Settimana scorsa ho aperto la pagina del mio blog, con sguardo vitreo dopo una giornata di lavoro, e nel blogroll dei preferiti mi è cascato l’occhio il titolo di un post di Daniele Imperi: Ipunti di forza del romanzo storico sul suo blog Penna Blu. Ho avuto subito la reazione del sorcio alla vista di un pezzo di formaggio: mi sono catapultata a leggere l’articolo e commentare. 

Nel dibattito che ne è seguito mi è affiorato alla mente anche il concetto di “stereotipo” storico. Alcuni stereotipi si sono riflessi molto spesso su chi scrive romanzi, costruendo automatismi duri a morire, e da cui si fa fatica a liberarsi senza un minimo di riflessione. La nostra visione di esseri umani, e anche quella degli storici di professione, è molto spesso parziale perché vista da un solo lato della barricata e con una focale estremamente ridotta. La Storia che insegnano a scuola, forse inevitabilmente, è quella filtrata dal nostro punto di vista. E spesso i film hollywoodiani hanno contribuito a formare il nostro immaginario collettivo, e a imprimere nella nostra mente alcune convinzioni, alimentando errori ed etichettature… e il Medioevo è una delle molte vittime eccellenti.

La riflessione però mi ha sollecitato alcune idee, tra cui presentare una carrellata di celebri film sul periodo. Sotto l’etichetta di Alla lanterna magica dedicata al cinema, ecco dunque i miei magnifici sette. Alcuni sono all’insegna del grottesco, altri sono più seriosi, e danno del periodo un’idea romantica e cavalleresca, o al contrario buffa e ridicola; in alcuni casi sbagliata. Li prendiamo per quello che sono, errori e licenze compresi, perché ci hanno comunque trasmesso delle emozioni. Per ogni film troverete l’inizio della trama e una minirecensione come potrebbe essere quella di un qualunque spettatore e senza pretese di approfondimenti tecnici, cosa che del resto non sarei in grado di fare.



1 L’armata Brancaleone (1966) – regia di Mario Monicelli


Trama: Nell’Italia dell’XI secolo, Brancaleone da Norcia (Vittorio Gassman), cavaliere spiantato, ma dotato di florida eloquenza, guida un gruppo di miserabili allo scopo di attraversare tutta la penisola e prendere possesso del feudo di Aurocastro in Puglia. Il possesso viene garantito da una misteriosa pergamena imperiale scritta da Ottone I. Durante il viaggio il manipolo viene coinvolto in diverse, esilaranti avventure, tra principi bizantini, monaci e donzelle, combattimenti…

Brancaleone da Norcia in una scena del film

Mini-recensione: Il film e il suo seguito (Brancaleone alle Crociate) ebbe un tale successo da originare addirittura il detto “l’armata Brancaleone” per indicare un gruppo di scalcinati individui, ma con scopi superiori alle proprie forze e com’è ovvio molto smargiassi.


Possiede diverse chicche, tra cui il linguaggio. Uno degli aspetti più originali del film, difatti, è la sceneggiatura, in cui i protagonisti si esprimono in un linguaggio simil-medievale fatto da un impasto di idioma, dialetto e latino, e che diventa particolarmente altisonante quando a usarlo è Brancaleone stesso. Spassosissime sono le scene con lo squinternato cavallo Aquilante, che Brancaleone chiama “Aquilante della malasorte!” oppure “Aquilante, malo caballo!”“ e che fa di tutto tranne che obbedirgli. Se non conoscete il film e volete avere un’idea di questo straordinario impasto linguistico, cliccate sul seguente link Youtube “Io vi sono duce!” I variopinti costumi sono di Piero Gherardi, e presentano un deciso contrasto di cromie con il paesaggio brullo e selvatico dell’Italia, girato quasi del tutto nel Lazio e nella Maremma laziale. Molti dei luoghi citati nel film sono inventati per accentuare il lato grottesco della storia.



