Sul quotidiano Il Corriere della Sera del 12 febbraio 2016 ho letto un interessante articolo sulle Neuroscienze dal titolo Scrivere con carta e penna attiva più neuroni rispetto a usare la tastiera, e se volete leggerlo lo trovate qui.
L’articolo era corredato nella sua forma cartacea da altri interventi, con particolare riguardo al mondo della scuola e al fatto che molti ragazzini, nativi digitali e quindi più abituati a battere sui tasti del computer che non a manoscrivere… non sanno scrivere oppure hanno una scrittura illeggibile dai loro insegnanti, e da loro stessi. Passata è l’epoca dell’ora di bella calligrafia, ma la situazione si è talmente ribaltata da farsi drammatica. So che tra i miei lettori ci sono degli insegnanti che potranno commentare in modo molto più puntuale e con esempi anche concreti. Io posso solo dire che mio figlio ventenne ha una scrittura che meriterebbe un esame grafologico, perché mi ricorda quella dei serial killer. Lui conosce la mia opinione, e poco gliene cale.
Nell’articolo, i due punti per me particolarmente interessanti sono stati:
1. la scrittura a mano permette di leggere meglio ciò che si sta scrivendo, e inoltre contribuisce a rinforzare le aree di del cervello dove si riconosce la forma delle lettere. Ne deduco che non è solo una questione di individuazione, ma di un autentico spirito critico. È stato dimostrato da studi scientifici che negli adulti si attivano delle aree ben precise, corrispondenti a quelle che si “accendono” nei bambini che imparano a scrivere.
2. attenzione e concentrazione aumentano rispetto a quello che si sta facendo. Molto più faticoso è scrivere a mano una pagina, che non pestare selvaggiamente sulla tastiera come se ne andasse della vita. Quest’ultimo pensiero naturalmente è mio e non dell’articolo :-)…
Premetto che non sono una nostalgica cariatide, e sono consapevole che ormai non possiamo più fare a meno di una certa dose quotidiana di tecnologia (lo dimostra il fatto che sto scrivendo questo articolo su un computer, e che voi lo state leggendo a video). Non voglio certamente ritornare a usare la penna d’oca come nel Medioevo, magari a lume di candela, o inviare i piccioni viaggiatori con il rotolino legato alla zampetta, anche se sono molto meno fastidiosi di certi umani che sbraitano sui mezzi pubblici per farsi sentire dall’altro capo del vagone.
Però sto notando un aumento generale nella disaffezione per la tecnologia, forse motivato dal fatto che, per motivi professionali, spesso siamo costretti a sedere per lunghe ore della giornata a fissare uno schermo luminoso, a mandare mail, a cliccare freneticamente o a digitare sullo smartphone. Ci stiamo trasformando in una somma di byte, e nemmeno ce ne accorgiamo.
Quindi un’idea folle mi ha folgorato:
Confesso che non scrivo a mano da molto tempo, tranne negli sporadici appunti presi durante le riunioni di lavoro, o al telefono, nella correzione delle bozze su carta o nella scrittura di qualche cartolina (sì, scrivo ancora le cartoline, e molte persone le apprezzano). E quindi l’idea mi ha generato una certa sorpresa. In contemporanea, l’area dei miei neuroni preposta alla scrittura a mano, dormiente da parecchio tempo, si è risvegliata di botto e ha urlato in coro: “Era ora, gente! Finalmente ci si rimette in attività!”
La domanda fondamentale e un po’ angosciante è stata: ma quanto tempo ci metterò? Lavoro dall’alba al tramonto, la sera sono stanca e di conseguenza ho poco tempo a disposizione. L’unico tempo libero è nel fine settimana.
