo, essa andrà a Edgar. Il maggiordomo, che ha udito tutto, decide quindi di sbarazzarsi dei gatti per accaparrarsi subito l’eredità. Li addormenta mettendo sonniferi nel cibo, li carica in una cesta e la notte si dirige verso la campagna a bordo della sua motocicletta con l’intenzione di abbandonarli, ma finisce in un’imboscata tesa da due cani randagi e un po’ svitati, Napoleon e Lafayette. Edgar fugge, lasciando dietro di sé alcuni oggetti, il cestino dei gatti e il sidecar della sua motocicletta. I gatti si risvegliano mentre si scatena un forte temporale e passano la notte sotto il ponte, spaventati e infreddoliti. Al mattino, arriva un gatto randagio di nome Romeo, dal forte accento romanesco, che, affascinato dalla bellissima Duchessa, si offre di guidare lei e i suoi gattini sulla strada fino a Parigi. …
Durante il viaggio di ritorno, i gatti incontrano varie specie animali, come due oche inglesi, con cui Romeo ha uno scambio esilarante, e il loro zio ubriaco di sherry. Presenze importanti nella storia anche sono la cavalla Frou-Frou e il topo Groviera, e soprattutto gli amici di Romeo, cioè Scat Cat e la sua band. Ho voluto scegliere l’immagine dei gatti jazzisti nella soffitta, mentre sono scatenati nel suonare il piano, la tromba e il contrabbasso, perché è una delle scene musicali più travolgenti e ritmate nella storia del cinema… nonostante sia interpretata da gatti!
Il fumetto: Felix the Cat
Felix the Cat è un personaggio creato da Pat Sullivan e Otto Messmer: un gatto nero interprete di storie affidate più all’immagine che al testo e guidate da una logica visiva stralunata e poetica. Nacque nel 1919 nel cortometraggio Feline Folies, animato da Otto Messmer e prodotto da Pat Sullivan. Se volete vedere il cortometraggio, della durata di 4.6 minuti circa, cliccate sul seguente link. Qui il gatto viene chiamato Master Tom ed è impegnato a corteggiare una deliziosa gattina bianca.
Felix the Cat si ispira a Krazy Kat di George Herriman, e si ritiene che questo personaggio abbia influenzato Walt Disney per la realizzazione di Oswald il coniglio e del celebre topo Mickey Mouse. In Italia è conosciuto grazie al Corriere dei Piccoli come Mio Mao. Felix vive in un mondo apparentemente normale popolato da esseri umani e da animali, con i guai quotidiani che possono capitare a chiunque. Questo mondo è però pervaso da un afflato poetico e lunare che lo distingue da ogni altra storia a cartoni animati, cui, a parer mio, contribuisce non poco il disegno in bianco e nero. Felix si esprime con la duttile coda, che atteggia a punti esclamativi e interrogativi. Inoltre, Felix può utilizzare questi segni come delle mazze da baseball.
Citazioni e aforismi:
Le citazioni e gli aforismi sui gatti sono un vero e proprio oceano, e ho potuto selezionarne solo alcuni. Rimando quindi alla lettura di siti dedicati come
Aforisticamente, e alla sua bellissima
pagina sul gatto.
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Julie Manet detto anche Bambina con il gatto
di Pierre Auguste Renoir (1887) |
Mi dà sempre un brivido quando osservo un gatto che sta osservando qualcosa che io non riesco a vedere. (Eleanor Farjeon)
Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola. (Jules Verne)
Gli occhi di un gatto sono finestre che ci permettono di vedere dentro un altro mondo. (Leggenda Irlandese)
Il gatto non fa nulla, semplicemente è, come un re. (Claudio Magris)
Il gatto è un lembo di notte arrotolato sullo spigolo di un tetto. (Antonio Casanova)
Non vedo comunque l’ora di sapere la vostra opinione su questo animale davvero magico! Quali altri esempi in letteratura, nei cartoni animati e nei fumetti vi vengono in mente? Avete un gatto tutto vostro?