2 Il nome della rosa (1986) – regia di Jean-Jacques Annaud


La locandina del film

Trama: Il monaco Adso da Melk (Christian Slater), ormai anziano, ricorda i terribili fatti svoltisi nel 1327 in un’abbazia benedettina nelle montagne del Nord Italia. Fra’ Guglielmo da Baskerville (Sean Connery) giunge all’abbazia in compagnia del novizio, il giovanissimo Adso, per presenziare a un importante concilio tra rappresentanti dell’ordine francescano e legati papali. In attesa dell’arrivo delle congregazioni, l’abate lo incarica di indagare sul suicidio di un giovane miniaturista, tra i più valenti dello scriptorium, lanciatosi dalla torre dell’abbazia, proprio dove si trova l’inaccessibile biblioteca. Forte della sua passata esperienza di inquisitore, fra’ Guglielmo si mette all’opera e scopre un mondo fatto di silenzi, segreti e omertà, e vicende che sembrano ruotare attorno a un libro proibito…

Mini-recensione: Il film è tratto dal romanzo di Umberto Eco, ma con esso ha ben poco in comune se non la trama d’investigazione e la serie di delitti che funestano l’abbazia, e alcune vicende storiche. Come spesso accade, si è voluto privilegiare il mero intrattenimento a scapito delle parti che, nel romanzo, risultavano più impegnative come le digressioni storiche e filosofiche. Vidi il film quando uscì, e ricordo che mi deluse un poco, a cominciare dai religiosi che popolavano l’abbazia: erano tutti mostruosi nelle fattezze. Mentre nel romanzo la mostruosità era tutta interiore – a parte il personaggio di Salvatore – il film è una galleria di freaks dei peggiori. Ci sono diversi altri cambiamenti rispetto al libro, uno dei più importanti è che la fanciulla che viene arrestata dall’inquisitore Bernardo Gui con l’accusa di stregoneria non viene bruciata sul rogo, ma – chissà come mai – viene salvata dalla folla inferocita. Nel film si sono avvalsi della collaborazione dello storico Jacques Le Goff, eppure c’è un errore madornale nella statua della Madonna presente in chiesa, che è di evidente stile barocco nelle forme prorompenti e nel panneggio. Ciò mi consola assai.

L’aspetto più bello, oltre alla trama, è l’ambientazione. Il film fu girato tra vari luoghi, tra Cinecittà, l’abbazia tedesca di Eberbach, la Rocca Calascio in Abruzzo e Castel del Monte in Puglia.

La locandina del film
Da Youtube ho tratto la scena dell’entrata diGuglielmo e Adso nello scriptorium.


3 Le crociate – Kingdom of Heaven (2005) – regia di Ridley Scott

Trama: Siamo nella Francia del 1185, e Baliano da Ibelin (Orlando Bloom), un umile maniscalco, sta ricomponendo il corpo della moglie, suicidatasi dopo la morte del loro figlioletto. Baliano uccide un prete, reo di aver sottratto alla donna un piccolo crocifisso d’oro. Nel frattempo giunge al villaggio suo padre Goffredo, un cavaliere che lo sollecita ad unirsi alla sua compagnia per ritornare, con lui, a Gerusalemme, come suo unico discendente. Baliano accetta, ma durante il viaggio vengono raggiunti da alcuni armigeri decisi ad arrestarlo. Nello scontro muore lo stesso Goffredo, che prima di morire per la ferita riportata nomina il figlio cavaliere. Goffredo riesce ad imbarcarsi per la Terra santa, ma durante il viaggio la nave fa naufragio. Fortunosamente riesce a raggiungere la Città Santa e a mettersi sotto la protezione del re lebbroso, Baldovino IV e soprattutto del conte Tiberias (Jeremy Irons), amico del padre, e ad entrare in possesso di un piccolo maniero e delle sue terre, aride e inospitali. Baliano si trova inoltre a dover fronteggiare l’orgoglioso Guido di Lusignano, marito della bella Sibilla, sorella del re, e lo stolido e sanguinario templare Reginaldo di Chatillon. Nel frattempo le armate di Saladino stanno marciando alla volta di Gerusalemme, decise a riconquistare la città…

Mini-recensione: pare vi siano parecchi errori a livello storico (non ho approfondito), ma il film è davvero epico e ben fatto, specialmente nelle scene di battaglia e soprattutto nell’assedio di Gerusalemme da parte delle armate di Saladino. Indimenticabile la scena delle torri d’assedio che crollano di fianco come in un gioco del domino. La luce e la fotografia, abbinate alla colonna sonora, danno la sensazione dell’immensità dei cieli e dei paesaggi medio-orientali, a tratti lussureggianti di vegetazione, a tratti desertici, che attorniano i contendenti.

Il migliore attore del film è senza dubbio Jeremy Irons – una certezza! – nella parte del disincantato conte di Tiberias, e ottimo è anche l’attore che si cimenta con Saladino, il siriano Ghassan Massoud, e che offre un ritratto ricco di sfumature per una figura storica ingiustamente calunniata. Purtroppo Orlando Bloom è belloccio, ma assai poco credibile sia come “personaggio” che riesce a fare qualsiasi cosa intraprenda nella vita (capace maniscalco, prode combattente, amante impareggiabile, e persino geniere nella difesa di Gerusalemme…). Ha una recitazione priva del benché minimo spessore, e con risvolti a tratti comici, come quando mantiene inalterata la sua faccia persino tra le acque in cui si sta inabissando la nave. Se non avete visto il film, cliccate sull’ottimo trailer riassuntivo in italiano.

