Mnemosine
di Dante Gabriel Rossetti,
(1875–1881)

Nella mitologia greca, la dea Mnemòsine era la personificazione della memoria. Figlia di Urano (il Cielo) e Gea (la Terra), tanto per cambiare fu amata da Zeus. Il dio più infoiato di tutto il consesso maschile la avvicinò sotto forma di pastore, e la fece sua. Essi giacquero insieme per nove notti, che immagino focosissime poiché, dopo un anno, Mnemòsine partorì ben nove figlie: le Muse, divinità preposte alle realizzazioni umane in campo artistico. Erano così importanti che, tutt’oggi, si menziona la parola “musa” per riferirsi all’idea ispiratrice oppure a una donna in carne ed ossa che si dimostri decisiva per ispirare artista stesso. Si racconta che Mnemòsine avesse scoperto il potere della memoria e quindi avesse assegnato i nomi a molti oggetti e concetti. Inoltre, a questa dea era attribuito il potere di far ricordare. Leggo su altre fonti che in Beozia si trovava l’antro di Trofonio, uno degli accessi agli Inferi, dove, per entrare era necessario prima bere da due fontane. La prima, intitolata a Lete, faceva scordare le cose passate. L’altra, intitolata a Mnemòsine, consentiva di ricordare ciò che si sarebbe visto nell’aldilà.

Premesso che la mia cultura classica e filosofica è molto basica, e quindi chiedo perdono sin d’ora se ho riportato qualche bestialità, trovo curioso il collegamento tra una madre divina con potere sulla memoria e le sue nove bellissime figlie preposte alle arti. Come a dire, che queste nove sorelle non potevano esistere senza una genitrice custode dei ricordi. Tutto questo è volto a introdurre il tema del post relativo a quei buchi che, a volte, si aprono nella nostra memoria e che, con l’andar del tempo, diventano vere e proprie voragini. Ora, la mia età anagrafica mi segnala che ho passato il mezzo secolo di vita (beep! beep! allarme!), anche se ho avuto sempre un’ottima memoria, pur non ai livelli di Pico della Mirandola. Però le recenti amnesie sono un poco seccanti, sia come lettrice sia come autrice di romanzi e racconti storici. Mi menzionano un libro, so di averlo letto ma mi ricordo solo in modo vago la trama (uno per tutti: Il maestro e Margherita di Bulgakov, di recente citato in un post da Ivano Landi).

La questione si fa drammatica con la mia attività da scribacchina, che riguarda la mia grande passione per la Storia. Non ricordarmi le date è sempre stato un mio problema anche a scuola, e sudavo sette camicie quando dovevo memorizzare giorno, mese e anno relativi a battaglie, trattati, incontri, armistizi e chi più ne ha più ne metta in maniera puramente nozionistica. Per me, però, la Storia non era un insieme di date, ma il grande romanzo dell’umanità, con personaggi ed eventi del tutto strabilianti; per fortuna mia, o l’avrei davvero odiata. Ovviamente come autrice di romanzi storici la cosa mi causa qualche incertezza e devo continuamente controllare per non inserire date o non anticipare o posticipare avvenimenti importanti.

Ho provato a fare un elenco ragionato su “che cosa ci lavora contro” e “come possiamo correre ai ripari” su cui mi piacerebbe avere la vostra opinione.

Che cosa ci lavora contro

. L’età: come detto sopra, non sono più una fanciulla di belle speranze, ma ho qualche annetto e anche qualche capello grigio, abilmente coperto dalla tinta del parrucchiere. Di conseguenza non ho la memoria di quando ero ragazza, e devo stropicciare per bene i neuroni per rimetterli in funzione.

. La quantità di libri letti: essendo una lettrice accanita, ho letto moltissimo, soprattutto romanzi, raccolte di racconti, saggi storici, biografie e poesie. Alcuni romanzi li ho riletti più volte, eppure, se dovessero chiedermi la trama a bruciapelo, avrei delle grosse difficoltà a fare un sunto convincente, persino di quelli che ho amato di più.


. La difficoltà nell’argomento: di recente sto leggendo delle opere filosofiche di Rudolf Steiner che stanno mettendo a dura prova non solo il mio comprendonio, ma anche la capacità di trattenere i concetti base. L’ultimo trattato ha come titolo La filosofia della libertà e, una volta chiuso il libro, mi sono probabilmente dimenticata l’intero contenuto nel giro di cinque minuti.