Tutti gli esempi mi sono molto familiari e almeno quattro li avrei inseriti in un mio eventuale post. Altri che mi vengono in mente adesso sono il Gatto di Pinocchio, Il re dei gatti (a cui ho dedicato due post), Ginxi, Tom, Gatto Silvestro e Pietro Gambadilegno.
In effetti sul gatto c'è solo l'imbarazzo della scelta. 🙂
Volevo inserire anche Gatto Silvestro, ma diventavano troppi.
Sai che ho scoperto solo di recente che Pietro Gambadilegno è un gatto? Ho sempre pensato che fosse un orso oppure un cane, almeno a giudicare dall'aspetto. Però poi è logico: l'avversario di Topolino non poteva che essere un gatto.
Ah, ecco. Beh, io lo sto scoprendo adesso, che è un gatto…
Allora siamo in due! 😉
I gatti come animali domestici mi piacciono poco, ma come animali liberi li trovo davvero belli, affascinanti. Non li terrei mai in casa ma mi fa piacere ammirarli mentre scorazzano lungo i marciapiedi con la loro agilità, eleganza, destrezza, o quando si accoccolano per riposarsi (ma sempre con un occhio vigile).
Come citazioni mi vengono in mente: lo stregatto di Alice nel Paese della meraviglie, davvero delizioso e l'odioso e divertente Heatcliff ("Isidoro" nella traduzione italiana).
Ho la fortuna di avere un terrazzo nel luogo dove lavoro, e spesso vedo i gatti randagi sui tetti dei capannoni e degli uffici. Ogni tanto arriva sul muretto del terrazzo una gatta bianca e nera. Ho capito da un pezzo che è una femmina alfa: se metto qualcosa da mangiare sul muretto, prima mangia lei e poi eventualmente gli altri. Proprio ieri ho visto una scena spassosissima: lei che mangiava e dietro di lei un gattone bianco maschio che aspettava il suo turno e si teneva a rispettosa distanza dalle sue unghie.
A me piace osservarli sia nel loro stato domestico che selvatico. Incredibile quanto equilibrio abbiano nel percorrere superfici strettissime senza cadere.
Mi era venuto in mente lo stregatto per la letteratura, ma poi ho preferito "Il gatto nero" di Poe perché le immagini che ho trovato non mi piacevano e non volevo mettere l'ennesima immagine del cartone di Walt Disney. C'è anche Garfield, volendo.
Mao!
Una volta il mondo era dei gatti e se mille gatti riuscissero a sognare tutti insieme di dominare il mondo, il mondo tornerebbe loro. Per fortuna è impossibile convincere mille gatti a fare tutti la stessa cosa (questa l'ho letta in Sandman e l'ho trovata adorabile)
Ma che bella questa storia dei gatti e dei sogni, davvero molto poetica. Io invidio i gatti quando dormono, esattamente come i bambini molto piccoli. Ronf-ronf.
Io sono gattaro, cioè un umano al servizio di due gatte. Ormai sono arzille vecchiette, purtroppo, e quindi cerco di godermi i giorni in cui potrò essere in loro compagnia facendo slalom (come ben sa chi ha una certa età) tra le loro pastiglie e pastigliette 🙂
Care le tue gatte… ! 🙂 Gli animali domestici sono come gli esseri umani, quando sono anziani hanno bisogno di mille cure.
Anch'io, se potessi, prenderei due gatti, così si farebbero compagnia. E li vizierei moltissimo, esattamente come Simon in "Simon's cat".
Io vorrei ricordare un'adorabile pellicola FBI operazione gatto.
Sandra
Ciao Sandra, mi ricorda qualcosa… devo averla vista secoli fa da bambina!
È sempre bello leggere i tuoi post e questo sui gatti lo è ancora di più. Mi piacciono moltissimo i testi che hai citato e aggiungerei solo
Il gatto del rabbino, di Johann Sfar (graphic novel intelligente e spassosa); Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, di Luis Sepúlveda; Alice nel paese delle meraviglie (ho notato che era già stato citato lo stregatto: bene, bene!) Last but not least, Gatti molto particolari, di Doris Lessing, molto più malinconico, ma stupendo.