A questo punto però mi sono risposta: tutto il tempo che occorre. Non ho un editore che mi stressa o un contratto già firmato e in questo caso è un bene. Anzi, una vera fortuna. Il romanzo (dal titolo provvisorio Io, Lucile) è sulla Rivoluzione Francese e, in quanto a ricerche sull’argomento, e saggi a disposizione, sono messa ottimamente visto che fin da bambina me la studio e me la sviscero in lungo e in largo, e potrei rispondere a un quiz a premi. La struttura con le scene è tutta pianificata e ho le idee chiare. Dovrebbe esserci anche una parte moderna, ma per la parte del 1789 e dintorni c’è tutto quello che mi serve per cominciare a scrivere… a mano.
E ho già incominciato.
Vorrei condividere con voi le mie prime sensazioni.
- La prima è stata, com’è ovvio, di un grandissimo rallentamento rispetto ai miei normali ritmi di battitura. Ma, paradossalmente, l’ho trovato piacevole. La scrittura sulla tastiera mi rende nevrotica, quella a mano mi rilassa. Scrivo, mi fermo su un verbo o su una parola, scelgo, correggo. Si tratta di una scrittura più meditativa senza ombra di dubbio. Proprio come quando si incontra per la strada una persona tranquilla, che ti trasmette la sua calma e con cui ti fermi volentieri a scambiare due chiacchiere.
- Il secondo benefico effetto è che, dovendo fare una certa fatica, scrivo con parsimonia e una certa minuzia senza sbrodolare migliaia di parole; e quindi opero una prima revisione. Si potrebbe dire che la scrittura a mano è come ricamare, cosa che peraltro non so fare. Siccome sto scrivendo un romanzo dove imperano trine, jabot e merletti, direi che capita proprio a proposito!
- Un altro grandioso risultato è che, alla fine della sessione di scrittura, sono meno stanca mentalmente, e i miei occhi sono più riposati. Questo perché non continuo a fissare uno schermo o ad aguzzare la vista per seguire le lettere che vanno a formarsi man mano che digito. E, nel mio caso, in cui ho avuto grandi abbassamenti di vista, direi che è molto importante.
- Il quarto risultato è il recupero di una dimensione manuale, quasi artigianale, che la scrittura a computer perde del tutto. Scrivere a computer rende l’attività cerebrale. Anche qui, facendo un paragone, è come dipingere con pennello e colori a olio oppure a computer: sono approcci ugualmente validi, ma del tutto diversi. Un illustratore mi rivelava che, quando non disegnava per lavoro usando il computer per certe parti, dipingeva con le tecniche tradizionali per il piacere di farlo.
- Bisognerebbe aggiungere l’economicità dei materiali: c’è solo bisogno di un quaderno, di una penna e di un luogo possibilmente tranquillo, almeno per me. Virginia Woolf scriveva in mezzo al caos dei nipoti che giocavano nella stanza, ma io non sono ai suoi livelli in nessun senso.
Mi sembra di essere ritornata in contatto con una parte molto profonda di me stessa.
La tecnologia interviene comunque in fase di ricopiatura, dove effettuo altre correzioni e comincio addirittura a fare importanti spostamenti di paragrafo. Su quello non rinuncerei al mio computer nemmeno per una lettera autografa di Georges-Jacques Danton.
Per concludere, sono molto soddisfatta del mio esperimento e penso che continuerò in questo modo. E quindi vi do appuntamento tra vent’anni, epoca in cui forse avrò finito il mio romanzo!
Au revoir, les citoyens! Vive la France! Vive la Révolution!
E voi scrivete ancora a mano e in quali occasioni?
Avete mai provato a scrivere un romanzo a mano, perlomeno nella prima stesura, o avete mai pensato di farlo?
Un tempo scrivevo tutto a mano. Alcuni degli ebook che ho pubblicato su amazon li ho prima dovuti riscrivere in bella copia sul pc leggendo fogli di carta attraversati da irregolari file di formiche nevrotiche (la mia scrittura ha un aspetto del genere 😉
Adesso mi capita ancora di scrivere a mano solo se si tratta di poesie… che comunque, tolti pochi haiku pubblicati sul blog, non mostrerò mai a nessuno.
