Siamo in dirittura d’arrivo con la questione della punteggiatura, che spero stia servendo come simpatico ripasso per tutti noi e per fare un editing migliore sui nostri testi.

Tre sorelle (Terri, Debbie, Peggy)
di Emile Vernon (1872-1919)
L’uso continuato… dei tre puntini di sospensione… 
diventa un po’ stucchevole.

Affrontiamo ora i puntini di sospensione o sospensivi, nel numero di tre. Dico tre perché questo dovrebbero essere il numero esatto; invece questi segni hanno l’innaturale tendenza a moltiplicarsi a dismisura, complice la facilità con cui si può tenere premuto il dito sul tasto del punto, trasformando la riga in una corda per la biancheria o una luminaria natalizia.

Graficamente, si uniscono alla parola che precede (quindi non ci vuole lo spazio), ma richiedono uno spazio dopo, a meno che non vi sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo.

I puntini di sospensione indicano una frase non conclusa, in genere dovuta ad un’esitazione, a una reticenza o ad un’allusività, o qualsiasi altro stato d’animo sfumato. Facciamo qualche esempio servendoci del nostro marchese Marcello che vuole invitare a cena l’infermiera conosciuta in ospedale. Indicano:

  • un’interruzione nel discorso: “Se posso invitarla… Se non le dispiace…”
  • un’esitazione: “Mah… Non so… proprio stasera ho un impegno…”
  • un dubbio: “Forse non le fa piacere ricevere il mio invito…”
  • confusione o agitazione: “No, è che… non me lo aspettavo… davvero…”
  • e naturalmente, una reticenza: Marcello portò a cena l’infermiera conosciuta in ospedale e… il resto ve lo lascio immaginare.

Sono molto usati per riprodurre il linguaggio frammentato e concitato della lingua parlata. Altri usi sono:

  • in sostituzione della parte di una parola che, pronunciata per esteso, risulterebbe turpiloquio o imprecazione. In questo caso le lettere sostituite sono all’inizio o alla fine della parola stessa. “vaff…”
  • nell’ambito di una citazione, per segnalare l’omissione di una o più parti. In questo caso sono spesso messi tra parentesi quadre. Tra le cose più preziose possedute dal marchese Marcello c’era un appendiabiti in bronzo forgiato a mo’ di testa di cervo, dove le punte delle corna costituivano i ganci. Siccome era tedesco, c’era anche la scritta […] a caratteri gotici. 
  • in un elenco, per indicare che l’elenco prosegue. Marcello ha comprato dal gioielliere un anello con rubino, un diamante da 10 carati, quattro smeraldi…

Già, ma dopo i puntini di sospensione si inizia la frase successiva con la lettera maiuscola o minuscola? Dipende: se i puntini di sospensione sostituiscono il punto fermo, e quindi la chiusura di una frase, inizieremo la successiva con la lettera maiuscola, se invece li intendiamo proprio nel loro carattere sospensivo, andremo avanti con la minuscola. Non è una regola ferrea, e va molto a gusti. Potremo quindi scrivere:
Carlotta continuava a ripensare al fidanzato fedifrago… Era tempo, tuttavia, di lasciarsi quella storia alle spalle.
Carlotta continuava a ripensare al fidanzato fedifrago… e provava una grande voglia di rivederlo.

Il principe Andrej Ivanovič Vjazemskij
di Jean-Louis Voille, 1774.
Visto che si parla di sergenti…

Passiamo ora alle virgolette, o piccole virgole, che sono usate per contraddistinguere una parola, una citazione o il discorso diretto. Come le parentesi, le virgolette si usano in coppia, cioè si aprono e si chiudono, anche per evitare spifferi nella frase.

A livello tipografico ne abbiamo tre tipi:
. virgolette alte (“ ”)
. virgolette basse (« »), chiamate anche a caporale  o a sergente
. virgolette alte semplici o singoli apici (‘ ’)

Le virgolette sono usate anche per distinguere una parola, spesso in senso ironico: Il duca Pucci acquistò quel quadro in seguito alla valutazione di un “esperto” e mal gliene incolse.


Nei giornali si fa uso di virgolettato quando si riproducono pensieri o frasi del soggetto di cui si parla: Pucci al congresso: “Protagonisti del cambiamento”


Le virgolette possono essere sostituite dal tratto lungo per introdurre un discorso diretto, o in alternativa alle virgole in un inciso. Quindi avremo, ad esempio: Il duca Pucci levò il calice e incominciò a cantare a squarciagola: – Libiamo, libiamo nei lieti calici! –

E come ci si comporta quando le virgolette incrociano altri segni di punteggiatura? La norma dice che il segno di punteggiatura va posto fuori dalla virgoletta, a meno che non sia un punto esclamativo o un punto interrogativo. Quindi dovrebbe essere:

Il duca Pucci disse: “Domani andrò a cavallo”.
Il duca Pucci esclamò: “Domani andrò a cavallo!”


Io non intendo complicarmi la vita e sostengo che a volte è bene impiparsene delle regole se la frase risulta comprensibile. Quindi metto tutti i segni all’interno delle virgolette, e chi s’è visto s’è visto.

***
Lo scrittore Dino Buzzati



Siccome i puntini di sospensione e le virgolette si sono presi più spazio del previsto, dedicherò il prossimo post alle parentesi e ai vari tipi di trattini e, non da ultimo, sparerò le mie ultime cartucce sulla virgola. Vi lascio con l’incipit di Un amore, romanzo di Dino Buzzati del 1959, che contiene sia i punti di sospensione sia le virgolette:

Una mattina del febbraio 1960, a Milano, l’architetto Antonio Dorigo, di 49 anni, telefonò alla signora Ermelina.
“Sono Tonino, buongiorno sign…”

“È lei? Quanto tempo che non si fa vedere. Come sta?”
“Non c’è male, grazie. Sa in questi ultimi tempi un mucchio di lavoro e così… senta potrei venire questo pomeriggio?”
“Questo pomeriggio? Mi faccia pensare… a che ora?”
“Non so. Alle tre, tre e mezza”
“Tre e mezza d’accordo”
“Ah senta, signora…”
“Dica, dica”
“L’ultima volta, si ricorda?… insomma quella stoffa per essere sincero non mi finiva di piacere, vorrei…”



Usate molto i puntini di sospensione nei vostri scritti, come una spolverata di zucchero nella torta? Come vi comportate in presenza di virgolette sposate ad altri segni?