Ps: FBI operazione gatto era divertentissimo!
Ciao e grazie mille del tuo ulteriore contributo, stavolta con un testo. 🙂 Ma la Kiki non è gelosa?
Allora, "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" l'avevo vista come cartone animato. "Alice nel paese delle meraviglie" e lo stregatto sono menzionati nei commenti. Gli altri non li conosco.
Mi viene in mente ora anche il musical "Cats" composto da Andrew Lloyd Webber su testi di Thomas Stearns Eliot.
Avrei voluto parlare di un altro gatto, cioè Krazy Cat, solo che lo aveva trattato Ivano Landi nel suo post sul topo, quindi potete trovarlo nel suo blog.
Comunque questa serie di fumetti inizia a metà del 1911 ad opera di George Herriman, e rovescia tutte le situazioni classiche. Un po' ricordano Felix. In questi però c'è uno strano triangolo: un gatto (probabilmente una gatta) che è Krazy Cat che ama un topo. Il topo egoista la prende a mattonate in testa, cosa che lei scambia per una manifestazione d'affetto. Poi c'è un cane poliziotto che odia il topo e adora il gatto/la gatta.
Il disegno è in bianco e nero ed è pura poesia. Nella versione italiana il gatto/la gatta parla come se avesse il raffreddore.
La collega con cui studiavo ai tempi della pratica legale aveva un gatto; non potevo mettere piede in casa sua: appena entravo cominciavo a starnutire e gli occhi mi si riducevano a due fessure piene di lacrime. Una tragedia! Ho scoperto,a allora, di essere allergica al pelo del gatto (e non solo, ahimè). Poco male, però, non essendo un'amante degli animali in casa. Ma a prescindere dall'allergia, impazzirei appresso a tutto quel pelame spalmato ovunque!
Allan Poe fantastico! Lo ricordo bene, quel racconto.
"Felix the cat, the wonderful wonderful cat" mi piaceva un sacco (la sigletta soprattutto).
Un po' di antipatia per il gatto con gli stivali, ma tanto tanto amore per quello di Sepulveda della "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare"
Ciao Marina, in effetti ci sono molte persone allergiche al pelo del gatto. Io non so se sono allergica, non avendo mai avuto la possibilità di tenerne uno in casa: mia mamma ha paura dei gatti e a mio marito non piacciono molto, preferisce i cani.
Ricordo di aver sentito parlare della toxoplasmosi in gravidanza, causata da un batterio contenuto nelle feci del gatto. Il consiglio era quello di non nutrire il gatto con carne cruda o poco cotta (in modo che non il gatto non si infetti) e di evitare di maneggiare le feci del gatto. Tutte cose che per me non preoccupavano, non avendolo!
Ti rivelerò una cosa: anche a me la fiaba "Il gatto con gli stivali" non piace molto. Ma è l'unico esempio di fiaba classica che mi sia venuta in mente che abbia il gatto come protagonista! Più simpatico è il gatto che fa gli occhioni in "Shrek"!
Quanta passione traspare dal tuo post, al di là del tuo lavoro come sempre accuratissimo! Amo tutti gli animali, ma il gatto non ha un posto speciale nella mia sensibilità, anzi, mi ispira un certo senso di estraneità; ma quando ne ho avuto uno (purtroppo ceduto per un problema di allergia) l'ho amato, anzi amata, davvero tanto. Per il resto, lo sai, potrei scrivere un'ode al cane! La mia Maya è esattamente il contrario del gatto che descrivi nelle prime righe: irruente, pasticciona e un vero elefante nel muoversi. Suona meno elegante, vero? Però però… 😉
Sì, il gatto è proprio il mio animale d'elezione, e proprio per la sua enigmaticità mi affascina terribilmente. Però parlo per sentito dire perché, come ho detto nei commenti precedenti, non ho mai avuto la possibilità di averne uno. Del resto, leggevo in una citazione che sono i gatti a possedere il padrone, e non il contrario! 😉
Allora quando ci sarà il post del cane – perché verrà anche il suo turno – chiederò a Maya di fare da testimonial con una foto che aprirà la carrellata.