Probabilmente anche tu sei di una generazione intermedia, nata "non digitale" e poi diventata "digitale" strada facendo per necessità. Anch'io un tempo scrivevo i miei romanzi a mano o, al massimo, con la macchina per scrivere.
Devo dire che, passato il primo momento in cui mi sembrava che mi avessero messo dei pesi alle dita, ora va molto meglio. E continua a piacermi parecchio.
Io ho sempre scritto a mano tutte le mie prime stesure e senza dubbio continuerò a farlo. Poi c'è la fase ricopiatura in word e revisione. Per quest'ultima in particolare trovo indispensabile alternare una revisione su schermo a una su stampa, perché mi sono accorto che la mia percezione del testo cambia in modo sensibile da un mezzo all'altro, anche se non ne so il motivo.
Ciao, Ivano. Allora non sono poi così strana nel voler scrivere a mano la prima stesura!
Sono comunque assolutamente d'accordo con te sulla fase della revisione su carta. Anch'io stampo su carta tutti i miei file, per poi procedere alla correzione a penna. Se devo spostare delle sezioni, non solo segno con frecce o altri rimandi, ma mi capita addirittura di staccare le pagine intere e di spostarle da un punto all'altro. Probabilmente è una necessità di fisicità, che lo schermo non offre.
Peraltro faccio la stessa cosa anche quando devo valutare i manoscritti di amici: ne faccio una stampa su carta, non importa se per me è dispendioso. Preferisco così.
Da giovane scrivevo tutto a mano, abitudine che ho mantenuto sino a tempi recenti, da qualche anno a questa parte scrivo di getto, il mio romanzo è nato così, quindi ho bisogno di un mezzo veloce. Non riesco a dare una valenza positiva a un metodo piuttosto che a un altro, credo dipenda tutto dalle abitudini e dalla personale comodità.
Sicuramente non c'è un metodo "migliore" da prediligere in questo senso. Ricordo di aver letto di scrittori traumatizzati dall'arrivo della macchina per scrivere, che sostenevano di voler continuare a scrivere a mano. Poi naturalmente l'importante sono sempre i contenuti! 🙂
Vista la triste condizione dei miei occhi, penso proprio che consumerò un po' di carta ma sempre nel rispetto delle foreste (scrivo sul retro dei fogli A4)
Ciao, Nadia, mi dispiace davvero per i tuoi occhi. 🙁 Io invece scrivo sui grandi blocchi Pigna a quadretti, e rigorosamente su entrambi i lati.
A volte è per me necessario scrivere a mano, ma mi rendo conto ogni volta di avere problemi con la mia grafia. Non è abitualmente esercitata, quindi è brutta. E dire che molti anni fa mi bastava avere una buona penna per scrivere molto molto bene. Anch'io avrei problemi di lentezza, l'immediatezza di queste tastiere ipermoderne ormai ci hanno resi refrattari ai tempi lunghi.
Scrivo a mano gli articoli quando non mi ritrovo un pc dinanzi e ho necessità di fermare in quel momento le idee.
Devo dire che constato un miglioramento nelle ultime pagine che ho scritto, in termini di leggibilità. La mia scrittura si è fatta più carina, anche se un grafologo inorridirebbe all'espressione.
Giusto ieri ho letto un articolo, sempre su Il Corriere, su una signora che ha fatto una scuola di bella calligrafia e ora ne ha fatto una professione: scrive a mano gli inviti per i matrimoni, i biglietti di auguri, poesie e dediche e le capita anche di lavorare per le aziende. Usa inchiostri di vario colore e vari stili di scrittura.
Intanto ti dico subito che abbiamo in comune un figlio con una scrittura aliena: il mio ha sicuramente ereditato la grafia da mio marito che è più alieno di lui! 🙂
Io adoro scrivere a mano, ho una bella grafia e vengo da un passato di diari personali rigorosamente scritti di pugno. E il mio romanzo è stato tutto scritto su carta (ne conservo ancora una copia in cartaceo che custodisco gelosamente perché è la primissima stesura: una chicca!).
