La copertina del romanzo, edito da Mondadori |
Il romanzo perfetto non esiste, questo è certo. Persino sui grandi classici consolidati dal tempo ci sarebbe da obiettare, e tutti sembrano dimenticare che i libri sono scritti da esseri umani. Però ci sono diverse categorie nella qualità delle opere, e L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón appartiene secondo me alla categoria degli ottimi romanzi: quelli in grado di offrirti una trama avvincente che ti fa andare avanti a oltranza per svelare l’arcano, e in grado di farti emozionare a più riprese.
Inoltre, questo romanzo ha come protagonisti i libri, tema a me particolarmente caro. Il protagonista Daniel Sempere narra come, nei primi giorni dell’estate del 1945, suo padre lo avesse condotto in un luogo indimenticabile, il luogo che ogni lettore compulsivo vorrebbe esistesse davvero per poterlo visitare: il Cimitero dei Libri Dimenticati. Si tratta di un luogo che raccoglie i libri “senza padrone”, proprio come succederebbe in un canile per i cani randagi. Libri smarriti, libri che nessuno legge più, ma che qui vengono curati da addetti che somigliano più a sacerdoti o alchimisti che a dei bibliotecari. Libri, però, che non riescono a rinnovarsi nello spirito in quanto non appartengono più a nessuno. Perché, come asserisce il padre di Daniel, lui stesso libraio: “Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.” Il secondo filo conduttore che corre lungo tutto il romanzo è esattamente questo: quella magica sinergia che si instaura tra il libro e il lettore e, di conseguenza, tra l’autore e il lettore. Attraverso un libro, è come se due esseri umani si conoscessero meglio e instaurassero un legame di amicizia a distanza… persino se l’autore è morto e sepolto da tempo.
Ragazzo che legge di Ned Anshutz (ca. 1900) Brooklyn Museum http://www.brooklynmuseum.org/home.php |
In questo sterminato santuario dei libri, Daniel sceglie dunque, quasi “elegge”, un romanzo particolare: L’ombra del vento scritto da un certo Julián Carax. In poco tempo il ragazzino lo divora, irretito dalla sua trama abissale, e si mette alla ricerca di altri libri dell’autore, e di informazioni sull’autore stesso. Tutto è inutile, perché i romanzi di Carax sono introvabili; e, anzi, non si sa niente di certo sull’esistenza dell’uomo, a parte il fatto di non aver avuto alcun successo con la pubblicazione dei suoi lavori e di essere fuggito in Francia per evitare la leva militare. Le poche informazioni che Daniel riesce ad ottenere fanno pensare ad un autore “maledetto” perseguitato dal fato e da terribili nemici… e, fin da subito, egli fa conoscenza con uno strano personaggio dal volto devastato dal fuoco che vaga per Barcellona alla ricerca dei romanzi dell’autore, per acquistarli a cifre da capogiro e distruggerli. Poi, man mano che la storia prosegue, Daniel cresce e diventa adulto, la sua indagine va avanti, egli scopre inquietanti somiglianze con la sua vita… e qui mi fermo con la trama per non essere accusata di spoiler.
Aggiungo solo che il romanzo è ambientato in una Barcellona ritratta subito dopo la Guerra Civile e nell’epoca del Caudillo, di volta in volta cupa e minacciosa per lo strepito degli stivali della polizia franchista impegnata in arresti e irruzioni, o affollata dal chiacchiericcio popolare, con le sue botteghe, i suoi locali e la sua rambla; con il fascino dei suoi tramonti o nel tormento dei temporali, del mistero di case abbandonate e all’apparenza stregate, di giardini deserti dove statue di angeli abbattuti affiorano dal pelo dell’acqua con l’indice di pietra levato ad ammonimento…
Alcuni personaggi sono modellati con particolare abilità soprattutto grazie ai dialoghi, come il camaleontico ed esilarante Fermín Romero de Torres, maestro nell’arte della parola e grande conquistatore di donne, che diventa commesso nella libreria del padre di Daniel; o lo stesso padre del protagonista, un uomo schivo, ma dolcissimo e di grande dignità, che s’incarica del ruolo di entrambi i genitori per allevare il figlio (all’inizio del romanzo, il piccolo Daniel si sveglia angosciato perché non riesce più a ricordare il viso della madre morta). La storia diventa un pochino intricata verso la fine, nella spiegazione del mistero, e alcune situazioni risultano a volte improbabili, ma nell’insieme L’ombra del vento è un libro grandemente avvincente di cui consiglio la lettura.
A me è piaciuto tantissimo anche se per molti rimane un "polpettone".
Sì, Sandra, in effetti ho fatto un giro sulle recensioni in rete, e ho visto che i lettori sono abbastanza divisi. Come scrivevo, forse è un po' intricato ad un certo punto per via dei parallelismi nella storia. Comunque a me è piaciuto e ben presto vorrei leggere il seguito: "Il gioco dell'angelo." Grazie per il tuo commento e un forte abbraccio.
Il gioco dell'angelo però, letto anch'io sull'ondata emotiva del primo, mi ha deluso paracchio, forse avevo troppe aspettative… Sandra
In effetti volevo leggere "Il gioco dell'angelo", però poi ho scoperto che era il seguito di questo. Ti saprò dire.
La recensione incuriorisce, l'autore m'intriga. Lo leggerò.
Marilù
Ha una scrittura molto piacevole, il romanzo si legge in un baleno. Grazie per il tuo commento!
Trovo "L'ombra del vento" un romanzo magnifico. Pochi riescono a coinvolgere il lettore come Zafòn e ancora meno hanno la capacità di disegnare ambientazioni come la sua Barcellona.
Grazie per la tua osservazione. Sì, si capisce come l'autore conosca bene la città, e soprattutto riesce a renderne a meraviglia il colore. Hai letto anche il seguito, o altri romanzi di questo autore?
Ho letto Marina, e Il Gioco Dell'Angelo. E ho in libreria Il Principe Della Nebbia e Il Prigioniero Del Cielo. Non li ho ancora letti perché, avendo spesso a che fare con libri ben meno piacevoli, mi fungono da "cuscinetti". Hai intenzione di recensire anche gli altri?
Grazie per la tua risposta. Strategia molto saggia la tua. Ho acquistato per il momento solo Il Gioco dell'Angelo, che senz'altro recensirò dopo la lettura. Di solito leggo circa un libro alla settimana, ma, visto che ora li recensisco per il blog, si creano lunghe "liste d'attesa" di post. In realtà questo di Zafòn l'avevo terminato un mese fa.
Il romanzo mi è piaciuto molto, e come dici tu l'ambientazione gioca un ruolo importante. Anzi, su questo fatto rifletto spesso, visto che scrivo: svolgere la propria storia nei luoghi giusti è fondamentale, e bisognerebbe considerare questo elemento non come una cornice, ma come parte dell'essenza della storia. Ma chi lo sa meglio di te, che scrivi romanzi storici? 😉
Ahah, è vero! Sì, bisogna tenerne comunque conto perché i personaggi influenzano l'ambiente, e possono modificarlo, ma anche l'ambiente influenza moltissimo i personaggi e i loro comportamenti. Come accade a noi, del resto (a partire da quello dell'infanzia): lo stesso è per loro.