Sarà un onore. 🙂
Bene, allora dille di farsi bella in vista dell'evento. 😉
Un altro aspetto che non ho inserito, e che sicuramente meritava un approfondimento, è il difficile rapporto che ha avuto il gatto con la Chiesa cattolica ai tempi della caccia alle streghe. Il povero gatto era associato ai sabbah e ai riti di evocazione. Spesso veniva bruciato anche lui insieme alle sventurate donne accusate di essere delle streghe.
"Tutti quanti vogliono fare il Jazz"! 😀
Post curatissimo e interessante!
Suggerisco un gattaro d'eccezione: Haruki Murakami, il cui vecchio jazz bar si chiamava Peter cat, proprio in onore di uno dei suoi gatti. E in molte delle sue opere questo animale è presente e ha un ruolo importante – e anche sfuggente: lo perché i gatti vanno e tornano, forse ;).
Buona settimana e alla prossima ^_^
Grazie del commento, Glò, e dell'apprezzamento al post. Mi è piaciuto lavorarci e anche creare dei collegamenti ai link con i filmati e i cortometraggi, in modo da approfondire.
Haruki Murakami è una delle mie scoperte recenti, ho letto alcuni libri come la trilogia 1Q84, Nel segno della pecora, Dance dance dance, Norwegian Wood. Sul blog ho recensito il primo libro di 1Q84 e Dance dance dance. Mi sono piaciuti tutti moltissimo, a parte Nel segno della pecora che ho trovato troppo strano persino per i miei gusti.
Buona settimana anche a te e alla prossima, sì. 🙂
Crismiaooo! Come sempre mi hai catturato e ho trovato tutto quello che hai scritto molto appropriato. Fin da piccola ha avuto un'autentica passione per i gatti, tanto da preferirli alle bambole. Ho perso di recente la mia ultima gattina e ancora non mi sono ripresa.
Tra tutti i gatti che hai citato mi sono mancati: Lucifero di Cenerentola e lo Stregatto di Alice nel Paese delle meraviglie (Disney).
Ho molto apprezzato il cartoon di Felix the cat anche se da piccola mi inquietava un po'. Emoticon kiki
Ho dato un'occhiata agli aforismi, che ne dici di questo: Un gatto ha le stesse proprietà di un liquido: si adatta alla forma del recipiente che lo ospita.
(Tristemietitore, Twitter)
Marilù
Maoooomarilù! Grazie mille di aver riportato il commento qui sul blog. Facebook passa, ma il blog resta come si dice! 😉
Mi dispiace invece per la tua gattina… 🙁
Hai ragione, ci sarebbe il terribile Lucifero di Cenerentola da ricordare, e, volendo, anche la pestifera e insopportabile coppia di gatti siamesi in "Lilli e il vagabondo."
Il tuo aforisma è stupendo.
I gatti mi piacciono molto, ma ho scoperto che la convivenza è impossibile. Non ci riesco, sono pieno di fobie, non è colpa loro. Tornando al post, godibilissimo, è vero, e in letteratura e nelle arti in genere il gatto la fa da padrone.
Ciao, Massimiliano. Peccato tu non sia riuscito a convivere con i gatti! Magari sarebbe andata meglio con un cane, ma questo solo tu puoi dirlo.
E "Il gatto a nove code" di Dario Argento, lo mettiamo in lista?
Faceva parte di una trilogia di film horror i cui protagonisti erano gli animali: "L'uccello dalle piume di cristallo" e "4 mosche di velluto grigio" erano gli altri due.
Ti piace Dario Argento?
Io lo amavo verso i diciassette anni, adesso non più!
Ciao Marina, grazie davvero per il nuovo commento che, come al solito, non mi è arrivato in notifica. Tra l'altro accade solo con te, non capisco come mai. Uffa.