Certo, è pur vero che il lavoro è più lento ed è più complicato gestire le correzioni. Io, poi, riempio le pagine di asterischi e cancellature; scrivo tra un rigo e l'altro, aggiungo a margine… Insomma le cose che scrivo di prima mano le capisco solo io!
Allora apriremo il Club dei Figli Alieni, stile The Midwich Cuckoos! 🙂
Mio marito invece non scrive male, ma preferisce scrivere in stampatello anche per sfuggire all'eventuale analisi di una mia amica grafologa.
Che bella cosa trovare un'altra persona che ama scrivere a mano! Vedo che siamo già un buon numero, pensavo di essere una mosca bianca e invece…
Mi viene in mente ora di aver letto un articolo che parlava dell'uso del computer vs scrittura a mano. L'esclusivo uso del mezzo digitale, e la conseguente perdita delle varie stesure a mano, non permetterà poi ai critici di studiare i passaggi che ci sono voluti per costruire un romanzo, comprese le correzioni e le cancellature, che costituisce invece un lato interessantissimo dell'analisi letteraria.
Beh la comodità della tecnologia è innegabile! Molti anni fa avevo una calligrafia "bellina" (ho sempre scritto con la penna stilografica) e disegnavo… e ricamavo e lavoravo a maglia 😀 Ora ho problemi alle mani, fortunatamente c'è la tastiera 😛 La mia lista della spesa sembra una prescrizione medica XD
Però io non riscontro problemi di attenzione o concentrazione utilizzando pc (o anche l'e-reader).
Sinceramente a volte ho nostalgia delle mie stilografiche e degli inchiostri che macchiavano un po' le dita 😉
Ciao e buon 25 aprile! ^_^
Ciao Glò, e buon 25 aprile anche a te… vedo dall'orario che sei mattiniera. 🙂
La comodità della tecnologia è innegabile specialmente per alcune fasi come la correzione o la revisione. Come ribadivo nel post, per eseguire questi passaggi non rinuncerei al pc per niente al mondo.
La tecnologia però ti lega allo strumento, nel senso che devi sederti davanti allo schermo di un pc, o utilizzare un tablet e comunque eseguire tutta una serie di operazioni per metterti all'opera… il mezzo stesso deve avere la corrente, o una batteria ecc. Con carta e penna puoi scrivere dove vuoi, io ad esempio approfitto dei ritagli di tempo per scrivere. Devo dire infatti che, ridendo e scherzando, manoscrivendo e ricopiando ho già scritto una cinquantina di pagine.
A presto!
Da un punto di vista del neurosviluppo, la cosa è persino antecedente all'età scolare: mi riferisco a quei bambini di oggi che invece di giocare col das o con le costruzioni usano già tablet e simili. Gli studi neuroscientifici, simili a quelli da te citati, evidenziano che ne risenta lo sviluppo di certe aree cerebrali. Non credo sia un caso che le scuole siano un fiorire di DSA (anche se in parte c'è una maggiore attenzione diagnostica).
I racconti del mio primo libro, nelle prime due stesure, erano scritti a mano. Oggi non lo rifarei: scrivere così tanto mi farebbe male alle dita e rallenterebbe molto il lavoro, lasciandomi meno spazio per pensare a cosa sto scrivendo.
Ciao, Marco, hai citato i DSA molto a proposito. Quando mio figlio era piccolo, cominciavano a emergere a scuola i primi casi di dislessia, disgrafia o discalculia. Mi chiedevo se ci fossero sempre stati e non fossero mai stati diagnosticati con esattezza, oppure se effettivamente c'era stato un incremento.
