La copertina del libro,
edito da Laterza

Sui libri di Storia, il Medioevo è comunemente definito come il periodo che segue la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 e, convenzionalmente, arriva fino al XV secolo con la data spartiacque del 1492 o scoperta dell’America. Viene a sua volta suddiviso in due periodi, l’Alto Medioevo e il Basso Medioevo, sebbene oggi gli storici tendano a isolare al suo apice un periodo di estrema fioritura in molti campi – artistici, letterari, tecnici, politici e filosofici – denominato come Pieno Medioevo.

Eppure, nell’immaginario collettivo, il periodo dell’Età di Mezzo è visto come una sorta di grande monolite, senza pensare che copre un arco di ben mille anni. Malgrado i cambiamenti fossero più lenti, è chiaro che molte cose possono succedere nell’ambito di un periodo così lungo. Se pensiamo al guerriero Longobardo come appartenente allo stesso segmento temporale di Lorenzo de’ Medici, anche se ai due antipodi come “gemelli diversi”, possiamo convenire che parecchia acqua passa sotto i ponti tra l’uno e l’altro. Non a caso lo storico francese Jacques Le Goff addirittura proponeva il Rinascimento come frutto maturo del Medioevo.

Per questo motivo, come dice argutamente Chiara Frugoni in una recente intervista su Il Corriere della Sera, si tende a proiettare sul Medioevo tutta una serie di idee preconcette, virate al positivo o decisamente volte al negativo. Essendo un periodo ancora per molti aspetti misterioso, gli si può attribuire qualsiasi cosa: così il cavaliere medievale viene considerato, di volta in volta, come un esponente del romanticismo, associato com’è ai poemi arturiani, o a un concentrato di violenza, ignoranza e brutalità; o il monaco come a una figura mistica pervasa dalla luce divina, o come a un fanatico pronto a tutto pur di far trionfare la sua fede. Il periodo viene considerato come un crogiolo vivacissimo di sperimentazioni e innovazioni o, viceversa, come oscuro e immobile, intriso di superstizione e, non a caso, denominato dai suoi detrattori – Illuministi in testa – come “i secoli bui”. Probabilmente il Medioevo era sia l’una sia l’altra cosa, ed è difficile operare una separazione così netta tra il bene e il male, come del resto in tutte le manifestazioni umane.

I goliardi nel Medioevo

A tutti gli appassionati, non può dunque mancare nella propria biblioteca il

Dizionario del Medioevo 

della sopra citata Chiara Frugoni, e di Alessandro Barbero, uno strumento di consultazione indispensabile alla migliore comprensione di un’epoca cruciale della storia europea, ma non solo. Grazie al Dizionario, molti termini che gli specialisti danno per scontati, o su cui noi stessi sorvoliamo, acquistano maggiore chiarezza, e vi si possono fare delle vere e proprie scoperte anche in ambito etimologico. Qui di seguito propongo alcuni esempi, quasi tutti in ordine alfabetico a parte alcuni doverosi collegamenti.


Con il termine baccelliere, di origine ignota ma bachelier in Francia, si chiamava il giovane nobile che non era stato ancora armato cavaliere, né aveva ricevuto un feudo che gli permettesse di sposarsi e avere una casa e una famiglia propria (da cui, ancora oggi, l’inglese bachelor, che vuol dire scapolo). Con il Duecento e l’istituzione delle università, i dottori erano giuridicamente equiparati ai cavalieri, si diffuse l’abitudine di chiamare baccelliere lo studente. (E i goliardi erano tutti gli studenti che si spostavano da un’università all’altra, dove maggiori erano le possibilità di studio, ma anche quelle di svago, amore e godimento, e che spesso erano fonte di turbolenza, e di critica sociale. A riprova che il contrasto generazionale è sempre esistito, persino nel “rigido” Medioevo!) 

Cattedrale di Sens – Pannello 10
L’arcivescovo Thomas Becket
in una cerimonia di confermazione

Sapete perché la signora Angela Merkel, unica in Europa, si chiama cancelliere (o cancelliera, essendo una donna) e non si chiamano così altri primi ministri? Il cancelliere era il personaggio cui il sovrano affidava il compito di sovraintendere ai segretari, a coloro cioè di sovraintendere alle lettere e alle sentenze regie, di sigillarle a testimonianza della loro veridicità e di trasmetterle agli interessati. L’incarico era svolto da un chierico, che acquistò crescente importanza, specie in alcuni paesi d’Oltralpe come l’Inghilterra o la Germania. Tra i cancellieri più famosi vi sono Thomas Becket, cancelliere del re d’Inghilterra Enrico II, e poi arcivescovo di Canterbury, e il suo omonimo Thomas More, cancelliere di re Enrico VIII, entrambi martirizzati e dichiarati santi dalla Chiesa cattolica. Non era un caso che le amministrazioni civili, soprattutto fuori dall’Italia, impiegarono a lungo i chierici, che erano gli unici a saper leggere e scrivere; e da qui deriva il termine clerk, ovvero impiegato in lingua inglese.