Non ho visto nessuno dei tre film di Dario Argento che citi. Avevo visto "Tenebre", questo al cinema, e "Profondo rosso" in televisione e mi erano bastati. Sono una grandissima fifona sui film horror o che parlano di possessioni demoniache alla Stephen King. Quindi, onore al merito del regista di avermi spaventata a morte, però ora preferisco altri generi.:-)
Leggevo comunque che Dario Argento è stato rivalutato dalla critica in tempi recenti.
Ahia, non so proprio che accade e non sono in grado di risolvere il problema! Mi dispiace molto! Vedrò di capirci di più!
Dario Argento è stato a lungo uno dei miei registi preferiti: ho visto tutto di lui, poi anch'io ho cambiato completamente genere, i film horror non mi piacciono più. Ma Dario Argento continua a terrorizzarmi con quella sua faccia veramente da film "de paura"! 😀
Eccolo là, di nuovo un tuo commento che ho letto solo scorrendo i commenti per questo post. Ma guarda che è davvero curiosa questa cosa, più che altro non vorrei che tu avessi commentato altrove e io non ti abbia risposto. Non voglio che tu mi prenda per una maleducata… 🙂
Dario Argento è davvero da paura, e un altro signore che mi terrorizza solo a guardarlo è Stephen King.
Finalmente riesco a leggere il tuo post sul gatto (avevo visto che l'avevo scritto ma non mi ero ancora applicata a leggerlo con calma!) allora io non so perché ma adoro i gatti e, pur non avendone uno mio, faccio le fusa ai gatti dei miei amici e dei miei vicini, uno in particolare che ogni tanto passa da casa mia e gli dò dei croccantini e poi me lo coccolo. La tua descrizione del gatto è perfetta, a proposito Pallina è meravigliosa! Ho sempre amato i gatti fin da bambina quando chiedevo insistentemente a mia madre di poterne adottare uno, inutilmente. Amavo anche le storie sui gatti, per esempio la favola del gatto con gli stivali la conoscevo a memoria e secondo me i gatti sono davvero un po' magici. Io mi incanto a guardarli e amo il loro spirito libero e selvaggio. Tra le opere sui gatti ricordo anche il cartone animato Storia di una gabbia nella e del gatto che le insegnò a volare tratto dal romanzo di Sepulveda, strepitoso!
Ciao Giulia, avverto nelle tue righe lo stesso entusiasmo e lo stesso amore mio nei confronti dei gatti. Anch'io non ho mai potuto avere un gatto da bambina: mia mamma ne aveva paura. Comunque mio padre aveva tentato di portarne a casa. Era un siamese già adulto e ricordo che era un po' schizzato: si arrampicava sulle tende, balzava ovunque ed era ingestibile su tanti aspetti. Alla fine avevamo dovuto restituirlo, il che è stato un grande dispiacere per me. Anche mio marito non li ama moltissimo, preferisce i cani che però sono più impegnativi. Dice che i gatti saltano da tutte le parti e che è poco igienico quando accade che ti planino sul tavolo.
Pallina è la gatta di una delle commentatrici, cioè Clementina, e concordo: è meravigliosa, una vera "femme fatale".
Per continuare a rimembrare altri gatti, proprio stamattina su un giornalino leggevo di Tardar Sauce, conosciuta su Internet con il soprannome Grumpy Cat (letteralmente, Gatto Imbronciato). La sua padrona afferma che la sua inusuale espressione "brontolona" è causata da un raro fenomeno di nanismo felino.
Hai giustamente captato il mio entusiasmo per i gatti. Gli uomini in genere preferiscono i cani perché è un animale che si fa 'dominare' cosa che per un gatto è impossibile. Questo concetto lo spiegava benissimo Alberto Angela in una puntata dei suoi documentari, interessantissimo. A proposito domenica esco con il mio post sui quattro elementi, ho raccolto il tuo meme…
Più sotto c'è un commento di Fabio (Gialain) che dice esattamente la stessa cosa. Gli esseri umani sono abituati ai cani e al loro affetto incondizionato. Il gatto è del tutto diverso, devi instaurare un rapporto paritario. Però, come dice Fabio, quando lo capisci è tutto in discesa!