Nel settore in cui lavoro, cioè le case editrici di scolastica per l'insegnamento delle lingue straniere, negli ultimi anni sono state concepite versioni dei corsi appositamente per i DSA e altri materiali di supporto in modo da cercare di non escludere questi studenti dalla regolare programmazione scolastica.
Mi è piaciuto molto questo post, soprattutto perché hai trasmesso la tua esperienza personale. L'esperimento di scrivere un intero libro a mano è interessante e anche coraggioso, e le conclusioni che hai tratto sembrano invogliare a usare di più carta e penna!
Da parte mia, ho delle fasi della scrittura in cui mi tengo lontana dal pc perché non mi permette di lasciare libera la creatività.
E' interessante poi soprattutto quello che dici sull'attenzione a ogni parola. In effetti il mezzo obbliga necessariamente a prendere decisioni oculate, perché non puoi ripensarci con facilità.
Ciao, Maria Teresa! Quando si parla di scrittura, inserire degli esempi concreti è sempre più interessante che non parlare a livello teorico. Ciò che narro nel post sono le prime esperienze di stesura manoscritta, e quindi ero ancora molto arrugginita, quasi come se dovessi reimparare a scrivere… Ora vado molto più veloce anche a mano, anche se naturalmente non si raggiungono mai i ritmi del computer.
Continuo comunque a essere più rilassata di quando scrivo a computer. Non so, mi sembra che anche a video i brani ricopiati assumano una grana differente.
A volte provo nostalgia per quando scrivevo con la penna stilografica, la bic non mi ha mai dato la stessa sensazione 😉 però ero lento, i pensieri tendevano a fuggire, facevo più fatica a trattenerli; non che ora con la tastiera riesca a stargli dietro 😀
Però l'idea di recuperare quella dimensione artigianale è molto intrigante, sarebbe bello avere anche (magari limitato a qualche pagina) una versione definitiva scritta a mano, magari per l'edizione deluxe 😉
Ben trovato, Grilloz, e benvenuto nel blog. Mi sembra che sia la prima volta che capiti da queste parti, giusto? Oh, la penna stilografica con le cartucce da cambiare, che meraviglia! Ero innamorata delle penne stilografiche.
Non penso che a nessuno interessi l'edizione definitiva scritta con la mia manina, anche perché, una volta che ho ricopiato, distruggo le pagine manoscritte delle scene e le butto. Però mi hai dato un'idea, qualcuna potrei sempre conservarla a futura memoria! Sarebbero ricercate come il Gronchi rosa. 😉
Non ricordo, forse è la prima volta che commento 😉 però ero sicuro già passato.
Io ne avevo addirittura una con lo stantuffo che si caricava dalla boccetta di inchiostro 🙂 solo che ho sempre avuto una pessima manualità e una pessima grafia 😉
Assolutamente conservala qualche pagina, con tutte le correzioni 🙂
A me piacerebbe comprarmi la classica penna d'oca con il calamaio stile Guglielmo da Baskerville, ma costano una cifra. Poi, maldestra come sono, rischierei di rovesciare la boccetta dell'inchiostro e sentire le urla di mio marito (ormai è lui la Desperate Housewife!).
Allora seguirò il tuo consiglio e conserverò qualche pagina tra le più significative. 🙂
P.S. sul prendere appunti a mano quando studiavo, ma anche adesso, e sul fare gli "schemini" sono pienamente convinto che aiutino l'elaborazione delle idee e la loro memorizzazione. Eppure, mi pare, in alcuni paesi del nord europa stanno completamente eliminando lo studio della scrittura manuale a scuola.
Davvero stanno eliminando la scrittura manuale a scuola in alcuni paesi del nord? Mi sembra strano in quanto leggevo che in Finlandia, ad esempio, c'è l'ora obbligatoria (e quindi importantissima) di economia domestica, cucito e cucina per maschi e femmine, nel senso che si dà una grande importanza alla manualità. Che tristezza se fosse vero, però.
