Buongiorno e ben trovati! Avete trascorso bene il mese di agosto? Spero di sì, e che siate tutti in ottima forma.

L’unica regola inespressa del blog vorrebbe che a questo punto riprendessi con un argomento alternato ai libri, intrecciando i percorsi. Siccome però questo blog ha una vena anarcoide, ho deciso di fare un collegamento all’ultimo post sulle letture di agosto, per iniziare in maniera leggera la nuova serie dei post.

L’argomento è il seguente:

come e soprattutto dove leggete i vostri amati libri?

Per prima cosa vi rivelerò il mio luogo d’elezione, e cioè: la metropolitana. Prendo la gloriosa MM ovvero Metropolitana Milanese ogni mattina a un capolinea, quindi ho la fortuna non solo di sedermi, ma – privilegio raro – addirittura di scegliermi il posto. L’orario, e il fatto di vedere sempre le stesse persone o quasi, ha generato in me uno studio nella tipologia dei pendolari-lettori. Applicando un po’ di psicologia spicciola, ho capito che noi pendolari-lettori prediligiamo il posto a tre, quello che si trova accanto al raccordo tra un convoglio e il successivo, dato che i nuovi treni sono comunicanti dall’inizio alla fine. Chi riesce a occupare il posto accanto al raccordo, può appoggiarsi a un lato e gode di un’ottima illuminazione, e quindi si crea questa sorta di salottino letterario con persone che, appoggiato a terra zaino o borsa (occhio ai borseggiatori!), estraggono libri o e-reader o tablet e si immergono nella lettura. Non è un caso che, in passato, nella metropolitana fossero messi a disposizione dei piccoli volumi con un racconto, contrassegnato dal numero delle fermate stimate per concluderlo: c’erano i racconti brevi per una o due fermate, quelli più lunghi o lunghissimi leggibili in più fermate, e alcuni erano davvero ottimi. Poi l’esperimento è cessato, forse perché le persone non avevano capito che bisognava rimettere i libretti negli espositori delle stazioni, e non imboscarli nelle librerie, o forse per mancanza di soldi. 

Leggere ti mantiene giovane.

Tra pendolari-lettori ci si scambia dunque occhiate e sorrisi di sbieco, in una corrente sotterranea di simpatia, e personalmente avrei voglia di attaccare bottone per chiedere che cosa sta leggendo, ad esempio, quel signore magrolino che vedo ogni giorno, ma non l’ho mai fatto per paura di disturbare, e perché la cosa potrebbe essere equivocata. Però sarebbe bello creare un salottino letterario, almeno con chi ci siede accanto, discutere delle nostre letture e consigliarsi i libri. Un giorno una signora peruviana mi ha chiesto timidamente che cosa stessi leggendo. Era La Martesana e il suo Naviglio di Giancarlo Mele e aveva sbirciato le fotografie dei luoghi: dovendo rimanere a Milano nel mese di agosto, aveva capito che si trovavano dei dintorni e voleva capire come poter raggiungerli in gite fuoriporta. Ovviamente le ho fatto vedere il libro e sono stata prodiga di particolari su Cassano d’Adda, Melzo e altre località interessanti e ricche di edifici storici e scorci naturali.

Lungi dal disturbarmi, il frastuono della metropolitana, composto dello sferragliare del convoglio, delle frenate più o meno brusche all’arrivo nelle stazioni, degli annunci interni o esterni dell’altoparlante, delle chiacchiere dei passeggeri, dell’andirivieni delle persone che salgono e scendono, mi avvolge in una cappa che mi isola dal mondo, e l’unico vero rischio è quello di saltare le fermate specie se la narrazione è molto avvincente. Però chi viaggia ogni giorno in metropolitana di solito ha un orologio biologico che lo avvisa dove grossomodo è arrivato, un po’ come il segnalibro che infilo nel romanzo o nel saggio, e che avanza conquistando sempre nuove pagine. In questo senso, mi piace molto di più il libro di carta perché mi rendo conto di dove sono arrivata nella lettura, mentre con l’e-reader la cosa si fa molto più indistinta… ma questo è un altro argomento. Credo che l’isolamento sia agevolato dal fatto che non ci sia nessun panorama affascinante da osservare, fuori, e quindi ci si concentri meglio. Tuttavia ci sono persone che, contrariamente a me, hanno bisogno del silenzio assoluto per leggere, e quindi i mezzi di trasporto, come la metropolitana, l’autobus o il tram, non fanno per loro.