Ottimo per il meme sui quattro elementi, lo leggerò e commenterò molto volentieri. Grazie.
Tempo fa avevo preso in biblioteca un libro di racconti horror dedicati ai gatti. Non erano un granché, l'unico a meritare davvero era "Il Gatto venuto dall'inferno" di Stephen King da cui è stato anche tratto un film.
Anni fa avevo anche letto un bellissimo racconto dove il protagonista si ritrova faccia a faccia con una Sfinge che vuole divorarlo… per poi svegliarsi e scoprire che mentre dormiva il gatto gli si era acciambellato in grembo. Sono anni che tento di ricordarmi di chi fosse! 🙁
Per i cartoni animati non posso non citare il mitico Silvestro, per cui ho sempre fatto il tifo, a scanso di quell'antipatico di Titti. 🙂
Ciao Marco, proprio il prossimo sabato pubblicherò il post sulla memoria e la scrittura di cui ti parlavo, con menzione del tuo articolo "Ipertimesia". Quindi fai un nodo al fazzoletto, oppure al filo del mouse! 😉
L'abbinamento del gatto con l'horror è un altro classico e in effetti l'animale ben si presta: è magico, e in alcuni casi inquietante. Invece Gatto Silvestro è adorabile, specie nel doppiaggio italiano in cui parla con la "s" blesa!
Strepitoso post e strepitosa compagnia di tanti gattofili o gattari qui riuniti. Suggestiva l'introduzione con la poesia di Baudelaire (chi meglio di lui poteva rendere un così sublime omaggio al gatto?). Per quanto riguarda gli esempi di gatti famosi, mi sono sentita in grande sintonia con tre di essi: la gatta Bastet, ne ho sempre avuta una su uno scaffale a vegliare i miei libri insieme con l'elefante e la civetta; il gatto Behemot, poiché "Il Maestro e Margherita è stato uno dei libri più amati della mia adolescenza e il personaggio del Gatto uno dei più intriganti; gli Aristogatti che ho adorato doppiamente, come bambina e come mamma di due bambine gattofile (la nostra Adelina, che si sta stiracchiando con aria soddisfatta sul divano deve il suo nome proprio a una delle due oche inglesi del cartone). Ho sempre avuto uno o più gatti come compagni di vita, mi è rimasta particolarmente nel cuore una gatta bianca a pelo lungo, ladra di dolci e torte fatte in casa. A proposito di gatte ladre, potremmo aggiungere anche Cat Woman?
E vai, Stella, con il tuo commento già il gatto batte il maiale e il topo, e mancano alcuni commentatori che spero vorranno contribuire.
Grazie del tuo contributo, anche perché è un piccolo racconto di vita e di letteratura. Sì, ho avuto delle perplessità sull'attacco del post perché mi profondevo subito in lodi sperticate sul gatto… poi mi è giuntao un'illuminazione su Baudelaire e ho pensato di dare la parola a lui. Per quanto riguarda Gli Aristogatti, non cesserei di guardarlo e riguardarlo, anche per godere del "segno" morbido di un cartone animato prodotto quasi esclusivamente a mano con tavole e tavole.
Certo, possiamo aggiungere tranquillamente anche Cat Woman come personaggio ispirato da una gatta misteriosa e fatale.
Ah, gatto, gatto, gatto delle mie brame, sei stato l'aristocratica Minù quando pretendevi e ottenevi di sederti a tavola con noi, sei stato lo schizofrenico Schizzo, incapace di immobilità, sei stato un Nerone buio come la pece, sei stato la medicina più efficace contro la mia pressione alta, sei ancora il randagio inavvicinabile che perlustra il mio giardino con grande apprensione di cince e merli, sei il mio idolo enigmatico, sei l'idea di gatto e così ti chiamerò Platone come il cacciatore di topi della ineffabile "signorina" Ivy Compton Burnett.