Pare sia proprio la Fillandia invece
http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/13/news/finlandia_-104871272/
http://www.lastampa.it/2014/12/12/societa/il-tramonto-del-corsivo-oW9aDIqJeCOZGLYKZQNOFM/pagina.html
Io ricordavo erroneamente l'Olanda.
Orpolina, siamo a posto. Niente più scrittura con gli svolazzi (vedi commento sotto per Daniela).
Ma quanto mi piace questo articolo! Come direbbero i miei figli: "quanta roba!"
Non mi era mai passato prima per la testa di scrivere a mano un romanzo, ma lo trovo affascinante e pure molto poetico, anche se non prevedo di cimentarmi. Mi è sempre piaciuto scrivere a mano, sono veloce e ho una bella grafia, quindi non ho problemi né in fase di stesura, né di rilettura. Credo di poter legare la mia passione per il disegno a quella per la scrittura, ci devo riflettere 🙂 Di solito scrivo a mano i miei sogni, il mattino appena sveglia, e di quando in quando annoto idee che si affacciano all'improvviso per non lasciarle sfuggire. Per questo motivo mi porto sempre dietro un piccolo notes e una biro (tra l'altro ho un vero debole per penne, stilografiche e matite – ne ho di tanti tipi!). Insomma, mai farsi prendere alla sprovvista!
Anch'io, comunque, per la correzione dei miei elaborati redatti al pc stampo, intervengo con vari segni grafici e addirittura sposto manualmente fogli, o interi capitoli e tutto questo mi fa sentire in condizione di governare meglio la situazione, quindi mi fa sentire più sicura. In fondo, si può considerare la biro (come la matita) come un'estensione della nostra mano e forse del nostro cervello…
Ciao, Dani! Mio figlio, altrettanto sintetico, direbbe: "Leggo cose." 😉
Mi piace il collegamento che fai con scrittura a mano e disegno. In effetti i segni grafici si possono paragonare a dei disegni, e come ben si sa sono rivelatori della personalità. Sto leggendo alcuni saggi sulla Rivoluzione con esempi di scritti a mano dei vari protagonisti politici, e non solo c'è la questione della scrittura, ma anche dello stile che si usava. Nel 1700 si apriva e si chiudeva la missiva e la firma con ampi svolazzi: maggiore la superbia dello scrivente, più ampio era lo svolazzo. 😉 Ad ogni modo la scrittura era piuttosto codificata e controllata, mentre ora è all'insegna del "liberi tutti!"
Il taccuino è una bella idea e molti ne fanno uso. Io personalmente no, perché mi segno qualche appunto sulle scene che mi vengono in mente non appena arrivo in studio, ma le sviluppo quando mi metto a scrivere sul serio. Come rispondevo a Grilloz poco sopra, adoro le penne stilografiche.
Penso che ben pochi riescano a fare a meno della stampa nella revisione, il digitale è così volatile…
Ma infatti! Comunque, Cri, questo tema è stupendo anche perché apre verso infiniti mondi. Per esempio, parlando prima (in modo scherzoso) della relazione tra disegno e scrittura, semanticamente fortissima, non posso fare a meno di pensare (più seriamente) che prima ancora di riflettere sul significato di ciascuna parola ci imbattiamo in un insieme di segni esteticamente impattante. E con la scrittura manuale questo impatto cresce in modo esponenziale. Hai ragione: quanto dice della personalità la nostra grafia! Sia chiaro, nel bene e nel male. Ma scrivere a mano significa ancora di più. Non per niente artisti di grandissimo calibro hanno affrontato la questione: penso a Paul Klee, con quei suoi geroglifici e altri segni, ma anche ad Albe Steiner e alla sua grafica, per arrivare a Bruno Munari! Insomma, se ne potrebbe parlare davvero a lungo…
Del rapporto tra scrittura e arte se ne potrebbe parlare davvero a lungo… Mi viene anche in mente, ad esempio, l'uso che fa René Magritte dei titoli dei suoi quadri per alterare ancora di più la percezione delle opere. Ed è indubbio che la rotondità o la spigolosità delle lettere abbia la sua valenza quando scriviamo, e non solo. Nel mondo dei grafici sono state create biblioteche con milioni di font!