A Madrid, un lettore particolare…
non smetterà mai di leggere!

Per la stragrande maggioranza delle persone il luogo privilegiato è il letto, specialmente prima di fare la nanna. Con me non ha mai funzionato, in quanto non riesco a trovare la posizione ottimale per leggere: dopo un po’ mi fa male la schiena, continuo a girarmi, poi mi duole il gomito su cui appoggio, quindi avverto dolori alla cervicale e strani scricchiolii alle ossa; e alla fine desisto. La mia mente, inoltre, associa il letto al sonno, e quindi mi viene da sbadigliare e passare subito alla fase della dormita. Molto meglio, per quanto mi riguarda, è il divano di casa mia, che è il secondo luogo preferito dopo la metropolitana; là mi distendo e leggo alla sera. Il brusio di sottofondo di un film, o gli strilli durante i talk show politici, agevolano la mia lettura, a meno che il coniuge non continui a chiedermi che cosa stia leggendo o a che punto sia arrivata (perché poi m’impegno a raccontargli il libro), o mi martelli con le domande più svariate: in altre parole, mi chiami in causa direttamente. Si può leggere anche semplicemente seduti a un tavolo o a una scrivania, con il libro aperto davanti agli occhi. Quando lo faccio, mi trovo nel mio studio oppure in cucina.

Pur leggendo bene su un mezzo di trasporto, non riesco a leggere in macchina. Mi viene da vomitare causa movimento, e il mal di testa. Sono o non sono strana? Un altro luogo che mi deconcentra è la spiaggia. Non sono mai riuscita a leggere al mare sotto l’ombrellone, continuo a guardarmi attorno e a osservare i bambini che giocano, le persone che fanno il bagno, e il colore e i riflessi del mare. Non so perché, ma mi arriva sempre la classica pallonata in testa, come se la mia estremità superiore fungesse da calamita a qualsiasi oggetto rotondeggiante in movimento, o, sulle pagine, giunge la spolverata di sabbia delle persone che passano correndo. Molto meglio la montagna, che sento più affine, sia nelle giornate fragranti di sole, seduta sotto un albero con la schiena appoggiata al tronco (attenzione! No coperta. Coperta = picnic o, di nuovo, sbadiglio + dormire) sia in quelle piovose che sono un toccasana per la lettura. Leggere sulle panchine del parco cittadino, circondati dalla natura, è un altro ottimo luogo; da evitare le zone isolate o determinati orari per via dei malintenzionati e dei seccatori congeniti. Non capiscono che una donna con un libro in mano è lì per leggere e rilassarsi, e non per farsi tacchinare.

Ognuno di loro sta viaggiando: divisi ma uniti nella lettura.
D’altro canto ho visto persone leggere nei luoghi più impensati, come in piedi alle fermate dell’autobus, o nelle code alla posta o alla banca, o, di nuovo, appese alle maniglie in metropolitana, o addirittura mentre camminavano… “Perbacco! Queste mi battono di gran lunga,” ho pensato con ammirazione. A loro assegno l’ambito riconoscimento di Gran Lettori Onorari, a patto che non vadano a sbattere contro un palo.

Ma il luogo più bizzarro in cui leggo è durante le sedute di plasmaferesi. Sono una donatrice Avis, e avendo un sangue ricercato (AB+) mi è sempre stato chiesto di donare il plasma, il che a me richiede un’ora e passa per via delle vene piccole. Che noia! Inoltre il mio braccio sinistro, dove c’è l’ago, deve sempre strizzare la pallina di gomma, altrimenti il macchinario si mette a pigolare indignato perché il sangue non fluisce. Non ci crederete, ma riesco a leggere reggendo il libro con la mano destra, appoggiandolo in grembo e girando la pagina. Addirittura scelgo un libro adatto allo scopo, che non sia un tascabile in modo che si apra bene e che non scivoli. Con la mano sinistra torturo la pallina, e con la destra tengo alto il libro e leggo. Se non è virtuosismo questo…

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E voi, quali luoghi preferite per leggere? In quali luoghi bizzarri avete esercitato la nobile arte della lettura?