4 Non ci resta che piangere (1984) – regia di Massimo Troisi e Roberto Benigni

Trama: Siamo nell’estate del 1984, quando il bidello Mario (Massimo Troisi) e l’insegnante Saverio (Roberto Benigni) si trovano fermi ad un passaggio a livello, in attesa che il treno passi. L’attesa si protrae e i due amici decidono di percorrere una stradina tra i campi. Dopo un po’ restano in panne con l’auto in mezzo alla campagna. Si fa sera e piove. I due trovano alloggio in una locanda per la notte. La mattina dopo il locandiere che li ospita viene trapassato da una lancia mentre sta orinando dalla finestra. Mario e Saverio scoprono così di essere stati catapultati all’indietro nel tempo, in un borgo toscano chiamato Frittole, alla fine del 1400. Con qualche difficoltà, i due amici cercano dapprima di adattarsi alla nuova situazione, e rimangono a lavorare per Vitellozzo, fratello dell’uomo ucciso. Provano anche, a più riprese, a tornare indietro alla loro epoca, tra vari incontri e diverse avventure, fino a quando non faranno conoscenza con un uomo davvero straordinario…

La scena della dogana: due fiorini!

Mini-recensione: il film appartiene al filone dei viaggi all’indietro nel tempo, e mette alla berlina il Medioevo, giocando sulla simpatia dei due attori alle prese con situazioni surreali e stralunate. Cito alcune scene ormai passate alla storia, nel vero senso della parola, per la loro irresistibile comicità. Se cliccate sopra al titolo accederete alla relativa scena su Youtube.

Il passaggio della dogana, che prende in giro i continui balzelli e pedaggi che i mercanti e viaggiatori dovevano pagare per attraversare terre, ponti, guadi e contee.
Mario e Saverio scrivono al ‘santissimo Savonarola’.
“Ricordatiche devi morire”, dove un frate ispirato ammonisce Massimo Troisi che per tutti giungerà l’ora della morte, o anche Lettera a Savonarola, in cui i due amici scrivono al frate domenicano, implorandolo di risparmiare la vita a Vitellozzo.

Acavallodove Mario, messosi a cavalcioni su Saverio, riesce a sporgersi al di là di un muretto per corteggiare Pia (Amanda Sandrelli) intenta a giocare a palla in giardino. Nonostante le insistenze di Saverio, che vuole sapere se Pia ha un’amica, Mario otterrà un appuntamento solo per sé.

5 Arn, l’ultimo cavaliere (2007) – regia di Peter Flinth 


Trama: La storia all’inizio si svolge in Svezia, a metà dell’XII secolo. Arn Magnusson è appena un bambino quando i suoi genitori lo portano in un monastero, come ringraziamento a Dio per averlo guarito da una malattia gravissima. Il bambino cresce all’interno del monastero, ma ,oltre al latino e alle altre materie di studio, uno dei monaci, Padre Guilbert, ex guerriero templare, lo istruisce nell’arte della spada. Diventato grande, in una delle rare uscite dal monastero incontra in una chiesa la nobile fanciulla Cecilia Algotsdotter. Il giovane finalmente apprende che è il momento di tornare a casa. Padre Guilbert regala una spada ad Arn prima che lui vada via. A casa, apprende che la sua famiglia è al centro di beghe politiche fra i diversi clan svedesi. In uno di questi scontri, Arn, prende il posto del padre e batte il suo avversario mozzandogli una mano. Nel frattempo Cecilia, promessa in sposa ad un altro uomo, e Arn si incontrano di nascosto e alla fine concepiscono un figlio. Entrambi sanno di aver violato dei codici sociali molto rigidi, e che è solo l’inizio delle loro sventure…

La locandina del film

Mini-recensione: Anche questo film è basato su alcuni romanzi, cioè sulla trilogia di Jan Guillou intorno a Arn Magnusson, immaginario cavaliere templare svedese. Il film è molto curato da tutti i punti di vista, e la storia è coinvolgente e interessante, sia nelle scene d’azione che in quelle d’amore del protagonista. Molto ben sottolineato è il concetto dell’onore e della reputazione che in quel tipo di società si aveva. Naturalmente le donne erano le prime vittime della mentalità in voga nel tempo, e particolarmente efferato è il comportamento delle sadiche suore di un convento, in testa la badessa. 

