Hugues de Payns, cofondatore dell’ordine
templare insieme a Geoffroy de Saint-Omer,
è uno dei protagonisti del romanzo.
La Colomba e i Leoni 
Libro I – La terra del tramonto

In questa notte di grazia, dove la luce di Dio ha donato la speranza a un’anima, e il ravvedimento a un’altra, posso finalmente coricarmi in pace dopo tanti anni di sofferenze.

Nel prologo, una voce si rivolge a noi, porgendoci queste parole. Non c’è nessuna data che possa situarla nel Tempo, e quindi nella Storia, esattamente come colui “che grida nel deserto”. Non conosciamo il suo status sociale, intuiamo solo che è di sesso maschile. Si trova su una nave che sta compiendo un viaggio notturno di ritorno, ma non sappiamo il perché. Accanto a lui, è posata una maschera d’oro. È forse un lebbroso, o ha orribili fattezze? Non sappiamo nemmeno questo. Prima di sprofondare nel sonno ristoratore, la persona ricorda il suo passato. E, sotto il suo sguardo colmo di visioni, tutto, persino il Tempo, finalmente ridiventa Uno.

Dopo questa apertura, inizia il vero e proprio viaggio contenuto nel Libro I – La terra del tramonto, il primo di una serie di narrazioni appartenenti alla saga storica La Colomba e i Leoni. Siamo nell’anno 1095 e, dopo l’appello di papa Urbano II, gli eserciti dei principi cristiani si preparano a fluire da ogni parte d’Europa per mettere a ferro e fuoco il Vicino Oriente in nome della fede. Le esistenze di diversi personaggi, nemici per etnia e religione, sono così destinate a intrecciarsi in maniera indissolubile. Un vecchio medico sufi, Mandhur ibn Farouk, detto il Mite per la mansuetudine del suo cuore, riceve una chiamata celeste e parte dai pressi di Damasco per recarsi nella “terra dove il sole tramonta”, il lontano Marocco. Quasi nello stesso momento, il leggendario conte e cavaliere fiammingo Geoffroy de Saint-Omer è costretto ad abbandonare tra i normanni di Sicilia il suo unico, adorato figlio François per ricongiungersi agli eserciti cristiani in movimento verso Costantinopoli e partecipare a quella che sarà nota come la Prima Crociata. Ancora, l’irrequieto principe maghrebino e cacciatore di leoni Ghassan chiede allo zio, sovrano del potente impero musulmano almoravide, una nave per assaltare e saccheggiare le coste dei cristiani nel Mediterraneo.

Il bacino del Mare Nostrum diventa così l’orologio storico e geografico attorno a cui si muovono i personaggi, simbolo fisico di separazione e conflitto fra religioni e popoli ancora di tragica attualità, mentre lo sguardo del lettore s’innalza a volo d’uccello fino a comprendere in sé ogni cosa. Passato, presente e futuro scorrono così sotto il suo sguardo, che diviene simile a quello del giovane schiavo con la maschera d’oro – la voce misteriosa che ha aperto il romanzo e che rivive il Tempo. Ecco il passato, con le rinascite dei personaggi nelle differenti epoche, i quali mutano solo nel nome e nell’aspetto, rimanendo fedeli a se stessi e al proprio livello spirituale – e il presente, con la narrazione delle esistenze degli individui, protagonisti e vittime nel fiume immane della Storia. Infine, ecco il futuro, con l’embrione di quello che sarà, come la fondazione dell’ordine militare-religioso dei Templari – o uno dei molti segreti della saga: ciò che si cela davvero nelle profondità del Tempio di Gerusalemme.

***

Ci troviamo dunque all’Henry’s Cafè di Milano il giorno 30 ottobre alle 19,30, insieme ai miei cavalieri, per scambiare quattro chiacchiere sul romanzo, conoscere di persona alcuni di voi e fare una riflessione sul genere del romanzo storico e sul mondo editoriale.

Appuntatevelo sull’agenda, vi aspetto!