La copertina del romanzo,
edito da Frassinelli
con la locandina del film.

The cloud atlas (o L’atlante delle nuvole in italiano) è un romanzo di David Mitchell pubblicato nel 2004, che ha avuto anche una trasposizione cinematografica nel 2012 da parte dei fratelli Wachowski e di Tom Tykwer. * Il romanzo è organizzato a cerchi concentrici – o a fisarmonica se si preferisce – in quanto vuole rendere l’idea di un tempo storico non lineare bensì speculare, e che si riavvolge su se stesso fino a chiudersi. Per questa ragione le storie si interrompono circa a metà, per poi riprendere più avanti nel punto dove si sono fermate e trovare il loro completamento. Ogni storia è collegata con la successiva per merito di un personaggio che viene a conoscenza di fatti antecedenti, e da una serie di elementi ripetuti.

La prima storia è Il diario dal Pacifico di Adam Ewing, le annotazioni di un notaio americano a bordo di una nave nel 1849, in cui narra del confronto-scontro tra la sua cultura di “uomo bianco” e quella del popolo maori e in modo particolare del popolo mariori (doppiamente vessato dai maori e dai colonizzatori). Di grande importanza è l’amicizia di Adam con il moriori Autua, che si rivelerà determinante per la salvezza di entrambi.
La seconda narrazione avviene tramite lettere, ed è appunto intitolata Lettere da Zegheldem, dove l’irrequieto musicista inglese Robert Frobisher, diseredato dal padre e cacciato dal college a Cambridge, approda in Belgio con il proposito di farsi assumere da un compositore cieco per scrivere la sua musica. Siamo nel periodo tra le due guerre mondiali e, riuscito nel suo intento, dal castello belga egli scrive una serie di lettere all’amico Rufus Sixsmith rimasto in Inghilterra, in cui è evidentissima la sua passione per la musica come principale ragione di vita.
La parte successiva è narrata in terza persona e s’intitola Mezze vite: Il primo caso di Luisa Rey. Viene narrata nella forma di un’inchiesta da parte di una giornalista, Luisa Rey. Siamo nel 1975 e la donna indaga su una centrale nucleare nell’immaginaria cittadina di Buenas Yerbas in California. La scarsa sicurezza nei controlli viene minimizzata dai proprietari dell’impianto, con il rischio di scatenare una catastrofe nucleare; e Luisa, figlia di un indomito poliziotto, mette a repentaglio la sua incolumità per recuperare il rapporto sul malfunzionamento della centrale, scritto da un fisico, e renderlo pubblico.
La successiva sezione ha come titolo La tremenda ordalia di Timothy Cavendish ed è la storia, narrata in prima persona, di un anziano editore inglese dei nostri giorni. Egli racconta in maniera comica e grottesca le sue scarse fortune in campo editoriale. Nel corso di un cocktail letterario, però, l’autore di un romanzo di bassa lega da lui pubblicato getta da un terrazzo un critico spietato, determinando un’impennata nelle vendite! (Mi raccomando, chi mi legge non prenda spunto…!) Da questo fatto prende avvio una serie di minacce ad opera dei violenti fratelli dello scrittore omicida, ben decisi a godere la loro parte nelle royalties.
Il Verbo di Sonmi-451 è invece ambientato in una città futuristica che ha sostituito l’antica Seoul, in Corea, distrutta e sepolta dall’avanzamento dell’oceano. Qui la narrazione prende la forma di un’intervista-interrogatorio, che un Archivista conduce nei riguardi di un clone donna, del modello Sonmi-451, lavorante in un fast food e colpevole di “ascesi” e di ribellione. I cloni conducono una vita da schiavi, limitata nei movimenti e scandita rigidamente negli orari, tuttavia anche l’esistenza degli esseri umani (detti “purosangue”) si è ridotta ad una serie di consumi e piaceri di natura artificiale. Ogni cosa viene sottoposta a controllo da parte di una fantomatica Unanimità che in parte ricorda il Grande Fratello di orwelliana memoria.

