Nella sala delle Armi erano schierate due file di armature, che si fronteggiavano minacciose, e balenavano alla luce della finestra. Tutte appartenevano al re dei Crudeli. Tenuto per mano dal padre, il piccolo Antares fissava i cimieri senza volto, le cotte di maglia lucenti, le spade dall’elsa lavorata e preziosa come un gioiello, le mazze irsute simili a porcospini. La luce della finestra si posava con equità sulla durezza di quei metalli e sulla dolcezza delle gote infantili. Antares era rapito dalla contentezza, quasi avesse trovato, in quella muta compagnia di ferro, degli amici con cui giocare, e comunicò la sua gioia al padre. Questi gli mostrò la superficie lucida di uno scudo, in cui si rifletteva l’immagine del bambino, e gli fece posare la mano sul gelido metallo.

Saint Sophia the Almighty Wisdom di Nicholas Roerich (1932)
Nicholas Roerich Museum, New York, USA
Poi, l’uomo scelse una spada celata nel fodero, la estrasse e la mise, orizzontalmente, sotto gli occhi del figlio. Lo invitò ad appoggiare la mano, con cautela, sull’impugnatura, e ad ammirare l’incisione di draghi e serpenti, inanellati l’uno nell’altro fino a formare un groviglio inestricabile, ed un solo essere, dal respiro di fuoco e dalle molte lingue biforcute, fatto di squame verdastre e pinne che fendevano l’aria, zampe artigliate e code pericolose come fruste. Fissando il mostro, il piccolo si sentiva parte della scena, era davanti al drago, e lo affrontava con la spada, ne vinceva il soffio mortale e tagliava le sue molte teste. Avrebbe emulato, così, le gesta degli eroi dei Quattro Regni, quando, molto tempo addietro, così gli aveva narrato la madre, uno di loro aveva ingaggiato un combattimento con l’ultimo dei draghi fino a farlo precipitare dal cielo e, nella sua caduta, il mostro aveva aperto la grande voragine centrale nel punto dove i regni si congiungevano, detta anche Fossa del Drago. Infine, la scena si dissolse, il bagliore della spada si spense e la lama fu reinfilata nel fodero. 
“Che cosa ti piacerebbe essere, un giorno? Un guerriero coraggioso o un potente mago?” gli chiese Aldebaran, sorridendo. Antares ebbe un attimo di esitazione. “Posso diventare ambedue le cose?” chiese. “Sì.” “Allora, vorrei essere tutti e due,” rispose Antares, sicuro. “Se questo è il tuo desiderio, lo sarai,” disse il Mago del Nord, sollevandosi in tutta la sua statura. “Ma dovrai obbedirmi in tutto,” soggiunse, proseguendo nel suo sorriso, “perché io solo conosco il modo per diventare quello che vuoi essere.” “Sì, padre,” sussurrò il bambino. Aldebaran tese la mano al figlio, che, affascinato, la prese quasi a suggellare un patto. “Mi obbedirai, dunque?” “Sì, padre. Te lo prometto.” “Allora ti insegnerò presto, non appena saremo ritornati al castello.”

***

“Qualche giorno fa Regolo e Cassiopea hanno annunciato la nascita del principe Eridano,” disse Fomalhaut, quella sera, a tavola. Interruppe la cena e si mise a ridere, con la consueta sguaiataggine, e aggiunse, fra le risate: “Dopo la nascita del figlio, entrambi hanno fatto voto di rimanere casti e di trascorrere il resto della loro vita coniugale come fratello e sorella”. Al doppio annuncio la regina Denebola rimase muta, e anche Aldebaran non proferì verbo, perso com’era nei suoi pensieri. “Un voto comprensibile, poiché si tratta pur sempre del re dei Mistici,” osservò, invece, la principessa Lyra, che si sentiva in dovere di difendere l’alleato del Primo Regno ed il suo antico corteggiatore. In tutti quegli anni, aveva preso coraggio e ora osava esprimere le sue opinioni con minore timidezza di un tempo. Il re le lanciò un sorriso storto e non ribatté.

Castle – Castle Fairy Tale 
di Mikalojus Konstantinas Ciurlionis (1909)
Mentre il resto della famiglia finiva di banchettare, i due bambini si erano appartati in un angolo della stanza – lontano dai molossi di Fomalhaut, di cui Ofiuco aveva un folle terrore – ma il piccolo Antares, che aveva colto la conversazione, s’avvicinò alla madre. Ella si curvò su di lui, ed egli le chiese chi era il re dei Mistici. “Si tratta del sovrano del Secondo Regno, un giorno lo vedrai,” rispose dolcemente la principessa,“e vedrai il Castello-Chiesa di Regolo, e udrai gli inni alla Voce, così pieni e solenni da farne vibrare le fondamenta, e sarai abbagliato dallo sfolgorio delle vetrate, e le nari ti si riempiranno del profumo dell’incenso. Poi, potrai vedere gli amanuensi all’opera sui corali, e forse ti sarà permesso di tingere qualche figura; potrai vedere gli erboristi intenti a preparare decotti ed unguenti con le erbe raccolte; e potrai aiutare i frati a fabbricare vini e liquori, ed altro ancora. Ti sentirai felice come non lo sei mai stato”. “Non credo proprio che Regolo sarà felice senza una donna nel suo letto, per gli anni a venire,” sghignazzò il re dei Crudeli.
Ma Antares aveva altre domande da rivolgere alla madre. “Quando andiamo nel Secondo Regno?” chiese. Allora, nel frammento d’un attimo, Lyra si vide, con il figlio accanto, di fronte ad un edificio candido come un uovo, al limitare della foresta, e vide monache vestite di bianco che passeggiavano e, alla sommità di casette di legno, color latte, infilate su pali, colombe e tortore, appollaiate, tubare sommessamente, e seppe che si trovavano nel regno dei Mistici: per la precisione, nel monastero delle Colombe. “Presto, molto presto,” rispose la principessa, e si staccò dal suo sogno-visione. Girò lo sguardo, e vide che Aldebaran aveva gli occhi fissi sul figlio, ma era come se non lo vedesse o, meglio, se vi vedesse qualcosa che egli solo poteva scorgere.