Chi fu a esprimere la dottrina delle due spade, che sembra il titolo dell’episodio di una storia fantasy, e di che cosa si tratta? Fu papa Bonifacio VIII, che nella bolla Unam Sanctam attribuisce entrambi i poteri alla Chiesa, sia quello spirituale che quello temporale.

Da che cosa deriva il toponimo di fara, come nella cittadina di Fara Gera d’Adda? Presso i popoli germanici prendeva questo nome un ampio raggruppamento familiare, o anche un gruppo di armati risultante dal coordinamento di più clan familiari, e costituito appositamente per le spedizioni militari. La parola finì per designare un insediamento germanico per lo più intorno a una fortificazione preesistente, a una pieve, a un antico latifondo senatorio imperiale confiscato a profitto degli invasori. Magari ci siamo passati più volte in automobile, senza renderci conto di transitare in un territorio pullulante di discendenti dei longobardi! Nemmeno in Francia si scappa, perché, insieme all’italiana Fara, ci imbatteremo in Fère o La Fère.


La ricreata “mano della giustizia”
per l’incoronazione di Napoleone I,
ora al Louvre di Parigi

Il formariage è sempre parola francese che indica l’obbligo per il suddito di chiedere il permesso al signore per sposare una donna appartenente ad un’altra signoria, o comunque di pagare una tassa per avere il permesso di sposarsi. Da quest’obbligo nasce il mito, ormai sfatato da più parti, dello ius primae noctis, ovvero del diritto dei signori di poter giacere con la sposa durante la prima notte di nozze. Senza dubbio vi furono signori prepotenti che lo esercitarono, ma non fu un tipo di diritto codificato. Vi ricordate poi dei fraticelli nel romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, e nel film che ne derivò? Il nome fu applicato a una setta ereticale staccatisi dai Francescani, accusati di aver tradito la regola e il testamento del fondatore. Sono documentati solo in area italiana, e la loro protesta si acuì nel 1322 con la ribellione del ministro dell’ordine generale francescano, Michele da Cesena. I fraticelli dichiararono illegittimo il pontefice e i suoi successori e confermarono il loro intransigente pauperismo. Furono dichiarati eretici e duramente perseguitati per tutto il secolo XVI.


Il fuoco, nel Basso Medioevo, era considerato l’unità familiare composta da tutti coloro che vivevano nella stessa casa, scaldandosi e cucinando tutti attorno al medesimo fuoco, e divenne l’unità di riscossione di una tassa detta “taglia”. Chissà che gestacci derivavano, specie nel popolino. A proposito, nel Medioevo il gesto ha un significato codificato, come appoggiare la mano sulla guancia, sia aperta che stretta a pugno, e che è segno di dolore, così come segno di rabbia e di dolore è, da parte di un uomo, afferrarsi la barba. Il gesto della mano di Cristo con le due dita piegate non è l’atto della benedizione, ma più esattamente l’azione del parlare, mutuata dall’arte romana imperiale. Il gesto spiega la main de justice o mano di giustizia: uno scettro terminante con una mano “benedicente” di avorio, simbolo della consacrazione divina dell’autorità sovrana.

E, cosa straordinaria, la magia non sempre ebbe un’accezione negativa agli occhi della Chiesa, che pure perseguitò duramente maghi e streghe. Nel secolo XII si era sviluppata una magia dotta, che cercava di scoprire le segrete corrispondenze che legano l’uomo, la natura e il cosmo, in connessione alla riscoperta di opere ellenistiche ed arabe di magia, alchimia e astrologia. In questa magia non si scorgeva niente di diabolico, e anzi venne correntemente praticata alla corte di re, papi, imperatori e nei cenacoli umanisti.  A riprova che il Medioevo è davvero tutto e il contrario di tutto.

Snidely Whiplash, famoso “cattivo” da stereotipo,
arcinemico di Dudley Do-Right

Il Ring (dal tedesco “anello”) era un grandissimo campo trincerato in Pannonia formato da otto cerchi di mura concentriche, dentro alle quali si trovavano i villaggi e i campi degli Avari, e dove si trovava il tesoro costituito da secoli di scorrerie. Vi ricorda qualcosa? Corsi e ricorsi di miti e narrazioni che si ripetono nel tempo.

Per finire, e finire con un sorriso, ecco villano, vocabolo usato per indicare genericamente i contadini, a partire dai secoli centrali del Medioevo, e che ha un’accezione fortemente dispregiativa, riconoscibile nell’aggettivo italiano “villano” (che sta per “sgarbato”, villain) “scortese”. In Inghilterra questo significato rimane, tanto è vero che il termine “villain” designa il cattivo di un romanzo e di un film, tanto utile perché aggiunge sale nella minestra della narrazione. Come sarebbero insipide molte storie, infatti, senza il cattivo di turno!

La carrellata che ho voluto proporvi dimostra ancora una volta che molti dei termini che usiamo, i luoghi che percorriamo, le nostre abitudini, e soprattutto le tante storie che affondano le loro radici nel mito e nella fantasia, derivano da quell’epoca storica a noi così lontana… e insieme così vicina.

Ovunque voi siate, buon viaggio attraverso l’Età di Mezzo!