Mi è venuta un'idea, Dani! Perché non mi scrivi il primo guest-post per il mio blog, incentrato su questo tema, se hai voglia e tempo e senza fretta alcuna? Ho infatti deciso di aprire ufficialmente il blog ai guest-post. Mercoledì della prossima settimana pubblicherò il regolamento sotto forma di post, e sarà anche divertente perché è nello stile del mio blog, per cui con un linguaggio simil-medievale stile armata Brancaleone.
Ricevuto, forte e chiaro: accetto e commento con tanto di emoticon – giusto per non farci mancare nulla! 🙂 <3
Perfetto! Mercoledì lancio il regolamento simil-medievale per i guest-post… chissà, potresti proprio essere la mia prima ospite. Buona settimana. 🙂
Qualcosa scrivo a mano, ma si tratta soprattutto di appunti veloci, nemmeno di tracce per le mie storie. Solo dei veloci promemoria. È troppo comodo scrivere con una tastiera. Mi chiedo come facessero Dickens, o Tolstoj o Dostoevskij a non diventare matti con tutti quei fogli e pagine. Ma erano dei fuoriclasse anche per questo, credo…
Ciao, Marco. Pensa che, quando visitai a Parigi la casa di Victor Hugo, appresi che scriveva i suoi enormi romanzi in piedi davanti al suo scrittoio! Quindi non solo a mano, naturalmente, ma pagine e pagine redatte in piedi. L'altra cosa che mi riempie di ammirazione per questi scrittori è la loro scrittura complessa, ben concatenata e ricca di rimandi e concetti… e tutto a mano. Un vero miracolo.
La scrittura a mano ha sicuramente dei ritmi diversi ed é vero che corrisponde già a una prima revisione perché le parole sono più "pensate". Io per diverso tempo ho girato con un quaderno in borsa dove scrivevo i miei pensieri o prendevo appunti di ciò che volevo scrivere. La carta è immediata, pensi e scrivi subito prima che il pensiero voli via. Ancora adesso ho sempre un foglio di carta a portata di mano per appuntarmi le cose. Poi però ho bisogno del computer per unire i pezzi sparsi sui miei fogli volanti.
Ciao, Giulia! Il computer è senza dubbio Il Grande Organizzatore, tanto è vero che nemmeno io ne potrei fare a meno. Pensa al tempo che impiegavano questi scrittori del passato solamente per spostare delle parti, o ricopiando per l'ennesima volta alcune pagine particolarmente sofferte. Per paradosso, però, la scrittura a computer produce errori e refusi per la velocità con cui si scrive, cosa che non capita con la scrittura a mano (a meno che l'autore non sappia grammatica e ortografia). E il correttore automatico non è sempre d'aiuto, anzi!
Trovo comunque che le sensazioni trasmesse dalla scrittura a mano siano impagabili.
Non ho mai scritto un intero romanzo a mano, e nemmeno un racconto, a ben pensarci; soltanto gli appunti relativi ai miei romanzi hanno sempre affollato decine di pagine, tassativamente manoscritte (e a colori). Scrivere alla tastiera non mi aiuta altrettanto a essere creativa. Per questo il tuo tentativo mi stuzzica molto… quando poi hai detto che è una scrittura più meditativa, ho quasi pensato che volessi chiedermi di provare! 😉
Ciao, Grazia! Eh, chissà mai che io non ti abbia lanciato un messaggio subliminale… 😉 Secondo me sei agevolata, perché ho visto che hai una scrittura a mano piuttosto fluida, della persona che non fa una gran fatica. In ogni caso è sempre un esperimento utile e interessante per ritrovare le sensazioni di quando si scriveva obbligatoriamente a mano.