Cara Nadia, grazie mille del commento che potrebbe ben figurare come un racconto brevissimo sul gatto. Sei sempre originale e fantasiosa! Lode e onore al gatto, che in un recente articolo ho letto essere una fantastica terapia per i cardiopatici oltre che un'affettuosa compagnia per la solitudine degli anziani.
Quale straordinario animale! Da sempre ne subisco il fascino, ne ho avuto due nella vita, ma adesso che non ho luogo adatto ad accoglierne uno, ci penso e me ne dispiace.
Fra tutte le opere da te citate, Il Gatto nero di Poe è la narrazione che prediligo. Letto e riletto, ogni volta come se fosse la prima.
Grazie del commento, Luz. Il post sul gatto sta sbancando, e devo dire che ne sono molto contenta. Invidio le persone che possono tenerne uno in casa, secondo me è un ottimo anti-stress. Peccato tu non possa più farlo!
Amo intensamente il gatto. Da ormai 14 anni ne condivido le giornate con un maschio e due femmine (in origine erano 2 coppie). Amo l'indipendenza che esprime ma allo stesso tempo l'affetto che dimostra e la voglia di contatto fisico che pretende. Un compagno fantastico al quale non potrei più rinunciare.
Fabio
Ciao Fabio, ti penso sempre mentre lavori, circondato dai tuoi gatti che vanno e che vengono. Grazie mille del tuo omaggio a questo magnifico animale.
A proposito, mi è venuto in mente il film "Come cani e gatti" nel quale guarda caso i gattocci sono i cattivoni che vogliono fare scacciare i cani attraverso la diffusione di un'allergia. Ovviamente i cani riusciranno a sconfiggere il complotto e quindi diciamo che non c'è proprio un accezione romantica alla specie ma bensì un po' subdola. Una cosa che forse non sanno in molti e che invece a me entusiasma è che il gatto tendenzialmente ti tollera o quanto meno è lui che decide di accettarti, a differenza del cane che si sottomette ed è forse per questo che ci può essere una visione comune di animale distaccato e non riconoscente. Una volta partiti da questo assunto però, convivendoci insieme, si possono notare dei comportamenti veramente sorprendenti in quanto ad affettuosità.
Fabio
Il film "Come cani e gatti" non l'ho visto, mi sa che è di qualche anno fa.
La cosa che tu dici del gatto l'ho sentita affermare varie volte, ed è proprio la caratteristica che fa amare oppure odiare il gatto: è il gatto che decide, non sei tu. Ha un senso d'indipendenza che personalmente ammiro. Ruggero mi chiama la donna-lupo, ma dovrebbe chiamarmi la donna-gatto. P.S. Per altri commentatori che non lo sanno: Ruggero è mio marito. 🙂
Quel film è del 2001.
https://it.wikipedia.org/wiki/Come_cani_e_gatti
Grazie, Fabio. Ho visto che è comparsa anche la tua foto e non sei più 'anonimo'.
Porto il mio contributo a queste celebrazioni feline segnalando qualche impronta di gatto -forse meno evidente- che si trova anche sugli spartiti musicali. Oltre agli indimenticabili "44 gatti" condominiali dello Zecchino d'oro e ai "Cats" che hanno girato i palcoscenici di mezzo mondo, meritano un ricordo la "Gatta" con la macchia nera sul muso nella soffitta di Paoli e il "Maledetto gatto" di Battisti che si intromette sempre, o il gatto siamese dei Pink Floyd, quel "Lucifer Sam" che "ha qualcosa che non si riesce a spiegare"… Poi ci sono le zampe feline che passeggiano sulla tastiera del pianoforte di Satie, i gatti che litigano di Rossini, quelli che cantano alla luna di Ravel e quelli che ronfano dolcemente alle ninnananne di Stravinsky… Anche questi sembra di vederli, come equilibristi sui fili del pentagramma.