. Il numero di informazioni: studi scientifici sostengono che la memoria conserva solamente alcune nozioni basilari e ne distrugge altre perché inutili. Del resto, se un essere umano dovesse ricordarsi la sua vita minuto per minuto, impazzirebbe. Ci sono alcuni rari casi nel mondo, e le persone non sono propriamente soddisfatte della loro facoltà, e a questo proposito rimando all’esaustivo articolo sul blog di Marco Lazzara, “Ipertimesia”, che trovate qui. Secondo me, invece, la nostra mente trattiene tutto, solo che, per qualche motivo, non riesce sempre estrarre le informazioni al momento. L’ho constatato con l’apprendimento delle lingue: anni fa avevo studiato di mia sponte il tedesco, che non ho più ripreso né utilizzato per lavoro. Sono fiduciosa che, con un opportuno ripasso, non dovrei ristudiare la lingua come se partissi da zero.


. Le nostre attitudini: come tutti gli esseri umani, abbiamo dei gusti, e quindi qualcosa che suscita il nostro interesse si ricorderà più facilmente. Se io preferisco leggere un articolo sulla vita dell’orso marsicano, e non ho alcuno stimolo a capire la teoria dei massimi sistemi, tratterrò senza dubbio più informazioni sul grosso plantigrado goloso di miele che, nello specifico, abita il nostro Abruzzo.


. Il libro stesso: parlando di romanzi, ce ne sono alcuni che, chissà perché, ci colpiscono più di altri. Questo è indipendente dalla qualità del libro o della mancanza di una vera e propria trama. Avviene come se si incidessero nel nostro cuore, e quindi nella nostra memoria.

Come possiamo correre ai ripari

. Prendere appunti: durante le conferenze, prendo appunti in maniera compulsiva. Mi serve per fissare i concetti di base, nella speranza che qualcosa resti. Ho un sacco di quaderni pieni di appunti, alcuni più ordinati altri meno. Pare che la scrittura a mano metta in mano delle aree del cervello ben precise, a differenza della scrittura a computer.

. Eseguire sottolineature su un testo: quando leggo un saggio che potrebbe servirmi come fonte per un romanzo, sottolineo i passaggi fondamentali. Pazienza se, poi, non mi ricorderò, schioccando le dita, quante gamelle aveva ciascun cavaliere templare nella sua dotazione. Un domani potrò sempre ritrovare il punto per controllare. E ci sono anche gli indici che ci aiutano nella ricerca.

. Fare schemi e tabelle: nella stesura di un romanzo storico, schemi temporali e tabelle sono obbligatori per districarmi tra gli avvenimenti realmente accaduti e che cosa voglio far fare ai miei personaggi, anche in rapporto alla loro età anagrafica. Qualche volta avevo provato a fare anche una scheda per ciascun personaggio con caratteristiche fisiche e comportamentali, ma poi ho lasciato perdere. Nel settore in cui lavoro, l’editoria scolastica di lingue straniere, si usano spesso le mind maps per raggruppare e tenere insieme campi lessicali con gli opportuni collegamenti, in modo che lo studente li memorizzi più facilmente.

. Raccontare un romanzo o un film: mio marito non è un grande appassionato di romanzi, lui è il giallista di famiglia. Però gli piace molto sentirmi raccontare i libri che sto leggendo, come se fosse una storia a puntate; e alla fine commenta: “È  come se lo avessi letto!” Si tratta di un esercizio che ti permette di capire se hai colto tutti i dettagli, se te li rammenti e se sei in grado di riferirli in modo da non tralasciare snodi importanti. Un altro esercizio che possiamo fare è quello di raccontare un film, com’è ovvio se il nostro interlocutore lo desidera e possibilmente non durante la visione del medesimo a meno di non ricevere una randellata in testa!


. Abbinare un personaggio a una faccia: questo non è solo utile, ma anche divertente. Si può fare un vero e proprio casting abbinando un personaggio al viso di un attore, o anche di persone fotografate sulle riviste nelle pubblicità, sfilate di moda ecc. I  nostri personaggi saranno tutti dei belloni o delle bellone… ma non è detto. Sicuramente non si faranno dimenticare.


. Ricostruire la giornata all’indietro: si tratta di un esercizio che ho trovato in uno dei volumi esoterici di Steiner, e che è comunque utile a tutti. Siccome siamo abituati a ragionare in modo lineare quando pensiamo al tempo, alla fine della giornata possiamo provare a ripensare a che cosa abbiamo fatto, andando a ritroso e cercando di essere più minuziosi possibile.

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Anche voi avete le mie stesse difficoltà in merito alla memoria? Quali altri metodi potete suggerirmi per migliorarla in relazione alla scrittura?