Se non siete ancora stufi di vedere scene di battaglie, qui trovate il trailer in inglese, non avendo trovato quello in italiano.

6 Robin Hood (2010) – regia di Ridley Scott


Trama: Robin Longstride è un semplice arciere militare inglese, impegnato nella Terza Crociata in Francia. In seguito alla morte in battaglia del re d’Inghilterra, Riccardo Cuor di Leone, Robin e tre altri soldati amici suoi tentano di ritornare in patria, dopo dieci anni di battaglie all’estero contro i francesi. Con lo scopo di ritornare in Inghilterra ricchi e in salute, Robin ed i suoi uomini prendono armi e denaro dai cavalieri uccisi i un’imboscata. Prima di lasciare la scena del massacro, Robin promette a un cavaliere, Sir Robert Locksley) di riportare al padre la sua spada a Nottingham. Robin assume quindi l’identità del defunto Sir Robert Locksley e ritorna in Inghilterra…

Il falso conte Robert di Locksley e lady Marion

Mini-recensione: Il personaggio di Robin Hood è talmente sfruttato, sia a livello letterario che cinematografico, che sembrava impossibile rinnovarlo. Invece, il film è davvero bellissimo in quanto propone la storia di Robin non “in corso d’opera”, bensì come fosse la sua genesi oppure un ur-Robin come direbbero i tedeschi.

Il protagonista assume un’altra identità per riuscire finalmente ad allontanarsi da uno scenario di guerra che lo ha sfinito e nauseato. Russel Crowe è credibile in quanto uomo non più giovane, segnato dai combattimenti; lo stesso attore si è preparato con molta cura alla parte, facendo ricerche e imparando a tirare con l’arco fino ad arrivare a una distanza di 45 metri. Il re Riccardo Cuor di Leone viene mostrato per quello che era al di là della leggenda, cioè un pazzo furioso assetato di sangue, e che spesso non manteneva la parola data. Le ambientazioni, sia negli esterni che negli interni, sono magnifiche: costumi, arredamenti, armature, cavalli. Ecco il trailer in italiano.


E per finire…



7 El Cid (1961) – regia di Anthony Mann e Giovanni Paolucci


Trama: Nella Spagna dell’XI secolo invasa dai musulmani, il leggendario guerriero Rodrigo Diaz de Vivar detto El Cid Campeador (Charlton Heston) cattura alcuni capi musulmani che, fomentati dal sanguinario e subdolo Ben Yussuf, stanno spadroneggiando nella penisola spagnola. Rodrigo porta i prigionieri al cospetto del padre, il quale però fa decidere al figlio la loro sorte. Rodrigo li libera a condizione che non facciano più guerra alla Spagna e alle terre di Re Ferdinando. Così uno dei capi mori (Moutamin) lo consegna alla storia dandogli il soprannome di El Cid (mio signore) per la clemenza dimostrata. Il gesto di clemenza però metterà a repentaglio non solo la sua posizione, ma persino le nozze con la sua promessa, Jimena (Sophia Loren)…

La locandina del film in inglese

Mini-recensione: Si tratta di un filmone, e non solo perché appartiene al novero dei kolossal, molto in voga negli anni ’60, ma perché è davvero fastoso. In tempi recenti è stato menzionato perfino dallo storico Franco Cardini nel programma Rai Storia come di un film attendibile e che illustra con sufficiente aderenza le lotte tra cristiani e musulmani nella Spagna dell’epoca, malgrado alcuni inevitabili concessioni al gusto epico. Una di queste è che i musulmani almoravidi vengono presentati come una serie di barbari ignoranti, mentre era vero il contrario (e, ovviamente, sono tutti “brutti e cattivi”).

La scena del combattimento in singolar tenzone mi è servita come spunto per una delle mie scene ne La colomba e i leoni, perché davvero se le danno di santa ragione, con gran frastuono metallico di spade e scudi, tanto che le armature sembra debbano andare in mille pezzi. Vi consiglio di però di guardare il film con un occhio chiuso quando è presente Sophia Loren: la sua recitazione è N.C. = Non Classificabile.

Per questo film ho scelto la colonna sonora, che potete ascoltare cliccando sul seguente link.

***

Sono giunta alla fine di questa mia fatica. Naturalmente ci sarebbero molti altri film che meriterebbero di essere inseriti, come ad esempio Braveheart. A voi piace questo periodo storico e vi piacciono i film cosiddetti in “costume”? Avete visto alcuni di quelli che menziono?