Ma che meraviglia la tua carrellata musicale! Era venuto in mente anche a me "Cats" nel corso di un commento, e proprio poco fa "La Gatta" di Gino Paoli.
A questo punto rimpolpo e spazio con la menzione di alcuni locali famosissimi dedicati ai gatti, come le Chat Noir a Parigi, locale adibito a spettacoli di teatro d'ombre e cabaret di Montmartre. A Londra, il Lady Dinah’s Cat Emporium, London’s first ever cat café! E a Milano, il Crazy Cat Café dalle parti della stazione centrale, cui non ho avuto accesso nemmeno per un cappuccio e una brioche… causa lunghissima coda di esseri umani.
In un certo senso mi identifico con questo fantastico felino per la sua ben nota… indipendenza. Notizia di questi giorni, foto-documentata: è stato segnalato, da più persone, un assonnato gattone che fa il pendolare nella linea Seibu Ikebukuro di Tokio. In piena autonomia, attende che il treno si fermi e si accomoda sul primo sedile libero che incontra. Il gestore del servizio lo ha adottato quale migliore dimostrazione che, in quella linea, si viaggia… comodi, in barba alle critiche da sempre piovono sul trasporto pubblico nipponico!
Fabio, iK2SOB
Ciao Fabio, IK2SOB e benvenuto nel blog! Ammiro anch'io l'indipendenza dei gatti e, come te, mi identifico con loro. Pur non guidando, ad esempio, mi organizzo con i mezzi pubblici e vado dove voglio senza chiedere niente a nessuno. Un senso di autonomia che mi ha contraddistinto anche nella scelta tra studiare o lavorare.
Curiosa la notizia del gatto che fa il pendolare. 🙂 Non sapevo peraltro che il trasporto pubblico nipponico fosse carente stando ai viaggiatori. Forse non hanno provato le nostrane ferrovie… chissà se qualche gatto italiano sarebbe così coraggioso da imitare il suo collega giapponese!
Bellissimo questo post e ancora più bella la passione che si percepisce per questo splendido animale. Eccellente anche il taglio dato all'argomento, che dà una visione innovativa su questo splendido animale. Complimenti!!
Cara Elodia, grazie per il commento. Diciamo che con il gatto c'è gioco facile, visto il numero dei suoi ammiratori. Prevedo però che ci possa essere un "testa a testa" con il suo rivale di sempre, il cane.
Gatto….. cosa non farei per te!
Ecco! Questo può essere il mio aforisma 🙂
Trovo che sia la bellezza, la signorilità fatta animale.
Lo amo per come è, indipendente ruffiano, ribelle, mmenefreghista, opportunista, affettuoso, lezioso, pretenzioso… eccetera eccetera.
Noi ne abbiamo sempre avuti. Una siamese e poi tutti gatti randagi, figli e nipoti della vecchia Briciola (tutta bianca, gatta dalle mille battaglie) o trovatelli giunti così, per caso.
Non starei mai senza! E' espressione di pura libertà perchè anche se può dipendere da noi per il cibo farà e mangerà sempre solo cosa vorrà, sceglierà dove dormire, sulle ginocchia di chi stare oppure sdegnoso girerà la coda e salterà sulla credenza ad arrostirsi sotto il tubo incandescente della stufa a legna (Myrtilla!!!!)
ps è vero che abitiamo in campagna ma siamo arrivati ad averne 8!
Naturalmente non poteva essere altrimenti da una persona che ha come avatar un gatto! 🙂 Potrei sottoscrivere ogni parola della tua descrizione sul gatto: per me è la Bellezza incarnata, ed è perfetto in qualsiasi situazione si trovi. Quando dorme o sonnecchia e ripiega la zampina sotto di sé, non è elegantissimo?
Io purtroppo non posso tenere neppure un gatto perché a mio marito non piacciono, e quindi mi devo accontentare di osservare quelli del negozio di animali sotto casa mia, con il naso sul vetro come i bambini poveri dei romanzi di Dickens. 😉
Grazie del tuo bellissimo commento! A presto.