Sloosha Crossing e tutto il resto è la parte centrale del romanzo, ed è l’unica storia che non viene interrotta, e dalla quale ripartire per ritrovare le altre storie e ricongiungersi alla prima. Zachry, ormai anziano, racconta alcuni fatti della sua vita da adolescente. La società è ormai regredita ad un’età barbarica, le persone sono raggruppate in villaggi perennemente attaccati da tribù di guerrieri e cannibali. Una donna dei Prescienti, coloro che hanno preservato la loro conoscenza tecnologica prima della Caduta dell’umanità, approda nella Grande Isola di Hawaii, dove vive Zachry con i membri della sua famiglia e del suo villaggio, allo scopo di portare a termine una missione di ricerca che riguarda l’umanità intera.

Dopo questa parte, si ritorna indietro con tutte le seconde parti di completamento fino ad arrivare a Il diario dal Pacifico di Adam Ewing che chiude il romanzo.

Dutch Boats in a Gale di Joseph Mallord William Turner (1801)

Il romanzo è molto complesso e sviluppa il tema delle rinascite nel corso della Storia, sebbene non sia
sempre chiaro quali siano i collegamenti tra i vari personaggi, per poter determinare se i loro comportamenti obbediscano alla legge causa=effetto. L’unico dettaglio concreto che si ripresenta in maniera puntuale è quello di una voglia a forma di cometa che alcuni di loro hanno sul corpo, e che sembrerebbe segnalare la loro reale identità. Un altro elemento importante è il sestetto “L’atlante delle nuvole” composto dal giovane pianista inglese e che si ripresenta nell’epoca successiva. Mi sembra, tuttavia, che non sia così essenziale capire chi sia chi, nell’economia del romanzo, come noi stessi non conserviamo il ricordo delle vite passate (per coloro che ci credono) in modo da impegnarci a fondo nell’attuale esistenza. L’altra ipotesi da me fatta sulla voglia a forma di cometa è quella di un simbolo che indichi la volontà di cambiare in meglio il mondo circostante. I personaggi che lo possiedono agiscono sempre in questo senso (il notaio americano Adam Ewing, il musicista inglese Robert Frobisher, la giornalista Luisa Rey…) e determinano una svolta nella trama. A prima vista parrebbero esserci una serie di fitti rimandi, anche tra oggetti, che in realtà non sono così numerosi, il che forse causa qualche confusione nel lettore coscienzioso.
Atlante del mondo (1689), Amsterdam

Di grande virtuosismo in questo romanzo è il cambio di registro stilistico nelle varie sezioni, perfettamente commisurato all’epoca in cui il personaggio parla, scrive o comunque agisce, e anche alla psicologia dell’io narrante, al punto da far pensare a diversi autori. Una delle maggiori difficoltà per uno scrittore, infatti, è quella di entrare nella testa di personaggi anche molto diversi, e David Mitchell ci riesce alla perfezione. Nelle sezioni ambientate nel futuro ci sono molti neologismi, peraltro chiarissimi da capire, ad esempio ne Il Verbo di Sonmi-451 l’espressione “malgiudeare” significa “tradire” o anche “genomato” indica “predisposto geneticamente”. Anche nella storia di Zachry viene usato un linguaggio che conserva tracce dell’epoca precedente, quindi del tempo di Sonmi, ma è divenuto un impasto linguistico spesso rozzo e ingenuo (ad esempio il protagonista dice “furbacuto” per intendere una persona sia furba che acuta, o “memoriare” per “memorizzare” o ancora “sconigliare” per indicare “scappare con la velocità e l’agilità di un coniglio”). Bisognerebbe anche confrontare la versione in lingua originale per apprezzare in pieno il lavoro fatto dall’autore.

Ho trovato un po’ meno convincente la chiusa per bocca di Adam Ewing che ha un intento didascalico e moraleggiante, in linea con la mentalità di un uomo del XIX secolo. Qui ci sarebbe stato bene lo “show, don’t tell” di scuola americana, a mio parere. Il romanzo è comunque un esperimento interessante, originale e di notevole valore letterario, di cui consiglio vivamente la lettura.

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* Approfitto della citazione del film per anticipare che nel mese di settembre il blog inaugurerà un nuovo “percorso” di recensioni cinematografiche su alcuni film particolari. Avrà come titolo Alla Lanterna Magica: la locanda del cinema e, come potete vedere, sarà contrassegnato con il colore arancione. Penso che partirò proprio dal film The Cloud Atlas per fare dei confronti con il romanzo!